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Autore: mortifero    18/10/2023    1 recensioni
Chiunque abbia studiato la struttura familiare in ambito terapeutico ed educativo sa che non esiste una linea netta a separare il concetto di funzionale e disfunzionale. Chi lo fa, spesso va per stereotipi, precauzioni per facilitare il proprio modo di costruire la realtà. Non è il caso della dottoressa Wong.
[ambientato durante la settima stagione | personaggi probabilmente un po' ooc verso la fine, ma neanche troppo | rickorty? se vuoi]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Jerry Smith, Morty Smith, Rick Sanchez, Summer Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Domande circolari


Chiunque abbia studiato la struttura familiare in ambito terapeutico ed educativo sa che non esiste una linea netta a separare il concetto di funzionale e disfunzionale. Chi lo fa, spesso va per stereotipi, precauzioni per facilitare il proprio modo di costruire la realtà. Non è il caso della dottoressa Wong.

Ha in cura gli Smith da diverso tempo, sa quanto sarebbe semplice per lei catalogarli come disfunzionali, trovare la radice della malattia e provvedere subito a una cura. Peccato che nella sua filosofia una struttura familiare, un'interconnessione costante di individui a sé stanti ma che condividono la stessa cultura, non è lo stesso di un corpo malato. È forse addirittura più complesso. Come riconoscere ed esaltare l'unicità di ogni membro, il suo progredire o regredire (ricordando che tutto è soggettivo) e tener sempre conto del legame che lo rende partecipe di uno scambio culturale non deciso da lui o lei? Non è qualcosa che ti spiega la medicina di base. Non è qualcosa su cui si può andare avanti utilizzando stereotipi e preconcetti.

Gli Smith sono indubbiamente legati gli uni agli altri per routine, simboli, linguaggi e ancor più importante affetto, ma non si può rimanere ciechi al fatto che molti avvenimenti all'interno della struttura minino il loro benessere psicologico. L'esempio più preminente è il disagio esistenziale di Morty e Summer. Gli adulti invece, seppur consci o neganti delle loro attuali condizioni, ne appaiono passivi, come se avessero accettato le loro condizioni in maniera quasi rassegnata, tanto da non volerne dimostrare di propria volontà i sintomi, che però non sono mai invisibili.

Wong trova una comune tra tutti loro e non è l'amore aspro (sì, perché non necessariamente un sapore buono o cattivo, ma a volte rimane sullo stomaco) che li lega: c'è un certo edonismo a guidare le loro azioni, accompagnato da un glorificato egoismo, che non ha come primo intento il ferire l'altro, ma ne è una spesso dimenticata conseguenza. Non c'è spazio per chiedere perdono, perché è difficile farlo quando si sa che probabilmente si ripeteranno le stesse azioni. La dottoressa ne intercetta i frammenti tra i discorsi e le posture, tra come raccontano la loro routine e come semplicemente si guardano.

Tiene bene in mente le influenze esterne e i fattori oggettivi: famiglia medio-borghese (anche se il più anziano sembra possedere da solo ingenti somme di denaro da poter far passare la famiglia alla condizione di estremamente benestante), statunitense con origini latino americane e influenze cattoliche ma nessuno è credente, alcuni provengono da dimensioni diverse, probabili esperienze pregresse di abuso pedagogico, di cui vittima è stata forse Rick. Guarda ancora meglio però i linguaggi non verbali, come occupano lo spazio nel suo studio per esempio. Sulla poltrona alla sua sinistra si siede spesso Jerry, il padre. Trova poi a seguirlo sul divano Rick e Morty, nonno e nipote. Stanno sempre vicini, è la prima cosa che ha notato, anche quando magari la sera prima hanno litigato senza ancora far pace. Spesso dopo loro c'è Summer, oppure Beth o la sua controparte spaziale. Space Beth (e la sua integrazione alla famiglia Smith) è stata una sorpresa, ma non poco apprezzata.

Seguono questo schema anche questo sabato mattina: Jerry sereno sulla sua poltrona, Morty appoggiato al bracciolo del divano con noia, Rick spaparanzato non con meno noia tra suo nipote e Summer, le due Beth una sul lato finale del divano e l'altra su una sedia presa a posta perché non c'era più spazio.

Li ha salutati raggiante ma con misura, contenta dei loro progressi individuali senza mai essere poco professionale. Per lei, è quasi una gratificazione personale. Loro hanno fatto tutto il lavoro più impegnativo, certo, ma sa che probabilmente non ci sarebbero stati risultati senza una guida che li portasse verso una ragione, una nuova logica che metta in discussione i loro problemi e li mandi verso la negoziazione.

Difficilmente si trovano risposte secche, soluzioni lineari e pulite. Sono solo idealismi che difficilmente si adattano alla realtà.

E a volte non c'è nemmeno bisogno di una scelta, ma di una graduale accettazione di ciò che succede. Space Beth, Beth e Jerry hanno un nuovo tipo di relazione intima e va bene non comprenderla fino in fondo. Da lì si può passare per dei compromessi o si decide di lasciare semplicemente la situazione così com'è, sperando in una propria serenità postuma.

La dottoressa Wong deve anche ammettere che uno dei punti forti della famiglia Smith è la facilità con cui si accettano l'un l'altro come individui, nonostante le scorze esterne e la scarsezza di parole gentili, spesso respinte per far spazio ai cosiddetti acts of service, oppure mascherandole nei rapporti carnali, lasciando che il sesso parli per loro. La Wong si ritrova a guardare tra il trio amoroso che ha fatto scalpore (adesso sembra realtà accettata, ma su alcune condizioni. Via dagli occhi, via dal cuore), per poi ritrovarsi a posare lo sguardo su Rick e Morty.

Si schiarisce la gola, pronta ad annunciare l'inizio della seduta e a provare un nuovo metodo di comunicazione — o meglio, metacomunicazione — per arrivare a un nuovo tipo di analisi per gli Smith.

Le domande circolari.

"Summer, cominciamo da te", fa e la giovane annuisce, facendola proseguire. "Cosa ne pensi del rapporto tra Rick e Morty?".

Vuole far emergere loro due come tema centrale della prima parte della seduta, senza però ignorare anche la prospettiva di chi sta intorno a loro. Spesso chi ci sta intorno capisce più cose sulla nostra personalità di quanto ne possiamo immaginare: questo l'obiettivo della Wong, aprire al confronto, poter dare nuovi spunti e magari anche arrivare a una discussione, che però sia civile — si spera. A volte con gli Smith è mera utopia. Aggiunge: "Vi farò parlare gli uni degli altri in modo da farvi riflettere sulle percezione che gli altri hanno di voi. Vi prego di ricordarvi di utilizzare una comunicazione assertiva ed efficace".

Rick ha alzato gli occhi al cielo, proprio come le figlie. Jerry sembra un po' nervoso. Morty fa silenzio.

Summer sbuffa e incomincia con: "Morty è patetico", asserisce e ignora i borbottii di protesta di suo fratello.

La dottoressa Wong la riprende un attimo: "Cosa abbiamo detto sul linguaggio?".

"È quello che penso", si difende lei, e la Wong non aggiunge altro. Deve essere Summer a rendersi conto del suo errore e scusarsi con Morty. Non lo fa.

Annota il tutto sul suo taccuino. Ha notato una costante tra le frustrazioni individuali e non e il prendersela con il membro più giovane dell'unità familiare. E come tutti si dimentichino di fare una delle cose più banali: chiedere scusa. Morty sembra infatti l'unico a possedere la parola nel proprio vocabolario. Morty è anche abbastanza diverso dal resto della sua famiglia, il che apre interessanti spunti a domande su come mai a una famiglia che reprime così tanto l'emozione, come se essere umani fosse una condanna, sembra essere capitato un ragazzo così sensibile. Da dove è uscito? Perché si comporta diversamente? Cosa lo spinge? Cambierà mai rotta? O seguirà sempre la stessa strada?

Non sono però domande inerenti alla "cura" per la famiglia Smith, quindi la Wong se le tiene per sè.

"A dire la verità, entrambi sono molto patetici l'uno per l'altro, se si capisce cosa intend - coglione!". Rick ha appena colpito col piede la gamba di Summer.

"Ops, non ti avevo vista", ride sotto i baffi ed è chiaramente sarcastico.

Rick, basta!”, scatta Jerry.

L’uomo in risposta grugnisce seccato.

Wong si è laureata in psicoterapia, non in pedagogia e non insegna all'asilo, eppure le sembra spesso di aver a che fare con bambini. La gente non cresce mai veramente. "Vi prego di rispettare le parole di tutti. Arriverà anche il vostro momento per parlare". Sta guardando l'uomo più anziano.

Rick alza lo sguardo al cielo, ma fa segno di essersi calmato.

Summer prosegue. "Ma soprattutto Morty. Segue sempre Rick come un paperotto che ha fatto l'imprinting". Morty questa volta non si oppone. È rosso però in viso e non guarda nessuno direttamente. Sì, Morty, le tue scarpe sono bianche. E Rick si sporge verso di lui e gli sussurra qualcosa, ridendosela. La Wong non ha capito niente dallo scambio, se non che sia nato dalla parola paperotto. “Lo vedi che lo sei?”. Morty protesta, come se qualunque cosa insinuata non fosse la verità. Ma lo è. Almeno per Summer, che continua: "E, tipo, deve essere così maledettamente fastidioso, ma Rick lo lascia fare. Poi dice di non fare preferenze".

"Io non ho un preferito!".

La protesta di Rick vine seguita da un "Come no" e un "Perché non ce l'hai?", detti rispettivamente da Summer e Morty. La ragazza ha stretto le braccia al petto e il tono di Morty è quasi piagnucoloso.

"Non ho intenzione di discutere a-adesso delle vostre cazzate da adolescenti insicuri", sferza l'uomo, piccato, segretamente impermalito. O forse neanche così nascosto.

E delle tue cazzate da vecchio insicuro? Pensi a noi interessino?”, provoca Space Beth.

La dottoressa cerca di intervenire e bloccare una catastrofe sul nascere.

"Non devi se non vuoi", rassicura la Wong, ignorando le ultime parole della donna, ma lui la guarda sbilenco, come se pure questo gli desse fastidio. Invece di calmarsi, proietta l'irritazione verso il medico. Lui non aggiunge altro né risponde, perché crede di aver reso chiare le sue posizioni su chi pensa di potergli dare ordini, e sulle personalità affettate. Però pian piano stanno mutando. La Wong lo sa bene. Rick sta migliorando e avanzando nel suo percorso, lavorando su se stesso, diventando un elemento positivo e non distruttivo per chi gli sta attorno. È orgogliosa dei suoi piccoli progressi e vuole farglielo sapere quando può. I rinforzi positivi aiutano sempre con la formazione di un determinato comportamento. Ma è pur vero che il loro valore è variabile a seconda da chi provengono. Vuole capire se la famiglia è in qualche modo costruttiva — soprattutto Morty. Il nome del ragazzo è uscito spesso durante le sessioni private (e tenute segrete) con l'uomo: senza ammetterlo apertamente, in qualche modo l'opinione che il giovane ha su di lui conta molto, forse anche più di quanto egli stesso si aspetta o gli piaccia ammettere.

Se Morty sarà positivo al cambiamento di Rick, darà all’uomo grandi rinforzi. Se no, la Wong cambierà strada e ricorderà allo scienziato burbero che senza l’approvazione altrui si può ancora vivere. È un discorso che Rick conosce già e molto bene, ma a chiunque capita di essere emotivi e scordarsene. E non è una colpa esserlo. Gli ricorderà anche questo, come in ogni altra seduta, finché non verrà spontaneo a lui dirlo a se stesso.

"Vedete?”, interrompe Summer, “Rick è sempre stato uno stronzo. In generale, con tutta la famiglia all'inizio, soprattutto papà. Non ha risparmiato nemmeno Morty. Ma lui continuava a tornare da lui. Tutti noi continuavamo a tornare”.

Rick sorprendentemente non protesta, anzi. È concentrato come mai prima d'ora. Pende dalle labbra di Summer come se ne valesse della sua stessa vita.

E come mai, se Rick esibiva comportamenti che solitamente tendono a repellere le persone, voi continuavate a tornare?”.

Rick schiocca la lingua sul palato. “E come mai la gente obbediva a Hitler e Mussolini?”. Provoca. Sfida. La Wong finge di voler giocare perché l’unico modo che Rick ha per sentirsi al sicuro e aprirsi è avere la consapevolezza di star controllando la situazione.

Ti senti un dittatore?”, lei domanda e segue le regole di un gioco che non ha mai stabilito leggi immutabili nel tempo.

Lui ridacchia. “Mi sento molto carismatico”.

Ha eluso la sua domanda. Non è la prima volta. Ma quella mezza risposta è interessante al punto di meritarsi un appunto sul suo taccuino. In una seduta successiva lui le dirà: “Il ruolo sociale influenza il comportamento. Dai, questa è roba tua, Doc”.

Summer ricomincia, dopo esser stata invogliata a proseguire. “Beh, siamo una famiglia. Credo sia normale, no?”.

È una risposta banale, ma è proprio questo il punto. Chiunque viva in un assetto familiare non sa ben spiegare a se stesso o agli altri il perché effettivamente stia lì, viva con determinate persone, segua regole e codici impliciti e strutturati ma che difficilmente verrebbero descritti come innaturali. “Legami biologici e istinto naturale di autoconservazione”, le aveva risposto una volta Rick.

Ma perché, non lo so, fate colazione tutti insieme? Vivete tutti insieme nella stessa casa? Avete stanze che condividete?”, lo aveva rimbeccato.

Stereotipi culturali”.

A cui anche tu aderisci”.

Vivo immerso nella società”.

Ma affermi di essere superiore a queste cose. E perché non ti ribelli?”.

Al che Rick si era alzato e se n’era semplicemente andato. Anche il più testardo degli autarchici deve venire a patti che a tutti serve la sicurezza di regole esterne.

La dottoressa Wong spera non succeda un’altra volta, però. Non adesso dove lui è protagonista – e quindi le probabilità si fanno più ampie. “Ritorniamo alla domanda iniziale”.

Rick e Morty, sì”, Summer annuisce e si stringe nelle spalle. “Il loro rapporto non è complesso, davvero. Uno dei due fa una cazzata, l’altro diventa una iena, poi risolvono il problema e fanno pace finché lo schema non si ripete”.

E tu cosa ne pensi?”.

Beth all’improvviso sbotta. “Stiamo facendo terapia familiare o gossip?”.

La sua versione spaziale l’appoggia. “Sì, non credo che ti stiamo pagando per chiacchierare davanti tè e pasticcini, Doc. Soprattutto perché non ci sono né tè né pasticcini”.

È il rischio delle domande circolari, quello di apparire superficiale e addirittura inutile, soprattutto a chi non riguarda direttamente” spiega pragmaticamente Wong, “ma se effettivamente lo fosse, non verrebbe spesso utilizzato nelle sessioni di terapia familiare. Possiamo sempre cambiare impostazione quando volete, però”.

I-io penso sia utile, mamma- uh- mamme”, si fa spazio la voce di Morty. “V-voglio capire se c’è qualcosa da migliorare”.

Rick sembra parlottare fra sé e sé, come se avesse già ampi spunti da offrire.

Beth annuisce alla risposta di suo figlio. Space Beth sembra ancora poco propensa ad accettare così facilmente questo approccio. “E tu, papà? Cosa ne pensi?”.

Lui fa il distaccato. “A me basta che la messa sia finita e poter andare in pace, capisci cosa intendo”. Non guarda negli occhi nessuno e all’unisono tutti sembrano cogliere che in realtà la cosa gli interessa, e molto.

La bionda steampunk sbuffa. “Sì, potete continuare”.

Penso”, Summer si riappropria del discorso, “penso che nonno Rick sia stato molto fortunato che mamma e papà siano stati abbastanza negligenti da non domandarsi davvero dove portasse Morty e cosa gli facesse fare, e farsi bastare solo che lui tornasse vivo”.

Io protestavo!”, la interrompe Jerry. “Non mi davate ascolto”.

E perché avremmo dovuto?” gli fa, acido, Rick.

Non protestavi abbastanza”, Summer si rivolge a suo padre, con fare accusatorio. “Non avevi le palle per andare contro la mamma o il nonno e pensare a tuo figlio. Non te ne importava abbastanza”.

Ma che cosa dici?”, si rabbuia Jerry. “Io voglio bene a Morty!”.

Tutti noi vogliamo bene a Morty!”, la rossa risponde troppo velocemente, senza pensare le sue parole. Quando se ne accorge, è ormai troppo tardi, tanto vale continuare: “Ma dov’eri quando aveva gli occhi rossi e consumati dal pianto? Quando smetteva di mangiare perché qualunque cosa avesse fatto o visto era troppo traumatica? Quando ha smesso di ridere? E non ditemi che faccio la drammatica, perché ve ne siete accorti pure voi”.

Eccola, la miccia. Avrebbe acceso uno scontro che rasentava il pacifico nelle migliori delle ipotesi, ma almeno ci sarebbe stato sfogo e apertura. Da lì, i tasselli per costruire un nuovo percorso formativo.

Jerry diviene silenzioso. È punto sul vivo e la vergogna lo porta poi a dire aspre parole: “Sì, probabilmente ero troppo distratto, come te che volevi tanto fare qualcosa, ma Tiki Toki o come si chiama era troppo urgente”.

L’aria diventa tesa e c’è davvero silenzio. Nessuno pare fiatare. Summer trema e quello che emette è un singhiozzo. “Vaffanculo, cazzo!” impreca quando non riesce più a nascondere le lacrime. La Wong le porge la scatola con dentro i fazzoletti. Vorrebbe abbracciarla, ma sa che non è questo di cui lei ha veramente bisogno. La rossa prova ad asciugarsi le lacrime e continuare. “Facile dare tutta la colpa a Rick. Sì, ha distrutto un ragazzo e ce lo ha riconsegnato come fosse niente. Schifarlo come se ora non stesse cercando di migliorare le cose. Odiarlo come se alla fine l’unico ad esserci lì per Morty non fosse stato lui, qualunque siano stati i suoi veri scopi all’inizio. Davvero, troppo, troppo facile. La verità è che siamo stati noi a iniziare il lavoro, ancor prima che Rick arrivasse e incasinasse le nostre vite. La verità è l’unica cosa in cui la nostra famiglia è brava è distruggere, e lo sta facendo proprio sul cardine che ci tiene uniti. Vuole tenerci uniti. Ma smetterà di farlo”.

Wong si sporge verso di lei. “Che cosa intendi con questo, Summer?”.

Morty lo sa, e questo è abbastanza”, risponde secca lei. “O almeno ci sta pensando, se lo sta chiedendo. Ma probabilmente è vero che gli altri ne sanno più di te che te stesso. Se è così, so che cosa vuole. Merda”, la sua voce si incrina nell’ultima parola, come se volette tornare a piangere.

La rossa è visibilmente turbata e tutto il resto della famiglia è grigia in volto. Tranne Morty, che guarda lontano come se non fosse lì. Sta chiaramente pensando e Wong spera non sia qualcosa che aumenterà il grado di rischio del soggetto informazione. Il suicidio e l’autolesionismo non sono argomenti usciti affatto nelle sue sedute private con il giovane, però mai dire mai, niente è più sbagliato di illudersi che un paziente ti stia raccontando tutta la verità.

È quando osserva Morty che scopre che Rick la sta guardando, fissando con un’intensità tale come se volesse chiederle qualcosa senza farlo apertamente. La sta supplicando. Rick Sànchez, l’autoproclamatosi dio, sta supplicando una misera mortale che nemmeno rispetta fino in fondo.

Professionalmente, sa che non deve rivelare informazioni sulle sue sedute private ad altre persone, seppur legate al paziente. Umanamente, si ritrova a far di no con il capo. L’uomo distoglie immediatamente lo sguardo e i suoi muscoli non sono più tesi.

Ma se non è la prospettiva di morte autoindotta a disturbare la giovane donna, lo è qualcosa di collegato: un andar via, una fuga probabilmente seguita con la cancellazione di ogni possibilità di contatto. Un abbandono diretto e senza possibilità di impedimento.

E tu che cosa vuoi, Summer?” le domanda, tenera nel tono.

Vorrei far qualcosa per impedirlo. Ma so che succederà, perché il danno è stato fatto già troppo tempo fa. E-e una parte di me vuole che lo faccia, perché è quello che merita, che noi meritiamo”.

Come mai ve lo meritate?”.

"Perché lui ci vuole bene", risponde Summer e tutto intorno a lei tace. La prende come una spinta per continuare: "Qualunque cosa facciamo, sappiamo già che ci perdonerà. Lo diamo per scontato, ma ci tiene uniti. Lavora come se fosse una famiglia intera, si fa anche la nostra parte, e noi dormiamo tranquilli. Arriverà poi la notte in cui non riusciremo mai a chiudere occhio", trema leggermente ancora. "So che arriverà. Me lo immagino, per lo meno".

Passano i secondi e nessuno fiata. Nessuno la interrompe più.

"Vorrei essere io quella che lo farà, e forse succederà", lei ammette, "ma dopo di lui, perché non ci sarà niente per cui restare. E tutto andrà in pezzi. Alla fine, anche Morty è bravo a distruggere, se vuole".

Nessuno lo guarda in quegli occhi da cucciolo che promettono di rimanere sempre lì per loro, perché ama tutta la sua famiglia. Di chi ha come valore imprescindibile l'amore, ma che pian piano sta capendo che non basta per essere felici.

Tutti zitti e persi nella loro foschia di pensieri e riflessioni.

"Non serve a niente, ma… Scusa, Morty" è l’ultima cosa che Summer dice. Sa che è inutile, che il giorno dopo tornerà la solita sé, ma se vuole qualcosa e non può prendersela come vorrebbe fare di solito, almeno deve provarci.

Nessuno se lo aspetta, ma ha creato un effetto domino potente. Jerry addolcisce lo sguardo e fa “Scusa, bello”. Subito a seguirlo c’è Beth, che ha del rimorso da buttar via e chiede a Morty “Perdonami, tesoro”. La sua versione spaziale è dietro di lei e sospira, annuisce.

Rick è l’ultimo ad avvicinarsi ma il primo a notarlo.

Morty sta piangendo. Perché quelle lacrime? Si è commosso al gesto plateale di affetto? È emotivamente scosso, perché non se l'aspettava? Ha paura che non riaccadrà più? O Summer ha colpito nel segno: lui ha davvero bisogno di scappare da ciò che ama e se ne vergogna?

Le domande lasciano spazio però anche all'osservazione del comportamento. Morty trema. Un cumulo di nervi: esploderà appena qualcuno lo toccherà. Ma nella sua famiglia il coraggio non manca (perfino a Jerry) e tutti lo circondano. Beth terrestre va subito ad abbracciarlo. Prova a cullarlo sussurrandogli deboli parole gentili. Space Beth è dietro di lui, e strofina la schiena, sfregando la felpa. Una pacca sulla spalla è meglio di niente. È un chiaro messaggio, in effetti. Jerry è anche lui lì. "È tutto apposto, campione" dice dolcemente, rassicurante, e gli scompiglia i riccioli ribelli. Summer non è affettuosa e non lo sfiora nemmeno, ma è l'unica che lui guardi.

Lei gli sorride, perché tutto è apposto, tutto va bene. So il tuo segreto. Mi mancherai, ma è così che deve andare. È distrutta.

E Rick è stato il primo a toccarlo e l'ultimo a lasciarlo andare. La sua mano prende ampio spazio sulla minuta spalla. Avvicina il volto al suo e sussurra qualcosa destinato a Morty soltanto, l’unico degno di ricevere la risposta a un mistero divino, a quanto pare.

La sveglia suona. È finita l’ora per questa sessione. Rompe la magia di quel ritrovato umanesimo e li riporta al tempo del decadimento.


Il giorno dopo, tutto ritorna come se niente fosse successo.


NdA


So di star saturando il fandom di efp con le mie fanfiction, ma non posso farci niente. È iniziata la settima stagione e sto studiando intervento assistenziale per le famiglie, il che mi ha portato a ispirarmi per questa fic. La vera denominazione del corso è pero Pedagogia delle famiglie, perché sono sempre a scienze dell’educazione – specifico perché non avendo studiato a livello psicoterapeutico, alcune informazioni potrebbero essere inesatte, visto che lo scopo del libro da cui ho ripreso le mie fonti sulle domande circolari tende più a formare educatori socio-pedagogici che terapisti (anche se spesso queste due figure collaborano).

Oltre a ciò, volevo immergermi come al solito ad un analisi introspettiva dei personaggi, con un metodo abbastanza basico (seduta terapeutica) ma con quella sferza in più. Doveva essere Summer-centric inizialmente, con lei che lamentava di voler qualcuno sempre presente nella sua vita come Rick e Morty lo sono l’uno per l’altro, ma avevo già scritto qualcosa di simile, perciò ho cambiato rotta. Così da Summer-centric è diventata Morty-centric. Non aiuta che io abbia palesemente un personaggio preferito.

Purtroppo per questa stagione, io avverto una separazione, ma questa volta non sarà Rick ad allontanarsi.

Non è una fanfiction rickmorty, ma chi sono io per giudicare chi la vuole interpretare così? Ce lo vedo Rick a ritenere pure lui Morty “un paperotto che ha fatto l’imprinting” (si veste pure di giallo, damn) e così “paperotto” diventa un nomignolo usato per sfotterlo, finché non diventerà così abusato da rientrare nel linguaggio quotidiano (“mi porti da mangiare che sto in questo laboratorio sotterraneo da dieci ore, paperotto?”).

Per il resto nada, spero che questa stagione ci riservi tanti bei episodi, magari un po’ più appassionanti rispetto al primo lol. Un salutone a Wayne ma anche a voi!

Alla prossima!

   
 
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