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Autore: BigGirl08    15/08/2023    0 recensioni
[Un Professore]
La tranquilla vita di due innamorati viene sconvolta dalla decisione di uno dei due di allontanarsi dall'altro.
Dal testo: [...] Arrivi ad un punto in cui non sai se a soffocarti è il dolore, la rabbia o la consapevolezza che qualsiasi cosa tu faccia non sarai in grado di portarla a termine come si deve.
Arrivi ad un punto in cui vorresti che questo dolore ti schiacciasse nel minor tempo possibile perché soffrire comporta un dispendio di energie che tu non hai neanche più.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Roma, ottobre 2032

 

Amore mio,

se stai leggendo questa lettera...no, non sono morto, però sicuramente non sono in grado di affrontare un discorso a voce, oppure quell'infame di Daniele ha infranto la nostra promessa e ti ha dato questa lettera prima del tempo.

La prima cosa che voglio fare è chiederti scusa.

Ho sbagliato.

Ho sbagliato consapevole di farlo.

Non volevo che soffrissi per me, solo ora sto capendo che, non solo stai soffrendo lo stesso, ma che ho privato te e me stesso del calore e dell'amore che ci saremmo potuti dare l'un l'altro.

Volevo renderti libero e solo Dio sa quanto mi sia costato mentirti, rinunciare alla tua vicinanza, all'unica persona che sarebbe stata in grado di alleviare le mie sofferenze.

Volevo solo proteggerti, nient'altro.

Non so come andranno le cose, ma promettimi che, qualunque sarà il mio destino, ti prenderai sempre cura di te, che non ti lascerai andare, che, se dovesse andare male, proverai a ricostruire te stesso e a costruire quella famiglia che, insieme, abbiamo sempre desiderato.

Tu sei forte, lo sei sempre stato, hai una vita davanti, non privartene per vivere nel ricordo di ciò che poteva essere e non è stato.

E io ti sarò sempre accanto, non ti lascerò solo neanche un istante, te lo prometto.

Perdonami se puoi.

 

Simone.



 

Dicono sia il ciclo della vita.

Dicono sia normale, all'interno di un tempo più o meno esteso, dover affrontare gioie e dolori.

Provano a prepararti a quello che stanno per dirti, ci girano attorno, provano ad indorarti la pillola.

 

Guardano la tua faccia pallida, le tue occhiaie profonde, i tuoi occhi rossi e ti dicono che passerà. Ché magari è anche vero, la tua faccia tornerà rosea, le occhiaie spariranno e gli occhi non saranno più rossi, forse tornerai anche ad accennare un sorriso, ma il cuore, quello sarà sempre in mille pezzi e tu fingerai che non sia così e loro ci crederanno.

 

Dicono che il dolore sia il contrario della felicità, che solo se sei stato davvero felice sai, poi, riconoscere il dolore.

E, in effetti è così. Lo riconosci nella testa che gira, nell'aria che viene a mancare, nelle ginocchia che si piegano mentre tu stai lì, in bilico tra il lottare e l'affondare.

E alla fine scegli di lottare, perché tu mica sei così stronzo, tu le promesse le mantieni.

 

Ma lottare è difficile.

Prometti che ti rialzi, che non ti lasci sopraffare dal dolore che una manciata di parole è stata in grado di provocare, perché non sai che fare e allora prendi tempo.

E tutto quel dolore vorresti urlarglielo in faccia, vorresti fargli sentire anche solo un quarto del male che senti tu.

E ci provi pure, ci vai lì, con l'intento di fargli sentire quello che provi, di farti girare il coltello nel petto, ché se questo cuore deve sanguinare, è giusto che sia lui il primo a vederlo. 

Ma quei maledetti bip sono un pugno nello stomaco che ti riporta alla realtà.

 

Esci da lì e dentro di te ripeti perché non io?

Perché non io che nella vita ho sbagliato tutto? Che ho fatto male, ho fatto soffrire e merito di essere ripagato con la stessa moneta?

 

E ti maledici. 

E crolli. Di nuovo.

 

Che tutti dicono che sei forte, lui per primo, e tu non puoi deluderlo, non puoi crollare.

E ti chiudi in te stesso.

Non lo fai nemmeno per tua volontà, succede e basta. 

Anneghi in quel mare di dolore finché non trovi una mano pronta a tirarti su da quella distesa di niente.

Se la trovi.

 

I giorni scorrono. 

Ti sembrano tutti così maledettamente uguali, bagnati da lacrime salate ed intrisi di una solitudine a cui non riesci a far fronte.

 

Ti vesti di illusioni, ti nutri di speranze mentre i ricordi violentano la mente.

 

Un circolo vizioso che si consuma tra il letto dal quale non riesci ad alzarti e il bagno, fedele conoscitore di ogni tua debolezza.

 

E ti dicono io ci sono e forse ci sono davvero, ma tu non li senti.

 

In verità non senti più niente. 

 

La pioggia che si infrange sull'asfalto, le macchine che sfrecciano per le strade.

 

Il telefono che squilla.

Il campanello che suona.

 

Non senti niente.

 

E ti dicono io ci sono e ci sono davvero, ma tu non li senti.

 

Solo quella maledetta vocina che ti spinge a smetterla, che ormai sei un morto che cammina, un peso per te e per gli altri, un vuoto a perdere.

E ci pensi pure ad assecondarla, ma c'è sempre quella promessa che ti rimbomba nella testa e ti dà quel briciolo di spinta, se non per vivere, quantomeno per sopravvivere.

Sei stordito.

 

Stai annegando nel tuo fottuto dolore e quella mano non la vuoi neanche più. 

 

Tutto quello che avevi promesso lo stai mandando a puttane.

 

Bravo. 

Fallisci anche questa.

 

Non gli hai dato una soddisfazione quando eravate felici, pensavi di farlo ora? Povero illuso.

 

Arrivi ad un punto in cui non sai se a soffocarti è il dolore, la rabbia o la consapevolezza che qualsiasi cosa tu faccia non sarai in grado di portarla a termine come si deve. 

Arrivi ad un punto in cui vorresti che questo dolore ti schiacciasse nel minor tempo possibile perché soffrire comporta un dispendio di energie che tu non hai neanche più. 

 

E da quel maledetto ottobre in cui quella lettera era arrivata fra le sue mani, Manuel aveva sperimentato quasi tutte queste sensazioni.

 

Era una città completamente rasa al suolo da un terremoto.

Ma il terremoto lascia sempre l'orologio sul campanile che segna l'ora del disastro.

 

E quella lettera lo aveva annientato.

Pezzo per pezzo.

Organo per organo.

 

Tranne quel maledetto muscolo involontario che pulsava ancora.

 

E come al tiro alla fune, il cuore tirava da un lato, le sabbie mobili dall'altro.

 

Stava a lui scegliere dove sbilanciarsi, se mantenere quella tacita promessa fatta a Simone o se farsi inghiottire da quel mare di fango che lo teneva per i piedi.

 
   
 
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