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Autore: Brume    19/08/2023    0 recensioni
Koi, 35 anni, è uno scrittore. E' stato cresciuto da sua nonna nei pressi di un tempio ma, poco più di adolescente, ha iniziato a girare il mondo a causa del lavoro di sua madre. Gli ultimi sette anni della sua vita è vissuto a Parigi dove, tra le altre cose, ha incontrato l' amore della sua vita ; ma, quando Lei tragicamente muore, tutto il mondo gli crolla addosso. La storia parte da qui, da un uomo che fugge per ritrovare sé stesso, sviluppandosi poi tra sentieri e strade che nemmeno l'uomo pensava minimamente di percorrere.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il locale, quella sera, era colmo di persone.

Strano, pensò l’ uomo seduto su di un divanetto verde dall’ aria retrò posto nell’ angolo della sala.
Lo sguardo vagò dallo schermo del pc al rumoroso tavolo alla propria destra ; non che gli dispiacesse avere intorno gente, ma si era reso conto ben presto che con tutto quel fracasso non avrebbe potuto scrivere neppure una riga del romanzo che stava cercando di portare a termine da ormai tre settimane. Madeline, la cameriera in servizio  -nonché co proprietaria del locale -  stava osservando l’ uomo solitario da un po' e, silenziosa, decise di avvicinarsi.
 “Vuoi salire da me? Robert non c’è, starà via tutta settimana; non sarai disturbato da nessuno, te lo assicuro. Quasi tutti i condomini sono partiti per le vacanze natalizie”  
Koi , che in quel momento era tornato a fissare lo schermo del portatile, sorrise.
“Sei sempre molto gentile” rispose in francese, divenuta oramai la sua seconda lingua “ tuttavia credo tornerò nel mio appartamento. Madeline, sono contento per i tuoi affari e come sai amo questo posto ma stasera…non è sera! Credo ti saluterò, ora. Ci vediamo domani pomeriggio, se sei libera: ho una cosa da darti, prima di tornare in Giappone.”  La donna non ebbe da ridire e posò la mano libera sulla spalla dell’ uomo, annuì e poi  si spostò, raccogliendo le tazzine di caffè ed il resto della cena che Koi aveva lasciato prima di tornare da dove era venuta.
“Ci sarò. Chiederò a Marianne di sostituirmi, non avrà problemi.”  Rispose quando fu prossima al bancone del bar.
Lui non aggiunse altro. Sistemò le sue cose, infilò cavi, cavetti e pc nella borsa e si alzò,  lasciando libero il tavolo. Infine si avviò verso la cassa dove un forte profumo di arancia lo avvolse: si guardò intorno. A poca distanza da lui, vi era una candela.
L’ aroma preferito di Caroline… pensò.
“…Dunque…hai deciso di tornare a casa? Sei… sei proprio convinto?” domandò Madeline senza nemmeno fermarsi, senza nemmeno voltarsi, impegnata a spillare birra. Koi sospirò: non era facile, lasciarsi indietro tutto ciò che aveva costruito in quei sette anni a Parigi, prima da solo e poi insieme alla defunta compagna. Luc , sul palchetto poco lontano dai due, aveva attaccato  il suo assolo, morbido e struggente. Koi deglutì.
“Si, Madeline. Ci ho provato a rifarmi una vita, ma questa città ora mi sta stretta. So che non risolverò tutti i miei problemi. Tornare a casa spero mi aiuti e cambiare aria non mi farà male…” rispose, alla fine.  In cuor suo sapeva che sarebbe stato difficile…ma voleva almeno provarci.
“Ci vediamo domani, allora?”
“Certo.” rispose Koi. Pochi minuti dopo era fuori dal locale. Madeline lasciò perdere le birre e lo osservò andare via.Mi mancherai pensò osservando le spalle curve dell’ uomo, mentre le immagini di lui, della sorella e dei loro amici andavano e venivano senza sosta facendo la spola dal cuore e cervello. Quindi, dopo l’ennesimo sospirò, tornò al lavoro; Koi, nel frattempo, si era incamminato per la piccola salita che lo avrebbe portato al proprio appartamento. Le mani in tasca, i suoi occhi scuri screziati da venature d’ oro fissavano il terreno.
Prima di arrivare a casa si fermò, prese la borsa e aprì una delle tasche per recuperare le chiavi di casa. In quel momento sentì dei passi alle proprie spalle.

Monsieur? Monsieur? Sentì dire. Si voltò, dunque, trovandosi davanti un giovane ben vestito, dai tratti orientali. I capelli dal taglio tipicamente asiatico erano castani, di una media lunghezza che non superava le orecchie. Il viso apparteneva sicuramente ad un uomo sui venticinque anni. Era straordinariamente…affascinante.
“Salve…Ci conosciamo?” domandò Koi senza un particolare tono di voce, sempre in francese. L’altro scosse il capo.
Un refolo di vento, fresco e secco sfiorò il visto di entrambi.
 “Può parlarmi anche nella sua lingua. Sono per metà giapponese, come lei, credo. Le chiedo scusa, mi duole disturbala ma…ecco, ero al locale dove si trovava poco fa e, mentre stavo uscendo per fumare una sigaretta , ho notato che sul tavolo ha dimenticato questo” disse allungano la mano guantata di nero. Sul palmo teneva uno smartphone.
“Oh! Grazie! Non mi ero minimamente accorto di averlo dimenticato…Grazie davvero!” rispose Koi afferrando il telefono.  Subito pigiò il pulsante con il pollice, illuminando lo schermo; una foto di lui e Caroline davanti al Colosseo comparve mostrandoli felici e innamorati.
I due si scrutarono a vicenda. A quanto pare, il tipo non era un malintenzionato ed il telefono… era effettivamente il suo.
Arigato…”
“Di nulla, Monsieur…”
Koi era stanco e desideroso di andarsene a dormire tuttavia, per non apparire scortese e ringraziare André, indicò con un cenno del capo l’ insegna di un bar li vicino.

“Posso offrirle qualcosa? Vorrei sdebitarmi…”

L’ altro uomo negò. Non voglio disturbarla oltre  aggiunse. Dal cielo iniziarono a scendere piccoli fiocchi di neve ed entrambi alzarono gli occhi al cielo.
“E’ meglio che vada “ disse, poi.
Koi annuì, lo ringraziò ancora e rimase a fissarlo. L’altro fece lo stesso. Perché quegli occhi chiari lo stavano scrutando? Cosa voleva quel ragazzo?

“Non mi ha nemmeno detto il suo nome”  domandò Koi per stemperare la tensione.

“Ishikawa. André Ishikawa. ” rispose. Alcuni secondi dopo, quest’ultimo girò sui tacchi e iniziò a camminare, le mani strette in pugno, nella direzione opposta a quella di Koi che restò a guardarlo, curioso, quasi ammaliato dalla figura esile stretta nel cappotto chiaro.
Infreddolito come non mai rimase fermo ad osservarlo finchè non scomparve dalla propria vista. Quindi, si avviò verso il portoncino di casa, con il cuore in subbuglio e mille pensieri riguardanti
l’ indomani, giorno del suo rientro nella terra natia.





2.
“Ah, sei qui! ”
La neve era scesa tutta la notte, imbiancando i vicoli e le aiuole.
All’ interno di un piccolo bistrot non lontano dalla zona di Chatelet, Madeline alzò la testa dal libro che stava leggendo incontrando il sorriso gentile di Koi  che, scostata una sedia, prese posto accanto a lei. Al cameriere che sopraggiunse due minuti più tardi l’ uomo ordinò un espresso macchiato caldo.
“Mi mancherà. A Tokyo e nei dintorni nessuno sa farlo con la giusta consistenza! ” disse una volta assaggiato il caffè. Madeline chiuse il libro e lo cacciò in borsa; lui notò che aveva lo sguardo triste, velato di lacrime quindi…cercò la mano della donna, stringendola.
“So cosa vuoi dirmi …  ma devo andare. Se non ci provo non saprò mai come andrà a finire…Forse tornerò, ma per ora l’ unica via d’ uscita da questo limbo è tornare a casa.”
Lei non voleva assolutamente dissuaderlo, ma gli era talmente legata che non avrebbe sopportato di vederlo soffrire ancora.  
“Lo sai che scappare non serve a nulla, se non decidi da te di risolvere i problemi?” disse Madeline giocherellando con il ciondolo della vistosa collana che indossava. Lui spostò lo sguardo da quel ciondolo alla piccola finestra oltre la quale trovò, in lontananza, la Senna che scorreva lenta.
“Si, ne sono consapevole” rispose sospirando e posando sul piattino la tazzina oramai vuota “ ma devo almeno provarci. Tornerò, Madeline, qui c’è la tomba di Catherine, non potrò mai abbandonarla…ma per ora, va così….”
Nel dire queste parole, Koi infilò la mano in tasca, prese un anello e lo posò sul tavolo.

“Non ce la faccio a tenerlo con me. Ti prego, costudiscilo tu…”

Madeline fissò la pietra scura.

 Koi, allora, si alzò. Sapeva di non poter resistere oltre: doveva andare, anche se il suo aereo sarebbe partito solo nel tardo pomeriggio.
Lei non lo guardò neppure.
“Fammi avere tue notizie, di tanto in tanto” disse, appena, quasi in tono di supplica.

L’ uomo socchiuse le palpebre.

“Mi mancherai” disse.
“Anche tu” rispose lei.
 
Cinque minuti più tardi, si trovava sul taxi che lo avrebbe riportato a casa. Da li, dopo aver controllato le ultime cose e aver consegnato le chiavi in portineria, sarebbe finalmente partito. 
   
 
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