"Sanctrum, una cittadella incastonata nel cuore del maestoso vulcano Okiisuvio, la perfetta fusione tra magia e scienza.
In pochi conoscono la verità dietro le possenti mura che la circondano, in origine non furono erette per difendere i cittadini, ma sono un'eredità di forze antiche per difendere il mondo da ciò che risiede al centro di Sanctrum.
Perché oltre alle botteghe di pozioni profumate e ai negozi illuminati da mille luci, in cima ad una torre che tocca il cielo, si annida il Portale per l'Abisso, una spaccatura nello spazio che collega il mondo umano al mondo demoniaco.
Molto prima dello sviluppo di Sanctrum, in un'era oscura, quando i demoni vagavano indisturbati, portando caos ovunque, emerse il primo Guardiano, Selwyn.
Un umile individuo che promise di proteggere l'umanità e sconfiggere ogni demone che osasse minacciarne l'equilibrio.
Con l'aiuto di potenti maghi, forgiarono il Bastione e crearono barriere magiche per rinchiudere i demoni nel loro regno infernale.
Nel corso delle generazioni, i Guardiani hanno continuato la loro missione di protezione del mondo umano, e salvo poche eccezioni, i demoni non hanno più osato attraversare il Portale, mantenendo la pace e la sicurezza nella cittadella di Sanctrum
***
Ma adesso è l'ora di dormire, Rhea. Domani ci aspetta un'alba anticipata per l'inizio dell'anno nuovo."
Stavo ancora fissando Seraphina, mia madre, con un mix di stupore e meraviglia, quando senza riflettere le chiesi "Tu e papà avete mai abbattuto un demone?".
Come ogni Guardiano che aveva completato il suo addestramento, sia mia madre che mio padre avevano la carnagione scura, i capelli rossi come il fuoco e gli occhi dorati.
Lo sguardo mi cadde involontariamente sullo specchio in fondo alla stanza, come succedeva sempre quando pensavo all'aspetto dei miei genitori.
Riflessa c'era una ragazzina di dieci anni, piccola, con la carnagione mulatta, i capelli neri e ricci, e grandi occhi marroni, che mi restituiva uno sguardo contrariato.
"Sì, è successo anni fa, ma come ben sai è un racconto che io e tuo padre preferiamo evitare."
Non era la prima volta che la domanda mi saltava fuori non richiesta, ma ogni volta speravo in una risposta diversa.
I miei occhi viaggiarono dallo specchio ad una foto incorniciata lì accanto.
All'interno erano immortalati mia madre e mio padre con un piccolo fagotto che sarei dovuta essere io da piccola. Mentre dietro di loro c'erano i miei zii che però non avevo mai visto di persona.
Mia madre, aggraziata e atletica come una tigre, aveva un sorriso così dolce che ammorbidiva i suoi lineamenti taglienti.
Mio padre, Alair, aveva un sorriso sornione stampato in faccia, mentre i suoi abiti soffrivano sotto la pressione dei voluminosi muscoli.
Non aveva ancora le cicatrici che sbucavano da ogni centimetro di pelle visibile.
Seguendo due diversi addestramenti, mia madre si speciallizzò in magia difensiva, mentre mio padre era un maestro nell'arte della spada.
"Va bene, buona notte mamma" la salutai mentre mi rimboccava le coperte.
E senza pensarci su due volte, mi arresi al richiamo del mondo dei sogni. Un'immagine che all'epoca non aveva senso mi accolse.
Un elmo nero come la notte, dalla visiera abbassata si intravedevano degli occhi luminosi che sembravano bruciare come magma incandescente. Colavano oro fuso mentre l'elmo e la visiera si scioglievano come burro in un microonde, lasciando solo una pozza dorata.
La mattina seguente mi svegliai con un sapore di pancakes bruciati in bocca. Nonostante il peso della stanchezza, mi alzai e mi preparai, cercando di non permettere a quello strano sogno di rovinarmi la giornata.
Quel giorno sarebbe stato importante.
Era l'ultimo dell'anno e il Bastione avrebbe abbassato le sue difese, i giovani di dieci anni avrebbero avuto il permesso di vedere il Portale per l'Abisso di persona.
E poter così decidere se, l'anno successivo, volevano intraprendere l'allenamento da Guardiano o avviarsi in uno dei tanti percorsi di studio disponibili.
Indossai la mia tunica bianca senza maniche, come imponeva la tradizione, il morbido abito sembrava tessuto dalle fate.
Uscii dalla mia stanza e per entrare direttamente in cucina. Non avevamo una casa spaziosa come quelle dei vicini: solo due camere da letto, un bagno e la cucina.
I miei genitori erano già pronti, anche loro indossavano le loro tuniche bianche.
Ma, a differenza della mia, delle rune danzavano sulle loro maniche dorate. Rune colorate di azzurro, dotate di un potere fluido e mutevole, sembravano sprigionare energia pura per mia madre. Al contrario, le rune di colore rosso ardente, contenenti un potere esplosivo dormiente, erano destinate a mio padre.
Le rune erano fondamentali per i Guardiani durante le battaglie, in quanto amplificavano le loro abilità nel combattimento.
Fu mio padre il primo a accorgersi della mia presenza.
Stava preparando i pancakes e il profumo che ne proveniva solleticò ancora di più il mio stomaco, niente a che fare con il risveglio di poco prima.
"Buongiorno Rere, come hai dormito, piccola?" mi chiese porgendomi un pancake "Una meraviglia!" mentii spudoratamente.
Mi sedetti accanto a mia madre mentre spalmava della crema di nocciole su quel soffice disco ancora caldo.
"Ecco tesoro, se tutto va secondo i piani sarà una lunga giornata e avremo bisogno di energia." Sorridendo, mi porse il pancake e finimmo di fare colazione tutti insieme.
Scivolammo per le strade affollate, superando bancarelle dai colori vivaci, danze scatenate e inebrianti profumi mai sentiti prima. Era una giornata di festa e la cittadella ospitava una variegata folla di diverse etnie, rendendo anche solo il camminare una sfida impegnativa.
Sanctrum era sempre stata un frappè di miti, leggende e misteri, attraverso i quali era diventata una meta turistica ambita. Tuttavia, il vero centro di interesse per tutte quelle persone era il misterioso portale che si ergeva al centro di Sanctrum, in cima al Bastione. Che però, era accessibile solo ai guardiani.
Mentre, per l'ennesima volta, mia madre snocciolava le sue raccomandazioni su ciò che non avrei dovuto assolutamente toccare, la mia mente e il mio sguardo si allontanavano sempre di più.
Viaggiando in sincronia, catturati da quel caleidoscopio di nuovi usi e costumi che mi si dispiegavano davanti.
Un brivido di terrore mi attraversò da parte a parte, smorzando la frenesia che mi stava crescendo dentro, facendo sussultare i miei nervi come un allarme acuto.
Rigida da far invidia ad uno stoccafisso, i miei occhi cercarono di scandagliare la zona in ogni direzione, alla ricerca dell'origine di quella strana sensazione nel mio petto. Intravidi un'armatura nera, nascosta tra le tenebre di un vicolo, ma prima ancora di riuscirne a riconoscere i dettagli, un gruppo di persone ci investi, e lo straniero scomparve nel nulla... Un classico.
Dubitando seriamente della mia sanità mentale, cercai di elaborare ciò che pensavo di aver appena visto, quando la voce di mia madre mi riportò bruscamente alla realtà.
"Hey, terra chiama Rhea! Mi stai ascoltando?"
La voce le morì in gola nel vedere l'espressione sgomenta che, sicuramente, si era dipinta addosso. Mi chiese preoccupata
"Stai bene, piccola? Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma..."
Cercando di radunare tutto il coraggio che riuscì a raccogliere e assumendo quello che sperai assomigliasse un atteggiamento sicuro, le risposi in un sol fiato
"Mi era sembrato di vedere un chiosco che vendeva pizze all'ananas devo essere sembrata più spaventata di quello che dovevo."
Era una storia assurda, lo ammetto, e mia madre non mi sembrò convinta, ma mio padre intervenne
"Sera rilassati, probabilmente le hai riempito la testa con tutte le nostre istruzioni ed adesso ha la nausea."
rise alla sua stessa battuta e aggiunse
"La nostra bambina è intelligente, sa quello che fa."
Ma lanciò quel suo sguardo furbetto nella mia direzione, era palesemente una sfida, un invito che ovviamente non ignorai, e colsi volentieri il cambio d'argomento "Non sono una bambina!" ribattei sfidandolo a mia volta con un sorriso smagliante, un pizzico di orgoglio trapelò nella voce. "Ah, certo!" Rise lui "L'ultima volta che ho controllato, hai festeggiato i tuoi dieci anni appena la settimana scorsa. A meno che tu non sia diventata una ragazza forte e indipendente nel frattempo, penso proprio che mi sono perso qualcosa..."
Mia madre rassegnata al cambio di discorso, si intromise
"Rhea ricorda che anche a cinquant'anni sarai sempre la nostra bambina."
Poi con più determinazione aggiunse, lanciando uno sguardo fermo a mio padre
"E Alaric, ora non è il momento per una delle vostre sessioni di allenamento."
Conosceva bene il nostro modo di provocarci a vicenda, che culminava immancabilmente in una sessione di lotta libera, nelle quali mio padre mi faceva puntualmente vincere.
Mentre mia madre faceva il possibile per evitare scenate imbarazzanti in pubblico, mio padre, impermeabile alle occhiate di quelli che lo circondavano, assecondava il mio ardente desiderio di imparare qualche abilità di combattimento.
Con calma ci avvicinavamo sempre di più alla nera figura che era il Bastione, nel frattempo cercavo di ignorare qualsiasi correlazione tra il sogno di quella mattina e quella che ormai mi ero convinta essere un'allucinazione.
Anche se sembrava ancora muoversi negli angoli della mia fervida immaginazione.
Il Bastione di Sanctrum era una maestosa struttura costruita interamente con l'ossidiana, una roccia vulcanica nera e lucente. La torre si innalzava al culmine della cittadella, dominando l'orizzonte. Era una costruzione massiccia e impenetrabile. Era molto più grande da vicino, probabilmente avrei perso l'intera giornata per girarla tutta a piedi, le pareti dell'ossidiana erano lisce, levigate da millenni di intemperie. La superficie della torre rifletteva debolmente la luce, facendola sembrare quasi di cera quando il sole la colpiva. I dettagli architettonici minimali ma affascinanti, con simboli runici incisi lungo i bordi delle porte e delle finestre, simboli di protezione e sigilli magici che mantenevano la torre sicura. Qua e là sbucavano attraverso le crepe, intrepidi cespugli di salvia e rosmarino, mentre l'edera cercava di inglobare quanto il più possibile della torre.
Ai piedi del Bastione, una folla si era radunata ansiosamente davanti ai cancelli. Là, fiori di camomilla riempivano l'aria con il loro profumo calmante, un tocco di tranquillità in mezzo a tutta l'imponenza.
Era come se la natura stesse cercando di addolcire l'eterna sentinella di ossidiana con un tocco di bellezza e serenità. Finalmente mi accompagnarono dentro insieme ad altri ragazzi, dopo quelle che sembravano ore.
Eravamo un piccolo gruppo di tre adulti e undici ragazzi. Con un'ultimo saluto ai miei genitori entrammo in quel gigante di ossidiana.
+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+-+
Grazie mille per aver letto fino a qui!
È la prima volta che scrivo qualcosa di così lungo, spero accompagnerete me e Rhea in questo viaggio.
Cercherò di postare un nuovo capitolo ogni mercoledì e sabato~
Commentate quello che vi è piaciuto di più o quello che vi è piaciuto di meno, qualsiasi critica è ben accetta!
Al prossimo capitolo~