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Autore: imjustfab    24/08/2023    1 recensioni
[Imma Tataranni - Sostituto Procuratore]
"Tranquillo, io non ti lascio solo" era una promessa e Immacolata Tataranni le promesse le mantiene.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Aveva perso il conto dei minuti trascorsi a fissarlo oltre quel vetro, legato a innumerevoli macchinari lottando fra la vita e la morte, solo.
Sotto la sua mano sentiva quella di Pietro e la stringeva forte, fortissimo perché era l’unico modo per sfogare quella rabbia verso se stessa che stava diventando materia del suo corpo.
Lui è in queste condizioni per colpa mia si ripeteva nella mente.
Avrebbe dovuto restargli accanto quando aveva scoperto della mancata paternità e non avrebbe mai dovuto anche solo sospettare che lui avesse potuto baciarla mentre dormiva.
Davanti ai suoi occhi scorrevano tutti gli eventi accaduti negli ultimi mesi:
Credo di essermi innamorato di te, non era stato un sogno, le aveva davvero aperto il suo cuore e, per l’ennesima volta, lei glielo aveva spezzato;
Dottoressa io non vi lascio sola, ed era vero, non l’aveva mai lasciata sola, mentre lei? Lei sapeva di essere l’unica su cui lui potesse contare e che aveva fatto? Lo aveva abbandonato a sè, tante, troppe volte; anche mentre quella pallottola gli stava attraversando il corpo, era solo.

“Amò si è fatto tardi, l’operazione durerà ancora qualche ora…andiamo a casa, se ci sono novità ci avvisa Vitali” Pietro l’aveva distolta dai suoi innumerevoli sensi di colpa.
Si voltò verso di lui lasciandogli cadere la mano che ancora stringeva, cercò di formulare una frase ma le parole le si bloccarono in gola trasformandosi in un conato di vomito, riuscì solo a muovere il capo come a dire “no” e si ritrovò a rimettere anche l’anima scoppiando in un pianto liberatorio.
“Imma su andiamo a casa, non puoi rimanere qui in queste condizioni”
Pietro, di nuovo.
Lo guardò come a fulminarlo “No Pietro, non posso” disse tutto d’un fiato, cercando di asciugare qualche lacrima.
“Ma qui ci sono molti agenti, poi rimarrà il dottor Vitali…”
“Pietro, no. Non posso, glielo devo”
Il marito abbassò lo sguardo, annuendo.
Sapeva che quando la moglie prendeva una decisione nessuno sarebbe mai riuscito a smuoverla.
“Piuttosto tu, vai a casa, vai da Valentì che sarà sicuramente preoccupata. Io so badare a me stessa”
“Ma Imma, sei sicura?”
“Pietro, va’ a casa” disse con tono supplichevole, guardandolo dritto negli occhi.
“Va bene amò ma per qualunque cosa chiamami che io arrivo subito”
Imma annuì e ritornò ad osservare il suo Calogiuri. Sentì i passi del marito allontanarsi e fu travolta da un’ondata di sollievo come se in quella stanza Pietro fosse un di più.
                                                                                                                           

Era rimasta sola, Vitali era occupato con i giornalisti fuori dall’ospedale e gli agenti vigilavano davanti all’entrata.
Ormai era notte fonda ma la stanchezza era di gran lunga inferiore all’adrenalina che le scorreva nella vene.
Non aveva distolto, neanche per un secondo, lo sguardo dalla barella su cui giaceva il corpo del Maresciallo, riusciva a percepire solo i bip del macchinario che controllava la frequenza cardiaca e ad ogni battito di Calogiuri corrispondeva un respiro della dottoressa.

Ad un tratto i vari bip furono accavallati dal rumore di passi sempre più vicini: si voltò e notando il primario scattò in piedi, lo raggiunse e, con voce roca, gli chiese: “Dottore, ci sono novità?”
“Lei è?”
Imma si bloccò: chi era lei per Calogiuri? 
“Sostituto Procuratore Immacolata Tataranni. Sono il superiore del Maresciallo”
rispose con ciò che era oggettivo, sperando fosse abbastanza per avere informazioni.
Il dottore la squadrò, forse per le condizioni in cui versava che non erano di certo delle migliori- considerando il trucco sbavato, i vestiti stropicciati e i capelli che…meglio non parlarne -ma, dopo qualche attimo di esitazione: “L’operazione si è appena conclusa, è andata bene”
Imma tirò un sospiro di sollievo.
“Tuttavia il colpo che il Maresciallo ha attutito cascando per terra gli ha causato un importante trauma cranico con conseguente emorragia celebrale” il dottore si bloccò notando due lacrime scorrere sulle guance di Imma.
“E quindi? Cosa significa? Dottore come sta Calogiuri?” era impaziente, aveva bisogno di risposte, immediate.
“Il Maresciallo attualmente è in coma farmacologico, nelle sue condizioni non sarebbe riuscito ad affrontare un’emorragia di quel calibro perciò, d’accordo con i familiari, abbiamo scelto l’unica opzione utile per aiutarlo”
«Maresciallo», «Coma», «Emorragia»
le rimbombavano in testa, una dopo l’altra e con l’ultimo barlume di lucidità, chiese: “Si sveglierà, dottore? Si sveglierà, vero?”
Il dottore abbassò lo sguardo e Imma si sentì mancare, per fortuna dietro di lei vi era una sedia e il primario l’aiutò ad accasciarsi.
Scoppiò in un pianto disperato che non aveva alcuna intenzione di concludersi, il dottore si sedette accanto a lei e le cinse le spalle.
“Dottoressa non posso dirle nulla con certezza ma non si deve abbattere, potrebbe anche svegliarsi ma non possiamo sapere quando, possiamo solo attendere un miglioramento dei suoi parametri e armarci di tanta forza e pazienza”
La forza di sicuro non le mancava, ma la pazienza…di quella era decisamente sprovvista.

“È possibile vederlo?”
“Certo dottoressa, ovviamente con tutte le dovute precauzioni ma potete vederlo. Anzi, se vuole un consiglio, gli stia accanto. In casi simili la vicinanza dei propri cari ha aiutato i pazienti, come se loro la potessero percepire. Anche perché, se posso permettermi, a me lei non sembra semplicemente il suo superiore.”
Imma ebbe un sussulto ma non riuscì a ribattere.
“Quindi gli stia vicino, lo aiuterà più di quanto lei possa pensare.”
La dottoressa si limitò ad annuire perché non aveva forze per dire o fare altro.

                                                                                                                         

Il primario la accompagnò a cambiarsi e con addosso il look total green- troppo sobrio per i suoi gusti -si diresse verso la camera del Maresciallo.
La sua mano sinistra era sulla maniglia e tremava come se fosse priva di ogni forza. Ma Imma non poteva permettersi di tornare indietro, non in quel momento. Aveva bisogno di vederlo, e lui aveva bisogno di lei.
Così prese un lungo respiro e, con tutta la forza che le rimaneva, aprì la porta facendosi spazio in quella camera cupa, illuminata solo dai macchinari e da fioche luci led.

Al centro della stanza vi era il suo Calogiuri, pallido come non lo aveva mai visto, le sue labbra rosee tendevano al viola e il suo capo era cinto da diverse bende.
Fece qualche passo e raggiunse lo sgabello posto di fianco al letto, ci si sedette e dopo qualche attimo riuscì a trovare il coraggio di alzare lo sguardo per osservare il Maresciallo.
La vista le si appannò all’istante, ma si trattenne dallo scoppiare in un ennesimo pianto poiché non poteva permettersi di mostrarsi fragile davanti a lui, non in quel momento: doveva essere forte per lui.
Così sporse il capo all’indietro, si cinse le ginocchia con le mani e si abbandonò ad un profondo sospiro che l’aiutò a tornare in sé.

Tornò poi a fissare quel viso spento, quel corpo esile; ciò che osservò le provocò una forte fitta allo stomaco e, senza pensarci due volte, si ritrovò a stringere la mano di Calogiuri libera dalle flebo. 
La strinse con delicatezza e con entrambe le mani se la portò al viso percependo sulla guancia il tocco del suo Maresciallo, lo stesso tocco che le era mancato più di qualsiasi altra cosa.
Provò una sensazione che la portò indietro nel tempo, all’anno prima, al caso di Stacchio, a come lei fosse distrutta e a come Calogiuri fosse riuscito a rimettere assieme tutti i frammenti della sua anima semplicemente sfiorandola. 
Chiuse gli occhi e rivisse quel momento: la mano di Calogiuri che prendeva la sua, Calogiuri che le sfiorava la guancia, le sue dita che camminavano dolcemente sul suo viso fino a raggiungere le labbra, il suo pollice che le accarezzava il labbro inferiore e quel desiderio che si accendeva dentro lei di baciarlo, di sentire su di sé quelle labbra che si era sempre limitata ad osservare.
La sua mente tornò poi a quel magnifico errore commesso nel suo ufficio alla Festa della Bruna, a quando la passione ebbe la meglio e quelle agognate labbra furono finalmente sulle sue, a quando lei e il Maresciallo si trovarono a respirare all’unisono e la sua folta chioma rossa fu esplorata dalle mani di Calogiuri.
Rivisse ogni singola sensazione e sul suo viso spuntò un sorriso ebete. 
Tuttavia, fu riportata alla realtà dal frastornante rumore dei macchinari e, mentre una lacrima ricca di nostalgia le bagnava la guancia, riappoggiò sul letto la mano del Maresciallo. 
                                                                                                                   

Il primario varcò la soglia della porta facendo sapere ad Imma che la visita fosse giunta al termine.
“Va bene dottore, ora esco.”
L’uomo annuì e richiuse la porta.
Imma si alzò dallo sgabello fissando ancora per qualche attimo Calogiuri, gli si avvicinò e con estrema delicatezza gli accarezzò il viso e le labbra. Raggiunse poi l’altezza del suo orecchio e gli sussurrò: “Tranquillo, io non ti lascio solo.”
Era una promessa e Immacolata Tataranni le promesse le mantiene.

Così si drizzò, si ricompose alla bell’e meglio e, dopo l’ultimo sguardo rivolto al Maresciallo, uscì dalla stanza con passo marziale.
   
 
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