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Autore: lametta    14/09/2023    0 recensioni
James è un ragazzino solitario e taciturno che non ha mai avuto molto dalla vita ma tutto questo sta per cambiare…
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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JAMES


Capitolo 1" L'inizio"

James si svegliò quella mattina con un terribile mal di testa, il lettino della stanzetta era ormai diventato troppo piccolo per lui.

Si alzo’ carezzandosi il capo mentre spostava i capelli arruffati dalla fronte inperlata di sudore e veniva investito da un freddo gelido. 

La temperatura nella piccola soffitta,senza riscaladamento, in cui si trovava la sua camera  era sempre difficilmente conciliabile con la stagione. Da quando era piccolo ricordava che li’ dentro c’era stato sempre o eccessivamente freddo o troppo caldo. 

Il ragazzo si alzò stancamente dalla brandina e apri’ l unica piccola finestra che dava sulla strada per fare entare un po’ di luce e sentire l’aria invernale sulla pelle.

Fuori c’era un forte odore di  zenzero e cannella che  si fecero prepotente spazio nelle narici del ragazzo e che anticipavano le festività imminenti.

James rimase appoggiato allo stipite della finestra qualche secondo mentre l’aria gelida gli sferzava le guance assonnate e lo svegliava piano piano…

Da lassù non era possibile vedere molto di ciò che succedeva all esterno ma poteva comuqnue scorgere chiaramente i vicini intenti ad uscire velocemente di casa diretti a  fare gli ultimi acquisti prima dell inevitabile ressa di Natale.

La famiglia aveva appena imboccato il vialetto per uscire con l’automobile quando james venne attratto dal rumore della vecchiaia cadillac del nonno che si accendeva nel cortile di casa:


- "Denny quest'anno scegli tutto ciò che vuoi! Nulla è mai troppo per il mio nipote preferito " stava esclamando l'uomo con tono fiero rivolto al giovane nipote che lo seguiva poco più dietro
- Come minimo" aveva risposto il ragazzo secco "io voglio l'ultimo modello di cellulare e quei jeans di marca che abbiamo visto in tv...siccome l'anno scorso mi avete fatto addirittura tre regali in meno!" Tuonò contrariato il ragazzino indispettito mentre si sistemava il berretto sulla testa " non fate i tirchi!".

 

James chiuse la finestra mentre il cugino continuava a rimproverare il nonno e suo padre disoccupato, che viveva ancora con i genitori, perchè l'anno precedente non aveva ricevuto tutto ciò che voleva .

Il ragazzo ricordava distintamente il Natale dell'anno precedente. Quando il viziato cugino si era accorto che per lui sotto l'albero c'erano meno regali di quanto si aspettasse, prima aveva iniziato a digrignare i denti rumorosamente, poi era diventato paonazzo, poi livido. Infine il ragazzino, allora quindicenne era esploso con urla esasperate contro il padre e i nonni. Alla fine l'unico modo per calmarlo era stato promettere di portarlo immediatamente l'indomani in un negozio di telefonia per fargli acquistare l'ultimo modello di telefono che voleva a tutti i costi. Denny a quel punto si era calmato e con un viso sornione contratto in una smorfia di pura vittoria, era corso ad avvisare sui social i suoi amici dei suoi nuovi doni. Fatto questo era tornato immediatamente da James che se ne stava rannicchiato davanti al fuoco del camino nell'ampio salotto mentre leggeva distrattamente un libro di scuola. Arrivato dal cugino aveva quindi iniziato a schernirlo perchè avrebbe ricevuto anche quell anno un sacco di regali costosi, mentre come sempre all'altro non sarebbe toccato nulla o quasi. "Conta cugino mio che quest anno ho ricevuto anche le scarpe personalizzate che sono costate 800 dollari" faceva notare felice il ragazzino " ma cosa ne vuoi sapere tu.." James tuttavia , ormai abituato all'immaturità e alla prepotenza del parente, aveva fatto finta di nulla e aveva continuato a leggere ignorandolo completamente. A quel punto però vedendo che il ragazzo non rispondeva alle provocazioni Danny aveva cominciato a dargli del quattr'occhi e dopo avergli rubato il libro dalle mani glielo aveva gettato nel fuoco.
-" NO! " aveva urlato fuori di sè James e quasi senza pensarci aveva colpito con forza il cugino che inciampandosi sul tappeto che c'era a terra, aveva finito per cadere e sbattere la testa contro una sedia. Poi senza quasi pensarci si era diretto velocemente verso il camino alla ricerca del libro che fortunatamente si era bruciato soltanto in parte e tirandolo fuori velocemente era riuscito a salvare.
Il tonfo però del corpo massiccio e muscoloso del cugino Denny aveva portato tutti gli adulti ad accorrere. Micheal , vedendo il figlio riverso a terra, si arrabbiò moltissimo con il ragazzo:
- " Che hai fatto a mio figlio?!" gli urlò contro preoccupato mentre aiutava il giovane ad alzarsi " sei un disadattato, usare la violenza cì contro gli altri... chi ti credi di essere?"
James strinse i pugni ricacciando indietro le lacrime di rabbia che gli stavano inondando i grandi occhi blu notte mentre dietro la schiena stringeva i pezzi del suo libro martoriato "Io non ho fatto niente. E' stata tutta colpa sua. Mi ha bruciato il libro!" e così dicendo gli mostrò il povero tomo.
Micheal si adirò ancora di più " Sei inaffidabile, non azzardarti mai più a toccare mio figlio, le persone come te dovrebbero stare lontani dai ragazzi per bene!" aveva ringhiato l'uomo sulla quarantina mentre abbracciava un Denny falsamente affranto per l' accaduto " e dire che dovresti solo ringraziare il nostro buon cuore se non ti trovi in mezzo una strada!"

James non ci aveva visto più. " Preferirei tornare in mezzo a una strada che stare un secondo di più con voi!"

" Ragazzino impertinente!" l'aveva rimbeccato l'uomo " meriti una punizione" e così dicendo gli aveva preso il libro da dietro le spalle e si era rifiutato di restituirlo finchè non avesse imparato a comportarsi civilmente.
A quel punto James aveva preso la porta di casa convinto di non tornare mai più. "Tutto sarebbe stato meglio di quel posto" si era detto mentre era uscito di casa con il solo maglione mentre fuori nevicava fitto e nell'aria si sentivano le risa e i canti dei vicini di natale. "Sembrava quasi una presa in giro" si era detto sembrava che tutto il mondo attorno a lui fosse felice...nell'aria l'odore di frittelle calde marshmellows e cioccolata...il Natale perfetto. Sì quello che James nei suoi 12 anni di vita avrebbe sempre voluto ma che purtroppo non era mai riuscito a vivere. In realtà non aveva mai avuto bei ricordi legati a quel periodo come i ragazzini della sua età: non aveva mai aiutato a cucinare i dolci, non avevami mai fatto l'albero e non aveva mai aspettato Babbo Natale o la Befana. Anzi di regali non ne aveva quasi mai ricevuti in tutta la sua vita. Soltanto in orfanotrofio in quel periodo, se eri stato particolarmente bravo durante l'anno ti davano una grossa fetta di torta al cioccolato che si mangiava avidamente sporcandosi fino alle orecchie. Dell'orfanotrofio però ormai James ricordava molto poco essendoci rimasto soltanto pochi anni dopo la morte improvvisa della madre ma se non fosse stato per quel tenero ricordo, avrebbe odiato il Natale in tutto e per tutto. Nonsoltanto perchè a sua memoria non ne aveva mai avuti di particolarmente felici, ma perchè era stato a dicembre, poco prima di Natale, che sua madre l'aveva portato in orfanotrofio per abbandonarlo e a Dicembre dei suoi 7 anni nonno Simon lo aveva portato a casa con sè...la situazione in casa Dalton non aveva migliorato le cose, non solo perchè i nonni non erano certamente degli ottimi sostituti dei genitori che non aveva mai avuto, ma anche perchè non l'avevano mai fatto sentire veramente parte della familia e i Natali migliori che ricordava il ragazzo consistevano nel sentire la famiglia scambiarsi i regali , felici in salotto mentre lui in disparte guardava il fuoco scoppiettare e sognava di essere altrove. Qualche anno gli avevano regalato qualcosa , sempre cose di seconda mano e sempre lo stretto indispensabile cioè vestiti e poco altro. Quel giorno James con i vestiti leggeri e ampi sulle gambe si era trascinato lungo le strade innevate verso il parco della cittadina. Le logore scarpe che aveva ai piedi ,che era riuscito ad infilarsi velocemente prima di uscire, però non erano certamente adatte per la stagione ed essendo già rovinate in alcuni punti si erano riempite di ghiaccio e neve. Il ragazzino sentiva i calzini fradici e un freddo sempre più pungente e intenso martoriargli i piedi che stavano iniziando a perdere piano piano sensibilità. Fortunatamente poco distante da lui, nel parco c'era un gazebo coperto, James tremante sotto la neve , bagnato ormai dalla testa ai piedi, riuscì con fatica a ripararsi sotto di esso. Era rimasto lì sotto tremante e solo nella notte , attimi che gli erano sembrati ore ma quella pace e quel silenzio lo facevano sentire bene; nonostante il freddo penetrante e violento che gli trapanava anche le ossa e i violenti brividi che lo scuotevano completamente gli salivano fino al cervello quasi a impedirgli di pensare. Il giovane era rimasto lì fuori poi suo malgrado non sapendo dove andare e non avendo nulla con sè era dovuto tornare indietro.

James chiuse la finestra mentre il cugino continuava il discorso con il nonno  e si vestì rapidamente.

James si stiracchiò e sbadigliò. Infine infilò il paio di jeans troppo larghi che la nonna gli aveva comprato al mercato dell usato e infilò un vecchio maglione infeltrito che era stato del cugino molto tempo addietro.

Si guardo rapidamente allo specchio per sistemare alla bene e meglio i neri capelli arruffati e scese di sotto in cucina.

Al piano di sotto la nonna era impegnata a cucinare per il giorno seguente.

Appena lo vide lo fulminò con lo sguardo
-Ben svegliato, se cerchi da mangiare dovevi scendere prima. Ora è tutto finito. Dovrai digiunare

Lo riproverò la donna senza alzare gli occhi dall impasto mentre sfornava una teglia di muffin.

-Mi spiace ho fatto il prima possibile

James fece per avvicinarsi al frigo per prendere un pezzo di pane o quanto meno un bicchiere di latte ma la nonna sbarrò la strada con il mattarello.

-Fermo. Non puoi mangiare nulla. Niente dentro al frigo ne’ quello che vedi sul tavolo. 

Lo imbecco’ la donna mentre il ragazzo la guardava indispettito.

-Dovevi scendere prima se volevi fare colazione. Tuo cugino aveva molta fame e ha mangiato anche la tua porzione, visto che in questi giorni è da noi.

 James  si irrigidi.

Era abitato a dei simili trattamenti da quando il nonno Simon l’aveva portato via dall orfanotrofio ne’ lui ne’ la moglie si erano mai occupati di lui.

 

Spesso si era chiesto come mai avevano deciso di prenderlo con loro ma era una domanda che non si faceva più da anni.

 

Simon e Alberta ( detta Berta) dalton i nonni di james contrariamente da quello che si poteva pensare non erano anziani. Anzi erano una coppia piuttosto giovane. Il nonno da poco superato i 60 anni era un libraio d epoca nella piccola cittadina di Shetterfield .

Il suo aspetto tuttavia non era quello di un morigerato uomo di intelletto. Anzi era un uomo piuttosto alto appesantito dagli anni  con braccia robuste che un tempo ospitavo una parvenza di muscoli. Aveva uno sguardo severo e occhi accusatori. Una persona, dura nei modi , piuttosto asciutta e prepotente.  

Non amava i ragazzini a parte il suo nipote  a cui concedeva sempre tutto o quasi perché figlio del suo unico figlio maschio Micheal.

L’uomo  non aveva un carattere facile ma era spesso soggetto a violenti attacchi di ira incontrollabile e violenti sbalzi d’umore di cui vittima era spesso lo stesso James. 

La signora Berta Dalton era invece una donna più giovane del marito bassa e rotonda. Aveva un forte accento dei quartieri del sud della città da cui veniva.  Aveva  lavorato  a lungo in un negozio di abiti e si era sposata in seconde nozze con il signor Dalton.

Aveva capelli ricci biondi e occhi piccoli azzurri, che amava truccare di celeste. La pelle un po attempata, le labbra sempre rosee, un lungo naso e l’espressione severa.

In genere era una donna piuttosto giudicosa, pettegola che assecondava il marito in tutto. 

La donna amava cucinare e fare bricolage con disegni di gatti che lei amava sopra ogni altra cosa.

-Ora vattene di la e prendi il secchio per pulire muoviti! 

Lo ammoni’ la nonna prima che il ragazzo potesse fare qualsiasi cosa e mettendogli in mano lo spazzettone. 

Senza dire nulla il ragazzo andò nello sgabuzzino e tirato fuori l’essenziale iniziò a pulire il pavimento della casa.

In quel momento Micheal,il figlio dei nonni,si era appena alzato dal letto. L'uomo arrivato in cucina con il pigiama veniva accolto con tutti gli onori dalla madre che in men che non si dica gli faceva trovare pronta la colazione.

 

James sentiva lo stomaco brontolare cosi tanto che approfittando di un momento di distrazione della nonna era riuscito a prendere dalla credenza un pezzo di pane e mandarlo giù in un boccone.

 

In quel momento Micheal cominciò a lamentarsi con la madre dell odore del detersivo che  il ragazzo stava usando per lavare la stanza  
-James è proprio un impiastro non riesce neppure a fare le cose elementari! Con questo odore non riesco a mangiare!

-Hai ragione caro, è proprio inutile quel ragazzino ribatte’ la donna, come la sua inutile madre che ce l’ha lasciato qui dopo essere fuggita con quel pazzo del padre!

James senti lo stomaco attorcigliarsi dalla rabbia e sbottando :

-andatevene all inferno!

Con un colpo solo buttò all aria i dolci della nonna mentre velocemente saliva al piano di sopra e si chiuse in camera.

Buttandosi sul letto mentre sentiva la nonna al piano di sotto insieme al figlio sbraitargli contro.
Il ragazzo,rimasto solo, tirò fuori l’unico libro che aveva portato con se’ dall orfanotrofio, da sotto il letto e cominciò a leggere con foga le pagine.
La lettura lo prendeva sempre molto.  

James era un ragazzino un po’ timido e curioso .Nel corso del tempo essendo sempre stato piuttosto solo aveva letto quasi tutti i libri della biblioteca e aveva sviluppato un vago piacere per la scuola.

Il ragazzo era infatti diventato in poco tempo molto bravo ma i nonni non se ne erano mai curati e spesso non gli acquistavano nemmeno il materiale scolastico sufficiente. 

James sospirò mentre i suoi occhi avidamente scorrevano sulle lettere delle pagine.

 

Il ragazzo ricordava l’orfanotrofio soltanto in alcuni flash e non era stata un esperienza molto diversa da quella vissuta in casa con i nonni.

La differenza è che almeno in orfanotrofio era riuscito a fare amicizia con qualche ragazzino della sua età che purtroppo erano stati adottati prima di lui.

Di quel periodo ricordava distintamente quella domenica mattina in cui le coppie potenzialmente interessate ad adottare bambini venivano in visita alla struttura.

Jacob, il suo migliore amico di allora, un ragazzo vivace dall aria sveglia con un taglio sbarazzino di capelli biondi si metteva sempre in mostra quando arrivavano visitatori ma purtroppo non veniva mai scelto.

 

Il filo dei suoi pensieri venne interrotto dallo squillare del telefono del piano di sotto.

Micheal rispose al telefono

-Pronto? 
-Si qui casa Dalton. 
-Capisco. Allora domani alle 8.30 a scuola. 
-Grazie, arrivederci 

 

L’uomo riagganciò la cornetta.

Lo sentì fare le scale e arrivato alla porta del ragazzo la spalancò con un ghigno beffardo.

-Ci hanno chiamato dalla scuola, domani ti vogliono vedere probabilmente per buttarti fuori.

James si voltò stupito.

La scuola? Che mai avrebbe potuto volere da lui? Era sempre andato bene e non credeva di avere qualche problema in merito.

Dubbioso si tirò su mentre lo zio Micheal spariva scendendo le scale. 


 

---- Buongiorno/Sera a tutti, torno dopo molto tempo con questa storia che mi è saltata per la mente in questi giorni. Ringrazio tutti coloro che leggeranno e che lasceranno un feedback! Un saluto L.
  
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