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Autore: Alis_Weasley    02/10/2023    0 recensioni
Grey accetta di fare un favore a Gauche e di conseguenza, dato che la prospettiva è passare del tempo da soli e lei è completamente cotta, anche a sé stessa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Grey era terribilmente in imbarazzo, tanto per cambiare.
Finalmente aveva l’opportunità di passare un po’ di tempo da sola con Gauche e, forse proprio per questo, non riusciva in alcun modo a calmarsi e godersi il momento.
Il ragazzo le aveva chiesto di trasformarsi in Marie e accompagnarlo in città per comprare alla sorella degli abiti che le potessero andar bene, dato che la piccola era in fase di crescita e lui non poteva assolutamente permettere che il suo angelo andasse in giro con pezzi di pelle eccessivamente scoperti!
Quindi non è che si potesse considerare un appuntamento, anzi, era quanto di più lontano ad esso potesse esserci… allora perché il suo cuore batteva all’impazzata e sentiva il viso ancora più caldo del solito?
“Oi” la chiamò Gauche lanciandole un’occhiata da dietro la sua spalla “tutto bene?”. Il tono era quello di sempre, altezzoso e scorbutico, ma non appena realizzò l’aspetto che Grey aveva assunto, un fiotto di sangue scarlatto discese dal suo naso.
“C-cosa fai?!” chiese sull’orlo di un infarto “non siamo ancora arrivati in città!”
Grey si coprì il volto con le mani ricadendo in un’abitudine che raramente, quando assumeva l’aspetto altrui si presentava. Ma di fronte a lei c’era Gauche ed era tutta un’altra storia.
“S-s-scusa i-i-io pensavo t-ti facesse piacere ma se non è co-così-
“No, va bene” la interruppe lui, ritrovata la calma e con le dita alla base del naso. “Più vedo il mio angelo meglio è, ovviamente. Però con questo aspetto non posso permetterti di camminare dietro di me, voglio che tu stia dove posso vederti”.
Il cuore di Grey saltò un battito, o forse dieci. Era consapevole del fatto che se non avesse avuto quelle sembianze Gauche non le avrebbe mai rivolto simili parole e, anzi, non l’avrebbe proprio guardata. Lui era quello del Toro Nero che le rivolgeva meno sguardi e, a rigor di logica, sarebbe dovuto essere il membro a metterla meno difficoltà rispetto agli altri. Però non era così. Bastava semplicemente che le parlasse, anche senza guardarla direttamente. Bastava spostasse leggermente la testa di lato mentre si trovava davanti a lei, facendole capire che le si stava rivolgendo, bastava questo per farle diventare le gambe molli.
Gauche le piaceva. Ormai aveva fatto pace con questa verità. Era impossibile fraintendere i segnali che il suo corpo le inviava quando ce lo aveva vicino. Non era lo stesso imbarazzo di sempre, le provocava più caldo e la faceva sentire ancora più inadeguata. Le faceva male ma, al tempo stesso, le faceva desiderare di cambiare. Di diventare più sicura di sé così da chiedergli lei stessa di guardarla negli occhi.
Per adesso si accontentava di stargli vicino impersonando Marie, l’unica donna per la quale Gauche farebbe pazzie, l’unica che meriti le sue attenzioni, i suoi pensieri, i suoi occhi su di sé. Grey si sente quasi sporca quando prova sollievo al pensiero che il catalizzatore di tutto sia sua sorella e non un'altra ragazza…
Persa in questi pensieri si costringe a camminare dritto, sperando che le gambe non le cedano, di fianco al suo compagno.
Però i suoi buoni propositi non collaborano, anzi, le fanno una pernacchia e lei inciampa in una radice sollevata nel terreno. A rallentatore vede Gauche mancare la presa, nel tentativo di afferrarla. È strano. Sembrava quasi si fosse dimenticato della sua attuale statura e avesse cercato nello spazio il solito corpo di Grey, piccolo e mingherlino ma non quanto quello di una bambina dell’età di Marie.
Però ogni dubbio viene fugato quando il ragazzo urla “Marie!!” mentre la tira di peso su dal terreno. Grey emette un piccolo verso di dolore e abbassando lo sguardo si rende conto di essersi leggermente scorticata le ginocchia.
“S-sto bene Gauche-kun..” ma lui non le risponde neppure, mentre con la manica della camicia spazza via la terra da sopra la ferita. Grey emette uno dei suoi urletti imbarazzati e fa per coprirsi il viso con le mani ma è costretta a interrompersi e a ritrovarsi ancora più stordita quando sente che i suoi piedi sono nuovamente staccati da terra. Il suo corpo impatta contro qualcosa di solido e sta quasi per perdere i sensi quando realizza che si tratta del petto di Gauche.
Una delle braccia di Gauche è avvolta attorno alla sua piccola vita e il suo polso le sorregge le natiche.
“G-g-g-gauche-kun?!!” urla Grey, nascondendo il viso sul suo petto e sentendosi subito dopo ancora più in imbarazzo per il gesto appena compiuto.
“Non posso permettere che il corpo di Marie venga ferito, quindi ti porterò in braccio” risponde serissimo lui.
“Ma io…” non sono davvero Marie.
“Ho desiderato tante di quelle volte portarla in braccio così ma, conoscendola, non lo permetterebbe mai” continua il ragazzo, sovrappensiero, con un piccolo sorriso a increspargli le labbra.
Grey ammutolisce di fronte a quella vista. È così raro vederlo sorridere che… egoisticamente vuole godere ancora di quello spettacolo. Non importa se quei sorrisi non sono per lei ma per un’illusione che gli sta regalando e non importa neanche se sembrano due pazzi completi mentre lei gli dice “Oniichan arigato” e lui quasi scoppia in lacrime gridando “Marie!” e stringendo la presa su di lei. Non importa perché Gauche è felice e Grey… lei è disposta ad essere qualsiasi cosa di cui lui abbia bisogno.


***


Arrivati al negozio le cose si fecero ancora più strane. Grey aveva sempre trovato Gauche affascinante. Ma sapeva anche delle sue stranezze, del suo caratteraccio, della sua ossessione per la sorella e della sua attitudine a inveire contro le vecchine. Forse, proprio perché tutti loro del Toro Nero non facevano che dirsi una famiglia di strambi, una parte di lei aveva cominciato a pensare che fossero gli unici in grado di comprendersi a vicenda e apprezzarsi così come erano. Non aveva mai considerato l’idea che qualcun altro potesse trovare Gauche affascinante… eppure appena i due fecero il loro ingresso nel negozio, ancora avvinghiati, si levarono alcuni gridolini da parte di alcune commesse e clienti.
A quanto pare un uomo che si prende cura di una bambina appare una cosa molto dolce agli occhi di molte donne. Un po’ meno un uomo che blatera di sua sorella con le statuine di lei in miniatura davanti e fazzoletti pregni di sangue a fianco.
Grey si sentì ancora più in imbarazzo quando venne accerchiata dalle suddette ammiratrici, che la coprirono di complimenti e versi di apprezzamento. Cercò di raggomitolarsi in sé stessa il più possibile, ora che il ragazzo l’aveva depositata a terra ma una di quelle donne le tolse le mani dal viso per vederla meglio e gli intimò di non vergognarsi, che non ne aveva motivo visto quanto era carina.
Gauche storse un po’ il naso alla vista e con fare protettivo le posò una mano sulla spalla, tirandola più vicina a sé, inoltre strinse tra le proprie una delle piccole mani di Marie/Grey che erano state catturate dalla donna.
A quel contatto, forse ancora più intimo di quelli avuti in precedenza, Grey si irrigidì e strinse spasmodicamente in risposta le dita del ragazzo.
“Che bimba deliziosa… sei molto timida, non è così?” ridacchiò a quella vista una cliente che aveva un bambino addormentato nel passeggino.
“Forse anche troppo” sopraggiunse un’altra “non è educato coprirsi il viso in quel modo”.
“Se non correggerai questa brutta abitudine, diventerai una di quelle ragazze che non riescono a guardare in faccia un uomo per più di un paio di minuti” sopraggiunse un’altra voce. Grey cominciava a faticare a reggere i loro sguardi e a ogni secondo che passava i loro occhi risultavano alla ragazza sempre più maligni e derisori.
“I-io…” balbettò con un doloroso nodo in gola.
“Quelle non piacciono a nessuno, sai?” rincararono la dose.
Era troppo. Lo sapeva già che non sarebbe mai piaciuta a nessuno per colpa delle sue insicurezze, che era un fallimento come donna e probabilmente anche come cavaliere magico ma sentirselo dire in quel modo, davanti a Gauche… stava macchiando persino l’immagine di sua sorella con i propri difetti. Le lacrime già pizzicavano per fuoriuscire dai suoi occhi quando la voce profonda e lapidaria di Gauche interruppe quel flusso di pensieri negativi.
“Si, è molto timida ma riesce anche a capire da chi vale la pena farsi guardare e da chi no. Inoltre, e cercate di capirlo la prima volta perché non ho intenzione di ripetermi, mia sorella non ha bisogno di preoccuparsi di piacere ad altri uomini all’infuori di me. Toccatela un’altra volta e vi riduco in pezzi il negozio”.
Ecco, la magia era stata spezzata. Grey lo comprese osservando le espressioni di stupore, paura e indignazione sui volti attorno a loro. Sicuramente erano state la gelosia e la possessività del ragazzo per sua sorella a farlo parlare, e forse se lo era immaginato, ma le era parso che lui le rivolgesse un piccolo sorriso e rafforzasse la presa sulle loro mani intrecciate.
In ogni caso, era la mano di Marie che lui stringeva ed era il suo affetto che rivendicava solo ed esclusivamente per sé. Grey era come un’attrice sul palco e neanche tanto brava a recitare. Quale attrice degna di nota si lascerebbe coinvolgere al punto da sperare che certe battute le vengano rivolte nella vita reale?
Fatto sta che abbandonarono il negozio a mani vuote. Non era il caso di fare acquisti in quel “covo di serpi” – come lo aveva definito Gauche – e comunque erano stati cacciati.
Grey si sentiva sopraffatta da tutte le emozioni che aveva provato in quelle poche ore.
“Mi dispiace Gauche-kun, per colpa mia non sei riuscito a comprare dei vestiti carini per Marie-chan” esordì all’improvviso mentre camminavano per le strade affollate. La voce le tremava.
“Mh?” le rispose lui distrattamente.
“Sarà il caso che la finiamo qui con questa farsa… non ne sono neppure in grado”
“Ma di che stai p-
“Ho preso per te le misure, dovrebbero andare bene. Spero che riuscirai nel tuo intento. Ci vediamo!” vomitò tutto d’un colpo Grey, sbattendogli in mano un piccolo e spiegazzato foglio di carta con dei numeri appuntati sopra e asciugandosi rapidamente una lacrima sfuggita al suo controllo. Il ragazzo spalancò gli occhi realizzando cosa stava accadendo ma non fece in tempo a dire nulla che Grey era già scomparsa in una nuvola di fumo confondendosi tra la folla.
“Maledizione!” sbottò infuriato, non avendo modo di sapere che aspetto avesse assunto. Mentre si allontanava Grey riuscì a sentirlo urlare “Torna qui…!” ma il seguito della frase venne coperto dalle imprecazioni di un passante contro cui aveva sbattuto. Non importa… tanto è Marie l’unico nome che le sue labbra pronunciano pensò sconsolata mentre affrettava il passo.


***


Stava camminando/correndo da quelle che sembravano ore, eppure non si era allontanata dalla città. Perché non stava facendo ritorno alla base? Gauche di sicuro era già lì. Ecco, appunto, un buon motivo per posticipare il momento imbarazzante in cui si sarebbero dovuti parlare. Magari lui l’avrebbe ignorata e tutto sarebbe tornato alla normalità. Oppure questa esperienza gli era servita per decidere definitivamente che non voleva avere niente a che fare con lei e forse il destino di Grey era di giocare con una sua bambola e accontentarsi delle interazioni con quella, come faceva Gordon i primi tempi. Già, pensò amareggiata: persino Gordon aveva fatto più passi avanti di lei, che, al contrario, faceva solo passi falsi. L’ennesimo di questi la portò ad imboccare quel vicolo e a incrociare le strade di quelle persone. Il tipo di ragazzi che ti parlano per strada e, se sei una timida e introversa come Grey che cerca di evitarli e passare oltre, si incaponiscono invece di lasciarti in pace.
Si maledisse mille volte per aver assunto nuovamente la propria forma originale. Se fosse stata il comandante Yami nessuno avrebbe osato infastidirla. Però aveva quasi esaurito il mana e quindi era di nuovo… solo… sé stessa.
Cercò di passare oltre, di nuovo, dopo che le era stato, di nuovo, bloccato il passaggio.
Non aveva ancora mai alzato gli occhi da terra.
“Per favore… lasciatemi p-passare” balbettò, mordendosi il labbro inferiore e suscitando l’ilarità di quelle che, ai suoi occhi, erano solo ombre proiettate sul pavimento di pietra.
“Sei timida per caso?” sghignazzò uno di loro, afferrandole il braccio e tirandola a sé.
Grey perse l’equilibrio ed emise un verso stridulo mentre veniva imprigionata contro il muro e accerchiata.
Un’altra mano corse a sollevarle con prepotenza il viso ma lei serrò gli occhi con altrettanta forza.
“Perché non vuoi guardarci, mh?” le chiesero.
Sapeva di starsi comportando da stupida. Se si fosse guardata intorno avrebbe potuto cercare una via di fuga o qualsiasi cosa con cui difendersi, ma non ci riusciva.
“Per favore…” sussurrò con voce flebile e spezzata, mentre cercava di trattenere il tremito delle proprie labbra.
“Che gusto c’è se nemmeno ci guardi!” esclamò uno con la voce più graffiante degli altri, e nel farlo diede un colpo alla parete proprio accanto alla testa di Grey. La ragazza sobbalzò dalla paura ma invece di spalancare gli occhi, tentò di farsi ancora più piccola, rigorosamente nella propria oscurità ma non le venne concesso.
Delle mani la afferrarono per le spalle, per farle mantenere una postura eretta e delle altre le afferrarono i polsi per poi portarglieli sopra la testa.
“Ma no… a me sta anche bene, anzi, mi eccita di più” ansimò un’altra voce al suo orecchio facendola rabbrividire. Le scappò un singhiozzo quando la lingua della persona in questione le accarezzò il lobo e si insinuò nel suo padiglione.
“Sei così timida da non riuscire neppure a chiamare aiuto? Povera piccola…”
Era vero. La voce non voleva proprio uscirle. Ma era da un pezzo che il suo cuore chiamava a squarcia gola un nome ben preciso.
“G-gauche…” pigolò Grey mentre la sua mantella del Toro Nero veniva strattonata.
“Cosa hai detto? Non riesco a sentirti tesoro”
“Gauche…!” chiamò un po’ più forte mentre qualcuno le si premeva contro.
Forse poteva farcela. “GAUC-
Ma le tapparono la bocca e con quello il suo tentativo e quel poco coraggio che aveva racimolato andarono in fumo.
E’ finita, pensò.
Poi, anche se aveva gli occhi chiusi ed era avvolta dalle tenebre, fu come se il sole sorgesse dietro le sue palpebre mentre una voce ricolma di impazienza, preoccupazione e furia cieca risuonava in quel vicolo “GREY!”. Era Gauche. Era lui. E chiamava il suo nome.
Aveva la vista offuscata dalle lacrime mentre si costringeva a riprendere contatto con la realtà, ma anche così riuscì a vedere la scena che si stava consumando di fronte a lei.
Sapeva che Gauche era un ex-galeotto e aveva anche sempre saputo che per proteggere Marie avrebbe fatto letteralmente di tutto, incluso vendere la sua anima al demonio. Non credeva, però, che per difendere lei, Grey, si sarebbe scagliato con tanta ferocia contro quegli uomini, li avrebbe pestati a sangue mentre li riempiva delle parolacce peggiori presenti nel suo vocabolario, né tantomeno che avrebbe urlato “Dei pezzi di merda come voi non meritano di essere guardati da lei!”.
Quello che era successo dopo era confuso. Ricordava solo di essere stata sollevata da terra da due forti braccia e la voce di Gauche:
“Stupida… stupida idiota! Cosa ti salta in mente! Ho perso un pomeriggio intero a cercarti, sarei potuto andare a trovare Marie invece!”
Poi, forse se lo era immaginato, ma mentre perdeva conoscenza avrebbe giurato di averlo sentito aggiungere “per fortuna ti ho sentita… per fortuna hai chiamato il mio nome…Grey…”
Sicuramente se lo era immaginato. D’altronde di solito le labbra di Gauche pronunciavano un solo nome. Però… stava sicuramente sognando ma… quella era la prima volta che sentiva la consistenza delle labbra di Gauche.
   
 
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