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Autore: Lizzyyy02    16/09/2023    4 recensioni
Natsu e Lucy. Due anime lacerate, deluse, sofferenti. Entrambi innamorati di chi non può ricambiarli.
Si troveranno, iniziando un gioco pericoloso, che li porterà ad impazzire. E chissà se non gli si rivolterà contro. Quello di cui erano stati certi fino a quel momento si incrinerà pericolosamente. A volte non possiamo controllare le nostre emozioni, i sentimenti, le sensazioni.
"Sa che è sbagliato, per una serie infinita di ragioni, ma quel momento è fuori dalla realtà. Che male c'è nel trovare un po' di conforto..."
"«Ora conosci il mio segreto, Natsu. Non sono pura, non sono innocente, non sono quello che Loki crede io sia. Il mio istinto ha la meglio su di me e lo lascio vincere...»"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lisanna, Loke, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lucy
L’ennesimo sbadiglio della mattinata la coglie. Si porta una mano alla bocca, in un gesto casuale, cercando di nasconderlo il più possibile. Fortunatamente nessuno l’ha notato, un po’ perché tutti sono concentrati solo sul lavoro che hanno davanti, un po’ perché Lucy riesce bene a non far trasparire assolutamente nulla. Ormai è esperta nel nascondere i propri pensieri, sentimenti…
Beh, può ingannare tutti tranne una sola persona, che fa capolino solo con gli occhi al di sopra del computer al lato opposto della sua scrivania, fissandola contrariata.
Lucy si riconcentra solo sullo schermo del pc, evitando quegli occhi accusatori, che mal celano però molta preoccupazione. Se già di solito Levi si preoccupa per lei e per il suo stato d’animo, ultimamente sta davvero facendo impazzire la sua migliore amica. Ieri sera è tornata a casa alle due inoltrate, e altre restanti due ore le hanno passate a parlare della serata. O meglio, Lucy ha parlato. L’amica l’ha ascoltata paziente, alternando sguardi comprensivi, occhiatacce e sopracciglia aggrottate, per poi concludere con una ramanzina delle sue.
«Luce, la situazione con Loki è già abbastanza…devastante per te. Iniziare qualcosa con qualcun’altro…sarà solo più stressante» Le aveva detto.
«Eppure, quando sto con lui…riesco a non pensare a Loki, mi scordo di tutto il dolore»
«Non è un bene che lo usi come valvola di sfogo»
«A me basta non soffrire» Aveva detto lei, abbassando gli occhi.
«Oh, Luce. Vieni qui» E si era lasciata stringere dalla sua amica. Levi poteva anche essere lapidaria con lei, ma alla fine la consolava sempre, perché sapeva che Lucy ne aveva bisogno.
Lo schermo che si oscura la riscuote dai pensieri. Muove il mouse per far riapparire la ricevuta che sta controllando. I numeri e le lettere iniziano a confondersi l’una con l’altra.
D’improvviso, il suono della porta del suo ufficio che si apre le fa alzare gli occhi di scatto, così come anche a tutti i suoi colleghi alle scrivanie. È in piedi sul ciglio, elegantissimo e altero come al solito, ma l’aria è stanca, di chi ha tante, troppe cose a cui pensare.
«Scusatemi il disturbo, ragazzi» Fa, sbrigativo «volevo solo comunicarvi che a breve inizieranno i lavori di ampliamento di cui vi avevo parlato, perciò potrebbero esserci dei rumori» Fissa nella sua direzione, Lucy si fa rigida ma poi quegli occhi virano traiettoria «Levi, potrei chiederti di accompagnare gli operai a vedere la zona? Arriveranno verso le 5, si tratta solo di un’ispezione, dovrebbe essere una cosa veloce»
L’interpellata sorride cordiale «Certo, nessun problema»
«Ti ringrazio. Grazie a tutti, buon lavoro» Termina. Un coro di ringraziamenti sparsi si solleva in risposta, poi ognuno torna al proprio lavoro. Anche lui fa per rientrare, lo sguardo subito ricaduto su dei documenti che regge tra la mano. Quando improvvisamente si blocca. E la guarda. Lucy si fa di nuovo sull’attenti. È certa di sembrare uno straccio, senza trucco e con tre ore di sonno.
Lo vede avvicinarsi, non ci mette molto dato che la loro scrivania è una delle più vicine al suo ufficio, posto in fondo. A voce bassa le fa «Lucy, quando hai un momento libero, potresti raggiungermi in ufficio? Anzi, facciamo a fine turno…se puoi, ovviamente»
Rimane completamente spaesata, lo fissa e basta. La lingua sembra essersi incollata al palato. Lui è lì in attesa, che la guarda di rimando.
Un colpo sul suo stinco sotto il tavolo la fa riscuotere.
«Ai!» Si lamenta.
«Come?»
«Si! Cioè, dicevo…si, certamente» Le regala un sorriso e si richiude di nuovo nel suo ufficio.
A quel punto porta lo sguardo sulla sua amica «Mi hai fatto male» Si lamenta.
«Era necessario, Lu. Mi sembravi imbambolata»
«In effetti lo ero…secondo te cosa vorrà?»
La vede alzare le spalle «Non saprei proprio…forse vuole chiederti di nuovo scusa per ieri» Tenta la turchina. A quelle parole Lucy si rabbuia. Con tutto quello che era successo dopo, aveva quasi dimenticato del bidone che Loki gli aveva tirato nel bel mezzo del loro…appuntamento? Ma poteva davvero essere chiamato tale?
La voce della sua amica le fa alzare gli occhi di nuovo «Però ehi, è addirittura venuto qui a chiamarti lui, e poi sembrava molto serio» La sua amica le sorride. Lucy alza un angolo delle labbra «Già» per poi riabbassarlo in fretta. La Lucy di due settimane fa avrebbe probabilmente iniziato a fare i salti di gioia e dare di matto. Ora, non sa spiegarsi il perché, l’entusiasmo le è calato. Eppure, rimane la classica sensazione di vuoto allo stomaco.
Cosa devi dirmi?

Natsu
Il viso si perde verso l’alto mentre osserva sgomento quel palazzo fatto di vetrate. È…immenso.
«Avanti Dragneel, non abbiamo tutto il giorno» Fa Gajeel, oltrepassandolo.
«E noi dovremo lavorare qui?» Gli chiede, iniziando a seguirlo.
«Fortunatamente si, cazzo. Ero convinto la affidassero a quegli stronzi della Pegasus. Beccatevi questa» Fa, l’aria vittoriosa sul volto deformato da un ghigno diabolico.
Natsu ritorna a fissare il palazzo, enorme e luminoso.
«Non mi sembra gli serva una ristrutturazione» Gli esce, sinceramente. L’edificio è perfettamente integro.
«Sono lavori interni. Ma possibile che non mi stai mai a sentire? Ve ne ho parlato l’altro giorno, sono anche andato a fare un sopralluogo apposta!»
«Ah…ops»
«Santo Dio, Dragneel»
Natsu scoppia a ridere e dopo pochi passi, varcano l’entrata.
Immediatamente si sente fuori posto. Si capiva già da fuori che fosse un luogo per persone importanti: l’ingresso è ampissimo e luminoso, dall’odore antisettico, e pullula di ricconi, ovviamente in giacca e cravatta. Sembrano avere tutti fretta, camminano non degnando niente e nessuno della minima attenzione. La scena gli fa ricordare quell’imbalsamato a cena con Lucy l’altra sera.
Lucy
Non l’ha più sentita dopo ieri sera in discoteca, quando l’ha lasciato nel bagno delle donne ad arrovellarsi su mille dubbi. Tornato a casa si era calmato, aveva preso il telefono tra le mani, aprendo la rubrica telefonica, e un sorriso gli era nato sulle labbra chiuse. Si era registrata “Sconosciuta”. Ma al sorriso era seguito subito un sospiro. Non sapeva proprio che fare, con Lucy, con Lisanna. Ma poi aveva stretto i pugni, aggrottato le sopracciglia.
Da quando Natsu Dragneel era un tipo così ansioso, preoccupato e sulle spine? Lui era libero, viveva alla giornata e quell’improvvisa apparizione della bionda l’aveva sconvolto dentro, paradossalmente acuendo i suoi dubbi sentimentali. Aveva fissato di nuovo il numero. Adesso era lui a poter decidere: non aveva in programma di tornare al Fairy, e quello era l’unico posto dove avrebbe potuto incontrarla, per il resto non sapeva nemmeno dove vivesse o lavorasse. Per cui stava a lui, avendo il suo numero, decidere se sentirla oppure no, e magari un po’ di “pausa” dalla sconosciuta gli avrebbe fatto bene.
Per cui era tornato al lavoro quella mattina con il sorriso sulle labbra, con tutta l’intenzione di scrollarsi di dosso per un po’ i suoi dilemmi sentimentali.
Un violento scossone lo fa tornare alla realtà «Scusa amico» Fa, alzando una mano in direzione di quel signore imbellettato dall’aria truce. Per tutta risposta, quello gli lancia uno sguardo di quelli che si rivolgerebbero ad uno scarafaggio, continuando a camminare veloce.
Natsu fa un alzata di spalle. Non ha certo intenzione di prendersela per questo. Ora è finalmente sereno.
Ho io il potere
Continua a ripetersi stupidamente da ieri sera, fiero quasi di aver completamente ignorato il numero di Lucy. Quando in realtà sa benissimo che una parte di lui lo sta facendo anche per una sorta di “vendetta” nei suoi confronti. Ha capito benissimo che per lei, lui non è altro che un bel corpo da usare per dimenticare l’altro, mentre per lui…beh…forse quella prima sera in hotel era stato così, ma già dopo un giorno non lo era più.
«Siete della Dragon Slayer SRL, giusto?» Entrambi si voltano in sincrono, e nello stesso momento, abbassano lo sguardo, per poter guardare in faccia la proprietaria di quella voce. È davvero…bassissima, ad una prima occhiata distratta sembrerebbe facilmente scambiabile con una bambina appena adolescente. È Gajeel a risponderle «Si»
«Sono Levi della Crime Sorciere, molto piacere. Il mio superiore mi ha chiesto di accompagnarvi verso la zona da ristrutturare. Vedete, questo palazzo non è tutto del mio capo, ci sono diversi uffici di diverse compagnie, ma con la crescita della casa editrice siamo riusciti ad allargarci in un'altra zona»
«Si, me lo avevano spiegato al primo sopralluogo. Comunque io sono Gajeel, responsabile della ditta» Fa, stringendole la piccola mano nella sua enorme. «Lui è Natsu, un mio collaboratore»
«Ehilà» Risponde lui, alzando una mano, per poi stringerla alla ragazza a sua volta.
«Venite, vi accompagno verso l’area» Dice, con un sorriso.
Gajeel stira un angolo della bocca «Grazie»
Ma…se lo è immaginato o quel buzzurro del suo superiore ha appena sorriso e…ringraziato?
Gli viene da ridere e un ghigno gli nasce spontaneo scoprendo un canino, soprattutto quando lo coglie spudoratamente in fallo a fissare il fondoschiena di quella Levi.
«Ehy capo, dai non è carino fissare così» Gli sussurra, provocatorio.
«Dragneel ti spezzo le braccia e le uso per picchiarti» Ringhia lui, quasi…rosso?
D’improvviso è felice di dover lavorare qui, finalmente sarà lui a poter provocare il suo amico e non viceversa.
Prendono l’ascensore, salendo al settimo piano.
«Qui ci sono sia gli uffici di Crime Sorciere che l’area da ristrutturare» Fa la ragazza, indicando prima un lungo corridoio sulla destra che termina con una sala molto spaziosa, piena di scrivanie, e poi un altro corridoio dalla parte opposta, uguale. Proprio verso quello si dirigono, non prima che Natsu getti un’altra occhiata verso destra ad occhi sgranati, fissando quella sala in fondo. Infatti, con la coda dell’occhio aveva intravisto una chioma bionda, ma riguardando meglio non nota nulla.
Perfetto, cazzo, ora iniziò anche ad immaginarmela. Alla faccia della vendetta…
Pensa con uno sbuffo, prima di seguire la turchina in quel corridoio silenzioso.
Ci sono cinque stanze completamente vuote, pezzi di muro sparsi e cavi a vista; da fare da zero insomma. Sono molto ampie ma non sono tante. Avevano assunto un’intera ditta solo per questo.
Beh, meglio per noi, pensa schietto. Guarda il suo superiore con un velo di ammirazione per essersi riuscito a conquistare quell’incarico: probabilmente quelle erano le persone più ricche che avessero mai richiesto un loro servizio.
«Faremo un po’ di casino» Fa Gajeel, rivolto alla turchina, mentre continua ad analizzare la sala.
Il suo amico dall’aria rude si volta verso di lei quando non ottiene risposta, trovandola imbambolata a fissarlo.
Natsu reprime una risata a quella scena.
«Ehh…si, ci ha già informato il nostro capo. Non sarà un problema» Fa. Ora tocca a lei arrossire. Gajeel annuisce meccanico.
Si fermano a vedere ogni stanza, ogni tanto Natsu interpella il suo superiore riguardo dubbi tecnici. Dopo 15 minuti hanno già finito l’ispezione, infondo Gajeel era già passato una volta.
«Se vi serve altro tempo…» Inizia la ragazza con loro.
«No, va bene così. Questa ispezione era più…una riconferma diciamo, avevo già visto il posto. Possiamo iniziare già da domani, una volta portato su il necessario» Dice.
La ragazza annuisce con un sorriso «Allora venite, vi riaccompagno verso l’uscita»
Riattraversano il corridoio, fermandosi di fronte alle porte dell’ascensore. Natsu non può non notare quegli sguardi fugaci che il suo superiore e la turchina si stanno lanciando e sorride, già pregustando tutte le battutine che gli farà.
Ma quando le porte dell’ascensore si spalancano il sorriso scompare dal suo volto.
«Oh, buon pomeriggio, Signor Loki. Loro sono Gajeel e Natsu della Dragon Slayer SRL. Li ho appena accompagnati ad ispezionare l’area» Fa Levi, con un sorriso, però sembra quasi tirato.
Natsu aggrotta le sopracciglia. Quell’aspetto formale, quell’aria snob, gli sembrano familiari…
«Ah, capisco, molto piacere allora» Fa, tendendo una mano. Gajeel la stringe, seguito da Natsu «Mi auguro vi troverete bene qui con noi» Fa, altero.
Natsu aggrotta le sopracciglia. È sicuro di averlo già visto…ma dove?
«La Dragon Slayer sarà sicuramente all’altezza dell’incarico» Risponde Gajeel, stirando un angolo delle labbra.
Quello sorride, uscendo dall’ascensore, passandogli a fianco.
E Natsu sgrana gli occhi. È lui. È il belloccio in giacca e cravatta.
Ma l’ho visto di sfuggita, era in alto, lontano, non è sicuro che sia lui…
Eppure, qualcosa gli dice che è proprio così. E se lui lavora qui, vuol dire che…
«Non è possibile, quante probabilità ci sono…» Mormora, inconsciamente.
«Che, Salamander?» Gli fa Gajeel, ancora abituato a chiamarlo con quel nomignolo che si porta dietro dalle superiori.
«Niente, niente» Fa, pensieroso.
Per un attimo gli passa per la testa di chiedere a Levi se qui lavori una certa Lucy, ma all’ultimo desiste. È semplicemente impossibile, avanti…
Eppure, un fremito lo coglie al pensiero.
Scendono con l’ascensore e Levi li saluta cordiale. Abbandonano l’edificio e Gajeel si mette subito a spiegare il programma per domani, il materiale da portare, ma lui non riesce a prestargli attenzione.
Ha iniziato a rimuginare, e per lui non è mai un bene.
D’improvviso però si ferma e scuote la testa. Cosa aveva deciso? Non pensare, non preoccuparsi.
Si, affrontare le cose giorno per giorno.
Fa un sospiro, poi un sorriso, scoprendo i canini.
«Gajeel, secondo me serviranno dei teli in più. Dovremo pulire la tua bava per quando passerà Levi»
Lo sguardo che gli lancia è lapidario. Mentre il suo amico inizia a sbraitargli contro, Natsu guarda un ultima volta l’edificio dietro di sé.

L
Lucy bussa, entrando e chiudendosi la porta dietro le spalle. Si sorprende nel trovare l’ufficio vuoto. In effetti non ha sentito il classico “avanti” dopo quei due colpi alla porta.
Si passa una mano sul volto, sospirando, attribuendo la colpa alla stanchezza e…all’ansia.
Quell’interrogativo l’aveva distratta dal lavoro per tutto il pomeriggio. Cosa dovrà dirle? Sono davvero solo le ennesime scuse? Le chiederà un’altra volta di farsi perdonare portandola ad un nuovo pseudo appuntamento?
Quel pensiero sicuramente una volta l’avrebbe fatta fremere di gioia, ma ora è quasi innervosita: non vuole che le chieda di uscire solo per poi abbandonarla da sola. L’ha già fatto due volte, chi le garantisce che non lo farà anche una terza?
Però…allo stesso tempo…questo è più di quanto abbia mai ottenuto da lui, e sa già che se le chiedesse di uscire, non riuscirebbe a rifiutare.
Ancora immersa in quei pensieri, sente la porta cigolare, si volta di scatto e lo vede entrare.
«Ah, Lucy, sei già qui, bene» Fa, con la sua solita aria austera.
Lei sforza un sorriso. Finalmente da voce a quella domanda «Cosa dovevi dirmi?»
Lui sembra quasi…teso.
Si siede sul divanetto posto sulla destra e le fa cenno di raggiungerlo. Da lì si può guardare l’immensa vetrata che fa da parete in quell’ampio ufficio al settimo piano.
«Lucy, sai bene che il lavoro occupa il 90% del mio tempo e raramente ho l’occasione di parlare con qualcuno di cose che non riguardino, beh…il lavoro» Inizia. Lucy non ha proprio idea di dove voglia andare a parare. «Per questo ieri sono stato molto bene, ero tranquillo, poi il lavoro è tornato a disturbarmi e non ho potuto…parlarti» Si blocca di nuovo. Lucy ha quasi l’istinto di scuoterlo e urlargli di arrivare al punto. Fortunatamente continua «nonostante sia proprio il lavoro a legarci, io tengo molto a te, per questo, ho pensato di dovertelo dire…» L’espressione seria ma luminosa.
Lucy sente che i suoi occhi potrebbero uscire dalle orbite per quanto li ha spalancati. Sta accadendo davvero quello che lei crede? Si sta…dichiarando?
Ingoia un groppo in gola «Si?» Pigola.
«Volevo dirti che…ho conosciuto una persona»
Lucy sente il peso del mondo crollarle addosso. Chiude gli occhi. Le verrebbe quasi da ridere istericamente.
«Ho pensato di dirtelo perché non ho mai davvero occasione di parlare con qualcuno di queste cose, e io mi trovo molto a mio agio con te, così ho pensato di confidartelo» Fa. La ragazza sente l’impellente bisogno di allontanarsi, ma le sue gambe hanno perso tutta la loro forza e non collaborano. Vorrebbe dirgli qualcosa, ma anche le corde vocali sembrano aver perso la loro funzione.
«Io non…» Le esce solo, con voce gutturale.
«Lo so, non te lo aspettavi, vero? È stata una sorpresa anche per me. È la figlia di un dirigente conosciuto qualche mese fa, c’era anche lei a quell’incontro. Non l’ho più vista fino all’altra sera, a quella cena, ricordi? Quella che mi ha trattenuto dal tuo compleanno. Ero molto restio ad andare, ma quando sono entrato e l’ho vista, mi è sembrato destino…» Fa, gli occhi luminosi. Lucy non riesce ancora a spiccicare verbo, gli occhi di nuovo spalancati. La sera del suo compleanno…le ha detto che la cena si era prolungata troppo…era rimasto con lei tutto il tempo?
E…tutti questi mesi spesi ad arrovellarsi su di lui, ad…amarlo…in tutto questo tempo lui pensava ad un’altra.
A tradimento, gli occhi le si riempiono di lacrime «Sono così felice per te» Sibila, nascondendo la voce rotta.
«Ora scusami, ma devo proprio andare» Fa, sbrigativa, alzandosi.
«Lucy, tutto bene?» Dice, alzandosi a sua volta.
Lei annuisce con forza, diretta verso la porta.
«Lucy» La richiama. La ragazza si blocca con la mano sulla maniglia «credi che potremmo continuare il discorso? Sai…sei una delle poche persone con cui posso parlarne»
Lucy riabbassa la testa, per poi rialzarla, guardandolo e mormorando uno «Scusami» e uscendo da quell’ufficio, diventato soffocante.

N
Natsu si stira per bene, lasciando poi andare un sospiro verso il cielo limpido di inizio luglio. Si trova sempre nello stesso punto di ieri, quell’edificio enorme a fronteggiarlo. Quella mattina ci sono tutti, pronti ad iniziare il lavoro. Si carica in spalla un sacco pieno di materiale e segue gli altri dentro il palazzo. Già si immagina gli sguardi che quei vecchi imbellettati rivolgeranno a lui e i suoi compagni ma non gli importa assolutamente nulla. Si sente leggero, pieno di energie e, stranamente, non vede l’ora di iniziare.
Il dubbio che Lucy possa davvero lavorare lì lo ricoglie per un attimo, ma scuote la testa, dimenticandosi anche di questo.
Insieme ad Elfman aspetta l’ascensore, lasciato indietro dagli altri per quella sua mole imponente, e lo sente borbottare cose riguardo il non essere un vero uomo.
Quando giungono al sette c’è già un via vai di operai e persone dall’aria elegante. Che paradosso, pensa, mentre si dirige verso sinistra. Scorge non lontano Gajeel parlare con Levi, sicuramente di qualche questione tecnica. Ma Natsu ha già capito che la minuta blu ha decisamente attirato l’attenzione del suo capo.
Sorride sghembo, raggiungendo una delle sale vuote. Lì attendono Gajeel, che non appena spunta dalla porta si mette subito a dare ordini e assegnare a ognuno la propria mansione. Però è meno severo del solito, meno rozzo.
«Stando qui anche uno come lui deve controllarsi» commenta Alzac. Ma Natsu sa bene che non è tanto per il posto dove si trovano, ma quanto per non fare brutta impressione a una certa bluetta. Sorride ancora. Penserà dopo a farsi quattro risate, per il momento deve mettersi al lavoro.
Lascia andare un sospiro, rialzando la testa. È sudato e spossato, ma soddisfatto. È solo la prima mezza giornata di lavoro ma le cose stanno già procedendo bene. Raggiunge il suo zaino afferrando il panino, preparato quella mattina. Questa volta se lo è ricordato. Rimane per un po’ fermo a fissarlo senza vederlo davvero, imbambolato, quando una voce profonda lo richiama.
«Natsu, Lisanna chiede di te» Fa Elfman, raggiungendolo. Spalanca gli occhi. Per un attimo pensa di non aver sentito bene.
«Cosa?»
«Ti vuole parlare» Dice, passandogli il cellulare. Non aveva nemmeno notato lo tenesse in mano. Lui esita. Non è sicuro se prendere quell’oggetto che Elfman gli sta porgendo, ma infine cede. Lo avvicina all’orecchio, rimane zitto per un momento.
«Pronto?» Fa, dopo un po’.
«Perché mi stai ignorando?» Dritta al punto, lapidaria. Natsu si sente punto sul vivo. Non si può dire non sia vero: Liz gli ha scritto questi due giorni, dopo quella sera al Fairy Tail, ma lui non ha visualizzato, ne risposto alle sue chiamate. E la ragione è molto semplice, la stessa per cui sta ignorando -se così può dirsi- Lucy. Il suo desiderio, se non bisogno, di allontanarsi dai drammi sentimentali.
E, nel caso di Liz, anche cercare di farsi passare una cotta decennale.
«Sai, siamo riusciti a farci assumere per questo nuovo lavoro in un ufficio di ricconi e…sono stato impegnato» Mente spudoratamente, pentendosene subito dopo: se chiedesse quando sono iniziati i lavori a suo fratello, scoprirebbe subito la sua bugia.
«Natsu, non mi interessa» Dice, sconvolgendolo.
«Ho capito che è un periodo strano in generale, ma io ho bisogno del mio migliore amico, non puoi…semplicemente abbandonarmi» Quelle parole lo colpiscono a fondo, alimentando un bruciante senso di colpa. Magari è successo qualcosa, Lisanna lo ha cercato per parlargliene e lui l’ha volutamente ignorata. Si sente proprio una merda: prima ancora della sua cotta, Liz è sua amica e…anche se è puro masochismo, quando sta male vuole essere una spalla per lei.
Sospira e parla «Scusami Liz» Fa una pausa, poi riprende «è successo qualcosa?»
La sente sospirare «Scusami tu, è una cosa molto egoistica da dire ma…»
«Cosa è successo, Liz» Ripete.
La sente sospirare attraverso il telefono.
«Non è niente di che in realtà…» mormora «ti ricordi Bixlow? Il barista lì al Fairy» Fa. Natsu si blocca sul posto. Ingoia un groppo in gola.
«Mhmh» Riesce solo a dire, esortandola a continuare.
«Beh, mi…mi ha chiesto di uscire, e ho detto di sì»
Stringe istintivamente la mano libera in un pugno. Gli verrebbe quasi da schiantarlo contro la parete ma rimane immobile come una statua. Non sa bene cosa stia provando in realtà, in tutto quel marasma di emozioni contrastanti, l’unica che emerge e che riconosce chiara è una: la rabbia.
Lo sapeva. Lo sapeva che c’era qualcosa tra loro.
«Natsu…sei ancora lì?»
«Mh, si, scusa» Fa, meccanico «e com’è andata?»
«No, scemo, non siamo ancora usciti. Ho solo accettato, ma…sono in ansia, volevo parlartene per questo»
«Lui ti piace?» Chiede, la voce improvvisamente più bassa di un tono.
«Beh, si. Credo di si»
Natsu chiude gli occhi. Era tutto ciò che aveva bisogno di sapere.
«E allora stai tranquilla. Sii te stessa e vedrai che andrà bene» Se la immagina all’altro capo mentre sorride e annuisce.
«Grazie Natsu» Dice, dolce. «Non è solo per questo che ti ho chiamato, però» fa una pausa «di cosa volevi parlarmi l’altra sera?»
Gli viene quasi da ridere.
«Niente niente, non era importante. Liz credo di dover andare, se Gajeel mi dovesse trovare al telefono penso che non uscirei vivo da qui» La sente ridere.
«Va bene, ti lascio al tuo lavoro, Dragneel. E rispondi quando ti chiamo»
«Mhmh» Mormora solamente, per poi riattaccare. Guarda ancora per un po’ il display, per poi passarsi una mano sul viso.
Raggiunge Elfman e gli ridà il telefono. Lui aggrotta le sopracciglia «Tutto bene?» Gli chiede. Dovrà avere una faccia assurda in questo momento.
«Si sì» Borbotta, allontanandosi.
Esce dalla sala e percorre il corridoio. Non sa nemmeno lui dove sta andando, sa solo che vuole prendere un po’ d’aria. O almeno allontanarsi da tutta quella gente. Se lo beccherà Gajeel saranno davvero guai, ma in quel momento gli interessa meno di zero. Come un’apparizione legge su una porta la scritta “Scale antincendio”, e senza pensarci un attimo la apre di getto.
Si ritrova in uno stretto pianerottolo, dal quale partono lunghe scale che sembrano continuare all’infinito. Sporge il viso sia in basso che in alto, fissando i piccoli puntini di luce alla fine.
Fa un respiro profondo, sedendosi su uno scalino. Forse però non avrebbe dovuto allontanarsi. Tutto quel silenzio, quella tranquillità, lo fanno pensare.
È un bene, no? Ora Lisanna si fidanzerà con quel tipo assurdo e io potrò dimenticarmela. Si, è un bene.
Eppure, le mani tremano di rabbia. Si alza, iniziando a camminare in cerchio. Ora quel pugno al muro può darlo davvero. E non aspetta un secondo.
D’altronde è sempre così che sfoga la sua rabbia, la tristezza, la frustrazione. Deve esternarle, colpendo qualcosa. Ogni sera lo fa, con il suo sacco da boxe: si mette in posizione e colpisce, e improvvisamente quel sacco di tela riempito di sabbia non è più un sacco, ma sono tutte le sue emozioni che prendono forma, le sue paure.
In quel momento però c’è solo il muro davanti a lui. Ma non gli importa. Colpisce, e colpisce. Sordo a qualsiasi rumore, a qualsiasi dolore.
Non si accorge nemmeno che ha iniziato a lasciare macchie rosse sulla parete.
Ignora persino il suono della porta che lentamente si apre.

L
Lucy sta accumulando sempre più ore di sonno arretrate. Se la scorsa notte ha dormito solamente qualche ora scarsa, questa l’ha passata completamente in bianco. Continuava a rigirarsi nel letto, e, quando riusciva a stare ferma, gli occhi le si riempivano repentinamente di lacrime.
Non ha rivelato nulla a Levi, nonostante le sue insistenze. Stranamente non ha indagato troppo come suo solito: sembrava anche lei pensierosa. Però non si trattava di un rimuginare preoccupato: le brillavano gli occhi, come stesse pensando a qualcosa di bello. Lucy si era sentita tremendamente in colpa, per non averle chiesto cosa fosse successo che le illuminasse lo sguardo in quel modo. Ma non ne aveva avuto proprio la forza. Non quando tutte le sue speranze, i suoi sentimenti, si erano infranti al suolo rovinosamente. Quella mattina si era alzata senza voglia di fare nulla. Solo il non voler far insospettire Levi l’aveva fatta alzare controvoglia dal letto. Non si era truccata. Aveva lasciato i capelli sciolti e liberi e si era infilata la prima cosa che le era capitata a tiro nell’armadio. Arrivare poi al settimo piano dell’edificio dove lavorava, e trovare un via vai costante di operai, l’aveva fatta sbuffare sonoramente e rintanare in ufficio sperando che nessuno l’avesse vista, ridotta come uno straccio. Si era completamente dimenticata che sarebbero cominciati quella mattina.
Ora è lì, di fronte al suo computer, a fissarlo senza vederlo davvero. Spera con tutte le sue forze che Loki rimanga nel suo ufficio, ma il pensiero che ne esca da un momento all’altro la agita mortalmente. Dice a Levi di coprirla in caso qualcuno chieda di lei e si alza, diretta verso il suo posto speciale. È da quando lavora in quella casa editrice che ogni tanto va a nascondersi lì, sulle scale dell’uscita di emergenza.
Le piace perché è silenzioso, e sempre vuoto. Li può rilassare la mente, non pensare.
Appena si avvicina però, sente dei rumori, come dei colpi violenti. Apre piano la porta, sbirciando all’interno. La scena che le compare davanti le fa spalancare gli occhi, sconvolta. Lo shock e la confusione di vederlo lì vengono sommersi da ciò che gli sta vedendo fare: sta colpendo il muro, forte. Sembra voglia spaccarlo, o spaccarsi le mani. Il suo corpo agisce prima che la mente possa pensare. Lo raggiunge, abbracciando il suo torace da dietro, tentando di fermarlo. Lui sussulta violentemente, bloccandosi e voltandosi.
«L-Luc…» Sente il fiato morirgli in gola. Riabbassa la testa rosata. Entrambi tacciono. Lucy lo stringe finché non sente il suo respiro calmarsi, e solo a quel punto lo lascia. Si fissano come a parlarsi con lo sguardo. Lucy, la più lucida in quel momento, è la prima a parlare «Natsu, ma che ci fai qui? E…che diavolo stavi facendo?» Fa, non nascondendo la preoccupazione. Natsu sembra ancora scioccato di essersela ritrovata davanti. Beh, non che lei non lo sia. Non riesce proprio a capire…
«Lucy…io…ora lavoro qui» Dice, scioccandola.
«C-come…quando…?»
«La nostra ditta, ci hanno assunto per i lavori di ristrutturazione» Le spiega. Lucy è scioccata. Quante probabilità c’erano?
In quel momento però, è così profondamente grata al destino.
Aveva così tanto bisogno di lui. Di slancio lo abbraccia «Anche io lavoro qui» Fa, ridendo. Sente Natsu sbuffare anche lui una risata. Rimangono così per un po’, finché Lucy interrompe l’abbraccio, guardandolo in faccia «Non hai risposto alla seconda domanda» Dice, fattasi seria.
Lui abbassa gli occhi, quasi si vergognasse «Stavo sfogando la mia rabbia» Confessa, gli occhi bassi. Lucy è confusa «Cosa è successo?» Osa chiedere, sperando si confidi. D’altronde è da quella sera che si sono conosciuti che si confidano i loro dolori, sofferenze. Lui sospira forte, per poi parlare «Ho capito di non avere più speranze» Fa, rialzando gli occhi «con lei». Lucy non indaga oltre, ha già capito tutto senza bisogno che dica altro.
Fa un sorriso amaro «Anche io non ho più speranze» Sussurra, e vede le sue sopracciglia alzarsi un poco. Nemmeno lui dice nulla. Almeno la sua bocca. I suoi occhi verdi invece le stanno parlando. Non voglio pensare a quello che ho perso, le dicono. Lucy trova la forza di sorridergli «Sono così felice che tu sia qui» Gli confessa, mente porta una mano sulla sua guancia. Natsu stira un angolo delle labbra. Fa una risata sommessa e Lucy inarca un sopracciglio.
«Sai, ho avuto un presentimento quando sono venuto qui, ma mi ripetevo che era impossibile. Cercavo di tranquillizzarmi dicendomi che c’era una possibilità su un milione di aver beccato proprio il posto dove lavoravi tu» Lucy aggrotta le sopracciglia. Davvero non vuole che lei sia lì? Sta per abbassare la mano dal suo volto, quando sente la sua posarsi dietro la sua schiena, avvicinandola al suo corpo «speravo di non vederti, perché…in tua presenza mi sento strano, Lucy. Mi sono sempre detto che certe cose le avrei dovute sentire solo per Lisanna, ma…quando ti avvicini a me, vado fuori di testa» Continua, la voce roca. Lucy sente le gambe tremare. Porta entrambe le mani sulla sua nuca, le dita tra quei capelli sbarazzini, così morbidi. I respiri ormai a fondersi, mescolarsi. Vuole fermarsi a ragionare su cosa celino quelle parole, ma non riesce a rimanere lucida, soprattutto quando lui le stringe una natica a tradimento, tra quella mano che solo poco fa stava colpendo il muro, le nocche ormai spaccate e piene di sangue.
Lucy sussulta a quel contatto. Prende l’altra sua mano, portandola alle labbra. La bacia piano, nocca per nocca, sporcandosi la bocca del suo sangue. Lo guarda negli occhi, di quel verde così scuro. In un attimo, Natsu scosta la mano, sostituendola con la sua di bocca. Le si preme addosso, aprendole le labbra e scavando all’interno con la lingua. Sembra voglia divorarla.
Si stacca piano mentre le morde un labbro, talmente forte da far uscire anche a lei una goccia di sangue.
Lucy sorride perversa e la lecca via, passandosi anche il pollice sul labbro inferiore. Poi, lancia l’ultima bomba «Natsu, ti voglio adesso».
Vede i suoi occhi scuri illuminarsi. Ricomincia subito da dove si è interrotto e Lucy ricambia con foga. Si sente euforica. Si stacca dalle sue labbra bollenti per baciargli il collo, alternando morsi spietati, per poi avvicinarsi ancora, facendo sfiorare i loro bacini.
«Cazzo. Qua?» Sibila Natsu, famelico. Gli occhi velati di lussuria. Lucy continua a vezzeggiargli il collo muscoloso «Non viene mai nessuno qui, soprattutto a quest’ora. Non c’è pericolo» Sussurra, lasciva.
A quelle parole il ragazzo la solleva di peso, schiantandola contro la parete. Lucy si sente sempre più trepidante, il  suo intero corpo invaso da brividi di piacere. E non l’ha ancora sfiorata.
Il ragazzo le abbassa i leggings quanto basta con una mano, sostenendola solo un braccio, facilitato anche da Lucy che gli ha agganciato le gambe in vita. Poi armeggia veloce con la cintura, abbassandosi anche lui i pantaloni, fino a metà coscia. Sono entrambi impazienti, non hanno tempo ne voglia di perdersi in preliminari.
Nonostante questo, però, il ragazzo si ferma, guardandola. Sa bene che sta attendendo il suo consenso, e Lucy sente un calore nuovo sbocciarle in petto, diverso dal fuoco che gli è divampato in corpo fino a adesso.
Lo bacia ancora, ma stavolta ci mette tutta la dolcezza di cui è capace. Quando si staccano, lui le sorride. Lucy rimane imbambolata. Quel ragazzo ha seriamente uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto. È pieno, è autentico, fa venire voglia di sorridere di rimando. Ma non ha tempo di pensarci troppo. La riempie in un solo colpo, mozzandole il respiro, spezzandole l’anima. Non riesce a pensare a niente, se non al corpo di Natsu, la sua schiena larga a cui è aggrappata, i suoi ansiti misti a ringhi mal trattenuti. La sua testa è poggiata sulla sua spalla: sente il suo fiato caldo direttamente sul collo, sul lobo. Gli porta una mano sui capelli, stringendoli forte. Non si trattiene, ansima, quasi grida a un certo punto. La mente è vuota, non riesce nemmeno a pensare di essere a lavoro. D’improvviso, dopo un colpo ben assestato, stringe le gambe intorno alla sua vita, lanciando un gridolino spezzato dalla sua bocca volata ad ingoiarsi quell’orgasmo. Si accascia su di lui, a riprendere fiato, mentre lo sente irrigidirsi e ansimare il suo nome direttamente nell’orecchio, per poi scivolare via e aggrapparsi alla parete. Lucy chiude gli occhi, ancora sconvolta. Non crede di aver mai provato nulla del genere.
Aspetta di calmarsi e sgancia le gambe dal suo bacino, tornando a terra. Il ragazzo continua a respirare pesantemente, le mani sulla parete a torreggiare su di lei.
Si guardano. Natsu si passa una mano tra i capelli «Porca troia…» Biascica, causando l’ilarità della ragazza, che tenta di ridarsi un contegno, rivestendosi e passandosi la mano a pettine tra i capelli disordinati.
«Natsu…sei una belva» Fa, la faccia da finta santarellina, mentre sfarfalla le lunghe ciglia. Lui ride «Ha parlato l’angioletto» Ribatte, lasciandogli un ultima pacca sul sedere con uno schiocco.
Le risate si placano lente e Lucy si ritrova a rimuginare. Ha provato sensazioni mai provate prima. Ormai è chiaro anche a lei che Natsu non le è più indifferente.
Non che prima lo fosse, ovvio, ma adesso…c’è qualcosa…qualcosa che…
«Lucy» La sua voce la distoglie dai pensieri.
«Mhmh?» Fa, esortandolo a continuare.
«Ti va di uscire una volta?»
   
 
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