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Autore: pyxisuniversi    02/10/2023    2 recensioni
«Devi essere i miei occhi, ancora per un po’.»
Riza Hawkeye stringe la presa sulle dita del colonnello — e sorride.
È iniziato così.
[Questa one shot partecipa all'iniziativa del #Writober, di Fanwriter.it. Prompt 1: occhi]
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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 it's us, yeah, we're back again
here to see you through, 'til the days end
and if the night comes, and the night will come
well, at least the war is over.

(in our bedroom after the war, stars)
 

È iniziato così — la mano di Roy che cerca la sua, non trovandola; lo sguardo di Riza che rincorre il suo, vuoto; la richiesta che mal cela la sua stanchezza, almeno all’udito di lei. «Tenente—» Riza allunga la mano verso quella del colonnello, sfiorandola in punta di dita. È lì, anche se lui non può vederla; è lì, nel modo in cui si siede al suo fianco su quel letto d’ospedale; è lì, nel silenzio che la contraddistingue, consapevole di come basti un semplice tocco per fargli comprendere che è e sarà sempre lì — nonostante tutto.
«Riza, ho una richiesta per te.» le dice, ed istintivamente la donna pare tornare sull’attenti: un soldato che, nel tepore della devozione, risponde alla chiamata del suo colonnello. Il suo silenzio è un’attesa trepidante che viene ben presto soddisfatta.
«Devi essere i miei occhi, ancora per un po’.»
Riza Hawkeye stringe la presa sulle dita del colonnello — e sorride.
È iniziato così.

 

Riza Hawkeye non tiene conto del tempo che passa. Non l’ha mai fatto; in caso contrario, si sarebbe vista costretta a segnare ogni giorno trascorso dalla guerra ad Ishval. Dal sangue che le ha sporcato mani ed anima. Non tiene nemmeno conto delle lettere che legge ad alta voce, delle volte in cui ha aiutato il colonnello ad indossare la sua uniforme, dei momenti in cui gli avrebbe voluto dire che non ha più bisogno d’indossare i guanti dell’alchimista di fuoco.
«È abitudine», le dice oggi. I guanti sono adagiati sul letto, nello spazio che separa le ginocchia di Roy da quelle di Riza — e sembra non aver intenzione d’indossarli. «— mi chiedo se potrò mai tornare ad indossarli vedendo ciò che faccio.»
«Non è da te abbandonarti all’autocommiserazione, colonnello.»
Roy ride piano; solo uno sbuffo leggero che gli scrolla appena le spalle.
«Concedimelo, tenente. Sono pur sempre un uomo.»
«Un uomo che ha combattuto anche se privato della vista.»
«Solo perché c’eri tu al mio fianco, a guidarmi.»
«Dove altro potrei andare, colonnello?»

Roy non risponde, lasciando che la domanda trovi la propria soluzione nel breve silenzio che va a crearsi tra loro. Poi, come un’illuminazione improvvisa, domanda: «È ancora lì?».
Riza Hawkeye non ha bisogno di approfondire ulteriormente per comprendere, come ha sempre fatto, le reali intenzioni del suo colonnello. Prende con delicatezza la mano di Roy, portandola sul proprio collo — al di sotto delle dita la cicatrice preme contro la pelle dell’uomo, un ricordo che attende d’esser riportato alla luce. Roy indugia su di esso, sentendo ogni irregolarità della pelle, ogni lembo frastagliato, ogni rimpianto raffiorato, ogni colpa, ogni delusione, ogni “avresti dovuto fare di più”, ogni “dovevi proteggerla”. Ma Riza, a cui basta uno sguardo per addentrarsi tra i pensieri di Roy Mustang, non può farlo sprofondare. 

Gli sposta la mano, lontana dalla cicatrice che le attraversa la gola e da ogni errore, per portarsela sul proprio viso. Roy Mustang conosce bene il volto di Riza Hawkeye. Potrebbe dire di non ricordare neanche il proprio, di viso, come ricorda il suo. Conosce ogni sfumatura nascosta del suo sguardo, ed ogni increspatura della sua fronte, ed ogni tremore delle sue labbra; conosce le pieghe che assumono le sue sopracciglia, ed il modo in cui alza gli occhi, ed i sorrisi divertiti che tenta di celare. In quell’attimo, mentre le dita s’adagiano sulla pelle dell’altra, Roy Mustang si scopre spaventato dall’idea di non poter più ricordare il suo volto. Che passi così tanto tempo da dimenticare per sempre il viso di Riza Hawkeye. 

«Non devi restare nel passato, Roy.» gli dice, liberando la mano dalla sua presa e lasciandolo libero di esplorare il suo volto come più preferisce. Avido di ricordi, a Roy non basta una mano per ricordare ogni dettaglio del suo viso — e così le dita di entrambe le mani scivolano sulle sue guance, sulla pelle morbida che ospita qualche cicatrice sottile, sulle sopracciglia folte; poi percorrono la linea del naso, tracciano il contorno delle sue labbra, si fermano ai lati del collo — stavolta, lontane da quel covo di disperazione nascosto tra le pieghe della pelle. Scivolano giù, lungo spalle e braccia, raggiungendo le mani e risalendo lungo i fianchi sottili, lì dove l’orlo della camicia traccia il confine tra il visibile e l’invisibile. Si assesta ed attende un cenno d’assenso da parte dell’altra che arriva presto, un «Vai» sussurrato nell’incavo tra spalla e collo del colonnello. 
Roy Mustang non ha bisogno di indicazioni per trovare il suo capolavoro, sulla schiena di Riza — il quadro di cui più è più orgoglioso, quello di cui più si pente. L’inchiostro e le bruciature danzano sotto le sue dita, quasi a voler rispondere al tocco del loro creatore; a palmo aperto, le mani di Roy si fermano sulla sua schiena. 
«La memoria è più forte della vista.» mormora lei, alzando il capo verso Roy — lui non può vederla, eppure avverte con chiarezza il respiro del tenente contro il proprio viso, testimone di una vicinanza a cui non si sono mai abbandonati. «Ci saranno altre volte in cui i tuoi occhi ti tradiranno, Roy.» e così dicendo porta le mani sul viso di lui, lasciando scivolare le dita sui suoi occhi nel momento in cui le sue palpebre calano, a nascondere il suo sguardo cieco. «Ci saranno volte in cui anche i miei occhi, seppur non offuscati, non basteranno.» restano così, con palmi e dita e polpastrelli a sfiorare le cicatrici dell’altro, visibili e non. «Ma io posso essere i tuoi occhi, e le tue mani, ed i tuoi polmoni, ed il tuo cuore, ed il tuo sangue. Basta che tu mi dia l’ordine.»

Roy Mustang sospira una volta contro la bocca di Riza Hawkeye.
È iniziato così.

 
   
 
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