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Autore: BellaLuna    31/08/2023    4 recensioni
| Zutara |
Il fulmine di Azula colpisce Zuko dritto al petto.
Lui crolla a terra, accartocciato su se stesso, proprio di fronte allo sguardo perso di Katara.
E all'improvviso, è di nuovo neve nera che piove giù dal cielo, tutt'intorno a lei.
[Questa storia partecipa alla "ToBeWritingChallenge2023" e alla challenge "Scrivimi" entrambe indette sul Forum Ferisce la Penna.]
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Azula, Katara, Zuko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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(Hallelujah) Neve nera tutt’intorno


§
 
 

Il fulmine di Azula squarcia in due la notte scarlatta della Cometa di Sozin, fa risplendere di scintille d'azzurro il suo sguardo allucinato, e prima che Katara possa urlare un avvertimento, o correre per mettersi al riparo, o anche solo esalare il suo ultimo respiro, si schianta assassino dritto contro il petto di Zuko.

Non dura che un misero secondo.

Il tempo di un grido che raschia e brucia la gola, di uno shock che scava baratri dove il suo cuore precipita in un terrore gelido, e poi la luce si spegne, il mondo è di nuovo tenebra e rosso sangue, e Zuko cade al suolo, accartocciato su se stesso come foglia d’autunno che si stacca morente dal ramo dell’albero.

Crolla proprio di fronte a lei, ruzzolando più volte a causa della collera di quel fulmine dinanzi al quale era saltato, senza esitare, pur di salvarla.

E Katara può solo osservarlo, immobile, gli arti ghiacciati dalla paura, lo sguardo spalancato nello stesso vuoto in cui il suo cuore è precipitato, ed è ancora incapace di fiatare, di tremare, di pensare, di credere che possa essere reale.

Ed è di nuovo neve nera che le piove addosso, dentro, tutt’intorno.
 

Baby, I’ve been here before
 
 
R e s p i r a

È la prima cosa che viene insegnata a ogni guaritrice, quella di riuscire a placare le proprie emozioni quando ci si trova di fronte a una situazione d’estrema emergenza.

Quando ogni secondo sprecato a dubitare o anche solo a pensare, invece di agire, è il secondo di troppo che determina la fine, la resa, la sconfitta, della povera anima destinata alle tue cure – o di te stesso o delle persone che ami.

La prima cosa che insegnano alle ragazzine – bambine – come lei è respira, concentrati, chiudi tutte le porte del tuo cuore, fortifica gli argini della tua mente, affinché nemmeno la ferocia del fiume in piena delle tue più sfrenate paure possa travolgerti, sommergerti, farti perdere la ragione.

Katara prova a farlo.

Prova a ricordarsi come si fa a fare entrare aria dentro i polmoni.

E a ogni tentativo fallito, ad ogni ansimo disperato che le si incastra in gola, prova – ci prova davvero! – a sbarrare ogni serratura a doppio mandato, e poi a trovare rifugio dentro un porto sicuro nella sua mente in cui la furia del suo elemento non possa trascinarla a fondo.

Ma anche quando si lascia alle spalle le catane di Azula, per ogni passo in avanti che compie sospinta dall'ansia di raggiungere Zuko più velocemente che può, è ancora neve nera che cade tutt’intorno, è ancora ghiaccio lì dove dovrebbe esserci un palazzo che brucia, è ancora un manto soffice e macchiato di sangue quello sulla quale i suoi piedi bambini sembrano sprofondare.

(E Zuko è già dentro il suo cuore, nel piccolo angolino in cui lei gli ha concesso di entrare, e ora non può più lasciarlo fuori, non può, che è suo l’eco dei passi che si allontanano via quello che inizia a risuonarle nella testa, è sua la risata che sbiadisce mentre il panico le fischia nelle orecchie, è sua la mano che cerca di afferrare mentre precipita nel buio e che sta già scivolando via dalla sua presa.)
 

I've seen this room and I've walked this floor
 

R e s p i r a

La paura dilata il tempo, la inghiotte, la riporta indietro, e mentre corre in avanti, alle sue spalle, di fianco a lei, davanti a lei, Katara vede solo una bambina sgambettare sgraziata e tremante dentro una casa dalle tende chiuse.
Vede solo una bambina arrancare fra la neve che grida: “Mamma, ho paura!”
Che grida: “Papà, aiuto!”
E ora come allora, la sua voce non viaggia abbastanza rapidamente da fare la differenza.
 

I used to live alone... before I knew you
 

R e s p i r a

Zuko sta morendo, e Katara corre su gambe troppo corte, inciampa fra le ombre dei suoi fantasmi, sente già il suo capo cospargersi di cenere.
Scivola al suo fianco nell’esatto istante in cui ricorda la se stessa bambina spalancare la tenda – e non vuole più vedere lo sguardo del mostro, non vuole più sentire le parole bugiarde con cui sua madre baratterà la sua vita per la sua.

“Andrà tutto bene, Katara.”

Lei a Zuko non mentirà.
Le sue ultime parole non saranno una bugia.
Lui guarirà.
Lui starà bene, davvero.

“Coraggio, Zuko, possiamo farcela!” quasi gli urla contro, quasi lo implora, mentre trema, in affanno, ed esamina il suo corpo contorcersi in agonia, e ogni singhiozzo di dolore che gli sfugge dalle labbra è una lama che le dilania l’anima e le infiamma le viscere.

“Resisti, fallo per me, per favore!”
 
R e s p i r a, Katara.
 
Con mani tremanti, mani bambine, piega al suo volere il suo elemento, lo poggia sulla sua ustione sanguinante e pulsante, cerca di bloccare l’emorragia interna dei suoi organi, di spegnere il corto circuito dei suoi nervi, di placare l’aritmia del suo cuore. Ma ogni ordine che il suo corpo spezzato gli sta dando è sbagliato, e Katara non sa come compiere questo miracolo senza l’aiuto di un’acqua benedetta che le penda dal collo.

(Non sa come dirgli non lasciarmi, ho bisogno di te, ti prego, non sa cosa fare, non sa cosa pensare.)

Ed è neve nera, di nuovo, che cade tutt’intorno. Ché le sue difese non hanno retto, gli argini sono andati distrutti e ora Katara sta annegando nell'acqua oscura dei suoi incubi, dalla quale non c'è via di scampo... non ce n'è nessuna! Morirà!

“Papà, aiuto!” grida di terrore la bambina che è stata, e Katara vorrebbe poter fare altrettanto, mentre il sangue di Zuko le sporca le mani, il suo corpo continua a contorcersi in agonia sotto di lei, il suo cuore batte troppo forte, i suoi gemiti straziati fanno a pezzi tutte le sue speranze.

“Ti prego, Zuko, ti prego...” mormora e inghiotte lacrime dal sapore acido e velenoso della paura, e vorrebbe ancora urlare: “Mamma, ho paura!” E poi: “Papà aiuto,” ma chi verrebbe a salvarli? Chi li salverà ora?
 

I’ve seen your flag on the marble arch,
but love is not some victory march
 
 

R e s p i r a, Katara.

Pensa.
No, non farlo.
Combatti.
Combatti.
Combatti.
 
Piove neve e piove cenere tutt’intorno, anche quando Katara inizia a sentire l’urlo della libertà esplodere nell’aria.
Anche quando è la mongolfiera dei loro alleati quella a solcare i loro cieli insanguinati.
Anche quando è la bandiera di Ozai a bruciare e la loro a sventolare fiera nel vento.

Katara si lascia sfuggire una risata amara fra le lacrime, preme più forte le mani e il suo elemento contro il petto di Zuko, prova a catturare il suo sguardo offuscato per trattenerlo a sé e dirgli: “Abbiamo vinto, Zuko. Lo senti? Abbiamo vinto! Tu non puoi morire, perché noi abbiamo vinto! Hai capito?”

Lui prova a inclinare il capo per guardarla, incrocia il suo sguardo e i suoi lineamenti contratti dal dolore si addolciscono in un sorriso tremolante, solcato da lacrime cremisi che scivolano via dai suoi occhi dorati.

E per un attimo, Katara quasi ci crede, Katara quasi ci spera, che il suo amore basti, che questa volta sia sufficiente a sconfiggere la morte.

(E dietro una tenda chiusa una bambina urla: “Non è vero, non è vero!” e cerca di sfuggire alla presa di suo padre, per abbracciare il cadavere di sua madre, perché lei la ama, e le persone che ama non possono andarsene, non possono morire, nessuno può portargliele via.)

Si sbaglia, lo sa.
 

It’s a cold and it’s a broken Hallelujah
 

Ci sono volte in cui l'amore non basta, la speranza non basta – e Zuko ha solo lei e le sue mani bambine a cui affidarsi, ha solo lei che non ce la fa, che sprofonda nelle sue paure, che non sa come...

Zuko le sorride, fra gli ansiti dei suoi ultimi respiri spezzati, e poi, sotto le sue dita, sotto i suoi occhi, sotto la neve nera che cade tutt’intorno a loro, il suo petto smette di sobbalzare.

E il suo cuore coraggioso smette di battere.

Il tempo si dilata, l’incubo la inghiotte di nuovo, tutto è fermo tutto è vuoto tutto è silenzio tutt’intorno a lei.

Anche quando qualcuno dall’alto inizia a cantare
 

Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
 

R e s p i r a, Katara.
 
“Zuko...”
Dai suoi occhi persi nel vuoto, scivolano via altre lacrime di sangue.
“Zuko...?”
A che serve chiamarlo, ora che non può più sentirla?
Ora che nessun Hallelujah può raggiungerli ed è neve ed è cenere tutt’intorno?
 
R e s p i r a, Katara.

Le sue dita si artigliano alla sua tunica.
Senza fiato, senza parole, senza più lacrime, Katara comincia a scuoterlo, come per svegliarlo.
Gli ricorda che loro hanno vinto e che lui non può morire.
La guerra è finita, Hallelujah!, e allora lui non può essere morto.
È finita.
Non può morire per lei.
Non c’è più.
Non c’è più.
Non c’è più.
Qualcuno mi aiuti, Zuko non c’è più! vorrebbe urlare.
Vorrebbe ritrovare la sua voce.
Vorrebbe avere le forze per infondere vita di nuovo nel suo petto.
Ma l’unico grido che si alza al cielo è solo quello straziato di Azula.
 
R e s p i r a, Katara.

Bambine sole, bambine spaventate, che piangono, che gridano no, no, no, non è vero!
Il loro pianto esplode all’unisono, e le catene con cui Azula si sta scorticando la pelle, sono le spine che Katara sente affondare nel suo cuore.
E le fiamme che le bruciano dentro e che lascia andare in getti disperati dalla bocca, è l’urlo disperato e senza suono con cui Katara stringe il corpo di Zuko a sé.
Torna indietro.
Torna indietro.

R e s p i r a.

“Zuko...”
Con il suo volto fra le mani, Katara osserva le sue lacrime copiose colarle giù dal viso per mischiarsi alle linee cremisi sul suo volto stanco, pallido, spento.
“Zuko, ti prego...”
Sangue e lacrime, e poi neve nera che ancora piove tutt’intorno, e una voce, all’improvviso, che la trafigge più forte delle urla di Azula.
 
Dimmi, Katara.

È Hama.

Zuko è morto, fra le sue braccia, per il fulmine che spettava a lei, e Katara ricorda Hama.
Ricorda e accarezza con le dita il sangue e l’acqua delle sue lacrime fondersi sul viso di Zuko.
 
Vuoi essere una bambina spaventata per sempre o vuoi essere potente?
 

Remember when I moved in you,
And the holy dove was moving too?
 

R e s p i r a, Katara.
Katara prende fiato, lascia che l’aria le scivoli dentro.

Respira.
E il respiro le placa la mente, allontana il panico.

Non ha bisogno di un’acqua benedetta che le penda dal collo.
Non ha nemmeno bisogno della luna piena.
 
Vuoi essere una bambina spaventata per sempre o vuoi essere potente?
 
È già potente, può già compiere questo miracolo da sola.
Le basta solo il suo elemento.
Le basta solo raggiungere il cuore di Zuko.

(Può, non è vero? Lo ha già sentito battere per lei tante volte, accelerare emozionato in sua presenza, ne ha contato i battiti eccitati sotto la luce della luna. Certo che può. Il suo cuore è suo. Lei è sua. Lei può salvarlo.)
 
R e s p i r a, Katara.
 
C’è acqua in ogni vena e in ogni arteria che pulsa la vita dentro ogni essere vivente.

Katara sposta il capo di Zuko dal suo grembo a terra, bacia via le sue lacrime dalle sue guance e poi sospinge il suo sangue avanti e indietro, avanti e indietro, attraverso i ventricoli e gli atri del suo cuore, pompando vita nel suo petto, soffiando respiro sulle sue labbra dischiuse.
 
Inizia a contare.
Cinque.
Dieci.
 
Respira, Zuko.

Vivi.
Combatti.
Combatti per me.
 
Cinque.
Dieci.
 
Ha il suo cuore stretto fra le mani, ed è fermo ed è immobile l’attimo prima...
E poi...
 

And every breath we drew was Hallelujah
 

Zuko R e s p i r a
 
I suoi occhi si spalcano, la mettono a fuoco, le sue mani vaganti e spaventate l'afferrano, mentre i suoi polmoni tornano a cercare aria e il suo cuore coraggioso torna a battere forte.

“Ka... tara...”

Katara piange e poi gli sussurra il suo grazie sulle labbra.

Gli ricorda ancora: è finita, abbiamo vinto.

E dall’alto neve nera non cade più.

C’è solo qualcuno che ancora canta
 

 
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
Hallelujah
 
 
 
 

FINE
 





N/A: questa storia nasce per colpa dal mio ultimo rewatch di The O.C. e dal fatto che guardando l’ultimo episodio della terza stagione ho pensato: “Ma sai che la Cover di Hallelujah di Imogen Heap ci starebbe proprio bene pure nella scena dell’Agni Kai?!”
Perciò, voilà, ecco qui come distruggere una bellissima Lyrics con un flusso di coscienza in pieno attacco di panico e Angst che piove a catinelle, (ma con Happy Ending, perché ne avevo proprio bisogno e mi serviva per una challenge!)
Aggiungo che questa storia approva la teoria secondo la quale Katara abbia usato il dominio del sangue per salvare Zuko (io non so nulla di medicina, perciò spero di non aver descritto male i sintomi di un colpo seppur “deviato” - altrimenti Zuko sarebbe andato subito in arresto cardiaco e sappiamo che non è così - di fulmine sul corpo umano).
Alcuni dei dialoghi ripresi da “I predatori meridionali” e “Il lato oscuro della luna” sono stati da me modificati per mere questioni di trama!
Spero comunque che questa storia barra song-fic barra proviamo ad analizzare i traumi di Katara tutti insieme, vi sia comunque piaciuta! <3
Spero inoltre di poter sentire qualche vostra opinione a riguardo.
Alla prossima,
BellaLuna
  
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