Sono passati più di tre anni da quando ho postato il mio ultimo contributo su questo fandom che ha da sempre un posto speciale nel mio cuore, complice la nostalgia per gli splendidi personaggi nati dalla penna di Izawa. Ho deciso quindi di riprendere in mano e rielaborare un appunto che era stato stimolato da una recensione fatta anni fa alla mia breve storia “Addio all’infanzia” in cui Karmilla rifletteva sulla “fuga per mare” di Abel “pur di non distruggere la quiete familiare”.
 
È una piccola storia che racconta in modo più adulto elementi che sono già presenti nel testo originale o in esso sottesi. 
 
Un ringraziamento speciale a chi le dedicherà un po’ del suo tempo,
Rebecca
 
 
Georgie si trovava lì in quell’albero cavo. Bagnata e infreddolita ma felice di rivederlo: “Oh, Abel. Sono stata così in pena per te. Avevo paura che ti fosse successo qualcosa…”. I suoi grandi occhi si riempirono di lacrime. Abel si sentì in colpa. “Perché sei andato via Abel? Sei arrabbiato con me? Ho detto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?” – Georgie gli buttò le braccia al collo e Abel sentì i seni di lei aderire al suo corpo. Il respiro si fermò, mentre i suoi pensieri sovrapponevano realtà e freschi ricordi.
 
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Con un movimento fluido Jessica si pose sopra Abel. Dall’espressione sorpresa sul volto del ragazzo e dalla sua successiva smorfia come di fastidio capì che si trattava di un’esperienza del tutto nuova per lui. Jessica sorrise di consapevolezza e prese a muoversi di un movimento ondeggiante e sinuoso. Abel si riscosse dallo stupore e dalla spirale di quelle sensazioni e iniziò a muovere il proprio corpo per assecondare i movimenti della ragazza, che sembrò apprezzare. Abel osservava come inebriato i seni prosperosi della donna ondeggiare davanti a lui, e giocare a nascondino con la cascata di capelli scuri che ricadevano pesanti come una tenda. Jessica sorrise nuovamente, sempre più compiaciuta e si chinò a baciare Abel. Il ragazzo ne sembrò quasi stupito, ma la sua sorpresa durò poco perché iniziò a ricambiare attivamente il bacio di Jessica, e, cingendole il corpo con le braccia, la attrasse verso di sé. Jessica si abbandonò con piacere a quel bacio sempre più focoso e appassionato, un chiaro segno che lo stupore del ragazzo stava lasciando spazio molto velocemente ad una presenza consapevole. D’un tratto Abel la strinse forte a sé e ribaltò la loro posizione, portandosi sopra di lei e iniziando a fare l’amore con lei in maniera proattiva. Questa volta fu Jessica a guardare con stupore il ragazzo, assistendo ad una trasformazione: quella sera, in quella stanza in riva all’oceano, come in un rito di passaggio Abel divenne un uomo. Un uomo che in quel momento la stava facendo sua con ardore e convinzione. Jessica si lasciò andare, si lasciò prendere da quel giovane i cui inquieti occhi blu l’avevano letteralmente stregata.
 
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Abel sentì il suo corpo risvegliarsi e non riuscì in quel momento a non vedere Georgie come aveva visto appena poche ore prima Jessica. La camicia della ragazza era bagnata e il suo corpo giovane aderiva al suo. Per proteggerla da sé, Abel si gettò a terra accanto a lei e lasciò che la pioggia lavasse via almeno in parte il suo desiderio e il suo tormento. Quando, con il cuore svuotato, si alzò di nuovo in piedi non riuscì a dare spiegazione alcuna agli occhi allibiti di sua sorella. Le disse soltanto: “Torniamo a casa”. E in quel momento pensò che quella casa lui avrebbe dovuto lasciarla, per non fare del male a chi la occupava, per proteggerla, per mantenere fede alla promessa fatta a sé stesso bambino sulla tomba di suo padre.