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Autore: pizzAliena4formaggi    12/10/2023    2 recensioni
Un uomo e sua moglie si trasferiscono in un delizioso appartamento di periferia.
Genere: Horror, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una nuvola di fumo.

 

Due nuvole di fumo.

 

“Per tutto il weekend sono previsti sole e caldo in tutto lo stato! Potete cominciare a versare la carbonella nei vostri barbeques!”

 

La voce di Rachel Powers gracchiò dalla televisione. Quella donna non piaceva all’uomo. I suoi occhi erano troppo grandi, il naso aquilino troppo lungo e persino gli incisivi erano sproporzionati per un viso così piccolo. 

 

Una nuvola di fumo.

 

L’uomo sollevò lo sguardo verso il grande orologio rosso che troneggiava sopra la televisione: erano le 02:15 di notte. 

 

Una nuvola di fumo.

 

Il giorno dopo non doveva andare a lavorare e questo lo rendeva vagamente felice. Una smorfia di soddisfazione gli si dipinse in viso. Già, quel lavoro che detestava con ogni sua cellula ma che lo rendeva un bravo figlio e un bravo membro della società. Quanto avrebbe voluto impugnare il fucile di suo padre e trivellare di colpi tutti i suoi capi e colleghi. 

 

Una nuvola di fumo. 

 

L’uomo spense distrattamente la sigaretta nel posacenere. Rachel Powers era ancora sullo schermo, con il suo vestito rosa shocking e i capelli platino raccolti in una coda alta. Per quale motivo quella donna annunciava le previsioni del tempo alle 2 di notte e soprattutto chi l’aveva assunta? Il network doveva decisamente rivedere le sue politiche di assunzione. 

 

Elen doveva essere a letto almeno da tre ore. Cominciava a mancargli il suo corpo caldo, l’odore di vaniglia dei suoi morbidi riccioli. L’uomo si alzò dal divano, spense la televisione avendo cura di rivolgere un ultimo sguardo di disgusto a Rachel Powers e se ne andò a letto. 

 

Lui ed Elen si erano sposati solo due anni prima. Avevano comprato un piccolo appartamento in periferia, sotto una chiassosa famiglia di pakistani e conducevano una vita tranquilla. Lui operaio, lei dipendente in un ufficio, niente bambini. Elen sognava una casa vista mare e l’uomo le aveva promesso che avrebbe lavorato duramente per realizzare il suo sogno. 

 

L’uomo si avvolse nelle coperte e si coricò prima di dare il consueto bacio della buonanotte alla moglie. Sognò il suo odioso capo, i colleghi, la puzza di grasso degli ingranaggi e si svegliò spesso durante la notte, fino a circa le 6 di mattina quando crollò esausto. 

 

Un’ora più tardi, l’uomo sentì la moglie accarezzargli un polpaccio con il piede e sorrise: quella mattina se l’era presa comoda ed entrava più tardi in ufficio. Non si svegliò fino alle 11, ovvero fino a quando i bambini del piano di sopra non cominciarono la loro solita corsa del mattino. Odiava i bambini ed era felice che Elen non ne volesse. L’uomo imbracciò la scopa e colpì svariate volte il soffitto, fintantoché lo scalpiccio di piedi si placò, poi si diresse verso la cucina e cominciò a pensare al pranzo. Il frigorifero era quasi del tutto vuoto ma Elen aveva lasciato una casseruola di polpettone da riscaldare: l’uomo sorrise perchè la moglie si era ricordata del suo proverbiale odio per il mondo culinario. Non sarebbe rincasata fino alle 14 perciò poteva rilassarsi un pò davanti alla televisione. 

 

L’uomo afferrò distrattamente il telecomando, accese la televisione e sentì quasi un moto di disgusto quando vide il sorriso sproporzionato di Rachel Powers.

 

“Possibile che quella donna sia in onda H24?”

 

Accese una sigaretta. Forse un giorno gli sarebbe servito comprare il set per gli addominali che stavano sponsorizzando. L’uomo scosse il capo:  non si era mai interessato allo sport e alla palestra e di certo non avrebbe iniziato a 40 anni. Allungò una mano e afferrò una delle tante lattine di birra sparse sul pavimento, anche se il suo contenuto assomigliava più ad urina calda, ne ingurgitò il contenuto e poi concluse il tutto con un rutto corposo. 

 

Le lancette dell’orologio si mossero pigramente nel quadrante. La sigaretta divenne presto cenere e la voce di Rachel Powers si trasformò nell’eco lontano di una cornacchia. Da quanto tempo era su quel divano? L’uomo si passò la mano sul viso e le sopracciglia si aggrottarono: quando si era fatto la barba l’ultima volta? Ad Elen non piaceva lunga. Ma ora non importava. Aveva tempo. 

 

“Sei di nuovo davanti alla televisione? Ormai ti fonderai con quel vecchio divano”

 

Quando era tornata Elen?

 

L’uomo guardò l’orologio e notò con stupore che erano le 14 passate. Le dita ingiallite reggevano ancora quel che rimaneva della sigaretta e la lattina di birra vuota era appoggiata sul tavolino da caffè. 

 

“Grazie per stamattina”

 

“Per che cosa tesoro?”

 

“Quando mi hai accarezzato la gamba con il piede. Sei entrata più tardi in ufficio?”

 

“Tesoro, ma non ho fatto nulla. Io esisto solo nella tua mente. Ricordi?”

 

L’uomo guardò nello specchio di fronte a sè. Era solo. Sentì le lacrime solcargli il viso. 

 

Dal piano di sopra erano ricominciati i rumori.

 

*Stompf*

 

*Stompf*

“Papà, papà! La cavia nella stanza numero 457 sta male. Sta di nuovo piangendo e urlando. Che devo fare? Si è rotto?”

 

“No figliolo. Butta dentro un paio di questi e si metterà a dormire”

 

Un pacchetto di sigarette e una birra apparvero in grembo all’uomo. Si accese l’ennesima cicca, prese un sorso di liquido caldo, si perse di nuovo a guardare l’inquietante sorriso di Rachel Powers e fece finta di non sentire il cigolare delle catene contro la sua caviglia. 

   
 
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