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Autore: valechan91    04/10/2023    1 recensioni
Ispirata dal doppiaggio italiano. Episodio 45 dell'anime.
Gokudera e la consapevolezza.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Hey! Da quanto tempo!
Sono finalmente riuscita a elaborare qualcosa in concreto, anche se nonostante tutto non è venuta come vorrei. 
Spero che comunque piaccia a chiunque legga questa storia. 


Mio. Suo.

Gokuderà lanciò le Rocket Bomb,  la nuova tecnica che aveva sviluppato, con così tanto allenamento, solo per quella occasione. Per essere degno del ruolo di braccio destro. Di suo braccio destro. Per lui.
“Adesso basta! Per nessuna ragione posso fallire e causare imbarazzo al mio Decimo!”
Gokudera lo disse quasi urlando, tra i sibili delle bombe e il vento delle turbine, quasi senza rendersene conto.
Lo aveva preso. Ne era certo.
Mentre cercava un modo per battere quel pazzo con i coltelli, si rese conto, a mente fredda e con calma, di cosa aveva appena urlato.
Il suo Decimo? Si. Non aveva dubbi.
Ma come?
Per quanto quel gruppetto fosse di casinisti e persone problematiche ( e lui si considerava il solo normale insieme al Decimo), erano stati scelti. Se il padre del Decimo aveva preso quella decisione, doveva esserci un motivo.
Il cervello di Gokudera, in quei pochi secondi, si mise in moto.
Era il suo Decimo, il Decimo a cui aveva deciso di dare la vita.
Ma vivere accanto a lui, perché il Decimo teneva alla famiglia.


Si ritrovò a pensare al perché fosse lì, in quel momento. Perché si fosse allenato così duramente.
Le parole di prima gli erano uscite spontanee, era convinto di quello che faceva. Della scelta fatta.
Aveva deciso di stare al suo fianco come braccio destro, perché lui non lo aveva allontanato. Lo aveva trattato come un compagno. Un suo compagno.

Ma c’era dell’altro?
Se quel “suo” aveva un diverso significato, forse…

Una macabra risata distolse Hayato da quei pensieri. Doveva combattere. Doveva vincere.
Vincere per lui.


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Hayato aveva scelto di tornare. A denti stretti, con il cuore colmo di tristezza e l’orgoglio in pezzi,  si era gettato fuori dalla porta dell’aula, strisciando a terra mentre si allontanava.

Doveva raggiungere gli altri. Soprattutto, doveva raggiungere lui.
Aveva perso l’anello, non sarebbe stato anche la causa della sua preoccupazione.
Per colpa sua, erano in una situazione più che critica. Ma pur di rivederlo, di rivedere quel volto, di vivere altri momenti con lui, qualche sacrificio poteva farlo.
Tanto, ne era certo, l’anello della Tempesta se lo sarebbe ripreso.
“Volevo vedere ancora una volta i fuochi d’artificio con voi, Decimo”.


Quel ragazzo, Sawada Tsunayoshi, stava facendo che per la prima volta, Gokudera Hayato dovesse affidarsi a qualcun altro.
Peccato che quel qualcun altro….si rivelò essere  Yamamoto.
Questo gli costava caro, ma se era per il Decimo, avrebbe fatto di tutto.

Gokudera guardò ancora una volta Tsuna, desiderando di sprofondare in una buca scavata con le sue bombe. Se non avesse capito che il suo  Decimo teneva alle loro vite, non avrebbe avuto il coraggio di affrontarlo.
Braccio destro? Lo avrebbe dimostrato. Anche se in un altro momento.

‑ - - - - - - - - -- - - - - - - -- -

Hayato tornò a casa, solo, stringendo i pugni e mordendosi le labbra fin quasi a sanguinare, le nocche delle mani completamente bianche. Aveva rifiutato l’aiuto di tutti, e non voleva che il Decimo si preoccuparsi.
Ma il gatto non aveva perso il vizio.
Sebbene avesse imparato a dare valore alla propria vita, voleva leccarsi le ferite da solo.
Gettandosi a peso morto sul letto, ripensò di nuovo,  a lui, a quelle parole.
Al suo Decimo.
Mormorando che non avrebbe più fallito.
Inconsapevole di come nel suo cuore, una piccola fiammella si stesse lentamente accedendo, pronta a divampare più calda che mai.  Ancora inconsapevole, che forse, il suo Decimo, per lui, era una persona più importante di quanto si aspettasse.
Come direbbe Shamal, i ragazzini…


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Lo scontro finale. Come braccio destro, adesso, poteva fare qualcosa davvero.
Mentre Tsuna se la vedeva con Xanxus, lui avrebbe radunato i Guardiani, facendo attenzione.
Era una battle royale.
Si era ritrovato più volte, in quei giorni, a ripensare al suo Decimo. Ormai gli veniva naturale, ma non sapeva se fosse per il desiderio di parlare della loro Famiglia, o per altro.
E per il suo Decimo, non avrebbe fallito.
Quando la situazione fu sotto controllo, e loro ebbero vinto, vederlo crollare a terra esausto … fu come non avere propellente.
Fu Reborn a rassicurarli, e riprese a respirare.
Gli fu un po’ più chiaro, forse, che quel legame, almeno da parte sua, era più di un voler essere il suo braccio destro.
Vivere con lui, morire per lui, morire con lui. E lui, aveva scelto di vivere con lui. Lui che glielo aveva fatto capire.
Ma Hayato doveva fare i conti con qualcosa di diverso, ora, da capire.
Il suo inconscio aveva parlato per lui, ma per uno razionale fino allo sfinimento come Gokudera Hayato, come avrebbe superato quel limite?
“I ragazzini” ….
 
   
 
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