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Autore: FanGirlWithK    13/08/2023    0 recensioni
«Ci vediamo tra sessanta giorni.» si promettono.
E ci credono davvero, che la distanza non cambierà nulla, che la relazione si vive in due e che le persone attorno a loro non possono modificare il corso degli eventi. Ci credono tutti.
Ma potranno dire ancora di amarsi quando spunteranno il sessantesimo giorno nel calendario?
---
Ogni riferimento a cose o persone reali è puramente casuale.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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08:03 a.m. PST, Los Angeles, United States of America.
Twenty-fifth day.

L'unica cosa in cui sperava Jackson era di non ritrovarsi Jinyoung davanti la porta non appena Kevin l'avrebbe aperta.

Con la sfortuna che aveva addosso, la prima cosa che sentì fu la voce del fidanzato che urlava.
"Dov'è la piastra, Kevin?"
La risposta arrivò da una delle camere da letto. "Kevin è uscito un attimo, dovrebbe essere nel bagno da questo lato!"

Kevin ridacchiò sentendo le pantofole di Jinyoung strisciare contro il pavimento. Rise ancora di più quando Jinyoung, correndo verso il corridoio, si ritrovò a sbattere la faccia contro la porta d'ingresso della zona notte.

"Il tuo livello d'attenzione non è migliorato di una virgola." Jackson aveva accennato un sorriso per un attimo, ma si era spento subito.
Il sorriso che Jinyoung fece in quel momento, invece, riuscì a resistere per qualche intenso secondo.

Voltò lo sguardo incredulo verso il fidanzato, gli occhi erano pietrificati su di lui, che intanto si era avvicinato per controllare il bernoccolo che gli si era formato sulla fronte.
Jackson prese l'altro per il braccio e lo portò in cucina, dove prese del ghiaccio per poggiarglielo sulla fronte.
Jinyoung, superata la fase di shock, mise le mani a coppa sulle guance dell'altro, sorridendo ancor più di prima.

Ma Jackson si allontanò, lasciando cadere anche il ghiaccio. "Non baciarmi, non toccarmi, vorrei che non mi parlassi nemmeno." La sua espressione era congelata, sembrava stesse guardando il nulla.
Jackson aveva notato che il tono della pelle del fidanzato era più pallido dal loro ultimo saluto all'aeroporto di Incheon.

Il sorriso di Jinyoung morì in quel momento. La persona che gli aveva promesso di non lasciarlo mai andare si era appena allontanato da lui, quasi come se fossero due sconosciuti. In quell'esatto istante si rese conto della gravità della situazione. "Come lo sai?"

"Sono arrivato ieri sera, volevo farti una sorpresa. Solo che la sorpresa l'hai fatta tu a me. Davvero non ti sei accorto di nulla?"
Jinyoung abbassò lo sguardo d'istinto. Non aveva nemmeno avuto il tempo di pensarci, a quello che era successo. Sapeva di aver pianto parecchio, durante e dopo. E non aveva fatto altro che pensarci, ma non davvero.
Un sospiro coprì i pensieri di entrambi e Jinyoung alzò lo sguardo verso l'altro.

"E pensare che ancora ti dedicavo canzoni tutto il giorno, mentre tu qua ti divertivi con... – si fermò, sapeva che in qualunque modo l'avrebbe chiamato non sarebbe stato appropriato – lui." un piccolo sorriso ferito si fece largo sul suo viso prima che smettesse di guardare il ragazzo dai capelli neri e lo oltrepassasse per uscire dalla stanza.

Nella sua testa questa scena era decisamente più cruenta, ma la voglia di urlare contro Jinyoung passò nel momento stesso in cui sentì la porta del bagno aprirsi.
Decise di andare via da quella casa prima che la testa gli esplodesse.

*

"Hey, tutto bene? Jinyoung deve averti distrutto." Kris aveva la voce assonnata, probabilmente era stato svegliato dalla chiamata del maggiore qualche attimo prima.
"In modo diverso da quello che pensi, ma sì." si sedette sul divano che si trovava a lato della stanza subito dopo aver appoggiato lo zaino per terra.

"Ah, il volo è stato spostato a domani mattina, hai un altro giorno da passare con il tuo ragazzo. Contento?" disse Kris mentre gli passava una bibita.
Jackson alzò la testa e rivolse uno sguardo inferocito all'altro.

"Credi che se fosse ancora il mio ragazzo sarei qua, Kris?". Dopo di che accettò la bibita e si mise a sedere composto.

Kris iniziò a farsi domande su domande, l'espressione sul suo viso era abbastanza chiara. "Scusami..."
"No, scusami tu, non ho il diritto di prendermela con te... Cosa vuoi sapere?"

Un piccolo sorriso riempì il volto di Kris. "Non c'è il tuo migliore amico qui?"
Ne seguì un colpo di tosse, poi una piccola risata. "Sei furbo, Kris. Dici sempre le cose giuste per destabilizzare le persone."
Lo sguardo del minore però lo convinse a parlare. "Prima di tutto, Jinyoung vive a casa sua."

Il telefono di Kris iniziò a squillare, e Jackson respirò a pieni polmoni, come se si fosse tolto un peso enorme dalle spalle. Solo che non smetteva di far male.
"Rispondo un attimo e arrivo, tu devi ancora dirmi qualcosa." Il ragazzo si allontanò per andare nel balcone della stanza e Jackson stirò la schiena, per poi alzarsi.

Qualche attimo dopo, mentre lui apriva una barretta ai frutti di bosco trovata nel frigo, bussarono alla porta.

Aprendo, si trovò davanti Kevin, che aveva un sorriso tirato, e al suo fianco qualcuno che non si sarebbe mai aspettato di vedere con l'umore che aveva in quel momento. "Third?"

I due ragazzi si salutarono calorosamente. Jackson pensava che, in vita sua, avrebbe visto quel ragazzo solo quando sarebbe stato felice e con tanta voglia di far festa. E di ubriacarsi.

"Non so chi siate ma... potete entrare." Kris era appena rientrato.
Kevin e Third si presentarono ed si accomodarono.
"Non mi hai nemmeno mandato un messaggio. Non ci vediamo da quasi un anno."

Jackson scosse la testa e sorrise. "Ti ho detto che mi sarei fatto vivo appena sarei stato libero. Evidentemente non lo sono." Rivolse uno sguardo a Kevin, che si difese subito alzando le mani. "Gliel'ho detto per sbaglio che eri a Los Angeles. Mi ha minacciato."

Kris rivolse uno sguardo curioso verso Kevin mentre tornava a sedersi sul letto. "Per caso noi due ci conosciamo?"
Kevin negò con il capo, ridacchiando. "Non mi sembra possibile."

"Comunque, stasera siete entrambi liberi, vero? Se non lo siete, liberatevi lo stesso. È il compleanno di Matthew, e gli farà parecchio piacere vederti. Cerca di trascinarti anche Jinyoung, ha detto che non può venire, studia troppo e Ray non ha la minima influenza su di lui."
Kevin si mise una mano sulla fronte, "Okay Third, è meglio se ce ne andiamo ora."
"Va bene, ci vediamo stasera. Ci conto, bellezza." Fece l'occhiolino al più piccolo della stanza e rise, per poi uscire.

"Jackson, vieni un attimo." Kevin si posizionò appena fuori dalla stanza e il nominato lo raggiunse.
"Vieni alla festa, se sei ancora qui a Los Angeles. I ragazzi non ti vedono da quasi un anno, e poi magari ti distrai un po'." i due si guardarono per poi scambiarsi un sorriso.
"Mi hanno spostato il volo, quindi va bene. Ci sono."

Quando Jackson rientrò nella stanza trovò Kris con uno sguardo perplesso. "La cosa da raccontarmi riguarda Jinyoung e il tuo migliore amico, vero? Ho iniziato a fare qualche ipotesi, e nessuna di queste è particolarmente bella." chiese, diretto.

Nel momento in cui Jackson annuì, lo sguardo di Kris si trasformò in un misto di sensazioni, più negative che positive. "Noi due stasera andremo al compleanno di quel Matthew, anche se c'è il mezzo maniaco. Hai bisogno di distarti."

Il maggiore ridacchiò appena, "Intendi Third per mezzo maniaco? È solo un po' più estroverso del normale, ma è etero ed è un tesoro, fidati."
Kris rispose scocciato. "Mai detto il contrario... Aspetta, hai detto etero? Che spreco."
In fondo Jackson non era solo, e in quel momento non poteva esserne più grato. Sapeva che se si fosse ritrovato solo anche per pochi minuti non si sarebbe ripreso per giorni.

 

   
 
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