Anime & Manga > Banana Fish
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Autore: Kagome_01    23/08/2023    0 recensioni
Per tutti coloro che hanno pianto tutte le lacrime che avevano a causa del finale di Banana Fish, ecco un'alternativa, dove il nostro Ash ha la possibilità di cambiare vita. Un' idea semplice, partita come one shot, ma che potrebbe anche andare a svilupparsi, avendo come protagonista un nuovo personaggio. Ma per ora iniziamo così.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ash Lynx, Eiji Okumura, Max Lobo, Nuovo personaggio, Yue-Lung Lee
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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La biblioteca quel giorno era semivuota, comprensibile, la giornata era soleggiata e la maggioranza dei newyorkesi l’avrebbe passata al parco.
“Scusi, non può dormire in biblioteca. Signore? Starà facendo un bel sogno.”
Una giovane donna vide la bibliotecaria allontanarsi da un ragazzo chinato su uno dei tavoli di quell’enorme posto. Anche lei stava per allontanarsi quando a causa di una folata di vento proveniente da una finestra lì presente, le arrivò alle narici un odore nauseabondo. Dubbiosa, si avvicinò al ragazzo. Il bel viso aveva un’espressione serena, la guancia poggiata un foglio di carta scritto a mano. Una lettera forse? Delle macchie rosacee erano presenti su quest’ ultima e quell’odore era ancora più forte, facilmente riconoscibile, sangue. Spostò leggermente la sedia con il ragazzo biondo ancora seduto sopra e notò un enorme macchia scura sul fianco di quest’ultimo. Prima non visibile poiché piegato su sé stesso. Il respiro quasi impercettibile, ma le sembrò di sentire ancora il battito, anche se irregolare, dal polso.
“Un’ambulanza presto, questo ragazzo è gravemente ferito.”
La stessa bibliotecaria che precedentemente credeva il ragazzo stesse solo dormendo sbiancò in volto e si accorse a chiamare. Nel frattempo, la nuova arrivata cercò di rendersi conto della gravità del danno, la ferita era profonda ed in una zona dove erano presenti organi vitali. I vestiti erano zuppi di quel denso liquido rosso, aveva già perso molto sangue.
“Signorina, l’ambulanza è arrivata.” Le disse la bibliotecaria in ansia, probabilmente a causa del fatto di non essersi resa conto di un moribondo all’interno dell’edificio. Come biasimarla, chi avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere. Lei aveva dovuto ringraziare il suo buon olfatto. Eccoli entrare, con tanto di barella, gli infermieri. Fortunatamente almeno loro erano stati rapidi. Presero il ragazzo e lo adagiarono sul lettino, la giovane sconosciuta prima di seguire gli infermieri si voltò dove precedentemente era seduto il ragazzo, notò la lettera macchiata di sangue. Decise di portarla con sé.
“Signorina lei non può salire sull’ambulanza se…” L’infermiere non ebbe tempo di finire la frase che la giovane donna estrasse dalla tasca un distintivo: “Claire Parker, agente di polizia. Questo ragazzo è stato pugnalato e sono stata io a trovarlo in quella biblioteca. Poiché sarò anche colei che di conseguenza seguirà il suo caso, d’ora in poi è sotto la mia protezione.” L’infermiere le fece spazio e lei si sedette di lato mentre l’ambulanza partiva. Iniziarono a cercare di fermare l’emorragia e tolsero dalle sue tasche tutto ciò che c’era. Una pistola ed un cellulare unicamente. Non si soffermò più di tanto sulla prima, oramai non c’era più da stupirsi, chiunque camminava in città con una pistola dietro. Si affrettò però a prendere il cellulare e cercare fra i numeri, un certo Max era stato l’ultimo a chiamarlo. Fece squillare subito quel numero e dopo un paio di secondi ci fu risposta: “Ash dannazione dove sei? Eiji è partito sei riuscito almeno a salutarlo? Smettila di farci preoccupare nascondendoti da tutti.”
“Signore le chiedo scusa, non sono Ash. Sono un’agente che ha trovato questo ragazzo biondo sanguinante in ospedale. Lei che legame ha con lui?” Claire sentì l’uomo trattenere il fiato, per poi dire con sicurezza: “Sono il padre.”
“Bene signore, ospedale centrale di Manatthan, venga lì, è dove l’ambulanza sta portando suo figlio.”
“Sì certo, corro, arrivo. Solo una cosa aspetti, è grave la ferita?” L’apprensione nella voce dell’uomo fece pensare a Claire che quel giovane di certo aveva qualcuno che lo voleva morto, ma anche chi invece avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Guardò il ragazzo ancora con quel live sorriso sulle labbra, che respirava a mala pena.
“Preghi per lui, che abbia la forza di sopravvivere.”
Detto ciò, staccò il telefono. Prese la lettera dalla tasca, poteva essere un indizio a questo tentato omicidio?
Caro Ash
Ash -
Sono preoccupato a morte perché non sono riuscito a vederti per bene.
Hai detto che viviamo in mondi diversi. Ma è vero?
Abbiamo la pelle e gli occhi di colore diverso. Siamo nati in paesi diversi.
Ma siamo amici. Non è questo che conta?
Sono davvero contento di essere venuto in America. Ho conosciuto tante persone.
E più di ogni altra cosa, ho incontrato te.
Mi hai chiesto più e più volte se mi facevi paura. Ma non ho mai avuto paura di te, nemmeno una volta.
Inoltre, sei ferito molto più di me. Non potevo fare a meno di sentirmi così.
Divertente, eh?
Sei molto più intelligente, più grande e più forte di me. Ma ho sempre pensato di doverti proteggere. Mi chiedo da cosa volevo proteggerti.
Volevo proteggerti dal destino.
Il destino che cerca di portarti via, andando sempre più alla deriva.
Una volta mi hai parlato di un leopardo che hai letto in un libro. Come credevi che il leopardo sapesse che non poteva tornare indietro.
E ho detto che non eri un leopardo, che potevi cambiare il tuo destino.
Non sei solo. Sono dalla tua parte.
La mia anima è sempre con te.
— Eiji Okumura
 
Eiji, il ragazzo dell’aeroporto, era stato nominato dall’uomo a telefono. Sicuramente non poteva essere lui l’assassino. Quella lettera era qualcosa di davvero personale, ed ora capiva perché quel giovane aveva chiuso gli occhi conservando un sorriso sul viso.  Mentre erano quasi arrivati gli si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio: “Ascoltami ragazzino, non morire. Non sei quel leopardo, Eiji non vorrebbe che lo fossi. Vivi, vivi per lui.” Dettò ciò la barella fu portata giù dall’ambulanza e di corsa in sala operatoria. Claire scese con calma ed entrò in ospedale, in sala d’aspetto. Ci vollero pochi minuti prima che arrivasse un uomo sulla trentina, trafelato e chiedesse del ragazzo alla reception.
“E’ appena arrivato, ora è il sala operatoria, non può vederlo, signor Lobo.” L’uomo si voltò verso la voce che le aveva risposto prima dell’infermiera. Una giovane donna bruna, dai lunghi capelli scuri e gli occhi color ghiaccio lo stava squadrando a braccia conserte.
“Mentre operano la Lince venga con me, ho un paio di domande da porle.” Nonostante fosse di molto più giovane di lui, Max ne fu quasi intimidito e la seguì all’esterno dell’ospedale.
“L’ho portata qui cosicché nessuno potesse sentirci. Non si preoccupi, fra i medici non ci dovrebbero essere infiltrati, ed ho incaricato un infermiere di avvisarmi appena l’operazione sarà finita. La lince ha molti nemici, è bene non lasciarlo solo, soprattutto se privo di sensi.”
“Come conosce il mio nome?” Chiese Max intimorito da quello sguardo glaciale.
“Vede, ho un’ottima memoria fotografica e appena l’ho vista l’ho riconosciuta. Colui che ha aiutato a svelare il marcio dietro la Casa Bianca ed è stato precedentemente in carcere per aggressione, Max Lobo. Ho fatto due più due poi quando l’ho vista. Comprendendo precedentemente, che il giovane biondo fosse Ash Lynx, il quale era stato in cella con lei e aveva ricevuto la libertà su cauzione grazie al suo avvocato. Da ciò deduco che non ne è il padre, quindi mi chiedo che legame abbia con il ragazzo.”
“Come fai a sapere tutte queste cose? Sei un agente? Sei troppo giovane per esserlo a pieno titolo.” Un mezzo sorriso fece capolino sul viso della donna mentre mostrava nuovamente il distintivo.
“E’ qui che si sbaglia. Sì, ho 20 anni e ho superato tutti i test psicologici e fisici diplomandomi prima del tempo.” Nonostante la sorpresa di quel giovane prodigio Max si decise a rispondere: “Non sono il suo vero padre, ma è come se lo fossi. In questi mesi gli sono stato vicino ed è come un figlio per me.”
“Ma sa che non potrà portarlo a casa con lei quando si riprenderà vero? È ancora minorenne.” Max sospirò all’affermazione e aggiunse: “Oh, infatti, di solito lui o fugge via appena è capace di muoversi, oppure rischia che qualcun altro decida di farlo fuori quando è ancora attaccato ai tubi.”
“Se per lei è come un figlio perché non l’ha ancora adottato?” Chiese l’agente osservandosi le unghie curate, cercando di apparire disinteressata.
“Era mia intenzione di chiederglielo, ma non ne ho trovato l’occasione. Ma dopo oggi, non posso più rimandare. Quel ragazzo non deve più essere lasciato da solo.”
Claire annuì leggermente con il capo e giusto allora arrivò l’infermiere, che li avviso della terminata con successo operazione, l’uomo non nascose un sospiro di sollievo ed assieme si incamminarono nella stanza di Ash.
“Eccoci qui, potete entrare se volete, dorme non sapremo quando si sveglierà. Ma sentire delle voci potrebbe aiutarlo a farlo il prima possibile.” Disse l’infermiera facendoli entrare prima di andarsene.
Max si avvicinò subito al giovane e guardò il suo viso scampato nuovamente alla morte. Quante volte ancora sarebbe capitato? Quando sarebbe uscito da quella spirale di morte e violenza? Era un ragazzino che aveva alle spalle già vissuto una vita intera. Lo avrebbe salvato, gli avrebbe donato una nuova vita ed una nuova famiglia. Meritava una possibilità.
“Signor Lobo sediamoci, la nostra conversazione non è finita. Voglio che mi racconti come vi siete conosciuti lei e la lince e come si è arrivato a ciò. So bene che il giovane era il prediletto di Dino Goldzine e che non si hanno sue tracce da giorni. So anche che lui si è opposto strenuamente con la sua gang a quel capo mafioso. Avete smascherato la pedofilia dietro la Casa Bianca e fatto incarcerare alcuni dei ministri. Ma manca ancora qualcosa. Troppe cose che avete nascosto alla polizia e avete fatto in proprio. Non creda che nessuno abbia notato il muoversi all’unisono della mafia cinese, americana e dalla gang di Kane. Cosa è successo in questo ultimo periodo?”
Max capì che non aveva altra scelta che sputare il rospo, allora anche se stanco di pensare agli ultimi mesi, raccontò tutto dall’inizio. Come aveva conosciuto Ash, di Griffith, del Banana Fish, gli scontri fra gang, la fine di Dino, le varie morti e la perdita delle prove per incastrare totalmente il governo.
Claire lo ascoltò con grande interesse, appuntandosi tutto mentalmente. Alla fine del discorso esordì però dicendo: “Quindi l’unico problema rimastoci ora è il nuovo capo della mafia cinese, che bisogna neutralizzare. Anche se ha omesso qualcosa nel suo racconto signor Lobo. Un certo Eiji Okumura, le dice qualcosa?” Max sobbalzò visibilmente, non voleva immischiare nuovamente Eiji in questa storia.
“Non si ingegni a trovare una qualche scusa, ho trovato Ash in biblioteca con la testa poggiata su una lettera insanguinata che portava la firma di Eiji Okumura.” Le spalle dell’uomo si abbassarono rilasciando la sua tensione e con un’espressione malinconica sul viso disse: “L’unica luce nella vita di Ash. Era un giovane venuto dal Giappone come assistente reporter per intervistare la gang capitanata da Ash. La stessa sera però il destino ha voluto che vi fosse uno scontro tra gang e lui ed un ragazzino furono rapiti. Ash andò a salvarli e alla fine fu Eiji a salvare loro. Da un semplice sentirsi in debito con l’altro è iniziato a nascere un legame fra loro sempre più forte. Ash ha subito delle cose inimmaginabili nella sua vita ed aveva perso la fiducia nella maggior parte delle persone. Ma con Eiji era diverso, lui veniva da un altro paese, da un altro modo di vivere e di pensare. Non c’era malizia o cattiveria in lui, ha rischiato spesse volte la sua vita pur di non abbandonare Ash. E Ash era disposto a morire per lui. I nostri nemici hanno sfruttato a loro vantaggio, più venivano allontanati e più il loro legame diventava forte al loro rincontro. Con quel ragazzo così maturo ed ingenuo allo stesso tempo Ash poteva essere sé stesso, senza preoccupazioni. Eiji era la sua anima gemella.”
“La ringrazio Signor Lobo, per la spiegazione. Ora mi è tutto più chiaro. Ultima domanda, dove si trova ora Eiji?”
“Ha preso un volo per il Giappone stamattina, penso non sappia nulla di ciò che è accaduto.”
“Non sarebbe giusto dirglielo?” Chiese Claire a bruciapelo.
Max ci pensò su per poi dire: “Forse è meglio non farglielo sapere, sarebbe capace di correre di nuovo in America. Ash preferirebbe che fosse al sicuro.”
“Lei pensa che ad Eiji farebbe piacere rimanere allo scuro di ciò?” Claire pensò che se fosse stata al posto del giovane giapponese sarebbe andata su tutte le furie se non l’avessero avvertita di una cosa del genere.
“Cercherò un modo per rintracciarlo.” Detto ciò rispose ad una chiamata della moglie e si allontanò per qualche minuto, scusandosi con l’agente.
Claire invece mandò un messaggio al suo superiore, dicendogli che aveva scelto con quale caso iniziare il suo primo incarico e che gli avrebbe dato maggiori informazioni il prima possibile. Per il momento era meglio non lasciare quel ragazzo da solo quando non era cosciente. Aveva molti nemici che avrebbero potuto approfittare della situazione. Informò poi il signor Lobo, convincendolo non con difficoltà ad andare a casa a riposare e farle fare il suo lavoro. Si accomodò su una sedia e osservò quel giovane dormiente. Il suo viso ora era meno sereno, le ciglia aggrottate e la bocca serrata. Claire poggiò delicatamente una mano sulla sua e mentre con il pollice disegnava piccoli cerchi sul dorso, sussurrò: “Va tutto bene Ash, va tutto bene.” Alle volte era troppo sensibile alle sofferenze altrui, ma era proprio per questo che aveva deciso di fare il poliziotto. Passarono due settimane, dove Claire dormiva giusto quelle ore pomeridiane che il signor Lobo e la moglie venivano a vegliare su Ash, entrambi armati, ovviamente non a vista, per qualsiasi evenienza. La lince non aveva ancora aperto gli occhi e il signor Lobo non era ancora riuscito a rintracciare il Eiji. Entrò nella stanza in questione con due caffè per i coniugi quando li sentì discutere di adozione.
“Chi volete adottare?” Chiese Claire ingenuamente conoscendo già la risposta. Gli porse i loro caffè attendendo.
“Ash, vorremmo che fosse nostro figlio, ma abbiamo paura di come potrebbe reagire Michael. Non vorrei che lo vedesse come un mio gesto egoistico.” Disse Max aggrottando la fronte.
“Invece io gli sto spiegando che sarebbe un perfetto padre per entrambi e che a Michael farebbe sono bene un fratello maggiore.”
Claire incrociò le braccia al petto e disse: “Perché non aspettare il risveglio di Ash e chiedere direttamente a lui? Poi potreste portare qualche volta qui vostro figlio quando si sveglierà o viceversa invitare Ash da voi a cena. Così potrete osservare come interagiscono fra di loro.” Nella sua semplicità, era forse l’idea migliore.
Passarono giorni senza che ci fossero novità di alcun genere. All’inizio della terza settimana Claire ricevette una chiamata da Jessica.
“Ciao Jessica, tutto bene? È successo qualcosa?”
“Ciao Claire, va tutto a meraviglia. Però volevo dirti una cosa importante. Ero nel nostro studio quando ho notato Max osservare un foglio con una strana espressione e poi gettarlo via. Quell’uomo non la smetterà mai di tenere le cose per sé. L’ho recuperato e mi sono fatta dire di chi fosse quel numero. L’ho convinto a sputare il rospo insinuando che potesse essere un’amante. Ma in realtà è il numero di Eiji.”
“Lo avete chiamato?”
Jessica sospirò dall’altro capo della telefonata.
“No, non ne abbiamo il coraggio. Noi due, come Ash, abbiamo visto cosa quel giovane abbia dovuto passare stando in America. Ha rischiato la vita ogni giorno. Più di quanto abbiamo potuto rischiare noi che siamo nati e cresciuti qui. Noi come Ash vorremmo proteggerlo, ma siamo consapevoli che non è un bambino ed è libero di compiere le sue scelte.” Appena Jessica concluse il suo discorso Claire non si fece problemi a dire: “Bene, dammi il suo numero lo chiamerò io.” Dopo averlo segnato sul cellulare, non esitò a chiamarlo. Dopo qualche squillò senti una voce bassa e dolce rispondere in giapponese.
“Chiedo scusa ma non parlo Giapponese, sono della polizia americana, chiamo per dir…” La frase non fu conclusa perché il ragazzo la interruppe, con il panico nella voce.
“E’ successo qualcosa ad Ash?”  Uno strano peso allo stomaco si fece presente il Claire. Forse Jessica e Max avevano ragione. Scacciò subito quel pensiero, no, lui aveva il diritto di sapere.
“Non preoccuparti, è vivo. Ha rischiato ma è ancora qui con noi. Ascoltami bene Eiji. L’ho trovato in biblioteca con una ferita al ventre e una tua lettera fra le mani. Perdonami ma mi sono permessa di leggerla e mi sono preoccupata di far cercare al signor Lobo un tuo contatto. Avevi il diritto di sapere. È in coma, ma sta bene. Non sappiamo quando si sveglierà, ma lo farà di certo a detta dei dottori. Sono qui con lui ogni giorno a fargli da guardia, Jessica e Max vengono a darmi il cambio il pomeriggio. Ti voglio tranquillizzare sul fatto che è sotto protezione. Al suo risveglio indagheremo a fondo. Perché ti dico tutto questo Eiji? Non ti invito a tornare qui, nemmeno a restare in Giappone. La scelta è tua, sentivo che era giusto non tenerti allo scuro. Anche il signor Lobo mi ha parlato di te e oltre la lettera ho capito che dovevi sapere. Se non avessi notizie della persona che amo penso che andrei in paranoia. Ma ovviamente la scelta di cosa fare della tua vita è solo tua.”
“Beh poiché ho appena prenotato il volo per domani penso che Ash quando si sveglierà andrà su tutte le furie. Ma non importa, non saprà tenermi il broncio a lungo. In questi giorni mi sono sentito vuoto e senza uno scopo. Penso di aver capito che il mio posto è al suo fianco. Al costo di morire assieme. Non mi allontanerò mai più da lui.” Claire annuì e aggiunse poi che avrebbe fatto arrivare Max a Jessica in aeroporto al suo orario d’arrivo.
“Sì, ti ringrazio. Ma aspetta, non mi hai ancora detto il tuo nome.”
“Claire è il mio nome.”
“Claire, ti ringrazio.”
La ragazza sentì chiaramente il suo petto scaldarsi per aver fatto la cosa giusta.
“Di nulla Eiji.”
Dopo aver staccato la chiamata sentì uno strano rumore e si avvicinò al letto di Ash. Si stava muovendo e stava mormorando qualcosa. Dopo pochi secondi, lo vide aprire leggermente gli occhi e allora corse a chiamare gli infermieri.
“PRESTO IL RAGAZZO IN COMA NELLA STANZA 73, SI È SVEGLIATO.”
Una serie di infermieri ed un medico accorsero nella stanza per visitarlo mentre Claire, osservandoli da fuori la porta, chiamò Jessica, per dar lei non una ma ben due buone notizie.                                                    
Dopo che i medici si furono accertati delle sue condizioni di salute ed aver lasciato la stanza, Claire rientrò a fine chiamata. Una volta rimasti soli, nonostante si fosse appena svegliato, la lince la trafisse con uno sguardo diffidente.
“Chi sei?”
“Claire Parker agente di polizia, ti ho portato qui quando ti ho trovato in fin di vita nella biblioteca pubblica.”
“Ecco perché sono di nuovo scampato alla morte allora.” Rispose il ragazzo appoggiandosi meglio sui cuscini con un’espressione sofferente.
“Penso che alcune persone non sarebbero molto felici delle tue parole. Max Lobo sta venendo qui.”
Ash la guardò sempre con sguardo diffidente ma meno gelido di prima. Richiuse gli occhi ignorandola, ma dopo pochi secondi li riaprì realizzando una cosa.
“La lettera, avevo una lettera con me. Dov’è?”
Claire sorrise leggermente al fatto che la sua prima preoccupazione fosse quella lettera. La prese dalla sua tasca e glie la porse.
“L’ho tenuta con me, per essere certa che non venisse buttata o persa.”
Ash la prese velocemente e se la strinse al petto sussurrando un grazie. Era mezzo giorno quando i coniugi entrarono nella sala trafelati dalla corsa appena fatta. Max si gettò sul giovane e lo abbracciò con forza. Visibilmente sorpreso Ash sdrammatizzò dicendo: "Vecchio vedi di non rompermi le costole."
Il signor Lobo si allontanò e lo sgrido con fare paterno: "È un miracolo che sei sopravvissuto di nuovo e già hai la voglia di scherzare."
"Come stai Ash?" Li interruppe Jessica prima che i due iniziassero a battibeccare.
"Indolenzito ma bene. Mi sono svegliato con ferite molto più doloranti di questa." Rispose con calma.
"Vi lascio un po' da soli. Volete dei caffè voi due?"
Chiese Claire ai due che annuirono. Li fece con molta calma, per lasciare loro il tempo di dirsi in privato ciò che volevano. Al suo ritorno trovò Max e Ash a battibeccare con una Jessica sorridente al loro fianco. Era già loro figlio.
"Ecco a voi."
"Ehi tu, sei diventata praticamente la mia guardia del corpo?"
Claire pensò che quel ragazzino avesse seriamente l’espressione e i modi di fare di un felino. Affascinante e diffidente al tempo stesso. Ma gli rispose: “In un certo senso."
"Posso farne a meno, puoi andare."
Oh era questo il modo in cui voleva porsi? Aveva trovato pane per i suoi denti allora. "Senti ragazzino, non prendo ordine da te. Sono un agente di polizia e ho appena aperto un caso sul tuo tentato omicidio."
"Beh lo chiuderai subito. Sono il capo di una gang di New York, è normale che mi vogliano morto."
"Certo, ma quando si tratta di gang è un conto. Quando si tratta dei vertici della mafia cinese è un altro."
"Come fai a saperlo?" Chiese Ash cercando di non far trapelare la sorpresa a quelle parole.
"Ho i miei informatori ragazzino. Non pensare che sia stata qui a rigirarmi i pollici mentre ti facevo da balia." Il biondo ringhiò sommessamente come un animale in trappola.
"Quindi cosa vorresti da me?"
"Che collaborassimo. Ascolta Ash, non pretendo di salvare il mondo, ma un passo alla volta, una vita alla volta, si può renderlo un posto migliore. Ogni persona ha il diritto di redimersi, di tornare di avere una seconda possibilità. Le grandi organizzazioni criminali vogliono dominare il mondo nelle maniere più subdole. Per questo ti chiedo di collaborare con me. Non con l'intera polizia. Ci sono persone corrotte anche fra di loro, ne sono consapevole. Per questo è bene avere una piccola squadra di persone fidate."
Al fine del suo discorso il signor Lobo aggiunse: "Così potrai davvero porre fine a questa vita e comportarti da ragazzo della tua età. Studiare e trovare un lavoro onesto. Se non avrai più nemici non avrai più bisogno di lottare ogni giorno"
Ash aveva ascoltato entrambi a capo chino stringendo le lenzuola tra le mani. Passarono dei minuti in silenzio prima che lui rialzasse il capo e con espressione decisa dicesse: "Non voglio metterci alcuna speranza in questa cosa. Ma d'altronde non ho nulla da perdere. Quindi meglio tentare e capire chi morirà e chi vivrà." Claire evitò di dire, che se fosse stato possibile, avrebbe evitato che qualcuno potesse morire. Ma preferì non aggiungere altro.
"Bene siamo d'accordo allora. Appena sarai capace di muoverti da quel letto andrò in giro a vedere chi potrà essere dalla nostra parte."
"Puoi già iniziare, sono sveglio e vigile ora." Claire non lo avrebbe perso di vista finché non fosse uscito da quell’ospedale.
"Ne sono consapevole, ma la prudenza non è mai troppa. Mi avrai con te 24 su 24 fino ad allora."
Il ragazzino si passò una mano fra i capelli e le disse: “Cosa mi dice che tu non voglia approfittarne di me in queste condizioni?" Certamente era estremamente bello, e sapeva come sfruttare ciò a suo vantaggio, ma Claire poteva ammiralo come si fa con un’opera d’arte, senza sentirsi attratta da quest’ultima. Con molta tranquillità gli rispose: "Non mi interessano i bambini."
Dopo aver esaurito le idee per convincerla ad andarsene Ash si buttò sul materasso con poca grazia.
"Allora noi andiamo, ci vediamo domani. Non fare stupidaggini e non essere scorbutico con Claire." Lo istruì Max prima di andarsene.
"Va bene paparino." Gli rispose il biondo con tono ironico, anche se Claire poté notare, nonostante tutto, un velo di affetto.
I coniugi uscirono dalla stanza ed entrarono le infermiere con la cena per Ash che ingerì con poco appetito. Quando uscirono, i due rimasero in silenzio per ore. Claire guardando fuori la finestra e Ash osservando il soffitto, non riuscendo a chiudere occhio. Senza preavviso la giovane donna si allontanò dalla finestra e iniziò a frugare nella sua borsa. Ash la osservava a con la coda dell'occhio. Lei gli si avvicinò e gli porse un libro.
"Ti ho trovato in una biblioteca, ho pensato quindi che forse non ti dispiaccia leggere. È un libro di fantascienza. Non so quale genere ti piaccia ma solitamente questo è quello che spopola tra i ragazzini."
"Tra i ragazzini che vivono una vita normale direi." Claire glie lo poggiò sulle gambe senza tanti complimenti.
"Se vuoi passare il tempo senza morire dalla noia questo è quello che posso offrirti." Disse tornando poi vicino alla finestra. Ash riluttante prese il libro tra le mani e iniziò a leggere la prima pagina.
Era ormai notte fonda quando lo richiuse dicendo: "Ma che razza di finale ha questa storia?"
"Vedo che lo hai divorato quel libro. Suppongo che ti sia piaciuto."
"Ammetto che l'autore ha una grande fantasia. Ma seriamente, può mai finire una storia con i protagonisti nel bel mezzo di un nuovo problema?"
"Non preoccuparti, c'è un continuo. È una saga. Domani ti porterò il secondo libro." Ash borbottò un grazie e poggiò il libro sul comodino di fianco a lui.
"Sicura che non ti addormenterai all'in piedi?"
"Puoi dormire sonni tranquilli." Ash smise di preoccuparsi e poggiò la testa sul cuscino prendendo sonno con estrema rapidità. Poche ore dopo però Claire lo sentì agitarsi nel sonno nuovamente. Diceva parole sconnesse, sembrava stesse lottando con qualcuno o qualcosa. Claire gli si avvicinò e lo osservò cercando di capire se convenisse svegliarlo o meno. Come prima cosa gli scostò i capelli dalla fronte e quel piccolo gesto diminuì i suoi tremori. Allora continuò a sfioragli i capelli e lo vide rilassarsi man mano. Fino a tornare a dormire tranquillamente. Si sedette sulla sedia vicina e iniziò anche lei a leggere quel libro che aveva con sé.
Il mattino dopo Ash fu svegliato dai medici per le visite di routine. E solo poco dopo Claire ricevette un messaggio da Jessica: "Stiamo arrivando, tutti e tre." Le scappò un mezzo sorriso che non sfuggì al biondo.
"Qualcosa di divertente?"
"Lo scoprirai a breve." Di certo non gli avrebbe tolto l’effetto sorpresa.
"Cosa intendi?" Le chiese senza ricevere risposta.
Una mezz'ora dopo la porta della camera fu spalancata e un ragazzo dai capelli neri con il fiatone rimase lì sull'entrata fissando Ash. L'espressione dell'altro era indecifrabile, anche se lo stupore era ben visibile.
"Eiji." Il giapponese lentamente gli si avvicinò e lo abbracciò. Una lacrima solitaria fuoriuscì dall'occhio destro di Eiji. Ash dopo qualche secondo però riprese il suo fare ostile e lo allontanò tornando cupo: "Non dovresti essere qui. Abbiamo fatto tanto per farti tornare in Giappone e far sì che potessi tornare a vivere una vita tranquilla. Perché sei tornato qui? Questo paese non fa per te. Vattene."
Eiji non fu impressionato dalle sue parole. "Non credere di potermi convincere un'altra volta ad allontanarmi da te. Ho fatto la mia scelta. Ed è quella di restare al tuo fianco e farti vivere. Non credere minimamente che riuscirai a convincermi a tornare in Giappone. Questa è la mia volontà." Rispose il Giapponese con voce sicura. Che sorprese i presenti che lo conoscevano. Probabilmente non lo avevano mai visto così risoluto prima. Il biondo non ebbe la forza di ribattere e si lasciò nuovamente stringere dall’altro che chiuse gli occhi e affondò il viso nel petto del moro dicendo qualcosa che solo a lui fu chiara tanto da fargli rispondere: “Anche a me.” I coniugi fecero un cennò a Claire che comprese al volo, assieme uscirono e si sedettero fuori la stanza in questione per averli sempre a portata d’orecchio se fosse accaduto qualcosa.
“Non mi aspettavo di vedere un Eiji così risoluto. È cambiato molto dalla prima volta che l’ho visto, alle volte sento a crederci.”
“È un male che sia cambiato?” Chiese Jessica al marito.
“No di certo, questo paese lo ha reso meno ingenuo al male del mondo. Ma allo stesso tempo alle volte provo nostalgia per quel ragazzo di una volta.”
“Non dica così signor Lobo. Sono certa che nel profondo sia sempre lo stesso ragazzo. Soltanto che adesso ha sviluppato una corazza per non farsi scalfire dai suoi nemici o sopraffare dagli amici.” Aggiunse Claire consapevole che, per quanto si volesse, una persona non sarebbe mai cambiata del tutto. Alcune cose provengono dall’animo e nulla può cambiarle.
“Lo penso anche io. Non hai visto la sicurezza con la quale una volta ha calmato Ash in un attacco di panico successivo all’ennesima violenza. Ash si è lasciato toccare solo da lui e solo tra le sue braccia ha smesso di tremare.” Aggiunge Jessica con un sorriso amaro al ricordo. Passarono diversi minuti a chiacchierare lì fuori prima che un medico si avvicinasse a loro e dicesse: “Signor Lobo il ragazzo ora può essere deospedalizzato ma mi serve la firma di un adulto a lui legato.”
“Sì sono attualmente il suo tutore legale momentaneamente.”
“Perfetto, mi segua.”
Claire si sentì di aver perso qualche passaggio e pose uno sguardo interrogativo a Jessica che prontamente rispose: “Non ha saputo aspettare ha fatto la richiesta per essere suo tutore legale, non è stato ancora confermato nulla perché aspettiamo di dirlo ad Ash e sapere se anche lui è d’accordo. Ma prima di ciò lo terremmo un po' a casa con noi.” Claire annuì, poi assieme decisero di entrare nella stanza per avvisare Ash della sua uscita dall’ospedale. Trovarono i due intenti a chiacchierare animatamente ma con un clima sereno. Il viso del biondo sembrava ringiovanito, aveva un’espressione serena e gli occhi verdi brillavano di una luce che Claire non aveva nemmeno lontanamente immaginato. Sembrava davvero semplicemente un ragazzo di diciassette anni.
“Che succede vecchia, perché sei così felice?”
“Stavo per dirti che oggi esci dall’ospedale. Ma se continui ad essere così maleducato ti lascio qui.” Rispose Jessica colpendo leggermente sulla testa il ragazzo che rispose: “Posso tranquillamente fuggire non appena le mie gambe funzioneranno al meglio.”
“Scordatelo Ash verrai a vivere con noi per un periodo. Fin quando non ti rimetterai al meglio.” Max entrò nella stanza seguito dal medico.
“Paparino, hai deciso senza chiedere il mio permesso?”
“Ash non lamentarti, sai bene il perché. Eiji te hai un posto dove stare?”
Il ragazzo si grattò la testa in imbarazzo dicendo: “Ho fatto tutto così di fretta che non ci ho pensato.”
“Il solito impulsivo.” Sussurrò Ash che fu subito controbattuto dall’altro.
“Detto da te può essere solo un complimento.”
Jessica aggiunse subito: “La camera degli ospiti e spaziosa. Potranno dormire assieme.”
Ash non poté non farsi sfuggire un’espressione divertita, guardando nella direzione di Eiji.  Ma prima che potesse aggiungere qualcosa che avesse potuto metterlo in imbarazzo il medico addetto all’accertamento li fece uscire tutti dalla camera, a parte Claire, per visitare il suo paziente.
“Bene signorino, può tornare a casa. Le consiglio di ritornare a camminare gradualmente, per far riabituare le sue gambe. Non hanno subito danni quindi non avranno bisogno di una qualche riabilitazione ma sempre meglio non sforzare subito il corpo. Chiaro?”
“Cristallino.” Ash aveva sempre quel sorrisetto sprezzante e quel tono di superiorità come corazza anche quando non era necessaria.
Una volta fuori dall’ospedale decisero di salutarsi momentaneamente.
“Bene signori, allora vi affido il ragazzo e ci vedremo domani per elaborare al meglio il piano.”
“Perché aspettare a domani? Stai iniziando a tirarti già indietro?”
“No ragazzino, ho bisogno di riposare dopo queste settimane a farti da balia. Detto ciò, buonanotte a tutti.”
Dopo essersi salutati Claire tornò al suo appartamento e si gettò a peso morto sul letto, decidendo di godere al meglio di quelle ore di sonno che già sapeva avrebbe agognato nei giorni a seguire.
Il giorno seguente si trovava di buon mattino fuori casa Lobo. Bussò alla porta che gli fu prontamente aperta: “Buongiorno Claire.” Con un sorriso assonnato Jessica aprì la fece entrare per poi condurla nella sala da pranzo dove si stava consumando la colazione.
“Vuoi favorire? Jessica ha preparato dei waffle deliziosi.” La accolse Max indicandole una sedia libera.
“No grazie, ho già fatto colazione ma vi faccio compagnia se non vi è di disturbo.”
Detto ciò, andò a sedersi vicino ad Eiji che la salutò con un cenno del capo in maniera educata. Nel frattempo, poté osservare quella nuova ed insolita dinamica. Sembravano davvero far parte tutti della stessa famiglia, per l’armonia che c’era fra loro. Pure il piccolo Michael si fece addirittura promettere da Ash che al suo ritorno da scuola avrebbero giocato ai videogiochi. Una volta arrivato il bus per Michael, disposti a tavola gli adulti rimasti ascoltarono attentamente il piano di Claire, illustrato nei minimi dettagli. Una volta conclusa la spiegazione Ash intervenne sconcertato:
“È il piano più folle che abbia mai sentito. Ma soprattutto, perché tu devi essere quella che rischia di più?”
“Semplice, il primo luogo questo è il mio lavoro ed è giusto che io sia sempre in prima linea. Ed il secondo luogo io non ho nulla da perdere. Max e Jessica hanno una famiglia, tu ed Eiji avete l’un l’altro. Se uno di voi venisse a mancare l’altro ne sarebbe distrutto. Nessuno mi piangerà semmai farò una brutta fine, e soprattutto quando ho scelto questo lavoro sapevo a cosa sarei andata incontro.”
Un silenzio invase la stanza, Claire non aveva tutti i torti, ma ciò che aveva detto suonava così cupo che il biondo aggiunse: “Non parlo solo del rimetterci le penne, forse quella è la prospettiva meno tetra. Ma dei segni indelebili che quei bastardi possono lasciare nella tua mente e sul tuo corpo. Soprattutto se si è una giovane donna o un ragazzino.”
Claire comprese dal tono di voce di Ash che quelle cicatrici erano qualcosa di cui lui era ben a conoscenza e le si strinse il cuore al pensiero di ciò che aveva potuto passare quel ragazzo.
Sospirò e ribadì con leggerezza: “Non avranno nessuna voglia di toccarmi fidati. Gli farei troppo ribrezzo.” Claire si tolse il maglione rivelando braccia, schiena e busto pieno di vecchie e profonde cicatrici.  Max sbiancò mentre Jessica si portò le mani davanti la bocca. Eiji e Ash rimasero impassibili.
“Ne ho anche sulle gambe, ma non ho voglia di denudarmi. Penso che quei cani abbiano qualche preferenza anche per le pelli lisce morbide no? Credo che questo potrebbe bastare a farli desistere. Anzi penso che nessuno voglia più vedere tutto ciò.” Affermò Claire con no calanche, pronta a rimettersi la maglia prima che Eiji si avvicinasse lei e le prendesse le mani nelle proprie.
“Non parlare di te stessa come di un qualcosa di orribile. In Giappone quando si rompe un vaso lo aggiustiamo usando dell’oro in modo tale che le crepe assumano quel colore e il vaso diventa ancora più pregiato. Le tue cicatrici sono il segno della tua storia che facendo parte di te ti rendono la donna altruista e forte che sei adesso. Anzi, non ti ho ancora ingraziata abbastanza per aver salvato Ash, se non fosse stato per te sarebbe morto in quella biblioteca. Ed una parte di me sarebbe morta con lui. Grazie, grazie per aver salvato entrambi.” Non sapeva cosa dire, non si aspettava una reazione del genere. Era solita fare ribrezzo alla gente con il suo corpo. Non si aspettava che qualcuno le rivolgesse parole così gentili. Abbassò lo sguardo sussurrando un grazie. Eiji la strinse a sé per farle comprendere che ciò che diceva era vero. Dopo essersi rivestita riconfermarono il piano Claire e si avviò verso la porta quando però fu fermata dalla voce del biondo: “Ehi hai un attimo?”
Fuori la porta d’ingresso di casa Lobo, Claire e Ash erano uno di fianco all’altro.
“Sai pensavo che fossi una semplice novellina con un utopico senso di giustizia fino a poco fa. Ma dopo aver visto le tue cicatrici ho capito che anche tu hai conosciuto bene questo mondo e sai a cosa andrai incontro.”
Claire ammise senza guardarlo in volto: “Alle volte credo ancora nell’impossibile, nonostante tutto. Ma preferisco morire tentando che vivere di rimorsi.” Con ciò si staccò dal muro dove aveva poggiato la schiena e lo salutò con un cenno del capo. Si sarebbero visti l’indomani.
Era tarda serata quando Claire sentì bussare alla porta si affrettò a chiedere chi fosse.
“Sono la padrona di casa, devo parlarle.” Claire aprì senza preoccuparsi e si ritrovò dinanzi una signora minuta e tremante fra due omini armati fino ai denti.
“Non avete perso tempo alquanto vedo, giù le armi. Vi seguirò, non sono così stupida da mettere a repentaglio la vita di un civile.” In questo modo l’anziana signora fu lasciata libera e Claire seguì i due entrando in una macchina dai vetri oscurati. Dopo essersi seduta disse: “Siete così sicuri di voi con mi fate vedere anche dove stiamo andando.” Uno dei due uomini fece per colpirla ma lei schivò abilmente il colpo. Non ci volle molto prima di arrivare a destinazione. Afferrata stavolta in malo modo da ambo le braccia fu scortata all’interno della residenza Lee fino ad una stanza che, dopo aver bussato, fu aperta da un’anziana cameriera.
“Benvenuta signorina Parker.”
Steso elegantemente su un divanetto vi era un giovane dall’aspetto raffinato. I lunghi capelli sciolti e la pelle candida.
“Si accomodi.” Continuò con il già precedente tono pacato e gentile.
Claire si sedette dinanzi a lui, gli fu versato del te dalla stessa anziana signora e i due uomini che l’avevano accompagnata rimasero di guardia alla porta.
“Arriviamo subito al dunque, cosa vuole sapere da me?”
La maschera di gentilezza crollò subito dal volto del giovane cinese che ridacchiò e le rivolse uno sguardo d’astio.
“Ho sentito che qualcuno ha salvato la lince e che gli sta facendo da guardia del corpo.”
“E dunque?”
La risposta di Claire lo fece infuriare come si era aspettata, tanto da colpire la tazzina che aveva davanti che cadde frantumandosi. “Era quasi morto, e lei compare dal nulla salvandogli la vita.” Claire notò come il ragazzino davanti a lei cercava in ogni modo di non perdere del tutto le staffe.
“Oh quindi ammette che è stato lei il mandante.” Rispose Claire senza perdere compostezza.
Yut sembrò acquietarsi: “E con ciò crede di avere qualche possibilità?”
“Oh no, pura curiosità.” L’ironia nella voce era ben percepibile.
Passarono pochi istanti prima che, dopo uno schiocco di dita, uno dei due uomini colpì dritto al petto la giovane, che dopo un leggero ansimo non fiatò ma sorrise ai presenti: “Mediocre.”Lo scagnozzo si irritò e provò a colpirla di nuovo ma il colpo fu intercettato ma prima che potesse contrattaccare si sentì il corpo intorpidito e cadendo all’indietro fu afferrata dal suo stesso carceriere che l’adagiò sul divanetto con una delicatezza inaspettata.
“Questa donna alquanto pare sopporta il dolore meglio di tutti voi scimmioni. È inutile colpirla, le fareste solo il solletico.” Mentre diceva questo le astrasse l’ago che aveva lanciato e ordinò di portarla in una camera sotterranea e rinchiuderla.
Fu rinchiusa in quella che dava l’impressione di una sorta di cella e lì rimase fino alla mattina seguente. Il più giovane della famiglia Lee scese nella camera sotterranea dove la giovane era trattenuta tramite delle catene fissate al muro che terminavano con manette legate ai polsi. Al rumore dei passi aprì gli occhi. Yut guardò quel bel viso pieno di determinazione e le cicatrici che si intravedevano fra le nuove ferite. Perché stava provando pietà? Forse perché anche lui era pieno di cicatrici, anche se non visibili.
“Sei venuti ad osservare il motivo per il quale i tuoi uomini non sono riusciti ad estorcermi nulla?” Claire vedeva il sangue gocciolare, non avrebbe rischiato un’emorragia fortunatamente.
“Avevo capito che possedessi una soglia del dolore molto alta, ma probabilmente il morivo è legato al fatto che non è la prima volta che ti trovi in una situazione del genere agente.” Yut sembrava seriamente incuriosito e Claire sentiva che poteva rispondergli sinceramente.
“Chi l’avrebbe mai detto che il più giovane della famiglia Lee potesse provare pietà per qualcuno. Dopo tutto quello che avrai dovuto passare nella tua vita a causa della tua famiglia e del tuo bel faccino. I miei genitori hanno deciso di lasciare immacolato ciò che era visibile, come viso e mani, solo in questa maniera hanno scampato il carcare per violenza su minori per parecchi anni.” Era in penombra quindi Claire non poteva capire quale fosse l’espressone sul volto del giovane ma lo sentì dire: “Stai cercando di trovare dei punti in comune con me? Di dirmi che siamo simili o cose del genere? Stai cercando di fingere di capire il mio vissuto?” Ad ogni frase il tono di voce si alzava sempre più. Ma subito dopo lo sentì carcare di prendere fiato e di mantenere la calma.
“Non sei abituato a far uscire fuori tutto il tuo dolore da quel che vedo. Sei la bambola perfetta: silenziosa e bellissima. Così ti hanno cresciuto, e così loro vogliono che tu sia, obbediente e al loro sevizio.” Yut si sentì strano, aveva indagato su di lui? Probabilmente, ma come era giunta a quella conclusione, come osava cercare di capirlo. Prima che potesse dire altro iniziò a sentire il suono di spari. Qualcuno era entrato nella residenza Lee.
“Oh hanno fatto presto.” Disse Claire sorpresa, o erano stati spaventosamente rapidi a capire come entrare fin lì o sconsiderati. Ma nel dubbio, in quello stesso attimo, con un solo strattone, la giovane tirò giù le catene.
“Sarà scomodo camminare in giro con queste fra i piedi ma a mali estremi.” Yut superò in fretta lo stupore per lanciare immediatamente un ago a Claire che lo schivò con grazia e in un attimo si ritrovò dinanzi a lui. Ora mi ucciderà, pensò all’istante. Ma invece lo voltò e con estrema gentilezza ma unita alla giusta forza gli circondò con un braccio la vita sottile bloccandogli e bloccandogli le braccia verso il basso. Con la mano libera prese uno degli aghi dai suoi capelli.
“Perdonami, ma mi servi come ostaggio. Non ho armi con me, quindi per un po' dovrai starmi vicino. Ti dispiace?” Yut non fiatò ma iniziò a camminare al suo incitamento. Anche volendo non avrebbe potuto liberarsi, aveva visto come quella donna dalla forza Erculea aveva tirato giù delle catene dal soffitto. Guardò il polso del braccio che la stava stringendo. Era già tendente al violaceo, probabilmente rotto. Possibile che non provasse dolore? Anche volendo non poteva opporsi a quella donna. Ma voleva davvero farlo? Era così stanco di quella vita, e finalmente quando stava per prendersi la sua rivincita ecco che tutto andava in fumo. Erano venuti per il Banana Fish, ne era sicuro, in qualche maniera avevano scoperto che lui possedesse ancora una fiala. Peccato che nonostante le ricerche ancora nessuno del laboratorio della famiglia Lee avesse ancora capito come riprodurlo. Che lo uccidessero quel giorno stesso, perché sennò ci sarebbe voluto poco a far ritornare tutto com’era prima. Dei suoi sottoposti non era comparso ancora nessuno. Stavano proseguendo verso l’uscita senza intoppi, la stretta della donna era stranamente confortevole, e anche quando gli chiedeva di camminare, non c’era autorità nel suo tono. Sapeva che lui avrebbe obbedito ma allora perché trattarlo così? Che senso aveva riservargli tutto quel riguardo. Lui l’aveva imprigionata e l’avrebbe lasciata morire. O forse lo credeva che avesse un animo nobile come il suo? Si sbagliava, loro due non potevano essere più diversi.  Eiji assieme alla polizia la aspettava al cancello posteriore della villa. Come avesse compreso Claire in poco tempo la toponomastica di quel luogo semplicemente studiandolo dall’esterno gli risultava un mistero. Appena furono all’uscita e vide tutti quegli uomini armati, Claire lasciò andare Yut e si diresse verso le volanti da sola.
“Aspetta, perché non mi porti con te e mi consegni alla polizia. In fondo sono stato io a farti rapire.”
Claire si voltò e gli sorrise: “Ma loro non lo sanno, sanno solo che la famiglia Lee aveva rapito un loro agente.”
Yut stinse i pugni: “Perché provi pietà per me?”
Claire fece un passo avanti verso di lui e ripose l’ago nella crocchia dei suoi capelli con estrema gentilezza, Yut non sapeva perché ma temeva che qualcosa dentro di lui si stesse smuovendo.
“Hai solo sedici anni, e tu come me, come Ash e come tanti altri giovani in questo mondo, hai vissuto e vive una vita che non dovrebbe definirsi tale. Sei giovane, puoi cambiare, puoi decidere cosa fare della tua vita e del tuo destino. Anche se è difficile, anche se sembra impossibile, perché non tentare? Ricorda anche nei momenti più bui, vedrai che ci sarà sempre qualcuno pronto a tenderti la mano. Basta saper guardarsi bene attorno.” Con quelle parole ne andò senza più voltarsi, lasciando dietro di sé uno Yut sconvolto e tremante. Cosa avrebbe dovuto fare? Vide chiaramente il ragazzo giapponese abbracciarla stretto e alcuni poliziotti intenti a liberarle i polsi dalle catene. Cos’era quella nuova sensazione? Speranza forse? Ma per quella volta, decise di tornare all’interno, inconsapevole che qualcosa dentro di lui stava per cambiare. 
Alla centrale di polizia erano tutti certi di aver semplicemente salvato un agente in pericolo. Ma a casa Lobo la situazione era più complessa del previsto. “Come avete corrotto gli agenti?” Chiese Claire soddisfatta del loro lavoro. Avevano recuperato la valigetta con l’ultima fiala di quella droga infernale senza essere scoperti dalla polizia.
“Semplicemente abbiamo detto che li avremmo aiutati, senso di giustizia e volontà di sdebitarmi con te, cazzate simili.”
“Ash linguaggio.” Lo ammonì Max da perfetto genitore.
“Oh paparino ti dimentichi dove sono cresciuto, e soprattutto dove ci siamo conosciuti, ti ho sentito dire di peggio.”
Max non poté controbattere allora Ash continuò a spiegare: “Io e Max siamo entrati e ci siamo diretti al piano di sopra, nelle varie camere della famiglia Lee. Eiji è rimasto con la polizia in maniera tale da farsi vedere da te e Jessica era con la sua auto alla terza uscita che ci hai indicato tu. Trovata la valigetta sono corso a portargliela e lei è andata via senza farsi notare. Poi sono rientrato facendo finta di nulla. Il resto di come siamo usciti tutti da lì lo sai già.”
Claire annuì soddisfatta, avevano fatto un ottimo lavoro. Sicuramente la famiglia Lee se la sarebbe cavata anche questa volta, avevano ancora troppo potere per essere sbattuti tutti in cella. Ma ora come ora, la loro missione si era conclusa con successo. Adesso dovevano solo decidere che farne di quella fiala. Max aveva estorto da uno degli scienziati, lì presenti a casa Lee, che nessuno era riuscito a comprendere la componente principale di quella fiala, e senza la stessa era impossibile per loro continuare la ricerca. Ma ora che fare?
“Distruggiamola” Disse Eiji di punto in bianco.
“Non possiamo fidarci di lasciarla nelle mani della polizia, ci potrebbe essere qualcuno di corrotto che potrebbe far riiniziare tutto daccapo. Poniamo fine a questa storia facendo scomparire questo liquido.” Si trovarono tutti d’accordo a quella proposta. Max non era ancora tornato da scuola; quindi, decisero di dar fuoco al tutto in un piccolo falò nel retro. Ash poteva iniziare a dire addio a quel mondo dove era cresciuto. I coniugi Lobo decisero di adottare Ash e di iscriverlo all’ultimo anno di liceo, dopo un test d’ammissione. Era una mente brillante e lo superò egregiamente. Avrebbe iniziato l’anno scolastico a breve. Eiji aveva mandato il suo curriculum a vari studi fotografici e Claire si sentiva ancora in contatto con tutti loro, un po' per affetto un po' per tenerli sott’occhio ed essere certa che andasse tutto bene. Certamente ci sarebbero stati altri momenti bui nelle loro vite. Ma finalmente ora avevano la possibilità di viverle.
  
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