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Autore: velocecalogiuri    21/08/2023    0 recensioni
[Imma Tataranni - Sostituto Procuratore]
[Imma Tataranni - Sostituto Procuratore] Raccolta di one-shot Calaranni per quando sono ispirata. Imma Tataranni - Sostituto Procuratore. !SPOILER S3!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Imma aprì lo specchietto che teneva in borsa in caso di estrema necessità: non era mai stata vanitosa, del suo aspetto non le era mai importato niente ma da un paio di settimane a quella parte era solo una delle tante cose che aveva cambiato di sé. Si riapplicò il rossetto con tutta la precisione di cui era capace, poi premette le labbra insieme e lasciò che i luoghi in cui il pennello non era riuscito ad arrivare si colorassero da soli.
Rosso rapimento si chiamava quel rossetto e non poté far a meno di sorriderne.
Mai avrebbe indossato un colore così acceso per andare a lavorare, men che mai per andare a far visita a un’importante testimone di un omicidio. Ma la persona che l’avrebbe accompagnata, come sempre, era il maresciallo Calogiuri, che da due settimane a quella parte era il suo maresciallo.
Sì, il momento della passione era arrivato. Non sapeva se attribuire il precipitare di tutto alla pallottola che aveva colpito il petto scolpito di Calogiuri, al coma che gli era toccato in seguito, al rischio che aveva corso di non vederlo mai più, oppure alla conseguente perdita di memoria che aveva riportato il maresciallo, costringendo entrambi a rivivere ogni secondo di quell’amore mai vissuto dall’inizio.
E poi aveva ceduto. Era successo una sera di settembre: Pietro era in palestra e Calogiuri l’aveva invitata a raggiungerlo a casa sua per aggiornarla sul caso davanti a un aperitivo improvvisato che consisteva in due bicchieri di prosecco e un sacchetto di patatine già aperto. Non ricordava di aver neppure toccato l’alcol, eppure appena l’aveva guardato negli occhi si era sentita completamente ubriaca. Da troppo tempo si reprimevano —certo, lui non ricordava da quanto tempo, ma lei sì, ne ricordava perfettamente ogni minuto. Ed era troppo. Imma pensò al modo in cui Calogiuri le aveva accarezzato il viso dolcemente, come se stesse accertandosi che fosse reale, tracciandone i contorni con un dito mentre nella mano teneva ancora il bicchiere intonso di prosecco.
“Mi ricordo una cosa” le aveva sussurrato “Ma non so se si tratta di un sogno.” e in quel momento lei l’aveva tirato a sé come la prima volta, mollandogli un bacio rapido sulle labbra prima di staccarsi immediatamente. Stavolta non gli aveva chiesto di dimenticarlo, perché sapeva quanto faceva male essere l’unica a ricordare quel momento bellissimo.
Calogiuri rimase immobile, come se stesse cercando di scavare nella sua memoria ormai malandata, e sembrò trovare ciò che cercava:
“Nel vostro ufficio, alla festa della Bruna…” sussurrò, come in uno stato di trance.
Questa volta fu lei a strappargli il bicchiere dalle mani, poggiarlo sul tavolo e chiudergli le braccia attorno al collo. Entrambi si erano lasciati andare in un misto di ricordi e momenti del tutto nuovi che sapevano di un amore represso, che la vita aveva fatto di tutto per provare a cancellare ma che il destino rimetteva insistentemente insieme.
Avevano fatto l’amore, una volta, due volte, poi lei aveva espresso la necessità di farsi una doccia, e via con la terza. Imma sapeva dall'inizio che un uomo giovane le avrebbe dato del filo da torcere, ma mai si sarebbe immaginata di essere lei quella insaziabile.
E così, due settimane dopo, eccola nel suo ufficio a sistemarsi al meglio, perché finalmente avevano un po’ di tempo da trascorrere insieme, anche se sul luogo di lavoro. L’ultima volta che si erano visti da soli era stata quattro giorni prima, sempre a casa di lui, che ormai era diventata il loro nido d’amore. Dopodiché, Pietro aveva pensato bene di invitare i cugini a stare da loro per un weekend lungo e Imma era tornata a fare la moglie per quattro giorni che le erano sembrati un’eternità.
Quando era arrivato il lunedì —giorno odiato per eccellenza da tutti i lavoratori del mondo— aveva tirato un sospiro di sollievo, si era messa la sua gonna preferita, una camicetta di cui aveva lasciato aperti i primi due bottoni e gli immancabili tacchi. Non vedeva l’ora di vederlo e giurò a sé stessa che si sarebbe goduta ogni momento.
“Dottoressa, il maresciallo l’attende in macchina” le avevano comunicato. Imma aveva chiuso immediatamente lo specchietto, si era aggiustata i ricci più ribelli con le mani ed era corsa giù senza aspettare oltre.
Entrò in macchina e si sedette accanto a lui senza esitazione, ma sollevando la gonna più del necessario per sistemarsi. Vide Calogiuri accennare un sorriso, mentre la salutava con un “Dottoressa.” più malizioso del solito.
Il maresciallo aveva una mano sul cambio e una sul volante, era appoggiato allo sportello del guidatore con gli occhiali scuri a coprire quegli occhi fin troppo loquaci e il solito giacchetto di pelle che ad Imma aveva sempre fatto un certo effetto su di lui. Mentre inseriva la prima, Imma si soffermò sul movimento del suo petto e si leccò impercettibilmente le labbra al pensiero di quel fascio di muscoli che si muovevano sopra di lei.
“Com’è andato il weekend?” le chiese, con una punta di ironia.
“Una schifezza. E il tuo?”
“Ho lavorato finché ho potuto, quando mi hanno rispedito a casa a forza ho dovuto accontentarmi di un film sul mio divano.” Calogiuri la guardò un attimo, poi tornò fisso sulla strada “Ti ho pensata.” le disse come se fosse un segreto, e lo era.
“Sì?” disse lei retorica, e sorrise mentre il cuore accelerava per la soddisfazione e la certezza che anche lui aveva passato quei giorni a desiderarla.
“Sì.” disse secco, stringendo più forte le mani sul volante.
“Anche io.” gli sussurrò, poggiandogli la mano sul braccio. Quel contatto così apparentemente innocente lo costrinse a stringere ancora di più la presa sul volante. “Molto.” continuò, scendendo con la mano fino all’avambraccio e poi risalendo, in un movimento lento che a Calogiuri era fin troppo familiare. “Mi sei mancato” confessò, senza mai smettere di andare su e giù, mentre lo guardava iniziare a sudare.
Imma abbassò lo sguardo tra le gambe del maresciallo e sorrise rendendosi conto di aver ottenuto esattamente l’effetto che desiderava: “Io ti sono mancata?” scivolò con la mano sul suo petto, poi sempre più giù.
“Dottoressa…” Calogiuri si morse la lingua, cercando di conservare un minimo di autocontrollo e di ironia, pensando al fatto che stava andando oltre gli ottanta su una stradina sterrata di campagna: “Così ci schiantiamo.” rallentò di istinto, non tanto da fermarsi, ma il necessario per evitare un secondo coma.
Imma lo provocò da sopra i pantaloni quanto bastava per fargli stringere le mani sul volante al punto di far diventare le nocche bianche. Poi la sentì aprire il bottone, la zip…
“Cazzo, Imma” mai avrebbe pensato di sentire uscire dalla bocca del maresciallo un’imprecazione seguita dal suo nome, ma questo non fece che eccitarla ancora di più.
“È ora di dimostrare quanto sei bravo alla guida, maresciallo.” prima che Calogiuri potesse dire altro, sentì la mano di Imma avvolgerlo, mentre lentamente tracciava lo stesso movimento lento che aveva fatto prima sul suo braccio. Si trovò costretto a chiudere gli occhi per un brevissimo ma obbligato istante prima di imboccare con uno stridio delle ruote una stradina isolata.
“Arriveremo in ritardo.” era una semplice constatazione quella del maresciallo, mentre tirava il freno a mano e si liberava della cintura di sicurezza. Con un movimento rapido la fece salire a cavalcioni su di sé e la sentì ridere come una bambina:
“Vedo che ti sono mancata.” lo baciò e lui ne approfittò per stringerla, affondarle le dita tra quei ricci che amava più di ogni altra cosa. Contemporaneamente le accarezzava le gambe, su fino ad arrivare alla gonna per poi passarvi sotto e arrotolarla finché non divenne un’inutile strato di tessuto attorno ai fianchi di imma. Le spostò le mutandine senza mai smettere di baciarla: fu lei a interrompere quel contatto quando lo sentì entrare dentro di sé e dovette tirare la testa all’indietro per il piacere improvviso.
“Dio, quanto mi sei mancato…” riuscì a dire prima di iniziare a muoversi, stabilendo il ritmo che più le piaceva. Era incredibile il modo in cui i loro corpi sembravano fatti l’uno per l’altra, l’incastro perfetto.
“Anche tu, troppo.” le disse senza esitare, mentre aggiungeva altro piacere a quello già intenso di Imma, aiutandosi con l’altra mano.
La sentiva muoversi sopra di lui, gemendo, arrossendo come se il bianco pallido della sua pelle si fosse avvicinato troppo al fuoco. 
Imma pensò a quanto fosse ridicolo, alla sua età, essere costretta a ripiegare su una stradina isolata di campagna per fare l’amore con l’uomo che amava. Quelle cose avrebbe dovuto farle da giovane, alla prima cotta. Il problema era solo uno: non gliene importava niente. Anzi, l’intera situazione la eccitava come non le era mai capitato prima.
Mentre gemeva nella bocca del maresciallo quanto fosse bello sentirlo dentro di sé, sentì le dita di lui stringerle i capelli e tirarle la testa all’indietro, mentre si riprendeva il controllo del ritmo delle sue spinte. Sentì le gambe della sua dottoressa tremare, mentre dalle labbra uscivano parole ormai scollegate tra loro ma molto più sporche di quanto mai si sarebbe immaginato di sentire da lei. Immacolata fino a un certo punto, si ritrovò a pensare, e sorrise affondando le labbra nel collo di lei.
L’orgasmo la sconvolse al punto di doversi aggrappare saldamente a lui. La visione della sua dottoressa che si lasciava completamente andare tra le sue braccia fu sufficiente affinché anche lui raggiungesse l’apice.
Continuarono a muoversi ancora, godendosi ogni secondo di quell’orgasmo che mai era stato così intenso. Stanchi, sudati, l’una sull’altro, con le mani di lui ancora tra i capelli di lei, che era scomodamente appoggiata sul suo petto nell’abitacolo di quella macchina stretta, ma a nessuno dei due importava niente.
“Se quattro giorni ti fanno quest’effetto, immagina quando dovrai passare l’intera estate a Metaponto.” riuscì a dire lui appena si ripresero. Imma scoppiò a ridere, lo tirò a sé e lo baciò di nuovo.


alle mie calaranners del cuore. 
vi aspetto con i vostri pareri qui o su twitter (velocecalogiuri).
   
 
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