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Autore: Shainareth    11/10/2023    1 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Trattenendo a stento un’imprecazione, Athrun si affrettò a strapparglielo di mano, mentre alle sue spalle Yzak chiudeva la porta d’ingresso e lo fissava torvo. Giudicandolo. «Manchi da mesi e ti fai vivo con l’amante?»
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha, Dearka Elthman, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TRAVESTIMENTO


Quando Athrun aprì la porta, le ultime persone che si sarebbe aspettato di vedere a quell’ora del mattino lo salutarono ognuna a modo suo.
   «La fatina dei capelli ti ha fatto visita, stanotte?»
   «Dearka...» mormorò il giovane, ancora intontito dal risveglio dovuto allo scampanellio del piccolo appartamento che aveva affittato in occasione della sua visita sulle PLANT.
   Il Capitano Elthman si autoinvitò a entrare, lasciando libero l’uscio e rivelando la figura impettita e orgogliosa del suo Comandante. «Avresti almeno potuto avvisare che saresti venuto», lo ammonì Yzak, l’aria accigliata e le braccia conserte.
   «Mi sa che era troppo impegnato per pensarci», considerò Dearka, sorridendo sornione alla vista di un capo d’abbigliamento femminile di dubbio gusto che era stato abbandonato sul divano.
   Trattenendo a stento un’imprecazione, Athrun si affrettò a strapparglielo di mano, mentre alle sue spalle Yzak chiudeva la porta d’ingresso e lo fissava torvo. Giudicandolo. «Manchi da mesi e ti fai vivo con l’amante?»
   «Nessuna amante», borbottò il giovane Zala, stropicciandosi il volto ancora stravolto dal sonno. Erano arrivati ad Aprilius la sera prima e, complice il cambio di fuso orario, erano crollati entrambi non appena avevano messo piede lì dentro.
   «Ne sei proprio sicuro?» domandò il biondo, scovando in un angolo una lunga parrucca di colore rosa posticcio.
   «Nostalgia di Lacus Clyne?» si aggregò allo sfottò Yzak, trovando quella faccenda assai discutibile.
   Athrun lasciò perdere. Era troppo stanco per badare alle loro evidenti prese in giro. «Come avete saputo che ero qui?»
   «Sottovaluti la nostra intelligence», rispose il Comandante Joule, piccato.
   Dearka gli fece subito calare la cresta, continuando a ispezionare ogni angolo del piccolo salotto in cerca di indizi che potessero rivelare l’identità della presunta amante. «Qualcuno dei nostri ti ha riconosciuto all’arrivo. Ci ha detto che eri in compagnia di una ragazza dall’aria parecchio... appariscente
   Un modo gentile per dire che sembrava in compagnia di una donna di strada, considerò Athrun, passandosi ancora una volta la mano sul viso con fare stanco.
   «Da lì ci è bastato poco per rintracciarti e...» Yzak si bloccò, inalberando una smorfia. «Santo cielo, puoi almeno metterti un paio di pantaloni?»
   «Siete stati voi a entrare senza permesso», gli ricordò l’altro, seccato. Ma prima ancora che potesse avanzare verso la camera da letto, proprio da lì provennero dei rumori.
   Dearka lo braccò, tutto sorridente, impedendogli di procedere. «Stavo cominciando a credere che il travestimento da battona fosse il tuo, e invece...»
   «La vuoi piantare con questa storia?» s’innervosì il giovane Zala, mentre dal fondo del corridoio si udivano i primi passi, attutiti in parte dalla moquette.
   «Fate più casino voi di un branco di bertucce allo zoo», esordì la ragazza, rivelandosi infine alla vista dei nuovi arrivati.
   A dispetto della mise stravagante che aveva indossato per giungere fin lì, vederla con indosso una semplice veste da camera smorzò quasi l’entusiasmo di Dearka. «Questo genere di pettegolezzo non interessa a nessuno», sbuffò con disapprovazione, lasciando libero l’amico. «A meno che tu non abbia deciso di cambiare vita», aggiunse poi in direzione della bionda, tanto per vendicarsi per quella delusione.
   Passandogli accanto per raggiungere l’angolo cucina, Cagalli gli tirò un pugno sulla spalla in segno di saluto. «Spero davvero che tu sia diventato così per colpa delle botte prese in guerra», rispose, facendo ridere sia lui che Athrun, che si avviò per davvero a recuperare i pantaloni. «Comandante Joule», salutò poi la ragazza, ostentatamente cerimoniosa nel suo modo di rivolgersi al giovane che la fissava con espressione allibita. Non soltanto per il modo in cui era vestita e per la confidenza che aveva con Dearka - dovuta senza dubbio ai lunghi mesi passati insieme agli altri durante la prima guerra.
   «Delegato Athha...» farfugliò, abbozzando un saluto militare poco convinto.
   «Cagalli», lo corresse lei distrattamente, recuperando alcune tazze da una credenza. «Caffè?»
   «Per me sì, grazie», disse il Capitano, accomodandosi a uno degli sgabelli della penisola della cucina. «Non troppo forte, però. Ho ancora la nausea per quelli che preparava il Comandante Waltfeld.»
   «Yzak?» gli diede voce Cagalli. Non ottenendo risposta, alzò di nuovo lo sguardo su di lui, che continuava a fissarla stupito.
   «Temo sia rimasto sconcertato dal fatto che sei una ragazza qualsiasi», rifletté ad alta voce Dearka, divertito. «Persino capace di farsi il caffè da sola, pensa un po’.»
   «So anche usare le armi, pilotare un aereo e combattere con un Mobile Suit», aggiunse lei, contando tutto sulla punta delle dita.
   «Ma non sai fare le coroncine di fiori», la punzecchiò il biondo.
   «È un passatempo da femmine», replicò l’altra, arricciando in naso. Alzò di nuovo lo sguardo sul Comandante Joule. «Ho fatto crollare le tue convinzioni?»
   «N-No», balbettò Yzak, decidendo finalmente di raggiungerli. «È solo che non mi aspettavo di vederti qui in incognito.»
   Cagalli sorrise comprensiva. «Avevamo bisogno di staccare dalla routine per qualche giorno», spiegò, porgendogli una tazza di caffè, che lui si affrettò ad accettare. «E sinceramente trovo inutile che mi si annunci in pompa magna ogni volta che mi sposto da qualche parte.»
   Di lì a qualche giorno sarebbe stato l’anniversario della strage di Junius Seven. Era per questo che Athrun aveva voluto recarsi in anticipo sulle PLANT, per poter far visita alla tomba di sua madre prima che il cimitero simbolico delle vittime fosse preso d’assalto. Quando le aveva detto di questo suo progetto, Cagalli si era subito proposta di accompagnarlo. Di fronte alle sue rimostranze al riguardo, poiché temeva per la sua incolumità dal momento che non era possibile organizzare in tempo record un viaggio e una scorta adeguata all’Emiro Delegato di Orb, lei aveva subito trovato quel fantasioso escamotage. Si era perciò vestita in modo inusuale e aveva indossato una parrucca del colore in voga fra le coordinators ritenute più belle - cosa assai opinabile, dal suo punto di vista - cercando di camuffare il più possibile la propria identità. Essere spesso sulle pagine dei giornali, e quindi facilmente riconoscibile da chiunque, poteva risultare parecchio stressante.
   Athrun tornò vestito di tutto punto, trovandosi davanti l’amabile quadretto in cui Dearka e Cagalli conversavano amabilmente e Yzak sorbiva il suo caffè con aria accigliata. «Sei già pronto?» gli domandò la ragazza, che invece avrebbe voluto oziare ancora un po’ prima di mettersi in moto.
   «E finalmente pettinato, a quanto pare», aggiunse il Capitano Elthman.
   «Prima andiamo, meno gente troveremo», rispose il giovane Zala, ignorando l’amico e versandosi anche lui una tazza di caffè. Alzò gli occhi sull’amata. «Fila a vestirti», la spronò paziente, vista la sua espressione contrariata.
   Sospirando, Cagalli iniziò ad allontanarsi stiracchiando le membra anchilosate. «Con permesso, torno a fare la battona.»
   «Vestiti in modo meno appariscente!» si raccomandò lui.
   «E rinunciare a tutte le espressioni imbarazzate che farai quando la gente ci guarderà?» ribatté lei, agguantando la parrucca e uscendo dalla stanza mentre Dearka scoppiava a ridere.
   Yzak strinse le labbra con fare meditabondo. «E dire che quando appare in pubblico sembra tutt’altro tipo di persona», non si trattenne dal commentare. «Ma sono contento che tu abbia trovato pane per i tuoi denti», aggiunse, rivolgendo un ghigno in direzione di Athrun.
   «Stasera si beve», stabilì Dearka per tutti.
   «Non posso lasciare Cagalli da sola», fu costretto a declinare il giovane Zala, poggiando i reni contro il ripiano alle sue spalle.
   «Che problema c’è?» volle sapere la ragazza, dalla camera da letto. «Se so prepararmi un caffè, forse potrò anche sopravvivere da sola in casa per un paio d’ore.»
   Divertito dalla sua impertinenza, il Capitano Elthman batté una mano sulla penisola. «Portiamoci dietro anche lei. Così potremo raccontarle di quando ti chiudemmo nello spogliatoio femminile.»
   «Cos’avete fatto?» urlò Cagalli, ridendo.
   «Lo spogliatoio era vuoto», precisò subito la vittima di quello scherzo.
   «Non farmi spoiler!»
   «Mi raccomando al travestimento, stasera!» esclamò Dearka affinché la ragazza potesse sentirlo. «Se saremo fortunati, grazie a te potremo racimolare anche qualche centone!»
   Fioccarono insulti da parte degli altri, che lui sapeva perfettamente e orgogliosamente di meritare. Poi Cagalli tornò da loro, stupendoli con un abbigliamento molto più sobrio di quanto si fossero aspettati. «Non guardarmi così», sospirò all’indirizzo di Athrun. «Stiamo pur sempre andando a trovare tua madre.» Il giovane le sorrise con riconoscenza. «Eviterei anche la parrucca, se potessi, ma...» aggiunse lei, rigirandosela fra le mani con aria perplessa. «Perché diavolo hanno tutte i capelli così, quassù?» s’interrogò all’improvviso, lasciando però cadere subito l’argomento.
   Lui le scippò di mano quell’affare rosa e se lo lanciò alle spalle, facendolo quasi finire in testa all’albino. Che imprecò. «Lascia perdere», rassicurò Athrun, che aveva occhi solo per la ragazza. «L’auto a noleggio ha i vetri oscurati e Kira ci aspetterà davanti all’ingresso del cimitero. Non correrai pericoli.»
   «Tanto più che avrai altri due uomini di scorta», li informò Yzak, lasciando la tazza ormai vuota sul ripiano e alzandosi in piedi. «Vi accompagniamo.»
   «Sul serio?»
   «Sono certo che Lacus Clyne saprà perdonarci, se per un giorno non ci presentiamo in ufficio.» Soprattutto se, come aveva ben ragione di credere, era già stata informata da Kira del loro arrivo.
   «Grazie», rispose Cagalli, commossa dall’affetto che i due ragazzi provavano per Athrun.
   Entusiasta, Dearka li seguì mentre si apprestavano a raggiungere la porta d’ingresso. «Fatele più spesso queste improvvisate», disse all’ex commilitone. «Così possiamo fare sega al lavoro.»
   Yzak gli abbaiò contro l’ennesimo insulto, mentre il Delegato chiedeva: «Com’è che lo spogliatoio era vuoto?»
   «Scegliemmo di proposito un orario morto per non turbare troppo la purezza dei suoi occhi», spiegò Dearka, aprendole la porta con fare cavalleresco.
   «Che bacchettone...» commentò lei, divertita e intenerita a un tempo.
   «Avevo quattordici anni», protestò Athrun, imbarazzato.
   «Non ne avevi molti di più quando ci mettemmo insieme», gli ricordò l’altra.
   Rimasto qualche passo più indietro, Yzak li guardò con aria corrucciata. «Te la meriti tutta», affermò convinto, all’indirizzo del loro ospite.
   Athrun scrollò le spalle con noncuranza. «Credo anch’io», ammise sorridendo, benché dal suo punto di vista, avere a che fare con quella ragazza, era tutt’altro che una tortura.






 
  
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