Videogiochi > Castlevania
Segui la storia  |       
Autore: Nat_Matryoshka    15/10/2023    1 recensioni
"C’è qualcosa in lei, ha pensato guardandola di sottecchi la prima volta, qualcosa che si farebbe riconoscere anche nel bel mezzo della folla. Qualcosa che lo attira, una forza primigenia che non riesce a ignorare."
[Tera/Emmanuel | spoiler sulla S1 di Castlevania Nocturne | prompt partecipanti al Writober 2023, indetto da Fanwriter.it]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
» Questa storia partecipa al Writober di Fanfiction.it
Prompt: Vergogna [lista pumpINK]
Parole: 1162




“Per l’amor di Dio,” aveva sussurrato sua madre. Poi si era fatta il segno della croce, gli occhi fissi sulle sue mani. Le stesse mani che, fino a pochi attimi prima, erano rimaste sospese su quel corpo immobile, offrendogli di nuovo la vita che aveva perso.
Sotto le sue mani ancora tese, la colomba aveva voltato la testa lentamente, prima a destra e poi a sinistra, quasi avesse appena imparato come muoversi. Poi si era sollevata del tutto e aveva spiccato il volo, incerto ma inequivocabile. Era viva.


Sua madre si era coperta gli occhi con le mani.

Il giorno dopo, il fatto era stato dimenticato per il bene di tutti. Ma lui non poteva dimenticare. Il respiro bloccato della donna, le sue preghiere sussurrate a mezza bocca. L’orrore che le aveva fatto spalancare gli occhi. Una madre che arretrava davanti a suo figlio, la creatura che avrebbe dovuto amare più di ogni altra. E tutto per colpa del suo dono.

Emmanuel, Dio è con te
Emmanuel che richiama i demoni
Emmanuel così bello, così puro, così sporco, così dannato


Si svegliò di soprassalto, madido di sudore, spaesato. Ci mise parecchio a ricordare dove si trovasse, finché le pareti spoglie della sua stanza non glielo fecero tornare subito in mente. La piccola casa in cui era cresciuto era lontana, così come quei tempi. Solo il suo dono era rimasto: pulsava sotto alle sue dita, creava esseri demoniaci. Invece che sparire come avrebbe desiderato, negli anni non aveva fatto altro che crescere, diventare più potente. Passare in eredità.

Emmanuel che sa cosa deve fare ora


Alzandosi dal letto di scatto, afferrò le coperte spostandole di scatto, facendole finire di lato. Fuori era l’alba: la luce filtrava appena dalle pesanti tende che ornavano le sue finestre, un raggio di un arancio lieve che le sfiorava come dita dal tocco delicato. Non era la prima volta che incubi di quel genere lo tormentavano, soprattutto da quando i contatti con i vampiri si erano intensificati… ma era la prima volta che il viso di sua madre, sempre in ombra, mostrava in pieno i suoi sentimenti.

Terrore. Smarrimento. L’idea di aver dato la luce a una creatura oscura, che fino a quel momento si era nascosta dietro gli occhi limpidi e i capelli d’oro del suo unico figlio.


Si passò la mano sul viso, sospirando. Ripetersi che stava mettendo il suo potere al servizio di una causa superiore sembrava più semplice durante il giorno, quando le funzioni lo tenevano occupato ed era sempre circondato dai fedeli o dai suoi uomini. Quando la notte calava, però, restava da solo, diventava vulnerabile. Ogni ombra in agguato poteva trasformarsi in una creatura in procinto di rompere il suo giuramento. A quel punto, chi l’avrebbe protetto?

Tutto aveva un prezzo. Il suo potere, le decisioni che aveva preso. Il suo voto di servire Dio con ciò che poteva offrirgli, anche se quello che gli era toccato in sorte era tutto tranne che un dono degno del suo amore. Ma sarebbe servito a fare ciò che era giusto: riportare un ordine a cui tutti potessero affidarsi. Per riuscirci, era disposto a pagare qualsiasi prezzo.

Anche perderla per sempre? O vendere te stesso alle creature della notte?

“Non è mai stata davvero mia,” si ritrovò a mormorare alla sua immagine riflessa nella bacinella di ceramica. E nemmeno Maria. Tera non gli aveva mai chiesto nulla, non lo aveva pregato di restare. Eppure, non poteva fare a meno di sentirsi colpevole, come se la sua decisione gli precludesse qualunque possibilità di essere felice. “Il mio unico dovere è quello di combattere per Lui. Con qualsiasi mezzo.”

La sua immagine non rispose.

Si allontanò dalla stanza con il cuore pesante, la mente ancora in tumulto. Vestire i panni della guida spirituale lo aiutava a scacciare da sé l’immagine a cui l’accordo lo aveva messo davanti, quella di creature nate dalla sua forgia, i volti spaventosi, contorti in espressioni rabbiose. Doveva immaginarsi come un capo coraggioso, in grado di addossarsi un compito gravoso ma comunque irrinunciabile: solo così avrebbe potuto sopportare quel peso. Ripetersi che non avrebbe potuto fare altro, che la strada per la salvezza era davanti a loro, aspettava solo di essere percorsa. Ricacciare quel bambino tremante e il suo sguardo lontano, dove nessuno avrebbe potuto vederlo.

Con quello stato d’animo prendeva il suo posto sull’altare, leggeva le Scritture. Impartiva benedizioni. Confessava, consolava. Coglieva gli sguardi colmi di speranza dei fedeli, il loro sostegno scorreva nelle sue vene, rinvigorendolo. Ma a sera, quando tutti se ne andavano, quando persino Mizrak smontava la guardia e spariva nell’oscurità, restava solo con il suo tormento. E gli incubi ricominciavano.

 


Sua madre stava infornando qualcosa, forse una focaccia. Era nella cucina, ma la sentiva cantare mentre lui era impegnato a studiare su un grosso libro, uno di quelli che il suo precettore gli aveva affidato. Sua madre gli aveva chiesto qualcosa, di andare a prendere delle verdure nell’orto, oppure un dono che un vicino aveva lasciato fuori dalla porta? Non lo ricordava. Il sogno passava direttamente alla scena successiva: vicino al piccolo cancello che divideva il regno conosciuto del giardino e della casa dalle strade del villaggio, aveva visto una forma a terra. Un animale, una colomba. Morta. 

Nello stesso istante, qualcosa sotto le sue dita si era agitato.

Aveva sfiorato le ali della colomba. Delicatamente, quasi avesse paura di romperle con un solo movimento sbagliato.

Sua madre era uscita, gli aveva chiesto qualcosa. Lui non l’aveva sentita. Si era limitato ad accarezzare ancora l’animale, perso in un mondo solo suo. Il sogno ne riportava i colori fedelmente, dilatando i suoni, amplificando la sensazione di estraneità.


Aveva teso le mani sulla colomba. Gli occhi di sua madre erano fissi su di lui: ne percepiva il peso sulla schiena, acuminati come spilli. E dalle sue dita che vibravano impercettibilmente, il calore si era fatto strada, si era trasformato in pura luce. In magia. Una magia tangibile, fremente, che chiunque, anche chi non credeva alla magia, avrebbe identificato.

“Per l’amor di Dio,” aveva mormorato Marguerite Renard. Si era fatta il segno della croce mentre la colomba, protetta dalle mani di suo figlio, riprendeva vita. Il tempo si allungava, i suoni si facevano prima attutiti poi sempre più incalzanti, violenti. La magia pulsava, un potere vivo, un cuore che batteva alla stessa velocità del suo.


Era iniziata da lì, la sua fine.

Ma lui avrebbe cambiato le cose. Sarebbe stato la mano che riparava la falla, l’artefice del ritorno alla normalità. In fondo non era quello, il motivo per cui aveva ricevuto il suo dono? Riscrivere il presente, per rimediare al passato e cambiare il futuro. Trasformare l’orrore in gloria. Chi, se non lui?
Si terse la fronte, sperando nella consolazione offerta dalle candele che lo circondavano, poi riaprì il libro. Finché avesse tenuto stretta quella consapevolezza, non avrebbe vacillato. Sarebbe bastato ripeterselo, ancora e ancora.


Non mentire: lo stai facendo solo per te stesso
 Emmanuel il peccatore

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Castlevania / Vai alla pagina dell'autore: Nat_Matryoshka