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Autore: Saruwatari_Asuka    20/09/2023    0 recensioni
"E' per questo che hai smesso di venire a trovarmi? Non ho mai capito neanche perché lo facessi."
Chifuyu sorride, "Perché Baji-san lo avrebbe fatto," risponde, avvicinandosi al cucinino e prendendo una teiera, "E' stupido vero? Ma non ci conoscevamo...beh, non ci conosciamo neanche adesso. Ho avuto l'impressione che ti facesse stare peggio vedermi, così non sono più venuto."
Kazutora stira le labbra, "E' per questo che sono qui? Perché lo avrebbe voluto Baji?"
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KazuFuyu nel BadToman.
Ambientato nel futuro che Takemichi vive alla fine della prima stagione, quello post Bloody Halloween per intenderci.
QUINDI ALLERTA SPOILER
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Chifuyu Matsuno, Kazutora Hanemiya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Un futuro migliore

 

 

 

 

 

 

Quando Kazutora ha visto Chifuyu fuori dalla prigione, dentro la macchina, il primo pensiero è stato che volesse vendicarsi.

Lo capirebbe se fosse così perché nonostante Mikey gli abbia detto, tramite Draken, di averlo perdonato, lui non si è mai perdonato.

E non ha mai creduto che Mikey lo abbia davvero fatto, forse perché non è mai venuto a trovarlo. Le parole di Draken erano state un toccasana per lui e gli hanno permesso di sopravvivere a quei dieci anni senza impazzire di nuovo.

Ma sa che non può essere la verità.

Per colpa sua Baji e Shinichiro sono morti. Quello che ha fatto è imperdonabile.

Ha perso il suo migliore amico.

Ma la cosa peggiore è che l’ha strappato a qualcun altro. A Chifuyu, Mikey, a sua madre.

Se la ricorda la madre di Baji, Kazutora. Lo sgridava sempre, e aveva il pugno veloce quasi quanto quello del figlio e non poi troppo più debole. Ma lo amava, amava suo figlio più di ogni altra cosa, aveva praticamente sacrificato la vita per crescerlo da sola.

E lui glielo aveva strappato via.

Eppure, quando Chifuyu lo ha visto, fuori dalla porta della prigione, gli ha fatto cenno di avvicinarsi e gli ha sorriso. E non era un sorriso di circostanza, o uno di quelli falsi che nascondono minacce neanche troppo velate.

Era un vero sorriso, quasi timido.

E non lo ha portato in uno spiazzo per ammazzarlo, o picchiarlo, o qualcosa di simile.

Lo ha portato a mangiare un hamburger.

Un cazzo di hamburger.

“Ho sempre pensato che in prigione si mangiasse di merda,” gli ha detto, “Devi per forza rifarti la bocca! Dai, vieni, questo è il mio ristorante preferito!”

E gli ha offerto la cena.

Non che avesse torto, si mangia davvero di merda in prigione e sempre la stessa cosa, quindi le sue papille gustative sono state più che felici di tutto quel buon cibo.

Ma il suo cervello non riusciva e non riesce tuttora a togliersi dalla mente che tutto quello non ha senso.

Ancora meno quando poi lo ha portato a casa.

Avrebbe avuto senso concedergli un’ultima cena e poi fargliela pagare, no?

Invece lo ha portato a casa sua.

Sono lì adesso, Kazutora è ancora fermo in mezzo al corridoio mentre Chifuyu sta sistemando il divano-letto.

“Non ho tanto spazio e ho un solo futon. La prossima settimana ne vado a comprare un altro, se il divano dovesse essere scomodo.”

“Andrà benissimo,” sussurra.

Chifuyu allora si tira su, le mani sui fianchi, e lo fissa, “Non deve andarti bene, se non va bene. Ascolta, so che non ti sono mai piaciuto, ma ho pensato che fosse meglio di un hotel. Quando avrai abbastanza soldi potrai prenderti un monolocale tutto per te, no? Nel frattempo questa è casa tua,” gli dice, deciso, passandogli qualcosa che Kazutora fatica a stringere fra le dita, come se fosse incandescente, “Queste sono le chiavi di casa. È la tua copia.”

“Tu non sei mai piaciuto a me?” ripete, perplesso.

Lui ha sempre pensato il contrario, in realtà. Da quando è in prigione, Chifuyu è venuto a trovarlo solo due volte. Entrambe le volte hanno parlato di Baji, il loro unico argomento in comune.

Ma faceva troppo male a tutti e due. Chifuyu usciva sempre con gli occhi carichi di lacrime e Kazutora non le ha mai trattenuto.

Quindi, alla fine probabilmente ha solo smesso di ferire entrambi.

“Beh, è l’idea che mi ero fatto. Ma da ragazzino mi facevo un sacco di problemi, e forse ho frainteso.”

“E’ per questo che hai smesso di venire a trovarmi? Non ho mai capito neanche perché lo facessi.”

Chifuyu sorride, “Perché Baji-san lo avrebbe fatto,” risponde, avvicinandosi al cucinino e prendendo una teiera, “E’ stupido vero? Ma non ci conoscevamo...beh, non ci conosciamo neanche adesso. Ho avuto l’impressione che ti facesse stare peggio vedermi, così non sono più venuto.”

Kazutora stira le labbra, “E’ per questo che sono qui? Perché lo avrebbe voluto Baji?”

“Vuoi del tè?”

“No.”

Chifuyu sospira, ma lo prepara lo stesso per tutti e due. “Anche detto così sembra stupido, eh? Ma Baji-san...quando è morto, ha affidato a me e Takemitchy la Toman. Ha detto che siete i suoi tesori. Io non l’ho dimenticato, anche se sono passati dieci anni. Ho sempre cercato di fare del mio meglio, ma...con Mikey è stato impossibile, non sappiamo nemmeno dove sia finito. E gli altri sono cambiati tutti così tanto, la Toman non è più quella che Baji voleva proteggere. E questa cosa è stata più grande delle mie capacità, non ho potuto fare niente, Kisaki al momento ha il comando. Ma io non mi sono arreso,” afferma, risoluto, guardando Kazutora dritto negli occhi. “Posso ancora aiutare te. Mentre cerco di fermare Kisaki.”

Kazutora è stregato da quegli occhi, dalla loro fermezza, risolutezza.

E bellezza. Chissà se Baji lo ha mai guardato bene, Chifuyu, se ha mai notato il modo in cui gli si illumina lo sguardo quando parla di qualcosa in cui crede o a cui tiene.

Gli occhi di Chifuyu sono incantevoli e ammalianti, e di un azzurro sconfinato come il cielo.

“Da solo?”

“Non ho nessuno di fiducia nella Toman. Ormai anche Takemitchy ha perso la testa,” ammette Chifuyu. Ma non sembra spaventato.

Sta combattendo da solo, per la Toman che Baji amava. Proprio come ha fatto Baji dieci anni prima.

E dieci anni prima è finita con la morte di Baji, per questa cosa.

Non si può affrontare certe cose o persone da soli.

“Lascia che ti aiuti!”

Ma Chifuyu scuote il capo, “Tu hai già perso tutta la vita, goditela un po’.”

“Ma io...”

“Non rientrerai nella Toman, Kazutora. Lascia stare, non ne vale la pena.”

“Non voglio entrare nella Toman, voglio aiutare te!” esclama Kazutora, stringendo i pugni, “Era l’ultimo desiderio di Baji, no? Lo stai facendo per questo. Era anche il mio migliore amico. È morto per colpa mia, glielo devo!”

Chifuyu scuote forte il capo, “Baji è morto perché si è ammazzato. Dalla tua coltellata si sarebbe salvato, stava arrivando l’ambulanza.”

“Lo ha comunque fatto per me...”

Chifuyu stira le labbra. Si, forse anche nella testa di Baji quel gesto folle avrebbe risolto tutto, invece nella realtà è stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso della follia di Mikey, togliendogli qualunque freno.

Baji ha dato la vita per proteggere Kazutora.

Ma sarebbe stato tutto vano davanti alla follia di Mikey, e Kazutora sarebbe comunque morto, se Takemichi non avesse trovato il talismano con dentro quella foto, mostrandolo a Mikey e riportandolo alla realtà.

Ma forse non serve che Kazutora lo ricordi, dopotutto.

“E’ proprio per questo che dovresti goderti la vita ora che finalmente puoi farlo. Perché Baji-san ha dato la sua per proteggerti.”

“Non vorrebbe che tu morissi per lui.”

“Ma io non voglio morire,” sorride Chifuyu, “Io voglio solo farla pagare a Kisaki. E ce la farò. Devo solo trovare le prove.”

Kazutora lo prende per le spalle, “Stai facendo il doppio gioco?!”

“Sì,” afferma, allontanandogli le mani, “Non ti preoccupare, sono prudente! So quello che faccio, non sono più il ragazzino che hai conosciuto tu.”

“E’ pericolosissimo! Se Kisaki lo scopre...”

“Sono morto, lo so. Ma sono molto attento. Ti preoccupi per me?”

“Beh...”

È la prima persona in dieci anni che gli abbia dato un po’ di gentilezza, un tetto sulla testa, una cena squisita. E forse dopo aver perso tutta la vita in prigione, e parte della sua adolescenza, vive tutto molto più intensamente.

Non lo sa, forse non è normale che si senta già così dopo così poco tempo, giusto? Eppure gli è bastato pensare alla morte di Chifuyu per sentirsi morire dentro a sua volta.

Sarebbe rimasto solo.

Di nuovo.

Sarebbe...che cosa avrebbe potuto fare, da solo? Lui non lo conosce quel mondo, ormai è tutto nuovo.

Ha paura.

Vuole credere alle parole di Chifuyu, adesso, perché non ha nessun altro appiglio. Nessun altro aiuto. È la sua unica ancora, al momento.

In mezzo pomeriggio è diventato tutto il suo mondo.

Hey, Kazutora?” lo richiama Chifuyu, facendogli alzare lo sguardo e regalandogli un sorriso accecante, “parliamo di cose più piacevoli! Ti va un tè o no?”

A fatica, Kazutora ricambia quel sorriso.

Sono dieci anni che non sorride, non ne ha più avuto motivo.

Guardandosi allo specchio, voleva solo morire. Per dieci anni non ha pensato che a questo, e adesso che Chifuyu gli sta regalando una vera boccata d’aria fresca, non sa come comportarsi.

“Sì. Grazie.”

Chifuyu riaccende il gas, poi si volta e prende lo zaino che Kazutora aveva in spalla all’uscita dal carcere.

“Devi andare a comprarti qualcosa, assolutamente. Ti prego, Kazutora, cos’è questa roba?!” esclama, rovesciando sul divano-letto tutte le sue poche cose, ovvero una minuscola catasta di vestiti grigi.

“E’ quello che davano in carcere,” alza le spalle lui, “Non è che potessi scegliere.”

Glieli hanno dati all’uscita, ovviamente non entrava più in quelli con cui lo hanno arrestato, si è alzato di diversi centimetri rispetto a quando era un ragazzino.

“Beh, allora dobbiamo andare a fare shopping!”

“Non serve. E non ho soldi.”

“Li ho io, e questa roba non fa per te.”

Come se Chifuyu potesse saperlo, eppure è proprio così. Prima del carcere non avrebbe mai messo qualcosa di così sciatto e cupo.

Aveva uno stile tutto suo che adorava.

 

Convivono da settimane e una cosa che hanno capito l’un l’altro è che entrambi stanno affrontando un momento difficile.

Kazutora sta cercando di riprendersi da quei dieci anni in carcere, e non è facile. Lì non aveva amici, e anche se ha imparato in riformatorio a farsi rispettare e nessuno, quindi, gli ha mai dato particolarmente fastidio, questo non lo ha reso un periodo piacevole. Era solo, eroso dai sensi di colpa per quello che era successo, e dopo i primi anni si è sentito abbandonato da tutti quanti.

Perché se lo meritava.

Forse non sa nemmeno più come si vive in tranquillità, come si sorride o ride con un vecchio amico.

E Chifuyu ce la sta mettendo tutta, lo vede. Quando torna a casa sorride per entrambi, ma di rado quel sorriso arriva agli occhi e di rado si fa una sana risata, anche lui.

È gentile, comprensivo e paziente, ma deve essere terribile essere un membro attivo della Toman, in quegli anni.

Spesso fuma come una ciminiera, rimane in balcone anche un’ora intera accendendo e spegnendo di continuo una sigaretta dopo l’altra.

Kazutora sa che quando fa così la giornata è andata male.

Forse, se fosse da solo troverebbe un modo per sfogarsi, magari si ubriacherebbe, uscirebbe a trovare qualcuno con cui scopare, o si farebbe un bel pianto.

Ma invece c’è lui, e Kazutora si è ampiamente convinto che Chifuyu cerchi di non farsi vedere giù di tono o di cattivo umore, davanti a lui. Come se dovesse proteggerlo anche da questo.

“Giornata difficile?” gli chiede, poggiandosi al parapetto del balcone.

Chifuyu abbozza un sorriso, “Non so nemmeno più cosa sia una buona giornata,” ammette, porgendogli la sigaretta fumata a metà.

In silenzio, Kazutora la prende e se la porta alle labbra. Si è chiesto tante volte, in quelle settimane di convivenza, se Chifuyu si fosse mai ripreso dalla morte di Baji o se quella tristezza se la porti dietro da allora.

“Le cose alla Toman vanno così male?”

Takemichi è...” Chifuyu sospira, “Lasciamo stare. Senti, io...mi sono rotto le palle. Usciamo. Sei mai andato da qualche parte da quando sei uscito?”

Kazutora scuote il capo, “E dove? Praticamente non conosco più la città.”

“In verità non è cambiata così tanto. Forza, andiamo, è il momento di esplorare posti nuovi in cui divertirsi!”

 

Hanno fatto l’alba, e Chifuyu ha bevuto più di quanto Kazutora ritenesse possibile. Pensava di essere lui ad avere buone probabilità di avere problemi d’alcool, e invece ha bevuto pochissimo mentre Chifuyu continuava a tracannare cocktail uno dietro l’altro.

Ha dovuto praticamente trascinarlo in casa e metterlo a letto.

E avrebbe ignorato tutto il resto se non avesse visto le lacrime sulle sue ciglia, quando si era avvicinato per rimboccargli le coperte. Fino ad ora con lui Chifuyu non aveva mai pianto. Nemmeno una volta.

Ma quando Kazutora lo vede schiudere gli occhi, non ha avuto la lucidità di fermare le lacrime, anche se è un pianto silenzioso.

“Rimani.”

Forse manca di lucidità, è ubriaco fradicio e probabilmente non vuole dirlo davvero, non a lui comunque. Ma è rimasto lo stesso, sdraiandosi e dandogli le spalle. Chifuyu gli si è praticamente accucciato contro la schiena, e lì è rimasto immobile tutta la notte.

 

E nella stessa posizione resta fino al mattino, quando la sveglia di Kazutora gli fa sapere che è ora di alzarsi e andare a lavoro, lavoro trovato solo grazie a Chifuyu. Come tutto, nella sua nuova vita.

La casa, i suoi abiti, il lavoro, tutto è grazie a Chifuyu.

Vorrebbe ridargli qualcosa in cambio, ma non ha niente che lui possa volere. Non riesce nemmeno a dirgli quanto gliene è grato.

Vorrebbe che le cose fossero più semplici.

Vorrebbe davvero che la Toman non esistesse di modo da potersi godere tutto quello, quella nuova vita.

Ma non succederà mai.

Perché non se lo merita, dopo quello che ha fatto.

“Te ne vai senza salutare?”

Kazutora sobbalza, ormai sulla soglia della porta che ha già aperto. Si volta verso di lui, trovandolo all’ingresso, i capelli scombinati dalla dormita e il volto ancora arrossato, non sa se dal caldo o dalla bevuta della sera prima.

“Non volevo svegliarti,” gli risponde, abbassando lo sguardo.

Chifuyu striscia i piedi nudi fino a lui e, sulla soglia del gradino dell’ingresso, si sporge per abbracciarlo.

Kazutora, spiazzato, rimane immobile. “Sei...ancora ubriaco?”

“Forse,” ride Chifuyu, poggiando il capo contro il suo, “Buona giornata, Kazutora.”

Kazutora rimane bloccato a lungo, prima di riuscire ad alzare le braccia per ricambiare quella stretta. “Grazie.”

Quando si stacca, ha gli occhi lucidi e Chifuyu deve averlo notato, perché gli prende il volto fra le mani, poggiandogliele sulle guance. Forse è davvero ancora ubriaco e totalmente privo di freni inibitori.

Come la sera prima.

“Cos’è questa faccia?”

“Non è niente. Volevo solo ringraziarti.”

“Non mi devi ringraziare,” afferma Chifuyu con un sorriso, “Io sono il primo a stare molto meglio da quando sei qui. Sono io che dovrei farlo.”

“Ma io non sto facendo niente, mentre tu...”

“Tu non ne hai neanche idea...” mormora, sfregandosi l’occhio destro, ancora assonnato. “Non ti rendi nemmeno conto di quanto mi aiuti, Kazutora.”

Kazutora fa un cenno del capo, come se non ne fosse convinto. È Chifuyu che lo ha salvato, praticamente. Gli ha dato tutto.

Forse anche più di quanto si meritasse.

“Non so a che ora torno stasera,” sta dicendo Chifuyu, riportandolo alla realtà, “Ma se non è troppo tardi, ti va di uscire? C’è il festival, in città. Andiamo a vedere i fuochi d’artificio insieme.”

Kazutora annuisce. Si sente confuso, Chifuyu sembra ancora ubriaco più che in post-sbornia, ma ha un sorriso dolcissimo e Kazutora si ritrova a rabbrividire.

“Sì. Va bene.”

“Ottimo!” gli dice Chifuyu, sporgendosi in avanti e scoccandogli un bacio sulla guancia, “Buon lavoro!” fa, per poi riavviarsi verso la camera da letto.

Kazutora, confuso, rimane bloccato a lungo prima che la sveglia gli ricordi che deve sbrigarsi per raggiungere il negozio.

 

--

 

La serata del festival è stata strana e piacevole. Chifuyu è rientrato tardi, e sembrava di pessimo umore, cosa che ultimamente succede sempre più spesso, ma quando sono usciti tutto il malumore è svanito.

Gli ha tenuto la mano tutto il tempo, se lo è trascinato in giro, hanno mangiato tantissimo ma non lo ha visto toccare un goccio d’alcool né una sigaretta per tutta la sera. Sono andati a vedere i fuochi d’artificio vicino al fiume e poi, una volta a casa, Chifuyu lo ha invitato a dormire nel letto con lui.

Per stare più comodo che sul divano, ha detto.

Da quel giorno, ha avuto la sensazione che Chifuyu si fosse lasciato andare un po’ con lui. È più onesto, per lo meno. Non nasconde più il malumore o la tristezza, non cerca più di proteggerlo dai propri sentimenti.

Forse ha capito che non è fatto di cristallo.

Che tutto sommato sta bene. Quasi meglio di lui, negli ultimi mesi.

Perché da quando è lì, Kazutora sta bene. È per questo che è ancora lì a casa di Chifuyu nonostante ormai, volendo, potrebbe provare ad andarsene.

Ma non vuole.

Sta bene lì. Sta bene in compagnia di Chifuyu. Lo aiuta a stare meglio, a mantenersi stabile mentalmente. Gli sta vicino e gli dà affetto e gentilezza.

Nessuno lo ha mai trattato così se non Baji prima del riformatorio.

Gli manca ogni giorno e ogni giorno si sente in colpa per quello che ha fatto.

Ma Chifuyu lo salva dalla follia, dai pensieri distruttivi.

Vorrebbe poter fare altrettanto, vorrebbe soprattutto quando lo guarda entrare, sfatto, gli occhi arrossati.

E invece non può fare niente, non conosce nemmeno i dettagli del suo doppio gioco.

Chifuyu continua a proteggerlo da tutto quel mondo, a cercare di tenerlo fuori.

Ma così Kazutora non è comunque in grado di godersi quella nuova vita.

Perché non è capace di buttarsi tutto alle spalle, di fingere di non sapere o vedere. Come sono arrivati a questo, mentre lui era in prigione? Cos'è successo alla Toman?

 

La porta si apre e Kazutora si alza per accogliere Chifuyu, come tutte le volte che è lui a rientrare prima o è di riposo.

Perché Chifuyu non riposa mai.

La Toman non lo permette.

Però quello che vede quando arriva non gli piace.

Chifuyu è ubriaco, e questo è già strano, vuol dire che è stata una pessima giornata. Ma sta anche piangendo.

E così non lo ha mai visto.

Gli corre subito incontro quando si lascia cadere sulle ginocchia, ancora all'ingresso.

"Chifuyu..."

"Tora..." pigola Chifuyu, e sembra di nuovo il ragazzino di quattordici anni che ha visto in quella discarica abbandonata, "Kazutora..."

"Cos'è successo?" Gli chiede lui, aiutandolo ad alzarsi, "Vieni dentro. Andiamo sul divano, di faccio un caffè per la sbornia."

Ma Chifuyu non asseconda i suoi gesti.

"Che devo fare, Kazutora? Se vendo Kisaki alla polizia come volevo, distruggo anche Takemitchy...non posso! Non posso farlo. Takemitchy è mio amico..."

Kazutora rimane a lungo in silenzio, a quelle parole. Poteva finire tutto, ha capito bene? Poteva mettere fine a tutto.

"Ma se ci liberiamo di Kisaki..."

"Non posso..." singhiozza Chifuyu.

Kazutora sospira, "Non dobbiamo decidere ora. Vieni, entra e beviamo qualcosa di caldo."

Lo riesce quindi a portare dentro, lo fa sedere sul divano e si mette al suo fianco con due tazze di caffè. Chifuyu ha ancora gli occhi lucidi e le guance rigate, ma sembra abbia smesso di piangere.

"Permettimi di aiutarti, Chifuyu. Qualsiasi cosa."

Non poteva stare così, non poteva permettergli di distruggersi così.

Chifuyu deglutisce un paio di volte, sembra combattuto, non è ancora del tutto lucido e si vede.

"Kisaki lo sa."

"Sa cosa?"

"Che gli sto addosso. Forse ha capito che collaboro con la polizia contro la Toman. Sono un traditore..."

"Sei l'unico che sta cercando di fare qualcosa!"

"Baji-san voleva proteggere Mikey e la Tokyo Manji a tutti i costi. Mi considererebbe anche lui un traditore? I fondatori sono tutti morti o scomparsi o soggiogati da Kisaki. E non sono riuscito a fare niente..."

"Sei l'unico che sta cercando di fare qualcosa!" ripete Kazutora, con la stessa enfasi di prima. "Sei l'unico che non ha tradito la vera Toman. Non questa. Questa non è la Toman che conoscevo io," si morde l'interno guancia, fissando Chifuyu con la coda dell'occhio, "Devi dare le prove alla polizia."

"Takemitchy rischia la pena di morte, con quei video. Rischia più di Kisaki...non posso..."

"Allora dalli a me. Prenderò io una decisione, troverò io una soluzione. Dammi quei video e il tuo contatto nella polizia. Permettimi di fare qualcosa!"

Chifuyu scuote il capo, gli occhi azzurri sgranati verso di lui, aggrappato alle sue spalle come se fosse la sua unica ancora di salvezza in quell’oceano di disperazione, "No! È troppo pericoloso! Kisaki non sa neanche che sei uscito di prigione, ho fatto in modo che non lo scoprisse nessuno! Ma ti ucciderà subito se lo scopre!"

"Tu stai rischiando da solo per tutti!" gli urla contro Kazutora, afferrandogli i polsi, "Anche tu stai rischiando la vita, e hai detto che Kisaki ti ha già scoperto! Sei tu quello in pericolo! Fammi fare almeno questo per sdebitarmi con te!"

Chifuyu scuote il capo con forza, "Non voglio metterti in pericolo! Non voglio che tu muoia..." singhiozza, ricominciando a piangere, "Non lasciarmi anche tu."

Kazutora sgrana gli occhi, stringendolo forte a sé.

Quanto male gli ha fatto dieci anni prima per farlo parlare così con lui. È stato un egoista a pensare che fosse quello più solo e triste.

Si è chiesto se Chifuyu avesse mai superato quella morte e se quell'angoscia in cui vive fosse frutto solo degli avvenimenti degli ultimi tempi con la malavita.

Ma è evidente che non è così.

Forse quel cupo futuro non gli ha mai permesso di superare quella perdita.

Kazutora si rende conto di essere l'ancora di Chifuyu almeno quanto lo è lui. Gli permette di immaginarsi una vita normale, con qualcuno che ti dice "bentornato" la sera, che ti abbraccia quando sei triste.

"Io non voglio lasciarti né voglio farmi ammazzare," lo rassicura, stringendo la presa su di lui, "Voglio solo aiutarti. Voglio sollevarti un po' da questi dolori, voglio che tu possa dirmi se ti senti in pericolo così che io possa venire a salvarti. Fatti aiutare, Chifuyu!"

Chifuyu alza lo sguardo finalmente sul suo, fissa i suoi occhi e forse vede quella determinazione che fino a poco prima non c'era, in Kazutora.

Da quando è uscito dal carcere i suoi occhi erano spenti, si illuminavano quando lui gli faceva una gentilezza o gli regalava un sorriso, quando gli faceva trovare la cena pronta o quando si affacciava alla finestra per salutarlo mentre se ne andava a lavoro, nonostante fosse tornato di notte tarda, magari ubriaco.

Adesso sembra rianimato, di nuovo vivo. Lo sguardo determinato di quella vecchia foto vista tante volte nella stanza di Baji, ma che lui non aveva mai visto dal vivo.

Prima di rendersene conto, avvicina le labbra alle sue e lo bacia. Un bacio a stampo che stranamente Kazutora ricambia subito.

Quando si staccano Chifuyu ha le goti infuocate, gli occhi ancora lucidi ma adesso ben vigili.

"Tu mi aiuti già. Qui. Non stavo così bene in questa casa da...mai. non ci sono mai stato bene in effetti finché non sei arrivato tu."

"Eppure non basta, no? Continui a fumare come una ciminiera, a bere come una spugna e a tornare più sfatto ogni giorno che passa."

"Ma sono felice quando torno a casa, perché so che ci sei tu," mormora, carezzandogli i capelli che si sta facendo crescere.

Kazutora abbozza un sorriso triste, "Solo perché somiglio a lui, adesso?"

"A Baji-san? Non potreste essere più diversi!" esclama Chifuyu, e finalmente ride, "Avete solo lo stesso taglio, ma siete diversi. A parte che Baji-san mi avrebbe già preso a pugni, a questo punto. No, Kazutora. Non somigli per nulla a lui. Siete due persone diverse, ed è giusto così, no? Tu sei tu. Vai bene come sei. Non sto cercando un sostituto, mi dispiace tu l'abbia pensato," sussurra, un sorriso triste che a Kazutora spezza il cuore, "E’ per questo che ti stai facendo crescere i capelli? Tagliali allora...oppure, perché non torni mezzo biondo come quando eri ragazzino?"

"Ero ridicolo!"

"Magari non proprio così," ridacchia, "Io non ho bisogno di un altro Baji. Non cercavo nessuno in realtà, ma ormai sei qui, e sto bene con te adesso. Non voglio..."

Stavolta è Kazutora che scuote il capo, "Anche io sto bene con te. È per questo che voglio aiutarti. Voglio combattere anche io perché questo piccolo mondo, in questa casa, non venga distrutto!"

Chifuyu gli poggia il capo sulla spalla, nascondendo il volto.

Quanto vorrebbe poter avere un futuro felice. Quanto vorrebbe poter dire addio alla Toman, a tutto quell'orrore e quel dolore e scappare lontano, solo loro due.

Ma non può.

Non si scappa dalla Toman, non rimanendo vivi.

Naoto Tachibana, il mio contatto nella polizia. Il video è criptato e sotto doppia password, nel mio PC."

Kazutora lo stringe a sé di nuovo, baciandogli la tempia. "Grazie. Non sei solo, Fuyu."

"No. Ora no."

 

Dal giorno successivo, quando torna a casa Chifuyu è sempre sorridente.

Non affronta buone giornate, per nulla. Da quando Hina è morta Takemichi è impazzito, e di solito se la prende con lui in mancanza d'altri sfoghi.

Ma non gli importa più di sentirsi insultare ogni giorno, pesa meno adesso che il suo rapporto con Kazutora è migliorato così tanto, adesso che non è più solo.

Quando arriva a casa è di buonumore a prescindere perché sa che troverà qualcuno che lo aspetta, che è felice di vederlo e che lo ama.

"Sono tornato!"

"Fuyu, bentornato! Ho ordinato d'asporto per la cena!"

Chifuyu sorride, quando ordina fuori vuol dire che lo aspettano i suoi piatti preferiti, di norma.

Ma la sorpresa che lo attende quando mette piede in cucina è un'altra.

Kazutora si è davvero tinto i capelli.

Si avvicina e gli prende la ciocca bionda fra le dita, arrotolandola. "Lo hai fatto."

"L'ho fatto," sorride Kazutora, piegandosi e baciandogli le labbra, dolcemente, "Non volevo tagliarli, e allora..."

"Sei bellissimo," sussurra, baciandolo sulle labbra. Lo sarebbe stato con qualunque taglio, Kazutora era una bellezza naturale.

Gli sfiora il tatuaggio con le dita, e poi scende anche con le labbra lungo il collo. Si è chiesto a lungo se dirglielo, se tenerselo per sé, fingere che non ci sia niente all’infuori di loro due, che fuori da quella casa il mondo non esista.

Ma Kazutora glielo ha chiesto infinite volte, di non mentirgli mai.

Guarda i piatti che li aspettano per cena, e non vorrebbe rovinare niente. Ma non ha più tempo.

"Hai detto che vuoi sapere quando mi sento in pericolo."

Kazutora si irrigidisce, "Che succede, Chifuyu?"

"Domani c'è la riunione dei capi della Toman. C'è Kisaki e non lascerà correre, se ho ragione."

"Cazzo..."

"Puoi aiutarmi facendo due cose, Kazutora?"

"Tutto quello che vuoi," esclama, stringendogli le mani, "Tutto."

Chifuyu sorride, gli sfiora di nuovo i capelli e gli porta la ciocca bionda dietro le orecchie. "Se non ti ricontatto entro la solita ora, vieni al palazzo. Salva almeno Takemitchy."

"È te che voglio salvare!"

"Lo so," ridacchia. "Cercherò di non renderlo necessario. Ma sta con me stanotte. Non mi lasciare solo. È la mia seconda richiesta."

In realtà vorrebbe urlare, davanti a quella prospettiva, e non sa se riuscirà a fingere di non aver sentito niente.

Ma riesce a sorridergli, alla fine, e a rilassarsi.

"Questa è facile," gli dice quindi, prendendogli la mano e portandolo verso il tavolo. Voleva già stare con lui, quella notte.

Mangiare insieme qualcosa di buono, approfondire quei baci, riscoprire i loro corpi. Insieme.

Convivono da due anni, da quando è uscito di prigione. Non hanno mai fatto l'amore, anche se si sono baciati svariate volte, e spesso dormono insieme.

Ma adesso le loro mani non si separano mai l'una dall'altra, le labbra si cercano e si scontrano, i gemiti riempiono l'aria.

Kazutora si bea di quella visione e di quei suoni, del corpo nudo di Chifuyu contro il suo, che lo cerca e lo accoglie.

Chifuyu gli permette di cullarlo e vezzeggiarlo con quei tocchi gentili e delicati.

Sa che non uscirà vivo dall'indomani, lo sanno entrambi.

Ma non si pente di nulla di quegli ultimi due anni. È stato magico dividere la sua vita con Kazutora. Quando lo ha accolto in casa non lo pensava possibile, lo ha fatto per dovere, per Baji. Non ce l'ha mai avuta davvero con Kazutora ma temeva che la sua vista potesse risvegliare un trauma che non ha mai superato.

Invece non è stato così.

Invece, Kazutora si è fatto amare, e lo ha amato, a modo loro sono stati felici. Gli ha permesso di dimenticare Baji, di superarlo davvero, di aprire di nuovo il suo cuore a lui.

Non si pente di quello che ha avuto.

Se dovesse morire, gli va bene. Lo farà cercando di salvare Takemichi. Lo farà ancora una volta cercando di dare il suo contributo alla Toman.

Alla Toman che lui e Baji amavano.

 

 

 

 

ANGOLINO AUTRICE:

Ho questa storia in testa da quando ho visto la scena finale della prima stagione, quando Kazutora salva Takemichi ammettendo che avrebbe voluto salvare Chifuyu.

Mi sono sempre chiesta come possa essere andata fra di loro, visto che l’ultima volta che si erano visti Kazutora aveva ucciso Baji.

Mi sarebbe piaciuto introdurre l’altro futuro, quello post Tenjiku, con il Pet Shop. Ma questo era più angst, e mi è sembrato molto più adatto.

Si è praticamente scritta da sola!

Spero vi possa piacere!

Un bacione,

Asu

   
 
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