“Solo cinqueciento euri al mese...solo cinqueciento miseri euri...alla faccia d’o’ cazzo! E non posso neanche spenderli alla maniera mia!”. Era questa l’amara cantilena che ripeteva ogni sera il povero Salvatore (ma povero in tutti i sensi), disoccupato napoletano percettore di reddito di cittadinanza, prima di coricarsi. Purtroppo per lui, non era mai riuscito ad accettare nè l’importo, nè le modalità di utilizzo consentite dalla legge, alla base del reddito di cittadinanza di cui era percettore. Una sera, però, Salvatore fece un sogno che cambiò drasticamente la sua vita: infatti durante il sonno REM gli apparve niente meno che il diavolo. Sì, avete capito bene: era proprio il maligno in persona, pronto a fare una proposta a Salvatore. In poche parole, il diavolo offriva a Salvatore una card del reddito di cittadinanza di importo mensile maggiore rispetto a quella attuale (anzichè 500 € ogni mese il saldo disponibile era pari a 666 €), e anche la possibilità di impiegare la card per acquisti di ogni genere, anche quelli che in realtà non si potrebbero effettuare mediante il reddito di cittadinanza. A Salvatore pareva un affare: “Tanto con l’anima non ci compro niente, col reddito e’ cittadinanza ci compro mille e’ cose!” pensò il mattino seguente. L’unica criticità a cui andava incontro era come mettersi in contatto con il diavolo per accettare la sua offerta. A tal proposito pensò che in fin dei conti gli unici strumenti adatti un po’ a chiunque per mettersi in contatto col diavolo fossero proprio le tavole ouija, le cui caratteristiche e il cui funzionamento aveva già avuto modo di apprendere grazie alla visione di Paranormal Activity. Salvatore si mise quindi alla ricerca di una tavola ouija da acquistare e così, tramite una ricerca su Google, trovò che su eBay un suo concittadino stava vendendo all’asta una tavola ouija al fine di liberarsene dopo la terrificante esperienza che aveva subìto una volta che ebbe la scellerata idea di utilizzarla. Nella descrizione dell’articolo vi era altresì scritto che se ne sconsigliava l’acquisto ai deboli di cuore, e che infatti la tavola era idonea solo per chi avesse avuto il coraggio di vedere in faccia il diavolo e di assistere alle sue terrificanti malvagità. Il venditore poi narrò, nella descrizione dell’articolo, che allorchè egli utilizzò la tavola ouija per evocare il diavolo, quest’ultimo, manifestatosi in tutta la sua mostruosità, compì delle efferatezze indicibili: gli spaventò il cane, gli fece saltar fuori il pesce rosso dall’acquario per poi farlo precipitare sul telecomando che – impregnato d’acqua – impazzì al punto che da quel giorno in poi sintonizzava la TV sistematicamente sul canale 666; inoltre mise in fuga la moglie e, non contento di ciò, abusò perfino della suocera. Probabilmente, proprio a causa di questo storytelling astutamente impiegato per la descrizione di tale articolo in vendita su eBay, lo stesso aveva ricevuto decine e decine di offerte, al punto che il suo prezzo aveva subìto un aumento esponenziale rispetto a quello originario. In ogni caso, Salvatore osservò che valeva pur sempre la pena di spendere una cifra che, seppure alta, poteva permettergli di conquistare quello che era l’unico strumento valido per mettersi in contatto con il diavolo. Dopotutto si trattava di un investimento: pagare questa somma per aggiudicarsi la tavola ouija, per poi ottenere un reddito di cittadinanza aumentato, che alla fine avrebbe potuto fargli recuperare quanto speso per l’asta su eBay, oltre, ovviamente, a fargli guadagnare anche delle plusvalenze date dal maggior introito derivante dal reddito di cittadinanza “demoniaco”. Inoltre pensò che la tavola ouija poteva pur sempre essere rimessa in vendita su eBay in un secondo momento, magari inventandosi una storia ancor più fantasiosa da inserire in descrizione al fine di rivenderla a un prezzo maggiore rispetto a quello dell’acquisto. Dopo tutto questo ragionamento degno di un navigato squalo della finanza, decise quindi che era sua compito l’aggiudicarsi in ogni modo possibile l’asta, impresa che di fatto gli riuscì, giacchè tra i vari offerenti era quello che aveva più tempo da impiegare per poter fare offerte prima della scadenza dell’asta stessa.
Ottenuta dunque l’agognata tavola ouija, Salvatore si adoperò prontamente per invocare il diavolo, e una volta che questi fu invocato, egli volle per prima cosa togliersi una curiosità: “Sig. diavolo, ma è vero che...che...che lei...abusa sessualmente delle suocere?”. “Salvatò, e tu sei accosì cretino da credere a ‘sta strunzata?!” gli rispose il diavolo, “Ma non l’hai capito che è ‘na fregnaccia scritta dal venditore di eBay per vendere ‘sa tavola?! Se io, sua abominevole malvagità il diavolo, veramente passassi il tempo a violentare le vecchie mi riderebbero in faccia perfino tutti e’ santi d’o’ calendario!”. “Ah, mi scusi sig. diavolo se agg’ fatt’ nu’ poco l’invadente...era ‘na semplice curiosità...”. “Quindi, Salvatò, tu mi hai scomodato giusto per farmi ‘sta chiavica di domanda?”. “Assolutamente no, sig. diavolo, i’ l’agg’ evocata perchè vorrei accetta’ la sua offerta, cioè che lei si prende la mia anima e io in cambio posso avere o’ reddito e’ cittadinanza aumentato e con la possibilità di spenderlo come meglio mi pare e piace”. “Certo, Salvatò, il diavolo mantiene sempre le sue promesse! Ora prendi un coltello dalla cucina, fatti un taglio, e con il tuo sangue scrivi questo nostro accordo. Mi raccomando però, non dovrai dire a nessuno, assolutamente a nessuno, che questo reddito di cittadinanza te lo dà il diavolo, altrimenti se poi si sparge la voce mi invocheranno milioni di pezzenti come te che mi stalkerizzeranno per avere un reddito di cittadinanza speciale come il tuo. Mi raccomando, dì sempre che è l’INPS che te lo dà e non dire mai che è il diavolo a dartelo! E tutto ciò mettilo per iscritto qui nel contratto che ora scriverai e firmerai di tuo pugno e per mezzo del tuo sangue”. “Ma certo, sig. diavolo, può stare tranquillo: anche un napoletano mantiene sempre le sue promesse. Può avere la mia parola!” rispose Salvatore al diavolo, a maggior ragione riflettendo sul fatto che effettivamente non sarebbe servito a nulla spargere in giro la voce che il diavolo offrisse un reddito di cittadinanza migliore di quello offerto dall’INPS: d’altra parte non si trattava di un lavoro di tipo piramidale (multi-level marketing), in cui egli avrebbe guadagnato una percentuale sul profitto ottenuto dal diavolo nel caso in cui avesse fatto prendere il reddito di cittadinanza “demoniaco” ad altre persone. E d’altro canto non sarebbe nemmeno stato intelligente dirlo in giro: tanto chi avrebbe mai creduto a uno che avesse detto che è il diavolo a erogargli il reddito di cittadinanza? In ogni caso, dopo che il contratto con il diavolo fu perfezionato, Salvatore notò che effettivamente questi aveva mantenuto la sua promessa: a fine mese, infatti, la ricarica non era più pari a € 500, bensì a € 666; inoltre riusciva anche a spenderlo negli esercizi commerciali in cui una normale card del reddito di cittadinanza non potrebbe essere impiegata, giacchè – ai sensi dell’art. 2 del D.M. del 19-4-2019 pubblicato nella G.U. n° 148 del 26-6-2019 – risulta bloccata per il pagamento presso le attività operanti nell’ambito del commercio di:
· gioielleria;
· pellicceria;
· gioco con vincite in denaro (gioco d’azzardo), ad esclusione della lotteria degli scontrini e giocabile limitatamente con il proprio codice lotteria;
· acquisto, noleggio e leasing di imbarcazioni da diporto nonchè acquisto di servizi portuali;
· materiale pornografico;
· servizi finanziari e creditizi;
· assicurazioni;
· servizi di trasferimento di denaro (ad esempio Moneygram o Western Union);
· armi;
· opere d’arte;
nonchè per tutti gli acquisti – seppur di beni e servizi di per sè consentiti – effettuati in club privati e in attività prevalentemente adibite al commercio dei beni e servizi sopra indicati (ad esempio l’acquisto di un normale capo o accessorio di abbigliamento in un’attività di pellicceria oppure quello di bigiotteria in una adibita a gioielleria). L’impossibilità di utilizzare una normale card del reddito di cittadinanza per gli acquisti in tali attività commerciali è data, a livello pratico, dalla mancata abilitazione della card stessa al pagamento presso i cosiddetti merchant category codes (MCC) relativi alle sopra citate attività commerciali, e che sono individuati a partire dal codice Ateco a cui è iscritta ciascuna attività commerciale alla Camera di Commercio: ad esempio non è possibile utilizzare una normale card del reddito di cittadinanza in un sexy shop in quanto il suo codice Ateco è 47.78.94 (c.d. commercio al dettaglio di articoli per adulti) e di conseguenza l’appartenenza dell’attività commerciale a tale categoria merceologica implica che i pagamenti elettronici effettuati con card del reddito di cittadinanza sono disabilitati e non è dunque possibile tecnicamente procedere con il pagamento. Però nel caso della card di Salvatore il gestore del servizio non era (più) Poste Italiane, bensì il diavolo, e quindi questo limite all’utilizzo della card non era (più) operativo. Fu così che Salvatore, liberatosi dai vincoli di Poste Italiane, impiegò il reddito di cittadinanza anche per effettuare scommesse calcistiche, giocare alle slot machine, farsi dei giri in barca e pure per comprarsi una stupenda bambola gonfiabile. E i gestori di tali attività commerciali non dubitavano di nulla, poichè le card del reddito di cittadinanza, per tutelare la privacy dei relativi percettori, sono realizzate in modo del tutto identico a delle normali Postepay, per cui i sopra citati negozianti ritenevano appunto che la sua non fosse una card del reddito di cittadinanza, bensì una Postepay, anche perchè in caso contrario i relativi pagamenti non sarebbero andati a buon fine. Tutto filava liscio per Salvatore, ma si sà, c’è sempre un incubo per i percettori del reddito di cittadinanza: il navigator. E il – o meglio, la – navigator di Salvatore era la sig.ra Gargiulo, un’affascinante milf bbw di peso totale stimato, a grandi linee, tra i 100 e i 130 kg. Ma che durante i periodi natalizi e pasquali ne poteva raggiungere anche 150. Voci di corridoio narrano altresì che la sig.ra Gargiulo fosse solita divorare i percettori di reddito di cittadinanza i quali non volessero accettare le offerte di lavoro. Ma in realtà poteva arrivare perfino a fare di peggio. Girava infatti la voce che un giorno in cui si presentò al cospetto della sig.ra Gargiulo una percettrice di reddito di cittadinanza la quale portò con sè tutti e quattro i suoi figli al fine di impietosirla – asserendo che non poteva permettersi di lavorare, altrimenti nessuno avrebbe potuto badare a quelle povere creature – la navigator, provando compassione per la sua triste situazione, decise di aiutare la signora a risolvere questo suo problema divorando il più cicciotto dei suoi quattro figli. Non a torto Salvatore era terrorizzato ogniqualvolta dovesse recarsi a colloquio con la navigator, ma con suo grande stupore quell’ultima volta che vi si recò non trovò alcuna traccia della sig.ra Gargiulo. Dapprima pensò che quest’ultima si fosse nascosta da qualche parte con l’intenzione di tendergli un agguato e quindi divorarlo, ma poi pensò che la stanza di 15 mq in cui si trovava non fosse materialmente in grado di celare la sig.ra Gargiulo. Dopo qualche minuto si presentò una bellissima bionda in abito rosso con occhi azzurri e un favoloso sorriso, la quale si presentò come la sua nuova navigator e gli confessò che dopo l’increscioso episodio del divoramento del bambino, la sig.ra Gargiulo era stata trasferita altrove (probabilmente a Poggioreale). La nuova navigator disse inoltre di rispondere al bellissimo ed elegantissimo nome di Chanel Eleanòr Cazzaniga e di essere una milanese doc abituata a una tediosa vita di agi nella ztl meneghina, e che nel tempo libero gestiva il suo account Instagram da quasi 100000 follower, quello TikTok di circa 70-80000 follower e anche quello di OnlyFans, con qualche migliaio di iscritti. Giunta però alla soglia dei trent’anni, questa vita finiva per annoiarla. Giunse infatti alla conclusione che la sua esistenza non fosse destinata a essere spesa esclusivamente in mezzo agli agi, ma anche e soprattutto in mezzo agli ultimi, ai più deboli, ai derelitti. Pensò dapprima di fare la missionaria in Africa: “Quanta sofferenza che c’è lì! Dovrei proprio aiutare quei poveretti!”, poi pensò di fare la missionaria in America Latina: “Quanta sofferenza che c’è lì! Dovrei proprio aiutare quei poveretti!” e poi pensò anche di fare la missionaria in India: “Quanta sofferenza che c’è lì! Dovrei proprio aiutare quei poveretti!”. Ma alla fine pensò pure a Napoli: “Quanta CAZZO di sofferenza che c’è lì! Dovrei proprio aiutare quei poveracci, pezzenti, straccioni, accattoni, terroni, morti di fame con le pezze al culo!” e così decise di diventare navigator e trasferirsi lì. “Ma signora...” iniziò con il dirle Salvatore, “Signorina, prego! Mi sono lasciata da poco e sono singleissima!” lo interruppe Chanel. “Ah, ma che bella noti...cioè, no, volevo dire: ma che brutta notizia! Io pure mi sono lasciato e so cosa si prova...comunque, mi scusi se l’ho interrotta, ma...”, “Ma no, Salvatore, diamoci anche del tu, tanto per me non è un problema! Anzi, non pensavo nemmeno che qui a Napoli fossero in grado di dare del lei!”. “Ecco, ti volevo dire, cara Dior...”. “Chanel, prego”. “Ah, già scusami...”. “Ma non ti devi scusare, caro, comprendo che qui a Napoli non vi potreste mai permettere articoli di simili griffe e pertanto è pienamente comprensibile che ne avete una conoscenza assai limitata e tendete pure a confonderle tra loro...”. “Sì, appunto, quello che ti vorrei dire è che le persone che come te vengono dal nord...ora non dico proprio tutte, ma molte sì, hanno dei pregiudizi verso Napoli e i napoletani che poi però non sono la realtà: ad ese...”, “Però, vedi Salvatore, io mi sono trasferita da poco qui e i napoletani che ho conosciuto in precedenza erano tutti dei poveracci che si erano trasferiti a Milano in cerca di guadagno facile, poi erano rozzi, cafoni, e soprattutto bugiardissimi! C’era il parcheggiatore abusivo che diceva che il parcheggio era custodito, ma che quando si riempiva se ne andava via; c’era il pusher che diceva di vendere autentica coca colombiana ma in realtà era una schifezza tagliata male; c’era il...”. “Ma Chanel, ti posso assicurare che non siamo tutti così! Io ad esempio tutto sono tranne che rozzo, tirchio e bugiardo!”. “Bè, lo spero per te perchè io questi difetti proprio non li sopporto...e soprattutto una cosa che detesto in un uomo è il fatto di dire le bugie! L’uomo bugiardo è l’uomo peggiore che una donna possa incontrare!”. “Certo, Chanel, hai perfettamente ragione! Anzi, ti faccio i complimenti per la tua intelligenza! Sei una ragazza molto sveglia, oltre che molto carina ed elegante!”. La navigator ringraziò dunque Salvatore per i complimenti e poi passò a quello che era il suo lavoro: trovarne uno per lui. Iniziò con il chiedergli che tipo di lavoro volesse trovare, al che egli le rispose che si voleva dare alla politica, poichè i politici “Non fanno un cazzo dalla mattina alla sera e percepiscono tanti soldi pubblici”; a quel punto la navigator gli chiese se avesse mai avuto esperienze lavorative di questo genere e Salvatore le rispose: “Certo, lo sai che sono un percettore di reddito di cittadinanza: non faccio un cazzo dalla mattina alla sera e percepisco tanti soldi pubblici! Dandomi alla politica non farei altro che continuare a fare ciò che già faccio ogni santo giorno!”. “Sì, ma in politica, una volta eletti, ci sono varie cariche pubbliche: cosa vorresti fare nello specifico?”. “Il ministro”. “Come mai proprio il ministro?”. “Perchè se uno come Giggino Di Maio – che non ha mai studiato nella vita e non ha mai fatto un cazzo tranne che vendere le noccioline allo stadio – lo può fare, allora chiunque lo potrebbe fare! Anzi, io pure meglio di lui: se fosse stato lui a pronunciare questa frase avrebbe detto chiunque lo potesse fare!”. “E per caso hai delle preferenze in termini di ministero?”. “Mah, non so se c’è un ministero dove si guadagna di più...forse quello dell’Economia”. “Va bene, allora scrivo che aspiri al posto di futuro Ministro dell’Economia. Magari laddove in futuro in un nuovo governo volessero qualche capro espiatorio da mettere lì in veste di tecnico tanto per aumentare le tasse, allora ti potrebbero assumere”.
Conclusosi il colloquio con la signorina Cazzaniga, Salvatore però ne approfittò per chiederle se avesse dei programmi per quella sera, e lei le rispose che in realtà non conosceva ancora nessuno/a a Napoli e per tale motivo non usciva. Salvatore colse la palla al balzo: la invitò a uscire dicendole che l’avrebbe portata a farle fare un giro della sua città con lui in veste di Cicerone, e che poi l’avrebbe portata in un locale tipico a mangiare la pizza in compagnia dell’intrattenimento musicale di qualche neomelodico. Chanel accettò con piacere e, una volta finita la serata, confessò a Salvatore di essere stata benissimo quella sera: “Che bella serata che ho trascorso con te, Salvatore! Ho fatto mille storie su Instagram! Tutta la spazzatura per strada che ho visto, poi, quella sì che è autentica arte moderna, anche più originale di tutte le diavolerie che si possono vedere alla Design Week! Per non parlare di quel bravissimo cantante neomelodico che abbiamo avuto il piacere di ascoltare! Non era solo arte, era qualcosa di più...direi che fosse come una musicoterapia! Infatti mi ha fatto immediatamente guarire da tutta la stipsi che avevo accumulato durante il viaggio!”. “Chanel, sono felicissimo che ti sia trovata bene con me, anche io lo sono stato in tua compagnia e mi farebbe tanto piacere poterti rivedere!”. In breve, Salvatore e Chanel si innamorarono e iniziarono una storia. E Salvatore era così preso da lei al punto da buttare via la nuovissima bambola gonfiabile che aveva acquistato e iniziò altresì a valutare l’ipotesi di una eventuale convivenza (tanto la bambola gonfiabile l’aveva buttata). Fu così che un pomeriggio che erano usciti insieme Salvatore le disse: “Chanel, tesoro, io vorrei tanto che venissi ad abitare da me: potresti risparmiare sull’affitto del tuo appartamento e poi potresti avere lo stato di famiglia con me. In tal modo tu saresti a mio carico e potrei beneficiare di un aumento del reddito di cittadinanza!”. “Ma amore, se io dovessi essere a tuo carico dovrei lasciare il lavoro di navigator, e poi a quel punto potrebbe arrivarne un altro o un’altra al posto mio che a differenza mia te lo troverebbe veramente un lavoro!”. “Giusto, tesoro, non ci avevo pensato! Sei veramente intelligentissima e sono orgoglioso di come stai iniziando a ragionare da vera napoletana! Solo che tu, a differenza loro, sei molto più bella, dolce, elegante, raffinata [...]” e poi tutta una tiritera di complimenti triti e ritriti ripetuta in loop, che qui si vuole evitare dal momento che già si è impiegato (troppo) tempo per illustrare le caratteristiche tecniche del reddito di cittadinanza. Mentre Salvatore era impegnato a fare complimenti a caso con il solo intento di arruffianarsi Chanel, i due passarono dinanzi a un negozio di pellicce, e lei gli fece: “Oh, tesoro, ma stavo proprio pensando che ora che si avvicina l’inverno sarebbe il caso che io mi prendessi una pelliccia...forse ho sbagliato io a non portarmela da Milano ma quando sono partita faceva ancora caldo, poi non pensavo che a Napoli la temperatura potesse scendere sotto ai 20°...magari ora che risalgo a Milano per Natale mi riporto quella che ho a casa di mamma e...”. “Ma no, amore, non ti devi preoccupare, se vuoi te la posso anche prendere io questa pelliccia, anche ora”. “Però non penso che una pelliccia comprata qui a Napoli sia elegante, vistosa e di qualità come una che si vende a Milano. Non penso che possa ottenere lo stesso numero di like e comme...”. “E invece io penso di sì, perchè come t’agg’ detto tantissime volte, Napoli non te’ nulla da invidià a Milano! Semmai sarà o’ contrario...mo te la regalo io la pelliccia che tanto stavi guardando e vedrai che farai un figurone al punto da scuordarti pure ch’esistono e’ pellicce a Milano!”. Dopo questa arringa, che non aveva solamente l’obiettivo di ingraziarsi la fidanzata, ma anche il nobile fine di dimostrare la superiorità della civiltà napoletana su quella milanese e, più in generale, su quella di qualsiasi città, comune e frazione del nord (e forse anche del centro), Salvatore portò baldanzoso Chanel all’interno della pellicceria, le fece misurare la pelliccia oggetto della disputa, la riempì di tutta una serie di complimenti sentiti e risentiti, del tipo “Amore, sei bellissima, una vera top model, non ho mai visto una donna più bella di te e con la tua eleganza, vestita così farai morire di invidia tutte le altre donne d’o’ rione [...]” e così via in un tripudio di mielosità che non è degno di essere riportato in una lettura non destinata a zitelle tardone che sognano di innamorarsi di una qualche sorta di principe azzurro conosciuto casualmente tra le corsie del discount. Ovviamente Salvatore acquistò la suddetta pelliccia con il reddito di cittadinanza e poi, per poter raccogliere quanto aveva seminato, ritenne giusto a quel punto portare la signorina Cazzaniga a casa sua per poter “Stare un po’ assieme”. Tuttavia il suo piano di ottenere qualcosa in cambio della pelliccia era destinato a naufragare: stranamente Chanel sembrava triste e distante da lui, tant’è che Salvatore le chiese se c’era qualcosa che non andava, e lei gli rispose facendogli notare che lui era riuscito ad acquistare una pelliccia, in un negozio che vendeva pellicce, tramite la card del reddito di cittadinanza: “Salvatore, ma tu...tu hai...comprato una pelliccia!”. “O’ vero! E mò te ne sei accuorta?”. “Ma l’hai pagata col reddito di cittadinanza!”. “Embè? Era pure in saldo e agg’ risparmiato o’ 50%. Certo, se non la prendevo proprio risparmiavo o’ 100%, ma poco male, tanto so’ soldi d’o’ stato...”. A quel punto la signorina Cazzaniga gli chiese pure come mai era riuscito a effettuare questo acquisto, dal momento che in realtà non sarebbe stato materialmente possibile. Dovendosi di conseguenza arrampicare sugli specchi, Salvatore si inventò, da bravo napoletano, una storiella che lo dipingeva al pari di Eddie Murphy nel film in cui impersonava un principe il quale si fingeva povero al fine di poter conoscere la donna dei suoi sogni, che lo avrebbe amato per quello che era veramente e non per il suo titolo, nè per il suo patrimonio. Infatti Salvatore le disse che si fingeva un percettore di reddito di cittadinanza per poter essere giudicato solo per le sue virtù e non anche (e soprattutto) per il suo patrimonio mobiliare ed immobiliare: suo padre sarebbe infatti un magnate delle telecomunicazioni, dell’edilizia, della finanza e dello sport, che stava altresì valutando di darsi alla politica dal momento che diceva sempre che “Napoli è la città che amo” e pertanto la voleva migliorare diventandone il sindaco. A questo punto Chanel – che dal canto suo evidentemente era rimasta incantata da una così raffinata dialettica – gli rispose: “Ma chi cazzo è tuo padre?! Un Berlusconi terrone?!? E comunque inventatela meglio questa storiella, perchè se un imprenditore vuole fare soldi e prendere voti in questa fogna di città dovrebbe piuttosto avviare un’attività nel settore dello smaltimento dei rifiuti!”. Preso di contropiede, Salvatore non sapeva assolutamente più cosa dire, e intanto Chanel rincarava la dose: “Ma quale ricco e ricco, se io l’ho visto il tuo isee di merda e in confronto a te il barbone che vive lì alla metro è Elon Musk! Sei un povero di merda, sfigato e perfino bugiardo! E tu lo sai quanto ODIO gli uomini bugiardi! Ora se non mi racconti tutta la verità ti pianto in asso e poi per sfregio ti trovo pure un lavoro!”. Oramai disperato, Salvatore le rispose: “Chanel, t’agg’ dice na’ cosa...”. “Sì, allora dimmela e dimmela non in quella lingua zotica, che sembrate tutti figuranti trombati ai provini per Gomorra”. “Allora, io ti potrei dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità...ma non posso”. “Ah, e come mai?? Per caso voi napoletani siete così abituati a inventarvi cazzate che vi siete scordati che si possono pure dire cose vere?!”. “Non posso, Chanel, non posso...e in ogni caso non mi crederesti neanche”. “Allora in questo caso per me è FINITA!”. “No Chanel, non mi dare un dolore del genere! Senti, ora te lo dico, a prescindere che tu mi creda o no: quella che tengo io non è una card del reddito di cittadinanza qualsiasi, è una card che mi ha dato...”. “La posta, immagino...”. “No, peggio”. “L’INPS...?”. “No, peggio”. “Di Maio in persona??”. “No, ancora peggio”. “E cosa cazzo c’è di peggio della posta, dell’INPS e di Di Maio?”. “Il diavolo! La card me l’ha data il diavolo! Ma tanto lo so che tu non ci crederesti mai...”. Con suo sommo stupore, però, Chanel gli rispose: “Ma certo che ti credo!”. A Salvatore stava per un istante tornando il sorriso, ma subito dopo accadde un fatto indicibile. Da un momento all’altro Chanel era infatti scomparsa, e al suo posto era apparso lui, il diavolo, il quale gli disse: “E perchè non ti dovrei credere?? Lo so benissimo che sono stato io a darti la card!”. “No, Chanel...”. “Ma Chanel ero io! Non hai notato per caso che sono comparsa nella tua vita subito dopo che abbiamo siglato quel contratto? E non ti sei mai interrogato sul come mai una bellissima ragazza di Milano centro si sia messa insieme proprio a un pezzente di napoletano senza neanche un lavoro??”. “Ma se io avevo il reddito di cittadinanza aumentato...”. “Sì, ma pur sempre pari a soli 666 € al mese, quando invece c’è chi ne percepisce molti di più e inoltre come lavoro in nero spaccia pure: di conseguenza così facendo guadagna almeno dieci volte più di te!”. “Mi spiace sig. diavolo, non c’avevo proprio pensato a tutte ‘ste cose...”. “Ma infatti non hai pensato a tante cose, tra cui in particolare che non avresti mai dovuto dire che ti ho dato la card del reddito di cittadinanza! E hai perfino osato affermare che sono peggio delle poste, dell’INPS e addirittura di Giggino Di Maio!”. “Sì, infatti sono stato un vero deficiente, mi perdoni...cosa posso fare per espiare questa colpa?”. “Vuoi espiare questa colpa? Allora la espierai con il fuoco e le fiamme, che cancelleranno ogni tua colpa...e anzi, che ti cancelleranno proprio definitivamente dalla faccia della Terra!”. Un istante dopo il diavolo diede fuoco al povero Salvatore scatenando un immenso incendio, che lambì l’intero suo appartamento, e fece aprire sul pavimento un varco contenente le porte d’accesso all’inferno, in cui lo fece sprofondare. E mentre stava suo malgrado varcando la soglia degli inferi, il povero Salvatore pronunziò le sue ultime parole: “Maledetta quella cazzo di Cazzanigaaaaa...”. Dopodichè, una volta giunto all’inferno, il povero Salvatore fu assegnato a uno speciale girone in cui erano destinati a passare l’eternità altre anime dannate che nel corso della loro esistenza terrena avevano percepito il reddito di cittadinanza. E la loro pena consisteva nel dover stare ai lavori forzati dalla mattina alla sera per poi dover mantenere dei diavoli i quali non facevano un cazzo dalla sera alla mattina. Intanto, sulla Terra, il triste avvenimento della scomparsa del povero Salvatore – il quale, a dispetto del nome, non era stato in grado di salvare nè se stesso nè, soprattutto, il suo reddito di cittadinanza – portò alla genesi mediatica di quello che veniva visto come un vero e proprio mistero: l’appartamento era stato divorato dalle fiamme, Chanel e Salvatore erano dati per morti, ma dei loro cadaveri non vi era traccia. Questo, però, fino a che una testata locale non pubblicò una fake news in cui ritraeva dei cadaveri carbonizzati uniti tra loro in un ultimo eterno abbraccio (ovviamente una foto d’archivio) e in cui l’autrice dell’articolo scriveva che si trattava dei corpi senza vita di Salvatore e Chanel, i quali si diedero fuoco affinchè si potesse compiere il loro suicidio passionale, fatto di cui avevano già parlato ad altri amici e parenti. Seguivano dunque le testimonianze di persone che si presentavano come amici intimi della coppia o comunque come loro cugini, zii e congiunti di ogni ordine e grado. In generale, questi “testimoni” – molto probabilmente pagati dalla stessa testata giornalistica o quantomeno complici in cambio di un po’ di fama e visibilità – sostenevano che Salvatore e Chanel stavano da tempo attraversando un brutto periodo: lei era infatti angosciata all’idea di non riuscire a trovare un lavoro al tanto amato fidanzato, e lui si sentiva oppresso dal fatto che fosse lei a lavorare mentre lui percepisse solamente il reddito di cittadinanza. Questa situazione di disagio, protrattasi da tempo, ebbe fine con la decisione dei due di compiere un gesto estremo: togliersi la vita per salvare onore e dignità. Questa storia, nonostante palesemente inventata, fu accolta unanimemente come vera in quanto molto coinvolgente e appassionante, nonchè scritta in modo altresì convincente. Dato che poi fu ripresa da altri quotidiani e media, anche di stampo nazionale, iniziò pure a circolare tra i tanti gruppi di Facebook e le tante chat di Whatsapp dei percettori del reddito di cittadinanza, al punto che la storia di Salvatore venne di fatto mistificata al fine di descrivere i percettori di reddito di cittadinanza come “sante persone, oneste, con dei sentimenti e un grande cuore”. Tale descrizione venne utilizzata per essere contrapposta a quella data dalla maggior parte dell’opinione pubblica, che invece li ritraeva come “parassiti nullafacenti che campano alle spalle della società”. Ma soprattutto questa storia aveva fatto nascere una nuova speranza per tutti i napoletani, anche per quello più sfigato, consistente nel fatto che perfino un poveraccio disoccupato di Napoli può essere in grado di conquistare il cuore (e non solo quello) di una bellissima ragazza del nord bionda, magra, con occhi azzurri, uno stupendo sorriso e un lavoro statale.
Furono proprio queste leggende sul conto del povero Salvatore a far sì che divenisse suo malgrado una “vittima del mercato del lavoro che non c’è”, con conseguente copioso seguito di percettori del reddito di cittadinanza i quali oramai lo veneravano alla stregua di un martire, e pertanto fu conseguentemente deciso di celebrare i suoi funerali all’interno del duomo di Napoli, ove per l’occasione fu anche realizzato un affresco raffigurante il suo gesto estremo di darsi fuoco in compagnia della sua amata. A porgere l’ultimo saluto al povero Salvatore parteciparono migliaia e migliaia di percettori di reddito di cittadinanza, ma anche lo stesso diavolo, il quale per celare la sua identità pensò bene di assumere l’identità e le sembianze del Gabibbo (con tanto di veline ad accompagnare la sua presenza). Alla cerimonia funebre era presente pure Giovanni il cane buono, il quale prese la parola dicendo agli astanti: “Quando tornerete alla Casa del Padre” – e tutti i presenti, da bravi napoletani, fecero le corna e si toccarono gli attributi – “Troverete il povero Salvatore; date a lui un santino di Padre Giggino Pio Di Maio e ditegli: questo è il ricordino del cane buono!” e dunque espulse dalla cavità anale un santino raffigurante Padre Giggino Pio. Alla visione di un tale prodigio, la folla immaginò che ciò fosse opera di san Gennaro, e altresì si interrogarono sull’accaduto ponendosi domande di natura scientifico-scatologica del tipo: “Questo sarà o’ cane di nu’ santo se caga pure e’ santini!”, “Ma cosa gli daranno a mangiare??”, “Però o’ santino l’ha fatto proprio a cazzo di cane!”, “Semmai a culo di cane!”, “Per averlo fatto a culo va ‘bbuone accosì...” e via discorrendo. Intanto san Gennaro stava percependo che nel duomo si era intrufolata una presenza demoniaca, e così ne approfittò per incaricare Giovanni di rintracciare il maligno e di cacciarlo dal tempio. Il cane buono fiutò infatti una presenza non umana, che dunque sospettò fosse quella demoniaca di cui gli aveva confidato il santo: di conseguenza si avvicinò al Gabibbo demoniaco e lo spisciò per bene (altro non fece poichè i bisogni solidi li aveva fatti poco prima). Il diavolo-Gabibbo – oramai impregnato di urina – non volendo però far vedere di doversi ritirare per causa di un cane, inscenò un coup de théâtre al fine di mascherare la sua fuga: prese così sotto braccio le veline e, in procinto di lasciare il duomo, disse alla folla: “Hey bella gente, belandi! Noi andiamo a divertirci un poco! A tutti voi che rimanete auguriamo un felice e gioioso buon funerale, ahahahah!”. Dopo aver cacciato il diavolo dal tempio, Giovanni il cane buono tornò al cospetto di san Gennaro e gli chiese una ricompensa per quello che aveva fatto, pensando che: “San Gennaro, in quanto santo, magari mi darà un bell’osso sacro!”. In realtà, però, il santo concesse a Giovanni dell’incenso che si trovava all’interno del duomo, dicendogli che avrebbe dovuto riportare a casa questo tipo di profumatore ambientale per la cameretta dei bambini a cui voleva tanto bene, e non più quello che gli riportava di consueto dal negozio di smart drugs. Giovanni, da cane molto serio, perspicace e intelligente quale era – oltre che buono – rispose al santo che da quel giorno in poi avrebbe riportato ai bambini sempre il consueto tipo di profumatore ambientale, poichè riteneva che i pargoli, nella loro cameretta, gradissero molto di più il THC dell’incenso. San Gennaro, il quale già rischiava ogni giorno l’esaurimento nervoso per avere a che fare con i napoletani, ritenne che non poteva permettersi il lusso di riportare anche i cani sulla retta via, e pertanto gli rispose: “Senti un po’ Giuvà, tu fa pure come ti pare...al limite l’incenso, se non lo vuoi portare ‘inn a’ cameretta d’e’ creature, portalo ‘inn a’ cuccia tua, così almeno qualche cosa la profuma pure!”.