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Autore: Aliseia    20/10/2023    1 recensioni
[The Adventurer - Il mistero dello scrigno di Mida]
Will si era sentito il padrone del mondo… Almeno finché il giovane Mundi non era entrato in giardino, l’aria ombrosa e il corpo di una statua.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Around The Midas Box'
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Fandom: The Adventurer (movie) – Around The Wolrld in 80 days (futuro crossover) – Good Omens Extended Universe (ispirazione)
Genere: Angst, Romantico, Introspettivo
Rating: Mature
Personaggi: Will Charity, Charles Mundi

Note alla storia: Se leggete i fandoms citati all’inizio, capirete il futuro crossover, abbastanza popolare nel Good Omens Extended Universe. Per ora la storia si svolge dopo il film The Adventurer – il segreto dello scrigno di Mida
A Miky: so che sai accogliere anche i monelli più monelli, e come Will non puoi fare a meno di amarli
A Abby: avrò modo di raccontarti gli intrecci e le trame nati da questo crossover. L’idea di mettere insieme certi personaggi non è mia, ma in qualche modo funziona e andando avanti è diventata fatalmente inevitabile XD
 
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa e nelle future storie in gran parte non appartengono a me ma a G. P. Taylor, a Jules Verne e agli altri autori del Good Omens Extended Universe
 
 The Boy With The Thorn In His Side


The boy with the thorn in his side
Behind the hatred, there lies
A murderous desire for love

How can they look into my eyes
And still they don't believe me?
How can they hear me say those words
Still they don't believe me?
And if they don't believe me now
Will they ever believe me?
And if they don't believe me now
Will they ever, they ever believe me?
Oh, oh, oh, oh

The boy with the thorn in his side
Behind the hatred there lies
A plundering desire for l-l-love

How can they see the love in our eyes
And still they don't believe us?
And after all this time
They don't want to believe us

 
The boy with the thorn in his side – The Smiths
 
 
Charles ora era nudo. Pressando tra le dita i suoi riccioli bruni Will scese con le labbra lungo il solco della schiena e poi più giu. La voce che poco prima suonava irridente divenne più torbida ed esitante, Charles arrestò il respiro per un istante poi prese ad ansimare. Un soffio impercettibile all’inizio poi un intervallo più lungo tra una parola e l’altra e i suoi discorsi sempre più confusi e sconnessi.
Con molto garbo Will eseguiva movimenti che lo preparavano, le sue dita gentili raggiungevano luoghi nascosti innervando la sua carne di sconosciuti piaceri. Poi con sapiente lentezza entrò in lui. L’altro contrasse i muscoli, inarcò la schiena, biascicò una protesta poi con un gemito profondo si arrese. Will invece restava silenzioso, si mordeva le labbra e si godeva ogni istante di quell’atto a lungo sognato. I gemiti di Charles divennero più lunghi e profondi “Will,,,” sussurrò mentre si accarezzava da solo. E Will capì che lo avrebbe sognato ancora. A lungo. Forse per sempre.
 
*
 
Lo sognava spesso. Lo sognava com’era allora, in quel pomeriggio antico e pieno di sole. Seduto sul bordo della fontana, i pantaloni fino alle ginocchia lasciavano scoperta un po’ di pelle abbronzata, con la gamba piegata si esaminava una ferita inesistente. Il polpaccio sottile, elegante, stropicciava con le lunghe dita la pelle color ambra come se fosse stato trafitto da una spina. Lo “spinario”. Così si chiamava la statua del giovane col capo piegato, i capelli ondulati sulla nuca, tutto intento ad estrarre una spina. I Greci e i Romani andavano pazzi per quel simbolo malizioso, elusivo, al punto di riprodurre quell’immagine in innumerevoli preziosi esemplari. Il giovane Will aveva pensato a quello e al fatto che il ragazzo dalle gambe lunghissime era più elegante di lui anche così, a torso nudo e con le brache corte. Più bello…Ma questo in lui non suscitava invidia. Un turbamento, semmai, la sensazione acutissima di essere fuori posto e insieme nel posto giusto, dove restare per sempre. Dritto impalato, in piedi davanti a uno sconosciuto che lo ignorava, tuttora intento a studiare una ferita invisibile che gli aveva deturpato il vergine tallone.
L’anziano Lord Mundi aveva ascoltato Will nella relazione d’esame alla Rugby School, il massimo tra gli istituti che i Charity potevano permettersi. Will era figlio di un militare e di una governante, l’unico figlio di un matrimonio avvenuto in età avanzata, il padre sperava di avviarlo alla carriera militare, la madre a quella ecclesiastica. Il giovanotto a dire il vero eccelleva in tante discipline e dopo sei anni di religione e filosofia avrebbe amato approfondire le materie scientifiche, la storia e l’archeologia. Ma non c’era speranza per un giovane che poteva contare solo sull’ingegno vivace, sulla simpatia e sull’affascinante sorriso… almeno finché Lord Edmund Mundi, uomo aperto e moderno, non lo aveva udito nella relazione finale del suo ciclo di studi. Un ragazzo così brillante non doveva limitarsi alla carriera militare, doveva diventare una risorsa della Corona. Oxford, dunque. E di fronte all’orgoglioso rifiuto di Mr Charity, Edmund aveva opposto la sua volontà tenace e il suo talento naturale nel manipolare il prossimo. “È solo un prestito, Charity. Tuo figlio diventerà un grande uomo, Un medico, uno scienziato, magari sarà a capo del paese… E il bene che ne deriverà per la Gran Bretagna mi ripagherà di ogni spesa!”
Il giovane Will si era dimostrato entusiasta e indifferente alle proteste del padre aveva garbatamente espresso la sua preferenza per l’Istituto di Archeologia. “Ciò unirebbe lo studio con l’azione!” aveva affermato con quel suo sorriso e il vecchio Edmund aveva battuto le mani sulle ginocchia, ridendo con lui per quella carriera che si prospettava così affascinante e ricca di avventure. Il Sergente Charity si era arreso e Will si era sentito il padrone del mondo… Almeno finché il giovane Mundi non era entrato in giardino, l’aria ombrosa e il corpo di una statua. Lo aveva ostentatamente ignorato, sedendo sul bordo della fontana, esaminando il piede nudo in quella posa così caratteristica per poi alzare all’improvviso lo sguardo. Occhi neri, intensi e indecifrabili. “Sei Will?” “Sì” “Non ti riconoscevo, non ci vediamo da tanto…”
“Dai tempi delle superiori… com’è andata? Eton, giusto?” Will aveva deglutito. Persa l’usuale baldanza spostava il peso da una gamba all’altra, sentendosi brutto e goffo. Una risata argentina aveva incrinato la tensione tra loro, una giovane donna dai capelli color cenere era entrata in giardino con una grazia un po’ legnosa ma seducente, movendosi come un fuso dritta e leggera “Charles? Dove sei?” Charles lo spinario si era sollevato, l’aveva accolta tra le proprie braccia. Li sovrastava entrambi in altezza. “Catherine, ti presento Will…  Il nuovo protégé di mio padre.” “Oh, Charles, che definizione riduttiva! – Lei si era voltata verso Will, porgendogli la mano – Sono la fidanzata di Charles. Lei è Mister Charity… Avremo il piacere di studiare insieme, ho sentito molto parlare di Lei. Dei suoi successi negli studi e nello sport… rugby, giusto? “
Will si era levato il cappello, con un gesto elegante e un po’ demodé. “Sì… oh beh, per quello che riguarda il rugby i miei successi si limitano al campo da gioco della scuola superiore, temo di non avere il fisico, c’è poco da fare… - Will sorrideva – Ma per gli studi sento di aver già trovato un valido aiuto. Due validi aiuti” Lo sguardo di Will si era esteso anche a Charles, che li osservava in silenzio. Lei aveva una stretta di mano forte e decisa, inusuale in una donna. La sua affabilità, la spontaneità avevano conquistato Will all’istante. Di fronte a lei non si sentiva né goffo né brutto. Anzi, sfoderando tutte le sue arti seduttive era riuscito ad affascinare entrambi, coinvolgendoli nello studio misterioso dell’archeologia.
 
E ora, vent’anni dopo, si trovavano tutti e tre in Egitto. Charles e Catherine si erano sposati, avevano due figli. Will era noto come un farfallone, corteggiava donne disinibite e bellissime che però invariabilmente lo lasciavano dopo pochi mesi. Alcuni sorridendo alludevano al fatto che Will fosse da sempre innamorato di Catherine. Altri, con sguardi più torbidi e meno sorrisi, insinuavano che al Capitano Charity forse le donne non piacessero poi così tanto. Qualche insolente giovanotto dei bassifondi avrebbe potuto affermare le stesse cose, e con cognizione di causa.
Ma in Egitto (o nelle altre esotiche mete dei loro studi) nessuno faceva loro domande. Qualcuno avrebbe potuto chiedersi, piuttosto, come mai Mrs Catherine non si vedesse da un po’. Altri, più informati, avrebbero detto con sicurezza di aver visto lui, Charles, ma si faceva chiamare con un altro nome…
 
“Lei dov’è…” Will puntava la sua pistola, gli occhi attenti sul suo avversario, un piede sulla soglia per impedirgli di chiudere la porta.
“Al sicuro” rispose l’altro con voce profonda, seduto sulla poltrona, senza scomporsi sotto la minaccia dell’arma.
“Al sicuro? È viva Charles? Dimmi che non hai fatto niente di irreparabile…”
“Per chi mi hai preso?” Charles si sollevò, lo sguardo incuriosito che studiava Charity in ogni particolare. La giacca stazzonata, la camicia che non era certo fresca di bucato. I riccioli pieni di sabbia. “Ma dove sei stato?” sbottò Charles, arrivando ad allungare due dita per afferrare una ciocca ribelle che sfuggiva al cilindro di Will. L’altro si ritrasse. Lo sguardo era colmo di dolore, governava a stento la voce. “Charles… Tua moglie. I tuoi figli!”
Charles sbuffò. “È al sicuro, Will. Non puoi smettere un attimo di preoccuparti per lei? Per loro?” Lo sguardo nero indagò il bel volto contratto di Charity. “Will… rilassati. Catherine ora è su un traghetto e la sua destinazione finale è l’Inghilterra. Non sa come ci è arrivata, è ancora un po’ stordita dalle droghe che le abbiamo somministrato…”
Will sgranò gli occhi, inorridito.
“Oh, Will, stai diventando noioso… Ti ripeto che Catherine non corre alcun pericolo… Né tantomeno i ragazzi”
“Come hai potuto…” ansimò Will. Per la prima volta Charles divenne serio “Tu non puoi sapere…Qual è stata la mia vita negli ultimi anni…”
“Ah, no? Una moglie incantevole, due splendidi figli. Una cattedra prestigiosa a Oxford. Ci sono sorti peggiori, non credi Charles?”
Will era sprofondato nell’altra poltrona, la testa abbandonata sullo schienale, le braccia inerti in grembo. Charles avrebbe potuto sottrargli l’arma senza grande sforzo, ma sembrava completamente assorbito dal loro confronto. “Sono malato, Will.”
Charity si raddrizzò. “Come, malato?”
“È una malattia grave. Non morirò, non temere. Non ora… Ma potrei. Emofilia, Will”
Charity emise un gemito.
“E ho bisogno, capisci, dello scrigno di Mida, del ciondolo, e di tutto quello che potrebbe prolungare la mia esistenza. Renderla più sicura. Sai cosa significa non poter fare niente, o quasi, per paura della ferità più banale? Ma io voglio un’esistenza degna di essere vissuta, Will. A qualsiasi costo… Catherine voleva che mi sottoponessi alla cura delle acque miracolose, la stessa che aiuta i vecchietti dell’Hotel Regent a curare qualche acciacco. Mezzi leciti, piccoli risultati. Io non la penso allo stesso modo… Il potere dello scrigno è immenso, le acque sono rese miracolose dalla semplice prossimità di un oggetto così potente. Ma il raggio che ne esce, mortale per gli esseri viventi, cambia la struttura molecolare dei liquidi che attraversa. Ottenendo l’effetto opposto: la vita. L’elisir di lunga vita, ti dice niente questa espressione? Certo, la quantità ottenuta sarebbe minima, e poi lo scrigno perderebbe ogni potere… Ma ne varrebbe la pena”
“La stessa forza, diluita, potrebbe curare tante malattie, salvare vite” Charity sospirò come se conoscesse già la risposta a quell’obiezione che sembrava costargli tanta fatica. Charles non staccava gli occhi dai suoi. “Sì, è vero. Sono un uomo malvagio. Egoista. Ora lo sa anche Catherine. Tu lo sapevi già… - Charles sorrise con una specie di tristezza – tu mi conosci meglio di lei. Da sempre. Ma sei sempre stato leale. Fedele… E, Will, potresti sopportare il rischio di perdermi… se ci fosse un modo per salvarmi?” Charles boccheggiò, gli occhi lucidi. Non poteva rispondere, ma non ce n’era bisogno.
“Io… feriti, morti…”
“Non volevo – Charles scosse violentemente la testa – Non ho ordinato gli omicidi. Certo non posso dire di essermi alleato con persone per bene…” Charles inalberò un sorrisetto tirato.
“Ma ti rendi conto…” mormorò Will.
“Non accetto questo moralismo da parte tua - Charles si sollevò di scatto – Ed è inutile dirlo: se non sei con me, sei contro di me.”
Charity restava abbandonato sulla poltrona. Era evidente, non aveva più energia da sfruttare né obiezioni da presentare, era solo sfinito. Posò deliberatamente la pistola sul tavolinetto di fronte a sé. “Perché proprio io, Charles? Perché eri così sicuro che avrei capito?”
“Perché… tu tieni a me.”
Will sbuffò. Ripeté la domanda con più esasperazione. “Perché io, Charles? Cosa ti fa pensare che sarei più indulgente di tua moglie?”
“Perché tu ti preoccupi per me.”
Charity si sollevò, affrontando Mundi con il mento alzato e gli occhi da pazzo “Mi stai usando, Charles? Stai facendo quello che… quello che fai da sempre? Ti servi di me per i tuoi scopi?”
“Lei può vivere senza di me. Anche i ragazzi.”
“E io, Charles? Io non posso?”
“No – rispose Charles gravemente – non puoi.” Non c’erano né sarcasmo né sfida nelle parole di Charles Mundi. Solo la conferma ad alta voce di una cosa che entrambi sapevano. Da tanto, tanto tempo.
“Perché?” chiese Will con gli occhi che ardevano.
“Perché tu mi vuoi.” Sussurrò Charles, ma senza seduzione. Era un semplice, tragico dato di fatto.
“Perché…” ripeté Will.
“Perché tu mi ami.”
Scattarono insieme, Charles gettò via l’arma, Will lo afferrò ai fianchi per fermarlo. Charles lo strinse, si cercarono, entrambi folli di rabbia e di dolore. Entrambi famelici. Dal primo istante in cui incollarono le labbra Will non dubitò. Entrambi lo volevano. Entrambi desideravano quel bacio disperato, tra lacrime e rantoli, intrecciando le lingue per divorarsi a vicenda e poi di nuovo rallentando per assaggiarsi a piccoli morsi. Si baciarono a lungo, perdendosi in quello, solo in quello per non affrontare le parole e i gesti che sarebbero venuti poi. Will si staccò per primo. “Ti consegnerò alla polizia”
“Non lo farai” Charles si avvicinò di nuovo.
“Lo farò.”
“Domani…” sospirò Charles.
Will si staccò di nuovo, questa volta più freddo. “Davvero credi che baratterei la mia dignità… il mio onore?”
“Io non credo niente, Will. So solo che ti voglio.”
Will sospirò e il suo viso era contratto in una smorfia indignata e disperata. Ma le belle mani di Charles già liberavano i bottoni della camicia, a uno a uno lasciando affiorare la sua pelle nuda. Quella pelle ambrata, perfetta, a lungo desiderata. Charles aderì a Will ancora completamente vestito. Charity poteva sentire il suo cuore, il suo calore, il suo odore di sole e di pomeriggi antichi. Charles sorrise, Will lo attirò a sé con la mano che ne ghermiva la nuca, le dita intrecciate tra i riccioli scuri. Lo baciò ancora e fu perduto.
  
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