Videogiochi > Monster Hunter
Segui la storia  |       
Autore: Roberto Turati    09/08/2023    0 recensioni
Storia ideata e iniziata dal mio amico Jack02forever, autore su Wattpad, scritta in collaborazione tra lui e me.
 
[Monster Hunter World + Monster Hunter Stories]
 
Ambientata tra Monster Hunter World e MHW Iceborne. Quattro mesi dopo la sconfitta dello Xeno'Jiiva, la Commissione di Ricerca continua ad operare serenamente nel Nuovo Mondo. Ma una minaccia colpisce l'ecosistema: l'Orrore Nero, una malattia nata in un'estensione recondita del Vecchio Mondo, che affligge i mostri e li rende estremamente pericolosi. Per rimediare a ciò, la Gilda manda un Rider dal villaggio di Hakum, affinché aiuti la Commissione a debellare la malattia. Ma per Xavia Rudria, una cacciatrice della Quinta Flotta, la giovane Rider che si è offerta per l'incarico si rivelerà molto di più di quello che sembra...
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'La Commissione di Ricerca'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un Nergigante diverso da tutti i suoi simili stava sorvolando il mare a est del Nuovo Mondo: era molto più vecchio ed esperto, temprato da innumerevoli battaglie, come testimoniava il suo aspetto. Aveva le corna nere e tutto il corpo era più scuro del normale. Oltretutto, in mezzo alle sue spine osee, ne crescevano altre più dure e lucide, che sembravano fatte di metallo. Era il Nergigante razziatore, il più forte e anziano della sua specie, che da molti decenni contribuiva a mantenere l’equilibrio nell’ecosistema dando la caccia ai Draghi Anziani più distruttivi.

Si stava recando nel continente perché era preoccupato dall’aumento improvviso dei mostri con la malattia apparsa di recente. Fino ad allora, aveva solo sentito il loro flebile ma disgustoso odore, trasportato dal vento fino alla sua isola. Ma quando alcuni di quei mostri erano arrivati lì attraverso le gallerie scavate dalla Kulve Taroth, aveva capito che le cose stavano peggiorando: era il caso di controllare la sua progenie. Giunse alla Landa dei Cristalli dopo una notte di volo e raggiunse il suo nido all’alba: non trovò niente. Spaventato, iniziò a cercare dappertutto, intorno al labirinto di cristalli in cui aveva nidificato. Nulla da fare: il suo uovo era sparito e ne sentiva a malapena l’odore, segno che non era stato portato via di recente. Cosa poteva essere successo?

Aveva lasciato il suo uovo nella Landa dei Cristalli affinché il cucciolo avesse cibo in abbondanza e la possibilità di fare esperienza in fretta, ma non si aspettava che qualcosa o qualcuno lo trovasse prima del tempo. Infuriato, si rizzò sulle zampe posteriori e lanciò un tonante ruggito al cielo e sferrò due pugni nel tufo; le spine metalliche sulle sue zampe crebbero di qualche centimetro dopo l’impatto. Tirò una zampata ad una parete di cristallo, che si frantumò.

Si prese alcuni minuti per sbollire e, quando fu calmo, annusò l’aria con attenzione: l’odore della sua progenie era debole, ma non era scomparso. Forse aveva ancora una speranza di trovarla. Si alzò in volo e perlustrò i dintorni per seguire la traccia, ma le sue narici captarono un altro odore familiare: quello di un altro Nergigante, un adulto più giovane. Preoccupato da ciò, decise di indagare, prima di proseguire la ricerca.

Seguì la pista e raggiunse una vallata dove trovò la coda mozzata del suo simile. C’erano anche le tracce di una giovanissima umana e di un Nargacuga; dunque c’era stato uno scontro, da cui l’altro Nergigante si era ritirato. La scia proseguiva fino alla Caverna del Fato. Si stupì della scomparsa dello Xeno’Jiiva morto, ma gli importava poco. In quel posto, percepì l’odore di vari umani e tre mostri che non venivano dalla Landa dei Cristalli. A quel punto, l’odore dell’altro Nergigante cambiò e diventò identico al rivoltante tanfo dei mostri infetti.

Da quel punto partiva verso un luogo molto lontano da cui veniva, distante ma nitido, l’odore di dozzine di portatori della malattia, più quello di una creatura che non aveva mai fiutato prima. Il Nergigante razziatore chinò il muso e ringhiò: l’essere sconosciuto aveva un odore così acre e pungente da provocargli la nausea. L’istinto gli suggeriva che quel mostro, qualunque cosa fosse, doveva essere tolto di mezzo al più presto. Al momento, però, il Nergigante razziatore aveva un’altra priorità: la sua progenie. Tornò al suo nido profanato e riuscì a ritrovare la traccia.

La nuova pista lo condusse lontano, fino agli Altipiani Coralini. Una volta giunto a destinazione, la scia cominciò a spargersi in ogni dove, tra le alture di coralli: a quanto pareva, l’uovo si era schiuso e il cucciolo si era stanziato nella regione. Speranzoso, il Nergigante razziatore cominciò a scandagliare tutte le gole, tutti i fondali e tutte le colline. Dopo un paio d’ore, si posò in cima a una gola di calcare per riposarsi. Fu allora che lo avvistò: stava combattendo contro un Kirin, sulla vetta di un dirupo poco lontano.

Con un ruggito entusiasta, il Nergigante razziatore spiccò il volo e planò verso la sua progenie. Il cucciolo cercava di atterrare il Kirin a cornate e spallate ma, a causa della sua inesperienza, non riusciva a prevedere i suoi balzi e si faceva fulminare di continuo. Appena li raggiunse, il Nergigante razziatore scese in picchiata sul Kirin e sferrò una potente zampata. L’impatto fu tale che, tra gli artigli e le spine metalliche, lo squartò.

Il cucciolo, spaventato e stupito, uggiolò e fece dei passi indietro. Fissava il Nergigante razziatore a occhi sbarrati e stava in posa difensiva, paralizzato dalla paura. Era sconvolto ed era chiaro che non sapeva cosa fare. Sembrava indeciso tra battersi e fuggire. Le sue spine crebbero e si annerirono, anche se sembravano aghi in confronto agli spuntoni d’acciaio dell’adulto. Il Nergigante razziatore piegò le ali e si sedé, per fargli capire che non voleva attaccarlo. Il cucciolo era ancora diffidente, ma piano piano si rilassò a sua volta. Osservò bene l’adulto, con uno sguardo circospetto.

Il Nergigante razziatore lo fissò a lungo, poi gli si accostò e iniziò a raschiargli via le spine nere usando gli artigli come pettine. Al cucciolo non era mai successo, ma per istinto capì che era un gesto affettuoso: sarebbe già morto, se quell’adulto fosse stato un Nergigante qualunque. In questo modo, il razziatore gli comunicò che era il suo genitore. I due draghi presero ad annusarsi e scambiarsi ringhi e schiocchi di mandibola per prendere confidenza e, ogni secondo che passava, la paura del cucciolo cedeva il posto all’entusiasmo. Alla fine, si strusciarono i musi e cominciarono a spolpare il Kirin insieme.

 

MHGilda2 by RobertoTurati

«Yuri! Yuri, ci sei? Tutto bene?».

Mikayla riscosse Yuri dal suo dormiveglia chiamandola a gran voce. La ragazza guardò sotto di sé e sobbalzò, quando vide le fitte chiome della Foresta Antica. Ratha emise un verso gutturale per richiamare l’attenzione della sua padrona, mentre Asta si accostava a loro in volo. Avevano deciso di volare fino all’acquitrino della foresta per la prima lezione su come utilizzare i suoi poteri, ma si era addormentata verso la fine del tragitto e Mikayla si era preoccupata, quando si era accorta che non le rispondeva più quando la chiamava. Yuri si strofinò gli occhi e bofonchiò a bassa voce:

«Oh, scusatemi. Stanotte ho fatto fatica a prendere sonno. Devo essermi appisolata»

«Sei sicura di farcela? Possiamo anche rimandare a domani, se non te la senti. Abbiamo ancora del tempo prima che…»

Yuri si coprì la bocca con una mano per nascondere uno sbadiglio e la interruppe:

«È già quasi passata una settimana e mezza, non abbiamo tempo: vorrei riuscire almeno a controllare i miei poteri, prima dello scontro col Makili Nova»

Mikayla fece per protestare, però si accorse che gli occhi stanchi della nipote erano anche determinati. Quindi annuì, poi ordinò al suo Astalos di guidare Ratha verso il punto in cui atterrare. La voce di Mikie nella sua testa la rassicurò:

Oggi ci andremo comunque piano: dobbiamo capire quanta differenza c’è tra i nostri poteri e quelli di Yuri. Sao, a parte il fuoco; e le meteore, ovvio.

Mikayla tirò un sospiro di sollievo: perlomeno, non avrebbero fatto sforzare troppo Yuri.

 

MHGilda2 by RobertoTurati

Una volta che furono atterrate, la Rider chiese:

«Forse me l’hai già detto, e in tal caso mi scuso, ma perché siamo andate agli acquitrini? Non potevamo rimanere sugli Altipiani Corallini?»

I loro wyvern andarono a riposarsi sotto le fronde degli alberi, pronti a intervenire in caso arrivassero mostri infetti. Mikayla indugiò qualche secondo prima di rispondere, e Yuri presunse che stesse aspettando la risposta della sua personalità distorta:

«Mikie dice che lei ha iniziato così: l’acqua è un ottimo conduttore, può aiutarti a concentrarti meglio sul canalizzare e scagliare un fulmine perché sai che il tuo bersaglio verrà colpito a prescindere, anche solo in parte»

Yuri era perplessa:

«Capisco, ma non so nemmeno da dove iniziare. Finora, sono stati la furia del Fatalis e l’instino a farmi usare i miei poteri, non saprei come usarli a comando»

«Stai tranquilla: qui entriamo in gioco io e Mikie»

Mikayla le rivolse un caldo sorriso. Sollevò il braccio destro che, dopo un attimo, fu avvolto da fievoli scariche elettriche.

«Certo, noi incanaliamo l’elettricità degli insetti-folgore, mentre tu dovresti generarla dal tuo corpo, però sono sicura che troveremo un modo!»

La ragazza sorrise e annuì:

«Grazie, Mikayla. Dunque, da dove iniziamo?»

Mikayla tacque e fissò il vuoto, in ascolto. Fece un’espressione incerta per un attimo, ma poi sembrò persuadersi e riferì alla nipote:

«Mikie mi ha chiesto di lasciarle il posto, così potrà insegnare sia a te sia a me e non dovrò continuare a riferirti tutte le istruzioni che ti dà. In effetti, ha ragione: faremo prima, in questo modo»

Detto ciò, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Quando li riaprì, le sue iridi erano mutate: la destra era rossa, la sinistra era bianca. Mikie aveva preso il controllo. Yuri doveva ammettere di non essersi ancora abituata alla vista di quegli occhi terrificanti. Si chiedeva se anche lei avesse subito un cambiamento simile, mentre era sotto il controllo di quel pazzo di suo padre o del Makili Nova. Mikie alzò le braccia e si stiracchiò, poi sorrise a Yuri:

«Eccomi qua. Sei pronta, novellina? Quando avrò finito con te, ti invidieranno persino i Kirin!»

«Va bene»

Yuri buttò fuori l’aria, nel tentativo di alleviare la sua tensione. Mikie le mise una mano sulla spalla:

«Iniziamo da questo: sai dirmi cos’hai provato, quando hai fulminato quel Legiana all’accampamento? O in generale, quando hai usato i tuoi poteri?»

Yuri rifletté con una mano sotto il mento, per qualche secondo, prima di rispondere:

«Ero sempre infuriata. Il Nergigante, Xander, il Makili Nova ad Astera e quel Legiana… ho usato i miei poteri d’istinto perché ero in preda alla rabbia. Non ho idea se ci fosse altro. Anche Ayla mi ha detto che le nostre situazioni sono differenti: quando lei viene pervasa dalla furia del Fatalis, il suo unico pensiero è uccidere, poi deve calmarsi; io, invece, riesco a calmarmi abbastanza in fretta e rimango più o meno lucida»

Mikie sollevò lo sguardo, pensierosa, poi propose:

«Facciamo così: ti spiego come funziona per noi, va bene? Forse ti aiuterà, in qualche modo»

Yuri sorrise:

«Va bene, proviamo. Ammetto di essere sempre stata curiosissima! Avrei anche voluto chiederlo a Felix, però purtroppo… oh, perdonami!»

Si fermò subito, mortificata, appena si rese conto di quello che stava per dire. Mikie, però, fece spallucce:

«Per quanto mi dispiaccia per Felix, io e lui non siamo mai stati così uniti. Lo trovavo solo simpatico. Dovresti scusarti con Mikayla: è lei che ora ha il morale a terra!»

Dopo quella frecciatina, tacque e rimase in ascolto, quindi agitò la mano con fare distratto e aggiunse:

«Scusa, Yuri, era solo una battuta: non preoccuparti. Anche Mikayla dice che non c’è problema, che sa che non era tua intenzione, eccetera eccetera»

Yuri annuì e la ringraziò. Allora, la donna si allontanò di qualche passo dalla ragazza e iniziò a spiegare:

«Come ti ha spiegato Mikayla, non generiamo l’elettricità: il nostro corpo emana un feromone che attira gli insetti-folgore»

Mosse una ciocca dei suoi capelli castani e dalla sua chioma fuoriuscì una decina di piccoli insetti luminosi che iniziarono a ronzarle intorno alla testa.

«La immagazziniamo e, per lanciare i fulmini, la concentriamo in una parte del corpo prima di rilasciarla»

Detto questo, nel giro di un paio di secondi, entrambe le sue braccia furono avvolte da scariche elettriche. Con un movimento rapido del braccio, quelle scariche si concentrarono in una saetta, che sfrecciò verso il terreno e carbonizzò una macchia d’erba. Yuri annuì, paziente, e affermò con curiosità:

«Fin qui è tutto chiaro. Me ne aveva già parlato Mikayla. Quello che non mi è chiaro è il modo. Come fate a rilasciare l’energia immagazzinata? E poi a lanciarla verso un bersaglio? Potreste anche ricoprire il vostro intero corpo, come fanno gli Zinogre quando si infuriano?»

«Rispondo all’ultima domanda: in tutta sincerità, non saprei; non ci ho mai provato. Ci vorrebbe una riserva di elettricità enorme. Forse due o tre volte la grandezza del nostro sciame attuale. Ma il problema è che non siamo del tutto immuni all’elettricità: ne sentiamo gli effetti, anche se molto indeboliti»

«Ah, davvero? Non l’avrei mai detto!»

«Sì. Quando lancio fulmini per molto tempo, mi pizzicano sempre le braccia. Una volta, in un allenamento durato ore, non sono più riuscita a muovere il braccio destro per un’intera giornata. Meno male che sono mancina!»

Provò a buttarla sul ridere, quando vide l’espressione preoccupata di Yuri. Riprese prima che la ragazza potesse risponderle:

«Riguardo alle altre domande: ci ho messo un po’, ma quello che mi ha aiutato è stato immaginare di lanciare qualcosa»

Si avvicinò alla nipote, andò dietro di lei e le mise le mani sulle spalle:

«Prima ti concentri sull’energia che senti all’interno del tuo corpo, poi la visualizzi in punto preciso come le tue dita, infine immagini di lanciarla. Il resto viene da sé. Però non è immediato: non sapevamo ancora nulla ai tempi; né noi, né Xander, né quegli squilibrati della setta a cui obbedivo. Mi ci è voluta una settimana per capire come controllare l’energia senza prendere la scossa, e più di due mesi per perfezionare la tecnica»

Yuri si guardò la mano destra, ancora dubbiosa:

«Io, però, non so neanche come generare l’elettricità»

Mikie sospirò:

«Infatti quello è l’ostacolo più grande che avevo in mente, purtroppo. Quello che hanno fatto con noi è stato utilizzare un aggeggio strano, che prendeva l’elettricità dagli elettrodi dei mostri e la scaricava nel nostro corpo a intervalli regolari. C’erano pure gli insetti folgore, ma serviva a velocizzare il processo»

Si interruppe, ascoltò in silenzio e alzò un sopracciglio:

«Mikayla ha suggerito di fare lo stesso con te. Non sono convinta che abbia senso provare allo stesso modo: dovresti essere capace di generare l’elettricità da te. Se te la forniamo e tu non fai altro che deviarla, non potresti usarla al meglio»

Mikie tacque ancora, poi affermò:

«Dice che tentare non nuoce. Che ne dici, Yuri? Facciamo una prova? Stai tranquilla, non ti fulmino: Xavia mi ammazzerebbe! Userò una dose bassa, quanto basta perché il tuo corpo si abitui alla sensazione»

La ragazza sospirò e annuì:

«Ti direi di no, ma non abbiamo altre idee. Va bene, proviamo così»

«Va bene, allora si comincia. Chiudi gli occhi e concentrati: sentirai pizzicare. Dimmi se devo fermarmi, d’accordo?»

Detto questo, Mikie strinse un po’ la presa sulle spalle di Yuri e lei annuì; la Rider chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, tesa:

«Sono pronta. Iniziamo.»

Mikie annuì e Yuri udì il crepitio dell’elettricità che si formava sulle sue braccia. Si strinse nelle spalle e corrugò la fronte, provò a ignorare il suono e concentrarsi su quello che le era stato detto: fu quando iniziò a sentire un formicolio che capì che avevano iniziato. Dopo qualche minuto, che alla ragazza parve interminabile, il formicolio divenne un pizzicore incessante che si estendeva fino alla punta delle sue dita. Yuri strinse i denti, tentava di concentrarsi sull’elettricità che stava attraversando il suo corpo: alzò il braccio destro, colto da un fremito improvviso, e provò a visualizzare quell’energia sulle sue dita. Mikie la incoraggiò con un sussurro:

«Bravissima, Yuri. Forza, puoi farcela»

Ma la ragazza mugolò di dolore, per poi sbuffare e aprire un occhio:

«Sta iniziando a bruciare, non…»

«Coraggio, solo un ultimo sforzo! Ci sei quasi, ne sono certa!»

La sicurezza con cui Mikie interruppe la frase di Yuri per esortarla la convinse a continuare a resistere. Richiuse gli occhi, contorse le dita della mano destra e fece respiri più rapidi e brevi. Ed ecco che accadde: per pochi secondi, avvertì il formicolio sulle braccia fermarsi e concentrarsi solo nel braccio destro. Dietro di lei, sua zia sobbalzò dallo stupore: sul braccio di Yuri si erano formate delle scariche elettriche vermiglie, le quali creavano un enorme contrasto con l’elettricità azzurra di Mikie.

«Brava, continua così! Ci sei quasi!»

Yuri le diede retta e si sforzò di concentrarsi ancora di più sull’elettricità nel suo braccio, che diventava sempre più intensa.

«Quando sei pronta, immagina di lanciare il fulmine dalla mano destra!» esclamò Mikie.

Dopo qualche altro istante che le parve interminabile, Yuri spalancò gli occhi e tese il braccio destro di scatto: sentì un rombo di tuono che fece spaventare sua zia e i due mostri, poi la scarica scarlatta fulminò un ciuffo di canne che spuntavano dall’acqua e le incenerì all’istante. Il fascio elettrico proseguì il suo tragitto fino a colpire un albero della foresta a una decina di metri di distanza; lasciò un cerchio annerito e carbonizzò la corteccia nel punto d’impatto.

«Ehi, ce l’ho fatta!!» urlò Yuri, euforica.

Era al settimo cielo, ma quando si voltò verso la zia per ringraziarla, si accorse che Mikie si era allontanata di un paio di metri da lei e, sotto lo sguardo confuso della Rider, la salutò con la mano. Affannata e disorientata, Yuri domandò:

«Perché ti sei allontanata?»

Il suo braccio continuava a formicolare, ma era una sensazione quasi piacevole, in confronto al bruciore di prima. Mikie la raggiunse di corsa ed esultò:

«Yuri! Sei incredibile! Ti stavo trasmettendo l’elettricità, poi hai iniziato a generarla da sola all’improvviso!»

La ragazza strabuzzò gli occhi, stupefatta:

«Eh?!»

«Sì! Quando si sono formati quei fulmini rossi, abbiamo notato che era molta più energia di quanta te ne stavo dando io! Quindi ho deciso di allontanarmi e vedere cosa sarebbe successo. Cavolo, sei pazzesca!»

Yuri provò a darsi un pizzicotto sul braccio sinistro, convinta di stare sognando, ma era tutto vero:

«Ho… ho generato elettricità senza nemmeno rendermene conto? Oh, no! E ora come faccio?! Non so neanche come ho fatto, come faccio a replicarlo?! Ah!»

Mille pensieri e domande avevano iniziato a frullarle nella testa: avrebbe potuto farlo anche con il fuoco, in qualche modo? E le meteore, come poteva controllarle? Mikie scoppiò a ridere e le scompigliò i capelli:

«Su, su! Rilassati! In una ventina di minuti, hai già fatto passi da gigante: possiamo riprovare tutte le volte che vuoi, finché non capirai come “attivare” la tua elettricità senza il mio aiuto!»

La ragazza annuì, estasiata:

«Oh! Sì, sì! Grazie, Mikie! Possiamo riprovarci subito, per favore?»

«Va bene, forza! Questa volta, aumenterò un po’ la carica»

Mentre le due umane riprendevano, Ratha e Asta si scambiarono uno sguardo quasi complice: allora il Rathalos si alzò in volo e si allontanò per cercare del cibo, mentre l’Astalos si acciambellò a terra, sempre vigile ma con gli occhi per riposarsi un po’.

 

MHGilda1 by RobertoTurati

Quando ebbero terminato il loro pasto, il Nergigante razziatore si alzò in volo ed esortò il cucciolo a seguirlo. Dapprima, il piccolo gli venne dietro con entusiasmo, ma quando si accorse che si stavano allontanando da quella zona, esitò. Il suo genitore si accorse che era sceso a terra e lo raggiunse, perplesso. All’ombra di un grande corallo rosso, si sedé davanti al cucciolo e provò a incoraggiarlo, ma il piccolo non era sicuro. Allora il Nergigante si accorse, dopo un’annusata più attenta, che sul cucciolo c’era l’odore di una femmina umana.

Ora che ci faceva caso, quella traccia era molto marcata, almeno quanto lo sarebbe stata la sua se gli fosse stato accanto fin dalla schiusa. A quanto pareva, aveva visto quell’umana alla nascita e le era rimasto accanto, anche se apparteneva a un’altra specie. Al Nergigante razziatore dispiacque, ma almeno non aveva perso la sua progenie. Sarebbe potuta andare peggio.

All’improvviso, la quiete fu interrotta dal ruggito di un Bazelgeuse, che portava con sé il tanfo di quella malattia. Il mostro infetto sfrecciò sopra le loro teste senza notarli; volava dritto verso l’insediamento degli umani. Il cucciolo si allarmò subito, alla vista una creatura ostile che andava in quella direzione, quindi si gettò all’inseguimento con un ruggito. Il Nergigante razziatore stava per seguirlo, quando un getto di elemento drago lo investì alle spalle; gli pizzicò tutto il corpo e lo fece starnutire.

«No, stupido! Non ti ho portato qui per questo!» esclamò una voce umana.

Infuriato, il Nergigante razziatore si voltò e vide un Deviljho infetto, cavalcato da un uomo. L’umano si reggeva a fatica alla sella e faceva brillare una pietra rossa sul suo polso, nel vano tentativo di tenere a freno il mostro; ma la sua cavalcatura era troppo in balia della fame e dalla malattia per obbedirgli. Il Nergigante razziatore ringhiò e affondò le zampe nella terra con dei pugni fortissimi per scagliare le spine. Gli spuntoni metallici trafissero il Deviljho da tutte le parti e lo fecero cadere su un fianco per l’impatto; l’uomo fu sbalzato via dalla sella e rotolò nella polvere grigia degli Altipiani Corallini.

Prima che il Deviljho si rialzasse, il Nergigante razziatore si scagliò su di lui e gli staccò la mandibola con un’artigliata. Rimasto senza bocca e con la lingua penzolante, il Deviljho si accasciò a terra, morto. Il suo padrone non riuscì nemmeno a finire di imprecare, prima di diventare una poltiglia di sangue e interiora. Vittorioso, il Nergigante razziatore si pulì le zampe dal sangue annerito e guardò il cielo: si chiedeva cosa stesse facendo il suo cucciolo ritrovato.

 

MHGilda2 by RobertoTurati

«Ehi, quando abbiamo finito posso andare a vedere da vicino la tua Rathian dorata? Ho sempre sognato di vederne una, ma non mi è mai capitato. Be’, non per niente è una specie rara» chiese Eden, accanto a Irene.

«Oh, va bene! Raith è molto socievole. È facile: basta una carezza sul mento e te la fai subito amica!» rispose la biondina.

«Non soffocare questi ragazzini, lingua lunga: se sono meno pazienti di come vogliono farti credere quelle faccine angeliche, potrebbero darti da mangiare alle loro bestie, altro che carezza!» si intromise Carson, sornione.

Siccome la squadra di Ayla non aveva incarichi urgenti per eliminare mostri infetti quel giorno, i quattro cacciatori ed Eden avevano deciso di rendersi utili stando accanto all’ingresso della fucina improvvisata allestita dal fabbro e dai suoi apprendisti e affilando armi danneggiate, reduci delle ultime cacce. Poco dopo, l’assistente aveva chiesto se poteva invitare gli amici di Yuri per conoscerli meglio e gliel’avevano concesso. Da quel momento, Eden non aveva fatto altro che sommergere tutti e tre di domande tipiche di lei. Ross ammiccò alla sua gemella:

«Ma no, non si preoccupi! Anche noi di solito facciamo così, soprattutto Yuri e qualcun altro. Vero, Lucy?»

«Oh, finiscila! Disse quello che ha perseguitato per settimane quel tizio coi due Zinogre perché non sapeva più come gestire l’invasione degli insetti dracofagi di Tyr e voleva consigli!» lo punzecchiò lei.

Gionata e Ayla si scambiarono un’occhiata divertita, senza interrompere il lavoro. Yuna, nella sua ingenuità, chiese ai colleghi perché a volte gli umani litigavano per minuzie del genere. Carson ridacchiò e le spiegò che i due marmocchi non stavano litigando sul serio, si punzecchiavano come ogni loro coetaneo sulla faccia della terra. Continuarono ad affilare armi ancora un po’ ma, di punto in bianco, tutto l’accampamento fu allertato dal suono del corno d’allarme. Tutti corsero al centro e guardarono con perplessità il vecchio wyverniano che aveva suonato: sbracciandosi e sbraitando dal balcone dell’aeronave, gridò:

«Bazelgeuse! Un Bazelgeuse ci attacca da nord-est! In arrivo!»

Mentre tutti andavano nel panico, una pioggia di scaglie a forma di pigne trasformò la parte nordorientale base in un campo minato, poi l’imponente mostro invasore piombò fra le tende; scavò un solco nella terra e fece esplodere tende, casse e tavoli esterni. Il Bazelgeuse si riscosse dall’atterraggio, si piazzò al centro dell’area e cominciò a guardarsi intorno con sguardo vigile, mentre tutti i cacciatori si precipitavano nelle loro tende a prendere le armi. Seguita dai suoi compagni e dagli amici di Yuri, Ayla prese la spadascia accanto alla sua amaca e imprecò:

«Merda, ci mancava solo questa!»
«Cos’è quel mostro?!» domandò Lucille, a occhi sbarrati.

«Una bomba con le ali, ecco cos’è! Non perdete tempo!» rispose Carson, frettoloso.

«Andiamo a prendere le armi: vogliamo aiutarvi!» esortò Ross.

«No! Voi non dovete fare niente!» li fermò Yuna.

«Cosa? E perché mai?» chiese Irene, seccata.

«Nessuno affronta il suo primo Bazelgeuse alla cieca e sopravvive! Rendetevi utili in un altro modo. Ecco, aiutate gli eruditi a uscire dall’aeronave! Quel mostro potrebbe abbatterla in volo e ucciderli»

«Non è giusto!» si lamentò la biondina.

«Però potete sempre osservarci, così la prossima volta sarete pronti!» scherzò Gionata.

In poco tempo, mentre i tre ragazzini andavano a soccorrere i ricercatori, tutti i presenti formarono una calca armata fino ai denti che circondava da ogni lato il Bazelgeuse infetto. Con loro grande sorpresa, si accorsero che il mostro non stava facendo niente: dopo la sua devastante comparsa, il Bazelgeuse si era immobilizzato e aveva lasciato che lo accerchiassero senza reagire. Stava in posa difensiva, le sue scaglie producevano un bagliore sinistro e così intenso che le si vedeva sotto la foschia di Orrore Nero. Le sue zanne erano scoperte e manteneva uno sguardo minaccioso, eppure non attaccava. Non faceva altro che osservare tutti i cacciatori uno alla volta. Il nipote del Comandante accorse in prima fila con lo spadone sguainato e ordinò:

«Cacciatori, aspettate la sua prossima mossa! Non fatevi cogliere di sorpresa!»

Al campo, ogni volta che il mostro incrociava il suo sguardo minaccioso con quello di un cacciatore, gli rivolgeva un gorgoglio minaccioso e scuoteva le scaglie esplosive attaccate al suo corpo, in segno di sfida, eppure si ostinava a non riprendere l’assalto. Cosa voleva? Ayla vide Nick e Nina tra la folla e sentì lui dire alla sorella:

«È come se stesse cercando qualcuno»

«Lo sapevo! Hanno mandato un mostro ancora peggiore dei Legiana a catturare Yuri!» esclamò lei.

«Sempre colpa di quella maledetta ragazzina! È un malocchio!» si lamentò Mike, accanto a loro.

Fu quando il Bazelgeuse posò il suo sguardo su Ayla che lo stallo giunse al termine: il wyvern volante spalancò gli occhi e ruggì; partì alla carica, scaraventò via i cacciatori più vicini e costrinse quelli più lontani a tuffarsi di lato. Esterrefatta e disorientata, Ayla ebbe giusto il tempo di pensare:

“Ce l’ha con me! Perché?” pensò.

Dopo aver preso la rincorsa, il Bazelgeuse spiccò di nuovo il volo, eseguì un’inversione a U e cominciò a sorvolare diverse volte il campo mentre sganciava le sue scaglie esplosive.

«Qualcuno lo accechi, presto!» ordinò il nipote del Comandante.

Un cacciatore con spada e scudo esclamò un rapido “signorsì” e mise un baccello lampo nella fionda. Appena il Bazelgeuse planò nella sua direzione, lo lanciò e il bagliore confuse il mostro. Il wyvern si destabilizzò e si schiantò contro un corallo, che si sgretolò all’impatto. Prima che si rialzasse, Carson e un altro balestriere pesante spararono la furia wyvern e lo sguardo wyvern al contempo, ferendo così i suoi fianchi e facendolo incespicare; un fiotto di sangue annerito inzuppò il corallo in frantumi.

Stando attenti a non calpestare le scaglie inesplose cadute intorno a loro, i cacciatori si avventarono in massa sul Bazelgeuse: Yuna iniziò a lacerare le rigide membrane delle ali con le sue acrobazie a mezz’aria per metterlo in difficoltà. Una donna con le doppie lame sfrecciò sotto il mostro e incise le escrescenze sulle caviglie con dei fendenti rotanti, nel tentativo di fargli perdere l’equilibrio. Il mostro la respinse con un calcio, ma subito dopo Ayla fece la sua mossa: convertì l’ascia in spada, si aggrappò al fianco ferito ed eseguì la scarica elementale, che ingrandì lo squarcio. Il mostro emise un gemito, poi ondeggiò la testa e la spinse via.

Mentre era distesa al suolo, Ayla vide la coda del Bazelgeuse sopra di sé. Il mostro fece illuminare le scaglie esplosive sotto di essa e stava per sbattergliela addosso. Ayla si riparò il volto con le braccia d’istinto, ma vide Nick accorrere all’ultimo: usò il ceppo del corallo come trampolino e tranciò di netto la coda con uno spacca-elmi. Il Bazelgeuse, infuriato, prese fiato e si preparò a sputare fuoco su Nick. Gionata frappose tra loro e parò la fiammata con lo scudo, per poi sparare tutte le cartucce in una volta sul muso del Bazelgeuse; lo scoppio ruppe buona parte delle piastre lisce che ricoprivano la testa.

Il wyvern fece un saltello per calpestarli, ma Nina lo colpì con la freccia perforadraghi prima che si schiantasse e lo fece precipitare più in là. Il nipote del Comandante ne approfittò per sbilanciarlo con una spallata e colpì il muso con un devastante fendente dello spadone; gli cavò l’occhio destro. Il Bazelgeuse barcollò e gemé, sofferente e furibondo. Ayla si rialzò e decise di approfittare dell’intervento degli altri per affilare la spadascia; ma quella distrazione le costò caro: fu travolta all’improvviso dalla testa tondeggiante del Bazelgeuse e fu scagliata in alto. Ayla atterrò sul muso del mostro e, senza riflettere, vi si aggrappò per non cadere.

Non fece in tempo a scendere, perché il Bazelgeuse spiccò il volo e salì di quota fino a raggiungere la coltre di nubi che avvolgeva le cime degli Altipiani Corallini. Il wyvern salì oltre le nuvole e iniziò a scuotersi e compiere acrobazie frenetiche nel cielo, per farle lasciare la presa. Ayla si sforzò di stare aggrappata alle sue scaglie, ma alla fine cedé. Tuttavia, mentre precipitava attraverso le nubi e l’adrenalina le faceva battere il cuore all’impazzata, ebbe un’idea all’ultimo e si agganciò alla zampa del Bazelgeuse col rampino; rimase appesa.

«Ah! Porca miseria!» farfugliò, col cuore a mille.

Il Bazelgeuse ringhiò e iniziò a scendere in picchiata. Un muro di vento investì il viso di Ayla e il cavo si tese; la cacciatrice ebbe una fitta lancinante al braccio, come se stesse per staccarsi. Si stavano avvicinando all’accampamento sotto di loro a una velocità spaventosa. All’improvviso, però, Ayla sentì un ruggito familiare e, di colpo, nientemeno che un Nergigante placcò in volo il Bazelgeuse con una cornata. Il rampino si sganciò con uno schiocco metallico. Mentre precipitava, Ayla si girò verso l’alto e notò che il Nergigante era più piccolo del Bazelgeuse. Fu così che lo riconobbe.

«Ygren!»

Quando sentì la sua voce, il cucciolo lasciò perdere il Bazelgeuse e cominciò a scendere in picchiata per prenderla. Quando mancava una decina di metri a terra, riuscì a piazzarsi sotto di lei e fare in modo che atterrasse con delicatezza sul suo dorso. Stando fermo in aria, si voltò per vedere se Ayla stava bene, ma d’un tratto il Bazelgeuse tornò e lo travolse, con gli artigli protesi. Ayla cadde di nuovo e, questa volta, si schiantò rovinosamente su una tenda; l’ultima cosa che vide fu il tessuto giallo e ruvido che le avvolse la faccia, prima dell’impatto. Poi tutto diventò nero.

 

MHGilda2 by RobertoTurati

Yuri cadde a terra sulla schiena e annaspò per provare a riprendere fiato:

«Pausa, per favore» bofonchiò, esausta.

«Sì, certo. Uff!»

Mikayla si sedé di fianco a lei, madida di sudore. Lei e Mikie si erano scambiate di posto dopo un paio d’ore di allenamento: così, almeno, anche la Mikayla normale avrebbe potuto prendere più confidenza coi suoi poteri, mentre tentavano di aiutare Yuri. Purtroppo, non avevano avuto molto successo: nonostante Yuri riuscisse a focalizzare l’energia e a generare elettricità dopo che sua zia iniziava il processo, trasferendo elettricità ormai per pochi secondi, non erano ancora riuscite a capire come potesse riuscirci da sola. Per distrarsi, avevano iniziato uno scontro amichevole: Mikayla le lanciava una scarica elettrica, Yuri la convogliava nelle sue braccia e la rispediva alla mittente, quindi continuavano lo scambio il più possibile. Mikayla fece un respiro profondo e sorrise:

«Però lasciamelo dire, Yuri: sei un vero portento. In meno di una giornata, sei riuscita a diventare quasi più esperta di me. Anche Mikie ti fa i suoi complimenti più sinceri: si aspettava che ci mettessi almeno tre o quattro giorni a lanciare un fulmine!»

La Rider osservava il cielo, che aveva iniziato a imbrunire con l’avvicinarsi del tramonto: presto si sarebbe fatto buio ma, nonostante le parole confortanti di Mikayla e Mikie, non si riteneva ancora soddisfatta. Biascicò un flebile ringraziamento, si passò una mano tremante sul viso e si strofinò la fronte:

«Non riesco ancora a capire perché non riesco a generare elettricità per conto mio. Non ha senso!»

Detto questo, si mise seduta e guardò i loro mostri. Ora Asta era in piedi e faceva la guardia, scandagliava il sottobosco e stava in ascolto, mentre Ratha dormiva vicino alla carcassa di un Aptonoth che aveva portato lì dall’ultima battuta di caccia, sotto le fronde.

«Mi basta che mi trasmetta elettricità anche solo per un secondo e riesco ad amplificarla, però poi da sola non ci riesco» sbuffò.

«Hai già fatto dei progressi enormi solo oggi: stai tranquilla, per queste cose ci vuole tempo. Non hai imparato a cavalcare il tuo Velocidrome in una sola giornata, giusto? Ti sei allenata molto al villaggio, poi quando è nato eri pronta ad accudirlo»

«No, però…»

Yuri si interruppe e le rivolse un’occhiata confusa:

«Aspetta, come fai a sapere che il mio primo mostro è stato un Velocidrome?»

«So che ad Hakum è il mostro più comune, per i nuovi Rider. Ho solo tirato a indovinare»

«In effetti, sai molte cose su Hakum. Hai parlato anche del capovillaggio Omna, la prima volta che ci siamo incontrate alle Guglie Selvagge. Posso chiederti come? Per caso ci sei stata?»

Mikayla arrossì e finse un colpo di tosse:

«Oh, ehm… ti devo dire la verità: Mikie ti ha detto tutte quelle cose solo perché gliele ha raccontate Xander. Era convinta che ti avrebbe mandata in confusione e le avrebbe permesso di coglierti alla sprovvista. So di alcune tradizioni di Hakum, del capovillaggio, però non ci sono mai stata. Tutto quello che so me l’ha raccontanto mio fratello, dopo che ci ha vissuto per qualche mese»

Sembra un bel villaggio, però!

«Mikie aggiunge che pensa sia un bel villaggio» ridacchiò, imbarazzata.

Yuri annuì e fece un sorriso nostalgico:

«Capisco. Sì, è un villaggio stupendo. Tutti gli abitanti sono stati sempre gentili con me. Sono contenta di essere cresciuta lì. Certo, vorrei che tutto questo casino non fosse mai successo, ma forse non sarei mai nemmeno stata una Rider, senza quello che ha fatto quel rifiuto»

Si batté una mano sulla fronte e scosse la testa:

«Ed ecco che gli faccio un altro complimento. Scusami»

«Ehi, Yuri, non c’è niente di male»

Mikayla le poggiò una mano sulla testa e le accarezzò i capelli:

«Credimi: sono la prima a odiarlo per tutto quello che ha fatto negli ultimi quindici anni. Però non posso fare finta che non sia mio fratello e che non si sia preso cura di me per più di dieci anni, dopo che abbiamo perso i genitori»

Yuri si strinse nelle spalle e si portò le ginocchia al petto:

«Il fatto è che nemmeno lo conosco. Per anni, sono stata convinta che mia madre fosse una Rider passata a miglior vita troppo presto e che non avessi fatto in tempo a conoscerla. Che mio padre fosse un Rider giusto e onesto, come mi raccontò il capovillaggio, ma che andò incontro alla morte quando osò troppo. Ora invece è tutto diverso: mio padre è un pazzo megalomane che ci sta minacciando tutti, ma per qualche motivo non riesco a odiarlo fino in fondo»

Mikayla le accarezzò una guancia:

«Purtroppo, non so bene come aiutarti in questa situazione. Però posso dirti cosa ne penso: secondo me, vedi sempre il lato migliore delle persone. A volte è uno sbaglio, ma altre volte gioca a tuo favore: guarda me e Mikie! Senza di te, forse in questo momento saremmo entrambe in catene, tenute come ostaggi, senza poter fare nulla. O peggio, avrebbero potuto decidere di giustiziarci. Ora, invece, grazie alla tua fiducia siamo riuscite almeno in piccola parte a riscattarci e renderci utili per contrastare mio fratello. Non cambiare mai, Yuri. Io e Mikie crediamo in te, come immagino i tuoi amici, Xavia e persino Redan! Dovresti avere più fiducia in te stessa»

Gli occhi della ragazza diventarono lucidi e alcune lacrime iniziarono a rigarle il volto:

«Grazie, Mikayla. Grazie. Grazie!»

Singhiozzò e la abbracciò, ma poi si tirò indietro e chinò il capo:

«Scusa»

Dovresti dirle anche di scusarsi di meno. Sul serio, oggi l’ha fatto almeno quattro o cinque volte, solo con noi!

“Non rovinare il momento, Mikie!” pensò la donna.

Mentre stringeva a sé la nipote e le accarezzava la schiena con un ampio sorriso, Asta, iniziò a ringhiare e annusare l’aria. Si alzò in piedi e osservò i margini del sottobosco, mentre il corno e la membrana delle ali iniziarono a vibrare. Ratha, allertato, si alzò in fretta. Tuttavia, quando annusò l’aria, si calmò e gracchiò a Yuri: un gracchio allegro, che confuse l’Astalos e le due umane.

«Ratha?»

Yuri si asciugò le lacrime con una mano, per poi alzarsi e aiutare anche Mikayla, quindi iniziarono a guardarsi in giro. Asta individuò la fonte dell’odore: ci fu un movimento rapido nel sottobosco e il wyvern volante emise un ruggito intimidatorio. La vibrazione delle sue membrane si stava facendo piuttosto rumorosa. il Rathalos, però, gli si accostò e gli strusciò il becco sul fianco, come se provasse a dirgli di calmarsi.

«Che succede?» chiese Mikayla.

Di colpo, un Nargacuga saltò fuori dalla boscaglia come una scheggia: con un agile balzo, raggiunse le due umane e buttò Yuri a terra. Ma lo con delicatezza, come per gioco: Mikayla lo guardò stupita, mentre strusciava il suo becco scheggiato sulle guance della ragazza: la leccava felice e lei rideva contenta. Gli abbracciò la testa ed esclamò:

«Ah! Narga, Narga! Basta! Mi fai il solletico! Sto bene! Sto bene!»

Il Nargacuga mugolò un po’, ancora un po’ malandato dopo la battaglia contro il Nergigante, poi lasciò che la sua padrona si mettesse seduta. Yuri iniziò ad accarezzargli la testa e il collo e il Nargacuga fece le fusa per la gioia: si godeva le coccole e agitava la coda. Ratha volò verso con un gracchio entusiasta e Narga si scostò da Yuri; prese a saltellare qua e là, come per giocare col Rathalos.

«Asta, falso allarme! Stai tranquillo!» sorrise Mikayla.

Fischiò con due dita per far calmare il suo mostro. Allora l’Astalos smise di far vibrare il corno e le membrane, prima di avvicinarsi e fiutando l’aria. Yuri guardò la zia e le sorrise: «Forse rientreremo un po’ più tardi; ti dispiace? Vorrei guidare Narga fino all’accampamento, così finalmente potrà riposarsi per bene»

Mikayla sollevò il pollice e ridacchiò:

«Nessun problema, davvero»

E le torce per la notte?

La voce di Mikie la provocò e Mikayla diventò paonazza. Rispose col pensiero:

“Le sopporterò, per stanotte. Yuri è così felice di aver trovato Narga, non voglio rovinare tutto con la mia fobia”

 

MHGilda2 by RobertoTurati

Ayla si svegliò a poco a poco, nella totale tranquillità della sua tenda, sotto lo sguardo vigile e speranzoso di Ygren. La cacciatrice sorrise e lo accarezzò:

«Ehi, Ygren! Che ci fai qui?»

«Ha voluto stare con te tutto il tempo, per un po’ avete dormito insieme» rispose Yuna.

«L’Ammiraglio le ha provate tutte per mandarlo via, ma niente da fare: ti vuole troppo bene!» aggiunse Eden.

«Accidenti! Grazie dell’affetto, Ygren! Nella mia vita, ne ho sempre avuto tanto bisogno…»

Ygren, giulivo, la leccò dopo l’ennesima carezza. Ayla era ancora intontita, ma si sforzò di ripensare a cosa stava succedendo prima che perdesse i sensi e sobbalzò, spaventata:

«Il Bazelgeuse! Dov’è?»

Yuna le mise una mano sulla spalla e la tranquillizzò:

«Non temere, è morto: mentre Ygren lo distraeva, ne abbiamo approfittato per abbatterlo»

«Oh, bene. È un sollievo»

La wyverniana annuì a occhi chiusi:

«Anche noi siamo sollevati per te, soprattutto Gionata. Guardati: non hai neanche un graffio! E pensare che non è stata una caduta da poco, la tua. Il tuo fisico mi stupisce sempre, Ayla»

«Ormai dovreste averci fatto l’abitudine: avete visto che razza di infortuni posso reggere. D’altronde, se mi sono ripresa dopo che Mordicchio mi ha frantumato tutte le ossa, cosa sarà mai una caduta? Per non parlare di quando lo Xeno’Jiiva mi è esploso in faccia»

All’improvviso, udirono due voci che litigavano fuori dalla tenda:

«Eccoti qui, maledetta Rider! Sai che un Bazelgeuse ha bombardato questo accampamento per colpa tua?! Dove diavolo eri finita?»

Era l’ormai odiosa voce di Mike, intento a colpevolizzare Yuri come al solito.

«Un Bazelgeuse?! Ma, io non… scusami, ma io che potevo farci? Anche se fossi stata qui, il massimo che avrei potuto fare sarebbe stato combatterlo assieme a voi!» ribatté la voce della ragazza.

La voce di Mikayla, nel frattempo, cercava invano di interrompere la loro lite. Ygren guardò l’entrata della tenda e Ayla volle alzarsi per parlare con quel cacciatore, ma si sentiva ancora troppo stordita per muoversi.

“Scusa, Yuri. Penserò domani a cantargliene quattro” pensò.

Yuri tornò finalmente nella sua tenda, sfinita dalla lunga giornata. Aveva portato Narga alla scuderia improvvisata e lasciato che i mostri lo salutassero e che Legi lo conoscesse per la prima volta. Incrociò i suoi amici, tuttavia promise loro che avrebbe raccontato tutto l’indomani, perché era senza forze ma soddisfatta. Xavia stava già dormendo ma, quando Yuri si tolse l’armatura e si sdraiò accanto a lei, si girò verso di lei e la stritolò in un forte abbraccio. La Rider rise contenta, si rilassò e socchiuse gli occhi.

«Forse, se riesco a parlare con Redan, potrò capire cosa mi blocca» bisbigliò tra sé e sé, prima di addormentarsi.

 

MHGilda2 by RobertoTurati

Presso il futuro campo di battaglia, il Makili Nova rifletteva, consumato dalla frustrazione e dallo sconvolgimento: non solo il tentativo di neutralizzare l’erede di Redan qualche giorno prima era fallito, ma il mostro che aveva mandato a occuparsi “di una certa cosa” che lo impensieriva ormai da tanto era stato ucciso. Com’era ovvio, erano stati gli umani, ma la sua percezione non mentiva: tra quei cacciatori, aleggiava una presenza che sentiva molto bene, qualcosa di molto più potente degli altri mostri e che persino lui temeva: un Fatalis. Attraverso gli occhi della sua pedina, aveva visto un’umana in cui ne albergava l’essenza.

Quelle specie erano una grave minaccia per lui. Dentro di sé, nel profondo, aveva capito bene con cos’aveva a che fare, ma non voleva confidarlo ai suoi servitori umani; non osava. Doveva stare attento, molto attento: era venuto al mondo nella sua incarnazione più potente, aveva un intero esercito ad assisterlo e l’erede di Redan era una preda alla sua portata, finalmente. Il muro che lo separava dalla dominazione assoluta si stava sgretolando, per la prima volta da millenni. Non poteva permettere che un terzo incomodo interferisse. Non era ancora finita, di questo potevano stare tutti certi.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Monster Hunter / Vai alla pagina dell'autore: Roberto Turati