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Autore: Immiriel    18/09/2023    1 recensioni
Fanfiction OC sul mondo di Eragon. Ripercorrerò la Caduta dei Cavalieri raccontando la storia di due elfi rimasti orfani durante la guerra. Nella lettura incontrerete molti dei personaggi della storia originale, missing moments, mistero, avventura e chissà, forse anche un tocco di love story!
Un piccolo estratto: Leum volava veloce come una freccia elfica, senza curarsi delle fiamme che lambivano ferocemente le guglie dei palazzi, delle urla dei sofferenti sotto di lui e della pioggia sferzante. Lacrime roventi, lacrime di drago gli scorrevano lungo le squame e subito venivano spazzate via dal vento impetuoso. Un solo pensiero gli attraversava la mente: Devo trovarla per lui. Devo proteggerla. È quello che mi ha chiesto. Devo proteggerla.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Ho scelto Firnen come nome per una bambina perché prima di leggere l'ultimo libro ho dato un occhio all'indice e vedendo il titolo del capitolo "Firnen" ho pensato si trattasse di un nome femminile e ne sono rimasta convintissima fino a che non ho letto quella parte😆

Leum volava veloce come una freccia elfica, senza curarsi delle fiamme che lambivano ferocemente le guglie dei palazzi, delle urla dei sofferenti sotto di lui e della pioggia sferzante. Lacrime roventi, lacrime di drago gli scorrevano lungo le squame e subito venivano spazzate via dal vento impetuoso. Un solo pensiero gli attraversava la mente: Devo trovarla per lui. Devo proteggerla. È quello che mi ha chiesto. Devo proteggerla.

Ahorin era appena caduto nelle ombre e Leum non aveva potuto fare nulla per evitarlo. Il Rinnegato l'aveva ucciso con una lama avvelenata per poi fuggire incespicando tra le rovine, una mano premuta sullo squarcio che la lama di Ahorin aveva aperto nel suo stomaco di traditore.

Mentre Ahorin agonizzava, gli occhi stralunati e il viso pallido come marmo, Leum aveva cercato di aggrapparsi alla sua coscienza con tutte le forze, ma quella gli era sfuggita come un soffio di vento impossibile da afferrare a mani nude.
Le sue ultime parole erano state chiare e inequivocabili: «Proteggi mia figlia, Leum. Non lasciarla morire qui, ti prego...»

I sussurri che avevano seguito queste parole si erano fatti sempre più deboli, la luce nei suoi occhi sempre più spenta e mentre si scambiavano l'ultimo addio Ahorin era caduto nelle ombre.
Dapprima Leum aveva sentito solo il vuoto, era immerso in un silenzio estraneo. Poi la consapevolezza di ciò che aveva appena perso gli era piombata addosso come una cascata ghiacciata mentre con il suo muso squamoso cercava di scuotere inutilmente il corpo del suo Cavaliere.
Una parte di Leum se ne era andata per sempre. La metà della sua mente, quella metà che non l'aveva mai abbandonato era morta. E non sarebbe tornata.

La sua coscienza era stata appena mutilata irrimediabilmente. Il solo sforzo di non soccombere al dolore lo aveva immobilizzato e un subdolo pugnale gelido sembrava essersi insinuato improvvisamente nello spazio che fino a qualche secondo prima era riempito della calda presenza rassicurante e familiare di Ahorin. Non avrebbe nemmeno potuto dare al suo Cavaliere un'adeguata sepoltura.

Leum aveva inclinato il lungo collo sinuoso ruggendo di rabbia e di dolore per poi spiccare il volo sbattendo le ampie ali verde smeraldo, sforzandosi di non guardarsi indietro. Aveva volato verso la cittadella e quando aveva intravisto il Rinnegato che aveva ferito a morte Ahorin una furia cieca lo aveva sopraffatto. Piegando le ali membranose era sceso in picchiata ringhiando e aveva spalancato le fauci per poi dilaniare le carni del traditore, ma la semplice vendetta non avrebbe mai potuto risarcirlo di quanto aveva perduto.

E adesso era solo. Inequivocabilmente solo per tutto il tempo che gli rimaneva da vivere. Ma avrebbe davvero potuto chiamarla vita senza Ahorin al suo fianco?

Ora il suo unico scopo era diventato quello di proteggere Firnen. Ma dove poteva essere? Come avrebbe potuto trovarla in quel caos di morte e distruzione, di fuoco e di urla?

I Rinnegati stavano vincendo. Ormai erano pochi i Cavalieri con la forza di opporsi, era solo questione di tempo. Doveva trovarla e fuggire da Vroengard il prima possibile.

Sbattendo le grandi ali da una parte all'altra contro il vento, il fuoco e la pioggia sorvolò la città cercando di ignorare i Cavalieri che combattevano tra di loro.
Un pensiero lugubre lo fece esitare: forse la piccola era già morta, forse non l'avrebbe mai trovata. Scacciò quella possibilità, fiducioso che Firnen fosse riuscita a nascondersi in un rifugio sicuro. Ma come avrebbe fatto a trovarla in quell'inferno?

Non aveva altra scelta. I Rinnegati o i loro draghi senza nome avrebbero potuto scoprirlo e ucciderlo all'istante, ma se avesse indugiato ancora le possibilità di trovare Firnen viva si sarebbero presto azzerate.
Esitante, espanse un tentacolo di coscienza verso l'esterno mentre si allontanava dalla fortezza e dalle sue torri avviluppate dalle fiamme. Si assicurò che i nemici fossero troppo impegnati nello scontro per notarlo e iniziò a setacciare Doru Araeba da parte a parte, il cuore che gli batteva nel petto come rombi di tuono.

Sotto le ali membranose si distendeva il panorama raccrappicciante dei compagni trucidati senza pietà nell'isola che fino a quel momento era stato un nido sicuro per i Cavalieri e i loro draghi. Vroengard non era mai stato un luogo ospitale per gli elfi e gli altri due-zampe che non fossero anche Argetlam: le coste frastagliate e a strapiombo, la vegetazione rada e asciutta e i versanti ripidi del vulcano spento che svettava sull'isola le conferivano un aspetto rozzo e brutale. Le mani degli elfi e degli uomini erano intervenute una sola volta, quando Vroengard era stata scelta per diventare l'ultimo baluardo dei Cavalieri all'estremo ovest di Alagaësia.

Stava per perdere ogni speranza quando percepì un fievole, familiare battito di vita proprio sotto di lui.
Il cuore gli si riempì di gioia. Cercò di comunicare a Firnen un pensiero rassicurante, ma trovò la sua mente sbarrata da un'alta muraglia impenetrabile. Ahorin le aveva insegnato bene. La bambina doveva aver percepito la presenza familiare di Leum, ma probabilmente era troppo sconvolta e spaventata per permettere a qualcuno di entrare nei suoi pensieri.

Leum atterrò sollevando una nuvola di polvere. Ripiegò le ali e allungò il muso verso quello che sembrava un piccolo fagotto. Quanto erano piccoli i cuccioli d'elfo!

Firnen era rannicchiata tra le macerie di quello che restava di un'abitazione distrutta dall'incendio. La piccola guardò l'imponente drago come se le fosse apparsa una visione e subito corse verso di lui per abbracciarne il muso. Guardando quegli occhi, Leum si rese conto che erano della stessa tonalità di verde delle sue squame. Non l'aveva mai notato.

Le iridi gemmee del drago scandagliarono la figura esile della piccola elfa alla ricerca di eventuali ferite, ma a parte le punte bruciacchiate della sua treccia d'ebano Firnen sembrava illesa.

Leum emise un sospiro di sollievo e sfiorò la mente della bambina con la sua voce profonda: Firnen, stai bene?

Lei annuì incerta: «Dov'è mio padre?»

Il drago aggirò la domanda mentre una nuova fitta di dolore gli riempiva il petto. Non era in grado di affrontare la questione a viso aperto, non in quel momento: Mi ha chiesto di portarti via di qui. È troppo pericoloso.

Firnen si sciolse bruscamente dall'abbraccio e lo scrutò con una severità che stonava sul suo viso infantile: «No! Gli altri stanno ancora lottando! Non puoi abbandonare così la battaglia. Mio padre ha bisogno di te».

Leum scacciò la vergogna che provava sbuffando una nuvoletta di fumo. Un drago codardo che fuggiva con la coda tra le zampe. Ecco come lo avrebbero ricordato. Ma non gli importava. Aveva fatto una promessa al suo compagno di cuore e di mente e niente gli avrebbe impedito di infrangerla, nemmeno l'orgoglio.

Si acquattò al suolo sfiorando il terreno con l'ampio ventre per permettere a Firnen di salire più facilmente sul suo dorso: Fai come ti dico, cucciola d'elfo. Non abbiamo molto tempo.

Firnen strinse i piccoli pugni con determinazione: «Vai da lui. Io vi aspetterò qui. Ti prometto che resterò nascosta».

Le grida e i clangori della battaglia sembrarono risuonare più vicini che mai. Leum allungò il collo in quella direzione con impazienza per poi ruotarlo nuovamente verso la bambina. Anche Firnen si era voltata in direzione del fragore del combattimento.

Leum intravide una luce strana negli occhi di smeraldo della piccola, che d'un tratto si erano fatti più scuri mentre scrutavano qualcosa di invisibile al di là delle rovine, oltre la cittadella. Una lacrima solitaria rotolò sul suo zigomo: «Non lo faresti mai. Non lo lasceresti qui da solo...»

In quel momento il drago seppe che Firnen aveva capito. Sua madre, la compagna di Ahorin, era caduta nelle ombre in una delle precedenti battaglie solo l'anno prima e adesso la bambina avrebbe dovuto affrontare la morte di un altro genitore. La guerra era crudele.

Fatti coraggio, piccola. Torniamo a casa.

Le sfiorò una spalla con affetto e le trasmise un po' delle energie magiche che gli erano rimaste mentre lei si arrampicava sulla zampa cercando di soffocare i singhiozzi.

Improvvisamente la terra tremò e Leum udì un boato assordante rimbombargli nelle orecchie. Firnen perse la presa e scivolò sulle squame del drago per poi atterrare sulla nuda terra con agilità felina, le mani premute sulle orecchie appuntite per attutire il rombo dell'esplosione.

Leum si voltò e il suo sangue di drago gli si gelò nelle vene. Vide nuvole di fuoco e di luce innalzarsi fino al cielo e espandersi in tutte le direzioni ad una velocità impossibile da eguagliare neanche con il vento a favore. Capì che non c'era scampo. Doveva trattarsi di una qualche esplosione magica, una fonte di potere scaturita da chissà dove.

Ahorin, sto arrivando.

In un ultimo atto disperato Leum spalancò le ali e le calò sulla bambina come a formare una strana, gigantesca crisalide. Sperò con tutto se stesso che la figlia del suo compagno di cuore e di mente si salvasse e riservò ad Ahorin il suo ultimo pensiero.

Sentì il lampo di luce che lo investiva e lo accecava mentre un potere magico di proporzioni ineguagliabili gli penetrava nel corpo, gli distruggeva le squame e gli squarciava le carni e le ossa.

Poi non sentì più.

   
 
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