Un futuro migliore
Quando
Kazutora ha visto Chifuyu fuori dalla prigione, dentro la macchina, il primo
pensiero è stato che volesse vendicarsi.
Lo
capirebbe se fosse così perché nonostante Mikey gli
abbia detto, tramite Draken, di averlo perdonato, lui
non si è mai perdonato.
E
non ha mai creduto che Mikey lo abbia davvero fatto,
forse perché non è mai venuto a trovarlo. Le parole di Draken
erano state un toccasana per lui e gli hanno permesso di sopravvivere a quei
dieci anni senza impazzire di nuovo.
Ma
sa che non può essere la verità.
Per
colpa sua Baji e Shinichiro sono morti. Quello che ha
fatto è imperdonabile.
Ha
perso il suo migliore amico.
Ma
la cosa peggiore è che l’ha strappato a qualcun altro. A Chifuyu, Mikey, a sua madre.
Se
la ricorda la madre di Baji, Kazutora. Lo sgridava sempre, e aveva il pugno
veloce quasi quanto quello del figlio e non poi troppo più debole. Ma lo amava,
amava suo figlio più di ogni altra cosa, aveva praticamente sacrificato la vita
per crescerlo da sola.
E
lui glielo aveva strappato via.
Eppure,
quando Chifuyu lo ha visto, fuori dalla porta della prigione, gli ha fatto
cenno di avvicinarsi e gli ha sorriso. E non era un sorriso di circostanza, o
uno di quelli falsi che nascondono minacce neanche troppo velate.
Era
un vero sorriso, quasi timido.
E
non lo ha portato in uno spiazzo per ammazzarlo, o picchiarlo, o qualcosa di
simile.
Lo
ha portato a mangiare un hamburger.
Un
cazzo di hamburger.
“Ho
sempre pensato che in prigione si mangiasse di merda,” gli ha detto, “Devi per
forza rifarti la bocca! Dai, vieni, questo è il mio ristorante preferito!”
E
gli ha offerto la cena.
Non
che avesse torto, si mangia davvero di merda in prigione e sempre la stessa
cosa, quindi le sue papille gustative sono state più che felici di tutto quel
buon cibo.
Ma
il suo cervello non riusciva e non riesce tuttora a togliersi dalla mente che
tutto quello non ha senso.
Ancora
meno quando poi lo ha portato a casa.
Avrebbe
avuto senso concedergli un’ultima cena e poi fargliela pagare, no?
Invece
lo ha portato a casa sua.
Sono
lì adesso, Kazutora è ancora fermo in mezzo al corridoio mentre Chifuyu sta
sistemando il divano-letto.
“Non
ho tanto spazio e ho un solo futon. La prossima settimana ne vado a comprare un
altro, se il divano dovesse essere scomodo.”
“Andrà
benissimo,” sussurra.
Chifuyu
allora si tira su, le mani sui fianchi, e lo fissa, “Non deve andarti bene, se
non va bene. Ascolta, so che non ti sono mai piaciuto, ma ho pensato che fosse
meglio di un hotel. Quando avrai abbastanza soldi potrai prenderti un monolocale
tutto per te, no? Nel frattempo questa è casa tua,” gli dice, deciso,
passandogli qualcosa che Kazutora fatica a stringere fra le dita, come se fosse
incandescente, “Queste sono le chiavi di casa. È la tua copia.”
“Tu
non sei mai piaciuto a me?” ripete, perplesso.
Lui
ha sempre pensato il contrario, in realtà. Da quando è in prigione, Chifuyu è
venuto a trovarlo solo due volte. Entrambe le volte hanno parlato di Baji, il
loro unico argomento in comune.
Ma
faceva troppo male a tutti e due. Chifuyu usciva sempre con gli occhi carichi
di lacrime e Kazutora non le ha mai trattenuto.
Quindi,
alla fine probabilmente ha solo smesso di ferire entrambi.
“Beh,
è l’idea che mi ero fatto. Ma da ragazzino mi facevo un sacco di problemi, e
forse ho frainteso.”
“E’
per questo che hai smesso di venire a trovarmi? Non ho mai capito neanche
perché lo facessi.”
Chifuyu
sorride, “Perché Baji-san lo avrebbe fatto,”
risponde, avvicinandosi al cucinino e prendendo una teiera, “E’ stupido vero?
Ma non ci conoscevamo...beh, non ci conosciamo neanche adesso. Ho avuto
l’impressione che ti facesse stare peggio vedermi, così non sono più venuto.”
Kazutora
stira le labbra, “E’ per questo che sono qui? Perché lo avrebbe voluto Baji?”
“Vuoi
del tè?”
“No.”
Chifuyu
sospira, ma lo prepara lo stesso per tutti e due. “Anche detto così sembra
stupido, eh? Ma Baji-san...quando è morto, ha
affidato a me e Takemitchy la Toman.
Ha detto che siete i suoi tesori. Io non l’ho dimenticato, anche se sono passati
dieci anni. Ho sempre cercato di fare del mio meglio, ma...con Mikey è stato impossibile, non sappiamo nemmeno dove sia
finito. E gli altri sono cambiati tutti così tanto, la Toman
non è più quella che Baji voleva proteggere. E questa cosa è stata più grande
delle mie capacità, non ho potuto fare niente, Kisaki
al momento ha il comando. Ma io non mi sono arreso,” afferma, risoluto,
guardando Kazutora dritto negli occhi. “Posso ancora aiutare te. Mentre cerco
di fermare Kisaki.”
Kazutora
è stregato da quegli occhi, dalla loro fermezza, risolutezza.
E
bellezza. Chissà se Baji lo ha mai guardato bene, Chifuyu, se ha mai notato il
modo in cui gli si illumina lo sguardo quando parla di qualcosa in cui crede o
a cui tiene.
Gli
occhi di Chifuyu sono incantevoli e ammalianti, e di un azzurro sconfinato come
il cielo.
“Da
solo?”
“Non
ho nessuno di fiducia nella Toman. Ormai anche Takemitchy ha perso la testa,” ammette Chifuyu. Ma non
sembra spaventato.
Sta
combattendo da solo, per la Toman che Baji amava.
Proprio come ha fatto Baji dieci anni prima.
E
dieci anni prima è finita con la morte di Baji, per questa cosa.
Non
si può affrontare certe cose o persone da soli.
“Lascia
che ti aiuti!”
Ma
Chifuyu scuote il capo, “Tu hai già perso tutta la vita, goditela un po’.”
“Ma
io...”
“Non
rientrerai nella Toman, Kazutora. Lascia stare, non
ne vale la pena.”
“Non
voglio entrare nella Toman, voglio aiutare te!”
esclama Kazutora, stringendo i pugni, “Era l’ultimo desiderio di Baji, no? Lo
stai facendo per questo. Era anche il mio migliore amico. È morto per colpa
mia, glielo devo!”
Chifuyu
scuote forte il capo, “Baji è morto perché si è ammazzato. Dalla tua coltellata
si sarebbe salvato, stava arrivando l’ambulanza.”
“Lo
ha comunque fatto per me...”
Chifuyu
stira le labbra. Si, forse anche nella testa di Baji quel gesto folle avrebbe
risolto tutto, invece nella realtà è stato solo la goccia che ha fatto
traboccare il vaso della follia di Mikey, togliendogli
qualunque freno.
Baji
ha dato la vita per proteggere Kazutora.
Ma
sarebbe stato tutto vano davanti alla follia di Mikey,
e Kazutora sarebbe comunque morto, se Takemichi non
avesse trovato il talismano con dentro quella foto, mostrandolo a Mikey e riportandolo alla realtà.
Ma
forse non serve che Kazutora lo ricordi, dopotutto.
“E’
proprio per questo che dovresti goderti la vita ora che finalmente puoi farlo.
Perché Baji-san ha dato la sua per proteggerti.”
“Non
vorrebbe che tu morissi per lui.”
“Ma
io non voglio morire,” sorride Chifuyu, “Io voglio solo farla pagare a Kisaki. E ce la farò. Devo solo trovare le prove.”
Kazutora
lo prende per le spalle, “Stai facendo il doppio gioco?!”
“Sì,”
afferma, allontanandogli le mani, “Non ti preoccupare, sono prudente! So quello
che faccio, non sono più il ragazzino che hai conosciuto tu.”
“E’
pericolosissimo! Se Kisaki lo scopre...”
“Sono
morto, lo so. Ma sono molto attento. Ti preoccupi per me?”
“Beh...”
È
la prima persona in dieci anni che gli abbia dato un po’ di gentilezza, un
tetto sulla testa, una cena squisita. E forse dopo aver perso tutta la vita in
prigione, e parte della sua adolescenza, vive tutto molto più intensamente.
Non
lo sa, forse non è normale che si senta già così dopo così poco tempo, giusto?
Eppure gli è bastato pensare alla morte di Chifuyu per sentirsi morire dentro a
sua volta.
Sarebbe
rimasto solo.
Di
nuovo.
Sarebbe...che
cosa avrebbe potuto fare, da solo? Lui non lo conosce quel mondo, ormai è tutto
nuovo.
Ha
paura.
Vuole
credere alle parole di Chifuyu, adesso, perché non ha nessun altro appiglio.
Nessun altro aiuto. È la sua unica ancora, al momento.
In
mezzo pomeriggio è diventato tutto il suo mondo.
“Hey, Kazutora?” lo richiama Chifuyu, facendogli alzare lo
sguardo e regalandogli un sorriso accecante, “parliamo di cose più piacevoli!
Ti va un tè o no?”
A
fatica, Kazutora ricambia quel sorriso.
Sono
dieci anni che non sorride, non ne ha più avuto motivo.
Guardandosi
allo specchio, voleva solo morire. Per dieci anni non ha pensato che a questo,
e adesso che Chifuyu gli sta regalando una vera boccata d’aria fresca, non sa
come comportarsi.
“Sì.
Grazie.”
Chifuyu
riaccende il gas, poi si volta e prende lo zaino che Kazutora aveva in spalla
all’uscita dal carcere.
“Devi
andare a comprarti qualcosa, assolutamente. Ti prego, Kazutora, cos’è questa
roba?!” esclama, rovesciando sul divano-letto tutte le sue poche cose, ovvero
una minuscola catasta di vestiti grigi.
“E’
quello che davano in carcere,” alza le spalle lui, “Non è che potessi scegliere.”
Glieli
hanno dati all’uscita, ovviamente non entrava più in quelli con cui lo hanno
arrestato, si è alzato di diversi centimetri rispetto a quando era un
ragazzino.
“Beh,
allora dobbiamo andare a fare shopping!”
“Non
serve. E non ho soldi.”
“Li
ho io, e questa roba non fa per te.”
Come
se Chifuyu potesse saperlo, eppure è proprio così. Prima del carcere non
avrebbe mai messo qualcosa di così sciatto e cupo.
Aveva
uno stile tutto suo che adorava.
Convivono
da settimane e una cosa che hanno capito l’un l’altro è che entrambi stanno
affrontando un momento difficile.
Kazutora
sta cercando di riprendersi da quei dieci anni in carcere, e non è facile. Lì
non aveva amici, e anche se ha imparato in riformatorio a farsi rispettare e
nessuno, quindi, gli ha mai dato particolarmente fastidio, questo non lo ha
reso un periodo piacevole. Era solo, eroso dai sensi di colpa per quello che
era successo, e dopo i primi anni si è sentito abbandonato da tutti quanti.
Perché
se lo meritava.
Forse
non sa nemmeno più come si vive in tranquillità, come si sorride o ride con un
vecchio amico.
E
Chifuyu ce la sta mettendo tutta, lo vede. Quando torna a casa sorride per
entrambi, ma di rado quel sorriso arriva agli occhi e di rado si fa una sana
risata, anche lui.
È
gentile, comprensivo e paziente, ma deve essere terribile essere un membro
attivo della Toman, in quegli anni.
Spesso
fuma come una ciminiera, rimane in balcone anche un’ora intera accendendo e
spegnendo di continuo una sigaretta dopo l’altra.
Kazutora
sa che quando fa così la giornata è andata male.
Forse,
se fosse da solo troverebbe un modo per sfogarsi, magari si ubriacherebbe,
uscirebbe a trovare qualcuno con cui scopare, o si farebbe un bel pianto.
Ma
invece c’è lui, e Kazutora si è ampiamente convinto che Chifuyu cerchi di non
farsi vedere giù di tono o di cattivo umore, davanti a lui. Come se dovesse
proteggerlo anche da questo.
“Giornata
difficile?” gli chiede, poggiandosi al parapetto del balcone.
Chifuyu
abbozza un sorriso, “Non so nemmeno più cosa sia una buona giornata,” ammette,
porgendogli la sigaretta fumata a metà.
In
silenzio, Kazutora la prende e se la porta alle labbra. Si è chiesto tante
volte, in quelle settimane di convivenza, se Chifuyu si fosse mai ripreso dalla
morte di Baji o se quella tristezza se la porti dietro da allora.
“Le
cose alla Toman vanno così male?”
“Takemichi è...” Chifuyu sospira, “Lasciamo stare. Senti,
io...mi sono rotto le palle. Usciamo. Sei mai andato da qualche parte da quando
sei uscito?”
Kazutora
scuote il capo, “E dove? Praticamente non conosco più la città.”
“In
verità non è cambiata così tanto. Forza, andiamo, è il momento di esplorare
posti nuovi in cui divertirsi!”
Hanno
fatto l’alba, e Chifuyu ha bevuto più di quanto Kazutora ritenesse possibile. Pensava
di essere lui ad avere buone probabilità di avere problemi d’alcool, e invece
ha bevuto pochissimo mentre Chifuyu continuava a tracannare cocktail uno dietro
l’altro.
Ha
dovuto praticamente trascinarlo in casa e metterlo a letto.
E
avrebbe ignorato tutto il resto se non avesse visto le lacrime sulle sue
ciglia, quando si era avvicinato per rimboccargli le coperte. Fino ad ora con
lui Chifuyu non aveva mai pianto. Nemmeno una volta.
Ma
quando Kazutora lo vede schiudere gli occhi, non ha avuto la lucidità di fermare
le lacrime, anche se è un pianto silenzioso.
“Rimani.”
Forse
manca di lucidità, è ubriaco fradicio e probabilmente non vuole dirlo davvero,
non a lui comunque. Ma è rimasto lo stesso, sdraiandosi e dandogli le spalle.
Chifuyu gli si è praticamente accucciato contro la schiena, e lì è rimasto
immobile tutta la notte.
E
nella stessa posizione resta fino al mattino, quando la sveglia di Kazutora gli
fa sapere che è ora di alzarsi e andare a lavoro, lavoro trovato solo grazie a
Chifuyu. Come tutto, nella sua nuova vita.
La
casa, i suoi abiti, il lavoro, tutto è grazie a Chifuyu.
Vorrebbe
ridargli qualcosa in cambio, ma non ha niente che lui possa volere. Non riesce
nemmeno a dirgli quanto gliene è grato.
Vorrebbe
che le cose fossero più semplici.
Vorrebbe
davvero che la Toman non esistesse di modo da potersi
godere tutto quello, quella nuova vita.
Ma
non succederà mai.
Perché
non se lo merita, dopo quello che ha fatto.
“Te
ne vai senza salutare?”
Kazutora
sobbalza, ormai sulla soglia della porta che ha già aperto. Si volta verso di
lui, trovandolo all’ingresso, i capelli scombinati dalla dormita e il volto
ancora arrossato, non sa se dal caldo o dalla bevuta della sera prima.
“Non
volevo svegliarti,” gli risponde, abbassando lo sguardo.
Chifuyu
striscia i piedi nudi fino a lui e, sulla soglia del gradino dell’ingresso, si
sporge per abbracciarlo.
Kazutora,
spiazzato, rimane immobile. “Sei...ancora ubriaco?”
“Forse,”
ride Chifuyu, poggiando il capo contro il suo, “Buona giornata, Kazutora.”
Kazutora
rimane bloccato a lungo, prima di riuscire ad alzare le braccia per ricambiare
quella stretta. “Grazie.”
Quando
si stacca, ha gli occhi lucidi e Chifuyu deve averlo notato, perché gli prende
il volto fra le mani, poggiandogliele sulle guance. Forse è davvero ancora
ubriaco e totalmente privo di freni inibitori.
Come
la sera prima.
“Cos’è
questa faccia?”
“Non
è niente. Volevo solo ringraziarti.”
“Non
mi devi ringraziare,” afferma Chifuyu con un sorriso, “Io sono il primo a stare
molto meglio da quando sei qui. Sono io che dovrei farlo.”
“Ma
io non sto facendo niente, mentre tu...”
“Tu
non ne hai neanche idea...” mormora, sfregandosi l’occhio destro, ancora
assonnato. “Non ti rendi nemmeno conto di quanto mi aiuti, Kazutora.”
Kazutora
fa un cenno del capo, come se non ne fosse convinto. È Chifuyu che lo ha
salvato, praticamente. Gli ha dato tutto.
Forse
anche più di quanto si meritasse.
“Non
so a che ora torno stasera,” sta dicendo Chifuyu, riportandolo alla realtà, “Ma
se non è troppo tardi, ti va di uscire? C’è il festival, in città. Andiamo a
vedere i fuochi d’artificio insieme.”
Kazutora
annuisce. Si sente confuso, Chifuyu sembra ancora ubriaco più che in
post-sbornia, ma ha un sorriso dolcissimo e Kazutora si ritrova a rabbrividire.
“Sì.
Va bene.”
“Ottimo!”
gli dice Chifuyu, sporgendosi in avanti e scoccandogli un bacio sulla guancia, “Buon
lavoro!” fa, per poi riavviarsi verso la camera da letto.
Kazutora,
confuso, rimane bloccato a lungo prima che la sveglia gli ricordi che deve
sbrigarsi per raggiungere il negozio.
--
La
serata del festival è stata strana e piacevole. Chifuyu è rientrato tardi, e
sembrava di pessimo umore, cosa che ultimamente succede sempre più spesso, ma
quando sono usciti tutto il malumore è svanito.
Gli
ha tenuto la mano tutto il tempo, se lo è trascinato in giro, hanno mangiato
tantissimo ma non lo ha visto toccare un goccio d’alcool né una sigaretta per
tutta la sera. Sono andati a vedere i fuochi d’artificio vicino al fiume e poi,
una volta a casa, Chifuyu lo ha invitato a dormire nel letto con lui.
Per
stare più comodo che sul divano, ha detto.
Da
quel giorno, ha avuto la sensazione che Chifuyu si fosse lasciato andare un po’
con lui. È più onesto, per lo meno. Non nasconde più il malumore o la
tristezza, non cerca più di proteggerlo dai propri sentimenti.
Forse
ha capito che non è fatto di cristallo.
Che
tutto sommato sta bene. Quasi meglio di lui, negli ultimi mesi.
Perché
da quando è lì, Kazutora sta bene. È per questo che è ancora lì a casa di
Chifuyu nonostante ormai, volendo, potrebbe provare ad andarsene.
Ma
non vuole.
Sta
bene lì. Sta bene in compagnia di Chifuyu. Lo aiuta a stare meglio, a
mantenersi stabile mentalmente. Gli sta vicino e gli dà affetto e gentilezza.
Nessuno
lo ha mai trattato così se non Baji prima del riformatorio.
Gli
manca ogni giorno e ogni giorno si sente in colpa per quello che ha fatto.
Ma
Chifuyu lo salva dalla follia, dai pensieri distruttivi.
Vorrebbe
poter fare altrettanto, vorrebbe soprattutto quando lo guarda entrare, sfatto,
gli occhi arrossati.
E
invece non può fare niente, non conosce nemmeno i dettagli del suo doppio
gioco.
Chifuyu
continua a proteggerlo da tutto quel mondo, a cercare di tenerlo fuori.
Ma
così Kazutora non è comunque in grado di godersi quella nuova vita.
Perché
non è capace di buttarsi tutto alle spalle, di fingere di non sapere o vedere. Come
sono arrivati a questo, mentre lui era in prigione? Cos'è successo alla Toman?
La
porta si apre e Kazutora si alza per accogliere Chifuyu, come tutte le volte
che è lui a rientrare prima o è di riposo.
Perché
Chifuyu non riposa mai.
La
Toman non lo permette.
Però
quello che vede quando arriva non gli piace.
Chifuyu
è ubriaco, e questo è già strano, vuol dire che è stata una pessima giornata.
Ma sta anche piangendo.
E
così non lo ha mai visto.
Gli
corre subito incontro quando si lascia cadere sulle ginocchia, ancora
all'ingresso.
"Chifuyu..."
"Tora..." pigola Chifuyu, e sembra di nuovo il
ragazzino di quattordici anni che ha visto in quella discarica abbandonata,
"Kazutora..."
"Cos'è
successo?" Gli chiede lui, aiutandolo ad alzarsi, "Vieni dentro.
Andiamo sul divano, di faccio un caffè per la sbornia."
Ma
Chifuyu non asseconda i suoi gesti.
"Che
devo fare, Kazutora? Se vendo Kisaki alla polizia
come volevo, distruggo anche Takemitchy...non posso!
Non posso farlo. Takemitchy è mio amico..."
Kazutora
rimane a lungo in silenzio, a quelle parole. Poteva finire tutto, ha capito
bene? Poteva mettere fine a tutto.
"Ma
se ci liberiamo di Kisaki..."
"Non
posso..." singhiozza Chifuyu.
Kazutora
sospira, "Non dobbiamo decidere ora. Vieni, entra e beviamo qualcosa di
caldo."
Lo
riesce quindi a portare dentro, lo fa sedere sul divano e si mette al suo
fianco con due tazze di caffè. Chifuyu ha ancora gli occhi lucidi e le guance
rigate, ma sembra abbia smesso di piangere.
"Permettimi
di aiutarti, Chifuyu. Qualsiasi cosa."
Non
poteva stare così, non poteva permettergli di distruggersi così.
Chifuyu
deglutisce un paio di volte, sembra combattuto, non è ancora del tutto lucido e
si vede.
"Kisaki lo sa."
"Sa
cosa?"
"Che
gli sto addosso. Forse ha capito che collaboro con la polizia contro la Toman. Sono un traditore..."
"Sei
l'unico che sta cercando di fare qualcosa!"
"Baji-san voleva proteggere Mikey
e la Tokyo Manji a tutti i costi. Mi considererebbe
anche lui un traditore? I fondatori sono tutti morti o scomparsi o soggiogati
da Kisaki. E non sono riuscito a fare niente..."
"Sei
l'unico che sta cercando di fare qualcosa!" ripete Kazutora, con la stessa
enfasi di prima. "Sei l'unico che non ha tradito la vera Toman. Non questa. Questa non è la Toman
che conoscevo io," si morde l'interno guancia, fissando Chifuyu con la
coda dell'occhio, "Devi dare le prove alla polizia."
"Takemitchy rischia la pena di morte, con quei video.
Rischia più di Kisaki...non posso..."
"Allora
dalli a me. Prenderò io una decisione, troverò io una soluzione. Dammi quei
video e il tuo contatto nella polizia. Permettimi di fare qualcosa!"
Chifuyu
scuote il capo, gli occhi azzurri sgranati verso di lui, aggrappato alle sue
spalle come se fosse la sua unica ancora di salvezza in quell’oceano di
disperazione, "No! È troppo pericoloso! Kisaki
non sa neanche che sei uscito di prigione, ho fatto in modo che non lo
scoprisse nessuno! Ma ti ucciderà subito se lo scopre!"
"Tu
stai rischiando da solo per tutti!" gli urla contro Kazutora,
afferrandogli i polsi, "Anche tu stai rischiando la vita, e hai detto che Kisaki ti ha già scoperto! Sei tu quello in pericolo! Fammi
fare almeno questo per sdebitarmi con te!"
Chifuyu
scuote il capo con forza, "Non voglio metterti in pericolo! Non voglio che
tu muoia..." singhiozza, ricominciando a piangere, "Non lasciarmi
anche tu."
Kazutora
sgrana gli occhi, stringendolo forte a sé.
Quanto
male gli ha fatto dieci anni prima per farlo parlare così con lui. È stato un
egoista a pensare che fosse quello più solo e triste.
Si
è chiesto se Chifuyu avesse mai superato quella morte e se quell'angoscia in
cui vive fosse frutto solo degli avvenimenti degli ultimi tempi con la
malavita.
Ma
è evidente che non è così.
Forse
quel cupo futuro non gli ha mai permesso di superare quella perdita.
Kazutora
si rende conto di essere l'ancora di Chifuyu almeno quanto lo è lui. Gli
permette di immaginarsi una vita normale, con qualcuno che ti dice
"bentornato" la sera, che ti abbraccia quando sei triste.
"Io
non voglio lasciarti né voglio farmi ammazzare," lo rassicura, stringendo
la presa su di lui, "Voglio solo aiutarti. Voglio sollevarti un po' da questi
dolori, voglio che tu possa dirmi se ti senti in pericolo così che io possa
venire a salvarti. Fatti aiutare, Chifuyu!"
Chifuyu
alza lo sguardo finalmente sul suo, fissa i suoi occhi e forse vede quella
determinazione che fino a poco prima non c'era, in Kazutora.
Da
quando è uscito dal carcere i suoi occhi erano spenti, si illuminavano quando
lui gli faceva una gentilezza o gli regalava un sorriso, quando gli faceva
trovare la cena pronta o quando si affacciava alla finestra per salutarlo
mentre se ne andava a lavoro, nonostante fosse tornato di notte tarda, magari
ubriaco.
Adesso
sembra rianimato, di nuovo vivo. Lo sguardo determinato di quella vecchia foto
vista tante volte nella stanza di Baji, ma che lui non aveva mai visto dal
vivo.
Prima
di rendersene conto, avvicina le labbra alle sue e lo bacia. Un bacio a stampo
che stranamente Kazutora ricambia subito.
Quando
si staccano Chifuyu ha le goti infuocate, gli occhi ancora lucidi ma adesso ben
vigili.
"Tu
mi aiuti già. Qui. Non stavo così bene in questa casa da...mai. non ci sono mai
stato bene in effetti finché non sei arrivato tu."
"Eppure
non basta, no? Continui a fumare come una ciminiera, a bere come una spugna e a
tornare più sfatto ogni giorno che passa."
"Ma
sono felice quando torno a casa, perché so che ci sei tu," mormora,
carezzandogli i capelli che si sta facendo crescere.
Kazutora
abbozza un sorriso triste, "Solo perché somiglio a lui, adesso?"
"A
Baji-san? Non potreste essere più diversi!" esclama
Chifuyu, e finalmente ride, "Avete solo lo stesso taglio, ma siete
diversi. A parte che Baji-san mi avrebbe già preso a
pugni, a questo punto. No, Kazutora. Non somigli per nulla a lui. Siete due
persone diverse, ed è giusto così, no? Tu sei tu. Vai bene come sei. Non sto
cercando un sostituto, mi dispiace tu l'abbia pensato," sussurra, un
sorriso triste che a Kazutora spezza il cuore, "E’ per questo che ti stai
facendo crescere i capelli? Tagliali allora...oppure, perché non torni mezzo
biondo come quando eri ragazzino?"
"Ero
ridicolo!"
"Magari
non proprio così," ridacchia, "Io non ho bisogno di un altro Baji.
Non cercavo nessuno in realtà, ma ormai sei qui, e sto bene con te adesso. Non
voglio..."
Stavolta
è Kazutora che scuote il capo, "Anche io sto bene con te. È per questo che
voglio aiutarti. Voglio combattere anche io perché questo piccolo mondo, in questa
casa, non venga distrutto!"
Chifuyu
gli poggia il capo sulla spalla, nascondendo il volto.
Quanto
vorrebbe poter avere un futuro felice. Quanto vorrebbe poter dire addio alla Toman, a tutto quell'orrore e quel dolore e scappare
lontano, solo loro due.
Ma
non può.
Non
si scappa dalla Toman, non rimanendo vivi.
"È
Naoto Tachibana, il mio contatto
nella polizia. Il video è criptato e sotto doppia password, nel mio PC."
Kazutora
lo stringe a sé di nuovo, baciandogli la tempia. "Grazie. Non sei solo,
Fuyu."
"No.
Ora no."
Dal
giorno successivo, quando torna a casa Chifuyu è sempre sorridente.
Non
affronta buone giornate, per nulla. Da quando Hina è
morta Takemichi è impazzito, e di solito se la prende
con lui in mancanza d'altri sfoghi.
Ma
non gli importa più di sentirsi insultare ogni giorno, pesa meno adesso che il
suo rapporto con Kazutora è migliorato così tanto, adesso che non è più solo.
Quando
arriva a casa è di buonumore a prescindere perché sa che troverà qualcuno che
lo aspetta, che è felice di vederlo e che lo ama.
"Sono
tornato!"
"Fuyu,
bentornato! Ho ordinato d'asporto per la cena!"
Chifuyu
sorride, quando ordina fuori vuol dire che lo aspettano i suoi piatti preferiti,
di norma.
Ma
la sorpresa che lo attende quando mette piede in cucina è un'altra.
Kazutora
si è davvero tinto i capelli.
Si
avvicina e gli prende la ciocca bionda fra le dita, arrotolandola. "Lo hai
fatto."
"L'ho
fatto," sorride Kazutora, piegandosi e baciandogli le labbra, dolcemente,
"Non volevo tagliarli, e allora..."
"Sei
bellissimo," sussurra, baciandolo sulle labbra. Lo sarebbe stato con
qualunque taglio, Kazutora era una bellezza naturale.
Gli
sfiora il tatuaggio con le dita, e poi scende anche con le labbra lungo il
collo. Si è chiesto a lungo se dirglielo, se tenerselo per sé, fingere che non
ci sia niente all’infuori di loro due, che fuori da quella casa il mondo non
esista.
Ma
Kazutora glielo ha chiesto infinite volte, di non mentirgli mai.
Guarda
i piatti che li aspettano per cena, e non vorrebbe rovinare niente. Ma non ha
più tempo.
"Hai
detto che vuoi sapere quando mi sento in pericolo."
Kazutora
si irrigidisce, "Che succede, Chifuyu?"
"Domani
c'è la riunione dei capi della Toman. C'è Kisaki e non lascerà correre, se ho ragione."
"Cazzo..."
"Puoi
aiutarmi facendo due cose, Kazutora?"
"Tutto
quello che vuoi," esclama, stringendogli le mani, "Tutto."
Chifuyu
sorride, gli sfiora di nuovo i capelli e gli porta la ciocca bionda dietro le
orecchie. "Se non ti ricontatto entro la solita ora, vieni al palazzo.
Salva almeno Takemitchy."
"È
te che voglio salvare!"
"Lo
so," ridacchia. "Cercherò di non renderlo necessario. Ma sta con me
stanotte. Non mi lasciare solo. È la mia seconda richiesta."
In
realtà vorrebbe urlare, davanti a quella prospettiva, e non sa se riuscirà a
fingere di non aver sentito niente.
Ma
riesce a sorridergli, alla fine, e a rilassarsi.
"Questa
è facile," gli dice quindi, prendendogli la mano e portandolo verso il
tavolo. Voleva già stare con lui, quella notte.
Mangiare
insieme qualcosa di buono, approfondire quei baci, riscoprire i loro corpi. Insieme.
Convivono
da due anni, da quando è uscito di prigione. Non hanno mai fatto l'amore, anche
se si sono baciati svariate volte, e spesso dormono insieme.
Ma
adesso le loro mani non si separano mai l'una dall'altra, le labbra si cercano
e si scontrano, i gemiti riempiono l'aria.
Kazutora
si bea di quella visione e di quei suoni, del corpo nudo di Chifuyu contro il
suo, che lo cerca e lo accoglie.
Chifuyu
gli permette di cullarlo e vezzeggiarlo con quei tocchi gentili e delicati.
Sa
che non uscirà vivo dall'indomani, lo sanno entrambi.
Ma
non si pente di nulla di quegli ultimi due anni. È stato magico dividere la sua
vita con Kazutora. Quando lo ha accolto in casa non lo pensava possibile, lo ha
fatto per dovere, per Baji. Non ce l'ha mai avuta davvero con Kazutora ma
temeva che la sua vista potesse risvegliare un trauma che non ha mai superato.
Invece
non è stato così.
Invece,
Kazutora si è fatto amare, e lo ha amato, a modo loro sono stati felici. Gli ha
permesso di dimenticare Baji, di superarlo davvero, di aprire di nuovo il suo
cuore a lui.
Non
si pente di quello che ha avuto.
Se
dovesse morire, gli va bene. Lo farà cercando di salvare Takemichi.
Lo farà ancora una volta cercando di dare il suo contributo alla Toman.
Alla
Toman che lui e Baji amavano.
ANGOLINO AUTRICE:
Ho questa storia in testa da
quando ho visto la scena finale della prima stagione, quando Kazutora salva Takemichi ammettendo che avrebbe voluto salvare Chifuyu.
Mi sono sempre chiesta come
possa essere andata fra di loro, visto che l’ultima volta che si erano visti
Kazutora aveva ucciso Baji.
Mi sarebbe piaciuto
introdurre l’altro futuro, quello post Tenjiku, con
il Pet Shop. Ma questo era più angst,
e mi è sembrato molto più adatto.
Si è praticamente scritta da
sola!
Spero vi possa piacere!
Un bacione,
Asu