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Autore: katyjolinar    26/05/2005    3 recensioni
Ragazzi questa ff affronta un argomento molto delicato, anche se dal titolo non sembra... si parla di pedofilia... Un nuovo incarico per CH: una bambina deve essere protetta perchè è il testimone chiave di un processo per pedofilia. Cosa succederà? Riuscirà Ryo a proteggerla?S: – Avete mai sentito parlare del processo a Erik Nakura? R: – Quello incriminato per sfruttamento della prostituzione? S: – Sì. Ma sono venute fuori nuove prove per incriminarlo anche per pedofilia…
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Famiglia Saeba'
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Famiglia Saeba

Famiglia Saeba

Questo capitolo sarà piuttosto corto. Diciamo che è un altro capitolo di transizione, un “prefinale”!

Mi scuso in anticipo per la sfilza di parolacce che faccio dire a Ryo, ma servono x far capire il suo stato d’animo…

Capitolo 12

 

I giorni successivi passarono senza problemi. Mary al mattino andava a scuola e al pomeriggio si allenava al poligono di tiro.

Tenevano tutti gli occhi ben aperti, perché non volevano avere sorprese.

Un giorno, durante l’intervallo, a scuola, Mary era in un angolo, in compagnia di Ryoichi, ma non era tranquilla: da quando era arrivata a scuola si sentiva osservata.

Mary: – Ryo, c’è qualcuno che ci osserva…

Ryoichi: – Sei sicura? Io non ho notato niente. – Chiese, non capendoci molto.

Mary: – Tesoro, vivendo a Shinjuku ho dovuto affinare i sensi. Poi tu sai chi è mio padre, e il rischio che corro di incontrare qualche suo nemico è molto alto, per cui devo riuscire a capire in anticipo se sono in prossimità di qualche pericolo…

Mary si guardò intorno. Subito non notò niente, e pensò di essersi sbagliata, ma a un’occhiata più attenta vide un’ombra dietro una porta, probabilmente di un uomo che li stava osservando.

Doveva inventarsi qualcosa, e subito…

Suonò la campanella della fine dell’intervallo: era ora di tornare alle proprie aule.

Ryoichi la salutò con un bacio.

Ryoichi: – Spero che tu ti stia sbagliando, e che non ci sia nessuno che ti voglia far del male, però stai attenta lo stesso. Ci vediamo all’uscita alla fine delle lezioni.

Mary: – Ok. Ci vediamo dopo!

La ragazza si incamminò verso la sua classe, ma continuava ad avvertire la strana sensazione di essere seguita.

Passò di fronte al laboratorio di Preparazioni Organiche (è un tipo di laboratorio di chimica, ma di solito è nelle università, non alle superiori, almeno in Italia. Ma facciamo finta che in Giappone anche alle superiori esista qualcosa di simile… NdA), che in quel momento era incustodito. Aprì la porta ed entrò.

Il laboratorio era un enorme stanzone con dei banconi ricoperti di mattonelle di ceramica bianca, e degli scaffali colmi di contenitori di reattivi liquidi e solidi.

Si guardò intorno, poi le venne un’idea: prese alcune bottiglie e altre scatoline vuote e ci versò dentro alcune sostanze chimiche, scrivendoci sopra il loro contenuto, poi aprì lo zaino, che aveva con sé, e ve le ripose dentro, facendo molta attenzione a non rompere le bottiglie o a non versare il contenuto. Trovò alcune provette di vetro con tappo avvitabile, e dei contagocce, e prese anche quelli.

Uscì dal laboratorio e, furtivamente, si andò a infilare nella scala anti-incendio. Per fortuna la porta non era allarmata, altrimenti sarebbe accorsa tutta la scuola.

Si sedette su uno scalino e posò con cautela lo zaino a terra, poi si mise la mano sulla coscia, dove teneva la pistola. Era lì, a portata di mano, ma aveva paura di usarla, per due motivi: il primo era che quella era la pistola di suo padre, la mitica Colt Python 357 Magnum modificata con canna di 4”, compagna di mille avventure dell’uomo che si faceva chiamare City Hunter, il cui nome intimoriva chiunque, nel quartiere di Shinjuku, e lei non si sentiva pronta ad usarla, perché non voleva rovinare quella “reliquia” (deve essere proprio una fan sfegatata di papà RyoNdA); il secondo motivo era che lei non aveva mai sparato a un uomo: un conto era sparare a delle sagome, in un poligono di tiro, ma un altro era sparare a una persona viva…

Aprì lo zaino e guardò i vari reattivi che aveva preso: diversi acidi, glicerina, etere etilico, etere di petrolio, sodio e magnesio metallici, un po’ di potassa caustica, addirittura dell’acqua distillata.

Sentì dei passi avvicinarsi alla porta anti-incendio. Si affrettò a richiudere lo zaino, poi corse giù per le scale, fino all’uscita d’emergenza.

Si trovò all’aria aperta, nel giardino deserto della scuola. Corse verso un boschetto, vicino al muro di cinta dell’istituto, e si nascose tra gli alberi.

Sentì la porta d’emergenza aprirsi, e si guardò indietro. Vide un uomo che non aveva mai visto, ed era armato di una pistola con silenziatore.

Allarmata attivò la ricetrasmittente appuntata alla camicia., per inviare il segnale di pericolo al padre, automaticamente si era attivata anche l’altra, sullo zaino. Poi, mantenendo il sangue freddo, prese una provetta, un contagocce e le bottiglie della glicerina, dell’acido solforico e dell’acido nitrico. Prelevò delle quantità ben definite delle sostanze e le versò nella provetta, con molta attenzione. Poi chiuse la provetta con il tappino a vite, facendo attenzione a non darle scossoni, e si alzò in piedi (per chi non l’avesse capito, ha costruito una bomba alla nitroglicerina sul momento. Mi raccomando NON PROVATECI, È PERICOLOSISSIMO, la nitroglicerina può esplodere nel momento stesso in cui si forma. Questa è una storia inventata, per cui prendetela in quanto tale, NON IMITATE ASSOLUTAMENTE CIÒ CHE MARY E, IN SEGUITO, RYO, FANNO IN QUESTA STORIA. NdA).

Camminò verso l’uomo, con la calma tipica dei Saeba (ma siamo sicuri che il suo DNA non è quello di Ryo? È identica a lui… NdA), poi si fermò.

Mary: – Cercavi me? – chiese, con tono di sfida.

Prima che l’altro potesse rispondere, lei lanciò la provetta in quella direzione, poi iniziò a correre, e si sentì l’esplosione. Recuperò lo zaino e scavalcò il muro di cinta, ma quando arrivò dall’altra parte venne bloccata da due uomini, che le imprigionarono le braccia, rendendole impossibile la fuga.

Cercò di divincolarsi dalla stretta, ma si bloccò, impietrita, quando un terzo uomo uscì dall’ombra.

Uomo: – Ciao, Yoko. Vedo che sei diventata una ragazza intelligente, forte e coraggiosa, in questi 8 anni…

 

Intanto, a casa Saeba

Miki era seduta sul divano, circondata dai bambini. Teneva in braccio il piccolo Yami, mentre leggeva loro una storia. Sembrava tranquilla, ma era preoccupata, sia per suo marito, che in quel momento stava alla scuola dei gemelli a tenerli d’occhio, sia per Mary, a cui era affezionata come a una nipote.

Anche Kaori e Ryo non erano tranquilli: la prima andava avanti e indietro tra il bagno e il salotto, in preda alla nausea, dovuta sia alla gravidanza, sia alla preoccupazione per la figlia maggiore; mentre Ryo era in cantina da un paio d’ore, e cercava di sfogarsi prendendo a pugni un sacco da pugile, appeso al soffitto. Il suo leggendario autocontrollo era stato mandato al diavolo: i suoi occhi erano pieni d’ira per quell’essere che girava a piede libero, e che avrebbe potuto far del male alla sua bambina. Sì, la sua bambina: nella sua mente vedeva la figlia ancora come quella bambina che otto anni prima aveva accolto in casa, a cui aveva voluto bene fin da subito.

Ryo: – Stronzo! Bastardo! Figlio di puttana! Giuro che se ti prendo ti ammazzo! Un essere come te non merita di vivere!... – imprecava, tra un pugno e l’altro, pensando a quel … (ehm… bastano le parole di Ryo per descriverlo… forse l’unica parola da aggiungere è PORCO… NdA)

Nonostante cercasse di mostrarsi tranquillo in presenza di Mary, negli ultimi giorni, Ryo esplodeva non appena la figlia usciva di casa: era incazzato nero con Erik Nakura.

A un certo punto decise di smettere di tirar pugni al sacco e di raggiungere la sua famiglia, al piano di sopra.

Sua moglie era appena uscita dal bagno, in seguito all’ennesimo attacco di nausea. Le andò incontro, preoccupato.

Ryo: – Bimba, stai bene? – le chiese, sorreggendola.

Kaori: – Per niente… perché l’abbiamo lasciata andare da sola?... Ryo, ho paura che le succeda qualcosa… – subito dopo scoppiò in pianto.

Ryo la strinse a sé, mostrando tutto l’amore che provava per lei. La donna era diventata molto emotiva, negli ultimi giorni, come gli altri anni, quando era incinta degli altri bambini. Lui ormai lo sapeva, e si comportava di conseguenza, standole vicino più che poteva, e dandole tutto il suo amore.

Ma la notizia che avevano avuto pochi giorni prima aumentava la loro ansia, soprattutto quella di Kaori, che, a differenza delle altre volte, era diventata molto più emotiva.

Ryo: – Tesoro, anche io sono preoccupato per la nostra bambina, cosa credi? Ma ricordati che ha le ricetrasmittenti con sé: se non le attiva lei, se succedesse qualcosa, possiamo attivarle noi a distanza, se non la vedessimo arrivare. – la sua voce era calma, ma i suoi occhi, scintillanti di rabbia, tradivano le sue emozioni. Kaori se ne accorse, ma non disse nulla.

Rimanendo abbracciati, andarono in salotto, dai loro bambini, e si sedettero vicino a Saeko, ascoltandola raccontare la favola.

A un certo punto si sentì un allarme, simile a quello di una svaglia elettronica, provenire da una tasca della camicia di Ryo.

Kaori: – Cosa succede?

Ryo: – Non lo so, Mary deve aver attivato la microspia. Deve essere successo qualcosa… – disse, prendendo dalla tasca l’oggetto che emetteva quel suono, cioè un piccolo computer palmare.

Ryo si alzò in piedi, con aria preoccupata.

Ryo: – Io la raggiungo a scuola. Voglio sapere che succede. Quando torna, dite a Umi quello che è successo, ma nessuno deve raggiungermi, me la vedo da solo.

Prese la pistola semiautomatica, che si era procurato in sostituzione della sua 357 Magnum, che aveva prestato alla figlia, la mise nella fondina che teneva attaccata alla cintura dei pantaloni, si infilò la giacca e fece per uscire, ma Kaori lo bloccò.

Kaori: – Ryo, stai attento, ti prego…

Ryo la abbracciò e, passandole una mano nei capelli, che in quegli anni aveva fatto crescere fin sotto le spalle, le disse, rassicurante:

Ryo: – Tranquilla, cuore mio. Ti prometto che sia io che Mary torneremo a casa sani e salvi. – le diede un dolce e tenero bacio, poi disse: – Ti amo, dolcezza.

Subito dopo uscì e andò alla macchina.

 

CONTINUA…

 

Il prossimo sarà davvero l’ultimo capitolo.

Rinnovo l’appello a NON imitare quello che fanno i nostri eroi con le sostanze chimiche, perché è pericoloso: io stessa non ho mai fatto la nitroglicerina, anche se so come si costruisce, perché so cosa può provocare.

Lo so che certe cose le sapete, e che non avreste mai fatto comunque una cosa del genere, ma è sempre meglio dirlo, non si sa mai…

Sicuramente avrete capito che la chimica è la mia passione (a parte quel ramo della chimica che gli addetti ai lavori chiamano chimica fisica, che odio…)… dato che ci stava bene nella storia, ho deciso di far fare chimica anche a Mary, almeno per spiegare la sua conoscenza profonda della materia, e la sua disinvoltura nel maneggiare reattivi chimici.

katyjolinar

   
 
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