Parte 2
Come
accade nei film, proprio quando ci eravamo lasciati l'ultimo distributore alle
spalle ormai da un pezzo, la macchina iniziò a muoversi a scatti finché non si
fermò al centro della strada che fortunatamente era deserta.
Scendemmo
insieme e io alzai il cofano come se ci avessi mai potuto capire qualcosa di
motori e lei mi guardò e si mise a ridere.
Una risata così carica di gioia
che al solo pensarci adesso mi fa sentire ancora di più la sua mancanza perchè
dopo quel giorno ho sempre avuto l'impressione che non potessi ancora essere
pienamente felice, di quella felicità che ti fa ridere finché la pancia non fa
male e gli occhi non ti lacrimano.
-vuoi continuare a fare finta di sapere
dove mettere le mani?- disse portandosi i capelli su una spalla e venendomi
vicino.
Mise le mani tra le ginocchia e si piegò in avanti come a voler
imitare la mia postura.
-mmm- disse dopo qualche secondo -abbiamo un problema
con il carburatore-
-dici?-
-se sapessi cos'è…nei film quando una macchina
si rompe è sempre il carburatore-
Si voltò appoggiandosi alla macchina e
fissando la strada davanti a noi.
-camminiamo-
-è lontano il
distributore-
-si ma ci sarà una cittadina da qualche parte...camminiamo e
basta...-
Si sfilò le scarpe dai piedi tenendole in mano e iniziò a camminare
davanti a me mentre il sole era ormai alto nel cielo.
Iniziai a seguirla ma
poi si voltò e mi sorrise -Bouvier non puoi lasciare la macchina così...spingi!
Avanti!-
Si fermò e restò a guardarmi mentre trovando una forza che non
sapevo di avere, spinsi la macchina finché non fu nell'erba lontano dalla corsia
della strada.
Le andai vicino e lei mi sorrise ancora prendendomi sotto
braccio e iniziammo a camminare standocene un po’ in silenzio e un po’
parlando.
Dopo quella che sembrò una giornata intera ma che era stata solo
un’ora, arrivammo davanti al cartellone di una piccola cittadina. Probabilmente
“villaggio” sarebbe il modo migliore per definirlo.
-benvenuti a Delay…suona
bene-
-suona lugubre- le risposi.
Ma lei neanche mi sentì.
Aveva già
fatto qualche passo e si trovava oltre il cartellone.
-sai che se ci
rapissero e ci uccidessero nessuno ci troverebbe mai?-
-Pierre…- si voltò
incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio come sempre -ma dai!
Che cretino-
La raggiunsi e riprendemmo a camminare.
-non c’è niente
qui-
-non ci serve niente- disse sorridendo per poi darmi un bacio a fior di
labbra.
Le strade erano deserte ma su tutti i negozi, la scritta diceva
“OPEN!” e quando arrivammo davanti ad un piccolo drug-store, entrammo.
Il
campanello attaccato alla vecchia porta di legno fece voltare il vecchietto
dietro al bancone.
-salve- gli disse con un sorriso prima di tirarmi per la
mano sul retro con lo sguardo fisso del vecchio addosso.
-aspetta dobbiamo
chiedere di un telefono per chiamare e farci venire a prendere!-
-non importa
farsi venire a prendere-
Mi tirò a se e iniziò a baciarci ma il vecchietto
fece cadere un grosso libro e ci mettemmo a ridere rompendo quel bacio.
-non
era destino facessimo queste cose in pubblico- disse iniziando a girare tra gli
scaffali.
Si fermò davanti una di quelle torrette girevoli con gli occhiali e
ne prese un grosso paio rosso pieno di brillantini rosa.
-mi stanno
bene?-
-come a Liza Minelli-
-che scemo che sei…sempre lì a
scherzare-
-perché adoro vederti sorridere-
Smise di ridere e si bloccò
cercando di assumere un espressione seria dietro a quei grossi
occhialoni.
-non devi dirmele queste cose carine…non
adesso-
-perché?-
-perché poi andrò via…torneremo a Montreal e ci
lasceremo…e io non avrò chi mi dice queste cose e la tua mancanza sarà già
abbastanza grande senza che io abbia il ricordo delle cose carine che
dici-
Ci guardammo per qualche secondo poi saltellò verso la cassa e comprò
quegli assurdi occhiali.
Nel negozio seguente prendemmo due cappelli colorati
e per la fine della strada avevamo finito i soldi.
-adesso siamo fregati-
dissi rimettendo il portafogli ormai vuoto in tasca.
-adesso ci siamo
divertiti…quando ti mancherò, ripensa a noi che camminiamo, io con le converse
in mano e questi buffi occhiali e tu con quel espressione così tenera di
preoccupazione in faccia…-
-quando mi mancherai non basterà pensare a
questo-
-ma avrai a cosa pensare-
Come fa male adesso starmene qui a
pensarci.
Al sorriso che aveva quel giorno. Prima che tornassimo a Montreal.
Prima che tornassimo alla realtà.
Avevamo finito i soldi e non avevamo come
tornare a casa ma se potessi farlo, darei tutto quanto via per poter tornare a
rivivere quegli istanti in un modo più vivo che solo come semplici
ricordi.