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Autore: sublunacy    15/09/2023    0 recensioni
Una ragazza-prodigio riesce a far sì, senza il suo volere cosciente, che il malintenzionato che attenta alla sua innocenza venga impossessato, prima che le sue vere intenzioni vengano espletate.
Confessare il piano, e il crimine che si sarebbe compiuto, significherebbe aprire una vera e propria investigazione, con nessun vero innocente da salvare, ma tacere sull'accaduto significherebbe non rivelare alla ragazza la sua identità e il suo potere nascosto.
E, di conseguenza, non poterlo sfruttare.
Cosa rende la ragazza speciale? qual è l'oggetto misterioso che sua madre le aveva trovato in mano una volta? Perchè la ragazza gli fa così paura?
Si può scambiare un potere se si ritiene che la persona a cui appartiene non lo meriti per sè, in quanto all'oscuro dello stesso? o esiste un diritto divino innegabile che non può separarli?
Accompagnato dall'unica persona a cui ha confessato le vicende -il suo malandato, passionale e ingenuo fratello-, Vincent si farà strada tra fitte lande di misteri e bugie, imparando a farsi strada anche fra i propri demoni. Dovrà decidere cosa tenere all'oscuro e cosa portare alla luce, cosa confessare e cosa tenere per sé, gettando via ogni condizionamento.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Discesa
 
Non poteva farne a meno. La guardava ogni giorno tornare da scuola alla stessa ora, posare lo zaino ocra dietro la porta della propria camera e soffrire in silenzio mentre aspettava che sua madre le cucinasse il pranzo. C'era sempre un via-vai di gente fra il salotto, la cucina e la camera da letto. Il segnale andava e veniva - quella webcam era terribile. Sua sorella le sedeva spesso dietro, tornava a casa con lei e si piazzava immediatamente di fronte alla tv per giocare alla Play Station, mentre lei si buttava sulla scrivania: al computer a scrivere, o a parlare con un paio di compagne fidatissime.
Era stata cresciuta fra l'annientamento della propria privacy, e lui non era meno colpevole in quella gabbia di matti che la attorniava, che la cercava consciamente o inconsciamente, che le consumava le membra. Che si stringeva attorno al calore che emanava. Nella sua famiglia, era la ragazza che parlava meno, e che più ne avrebbe avuto diritto - o forse solo la persona che più avrebbe voluto sentire. Ma lei non alzava mai la voce. Non cantava, e non diceva mai qualcosa di carino. Quando la sentiva provarci, solitamente per trarne un vantaggio in cambio, o per mascherare i propri sentimenti, e fare buon viso a cattivo gioco, la sua voce si alzava di un'ottava, come quella di un uccello spennato e ridicolo, in un'agitazione e distorsione malconforme rispetto al calibro della sua vera sicurezza interiore.
Rispetto al dolce liquido, di caldo tè al papavero, che sembrava scorrere nelle sue vene quando la sentiva parlare dal cuore. Ma col cuore ci parlava solo con la tastiera e con le sue manine operose. Solo in quel diario chiedeva, solo in quel diario sfogava la sua frequente rabbia - più frequente di quanto all'esterno si potesse immaginare. E lui, all'insaputa di lei, poteva leggere ogni suo recondito segreto. Lei era una corazza chiusa piena di tesori, di estro, di felicità, così come di oscurità (quella, a differenza di tutto ciò che vi era di bello in lei, era ben visibile all'esterno - a causa della stessa, le veniva continuamente puntato il dito contro).
Era la caverna di Alì Babà, e lui aveva la formula magica, per entrare nella bocca della tigre.
Furbo, scaltro, intelligente... corrotto... solo in questi termini si può definire un ladro di immagini. Un voyeur. Non lo si può definire umano, coraggioso, o etico... ma come nella favola, lui era Jafar, il cattivo, che aveva corrotto qualcuno per prendere ciò che non era un suo di diritto. L'hacker non era lui. Lui non era Aladdin. Non era furbo, nè scaltro. Lui era solo innamorato.
Ma in fondo, cosa avrebbe dovuto fare? Solo lui riconosceva l'esistenza di quel tesoro, solo lui riconosceva il valore della ragazza. Se non ci fosse stato lui, la caverna sarebbe rimasta nascosta, dimenticata. Lasciata in un angolo come qualcosa da allontanare. Quanta ricchezza aveva invece tratto da ciò che la ragazza non aveva condiviso - la parte più autentica e incelebrata del suo mondo. Quando se ne era reso conto, aveva cominciato a tifare non solo per i cattivi, ma anche per se stesso. Perchè, in fondo, avrebbe potuto divulgare i segreti della ragazza al mondo...la segretezza con cui si muoveva gli dava il diritto di fare ciò che faceva. Compreso guardarla dormire. Restare sveglio di notte solo per contemplarla.
Il fatto di essere riuscito a penetrare la sua bolla, gli dava un diritto di appartenenza.
Di confessare i suoi sentimenti di persona, non se ne parlava. Era troppo tardi. Faceva parte della schiera di persone che la invadeva. La ragazza avrebbe rifiutato chiunque la stesse guardando in quel modo da anni. Anche solo per fiuto, per intuito. Sarebbe andato in un brodo di giuggole fino a che la ragazza non avrebbe scovato anche il suo, di segreto. Temeva i suoi occhi. Specialmente quando sembravano soffermarsi sulla telecamera.


C'era, in realtà, un altro motivo per cui al ragazzo non importava di confessare i suoi sentimenti. Ebbene, lo aveva già fatto, ma non aveva ricevuto risposta. Prima di diventare "corrotto", aveva raccolto il suo coraggio e aveva messo una lettera nella sua cassetta della posta, ma non sapeva che fine avesse fatto la stessa. Essa conteneva il suo nome, le sue buone intenzioni, i suoi veri sentimenti, dei regali persino; il racconto della prima volta in cui l'aveva vista. La ragazza non aveva mai risposto, ma non aveva saputo il perchè. Più volte aveva sospettato che i familari gliel'avessero semplicemente nascosta. Quando, riprendendo in mano il coraggio, aveva incrociato suo padre chiedendo nervosamente se la ragazza l'avesse ricevuta, suo padre aveva avuto una reazione esagerata, che andava ben oltre il normale, minacciandolo di morte e intimandogli di stare lontano dalla loro casa. Sosteneva che la ragazza non avesse tempo per gli ammiratori o i fidanzati e che avesse ben altro a cui pensare. Lui, ovviamente, pensava il contrario; lo sguardo triste della sua musa avrebbe di sicuro beneficiato di regali e belle parole. Era proprio quello sguardo immutabile e imperscrutabile che gli fece capire che la ragazza non aveva mai ricevuto nulla, e che gli fece prendere vie traverse.
In un certo senso, essere riuscito, in seguito a quell'avvenimento, ad avere il totale controllo su una persona, in quel modo voyeuristico e malato, poterla guardare 24h su 24, nella sua testa lo rendeva 'superiore'.
Senza menzionare che non si sarebbe mai potuto affezionare alla sua famiglia...per cui, era felice che la ragazza non conoscesse quegli avvenimenti, o i suoi pregressi sentimenti.
Con lei, come si suol dire, non aveva in mente nulla di serio. Anche perché, la ragazza non si lamentava mai all'esterno, e questo avrebbe creato problemi.

Fu quel San Valentino di lettere mai ricevute, quindi, che diede inizio al suo piccolo inferno condiviso, in cui dovette condividere la sua Musa con l'Aladdin che gliene garantì un accesso tanto personale. Coinvolse la persona più brillante, furba e veloce che conoscesse - veloce quanto una saetta. Colui che gli garantì l'accesso alla Musa, non gli somigliava. Il fatto che fosse suo fratello, sembrava uno scherzo del destino - era stato così dannatamente facile cadere in tentazione. A quel punto, se il destino orchestrava le vicende in quella maniera, si convinse al doversi solo lasciar andare.
   
 
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