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Autore: LuHuiMeng    20/10/2023    1 recensioni
Cosa succederebbe se la maledizione di Ranma lo dividesse tra parte buona e parte cattiva, anziché maschile e femminile? Come vivrebbero questa condizione a casa Tendo? E come sarebbe la convivenza di Akane con ben due Ranma mezzi?
Questa storia nasce da una ri-lettura, dopo molti anni, de “Il visconte dimezzato” di Calvino. Buona lettura!
Genere: Commedia, Fantasy, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Genma Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ranma trascorse tutto il giorno successivo il loro rientro a riflettere sul da farsi. Uno consumò le tegole del tetto, l’altro scavò una trincea in giardino a furia di fare avanti e indietro su una gamba sola. 
Akane invece era più distratta del solito. Se Kasumi non l’avesse fermata, avrebbe accompagnato il padre in accademia in pigiama; inoltre entrò in bagno convinta di essere in cucina e cercò di fare la spesa alle poste.
Le due sorelle maggiori la osservavano senza indagare troppo: la conoscevano bene. Sospettavano che le terme avessero smosso qualcosa nei due giovani, anche se sicuramente non era appassito nessun fiore, come invece avevano auspicato i genitori.
I sergenti Tendo e Saotome, infatti, erano sicuri del successo della loro imboscata e stavano architettando la prossima mossa per portare avanti il loro infallibile piano di far sposare i propri eredi.
Ranma, però, anticipò tutti.

Quella sera il sergente Tendo, appena varcato il portone al rientro a casa, si ritrovò davanti il mezzo Ranma arcigno.
“Akane deve sposare l’altro mio mezzo, ormai l’ha compromessa e deve risponderne. Ho deciso così, parla tu con tua figlia.”
E scomparve saltando il muro di cinta.
Soun non se lo fece ripetere due volte: “Akaneee!”
Nello stesso momento il sergente Saotome, appena uscito dal dojo dopo una sessione di allenamento, si ritrovò davanti il suo mezzo figlio titubante.
“Onorevole padre, permettete una parola. Ho molto a cuore la felicità di tutti e temo di essere causa di infelicità in questa casa. Me ne andrò, a patto che Akane sposi la mia metà. Lei merita il meglio e lui dice di esserlo, il sergente Tendo avrà un genero destinato a grandi successi in battaglia e voi ne sarete fiero. Ho deciso così, parlate voi con vostra nuora.”
E scomparve saltando sul tetto del dojo.
Genma non se lo fece ripetere due volte: “Akaneee!”

Il salotto della famiglia Tendo non aveva mai ospitato tanta tensione in un colpo solo. I patriarchi fronteggiavano la giovane Tendo, che alle spalle aveva il supporto delle sorelle. 
“Akane, tu sposerai Ranma…” dissero all’unisono per poi fermarsi e guardarsi sgomenti.
“Ranma l’ha detto a me!” esclamarono di nuovo nello stesso momento.
Akane era esasperata. “Si può sapere cosa sta succedendo?”
Il padre si schiarì la voce: “Ho parlato con Ranma e mi ha detto che vuole che sposi la metà che ha… ehm… condiviso il tuo letto.”
“Prego?” fece lei alzando un sopracciglio.
“E a me ha detto che vuole che sposi la metà più forte.”
La ragazza incrociò le braccia: “Quindi quale delle due metà dovrei sposare secondo voi?” 
Da dietro le arrivò una risatina di Nabiki e un sospiro di Kasumi.
“Oh beh” fece la sorella maggiore “se non altro ha imparato a cedere.” Akane la guardò stupita. Kasumi riprese: “Prova a pensarci. Non so cosa vi siate detti alle terme, ma sembra proprio che abbia imparato a fare un passo indietro. È perfino disposto a farti vivere per sempre con l’altro se stesso, pur di vederti felice.”
“Fe… felice?” Akane ripensò al suo tanzaku. 
“Ora tocca a te sorellina” incalzò Nabiki. “Con quale dei due preferisci stare?”
Akane si alzò in piedi, con i pugni stretti. “Io non…” si fermò e raccolse i pensieri. Quale dei due? 
Rivide Ranma vicino al suo viso, quando l’aveva vegliata, regalato le rose, riparato lo specchio, quasi baciata, salvata alle terme… che senso aveva pensarlo dimezzato?
“Io non… preferisco stare con nessuno dei due!” 
Attraversò la stanza e salì le scale. Si chiuse in camera e non uscì per tutta la sera.

“Andiamo, scendi da lì che ti devo parlare.” 
Nabiki aveva scovato una metà di Ranma vagare sui tetti attorno alla loro casa.
“Che vuoi?” fece quello senza voltarsi.
“Sempre molto cortese, eh? Non capisco proprio perché mia sorella voglia sposarti.”
In un lampo se lo trovò davanti. 
“Che hai detto?”
“Quello che hai sentito, caro il mio piccolo cognato. Le nozze sono fissate per domani, al dojo. Ci vediamo nel giardino.” 
Ranma rimase solo.
“Ha scelto me?” si disse con voce incredula. 
Poi un pensiero lo attraversò. “E non poteva farlo subito? Dannata ragazza!”

Nabiki proseguì il suo giro, finché non si ritrovò al parco, dove l’altro pezzo del ragazzo stava guardando il suo riflesso nel lago.
“Pensieri?” gli chiese avvicinandosi.
“Oh, Nabiki, buonasera.”
“Ho una notizia da darti. Akane ha deciso di sposarsi.”
Il pezzo di cuore di Ranma fece un salto all’indietro. 
“Be… bene. Sono felice per loro.”
“Loro? Voi, se mai.”
“Co… come dici?”
“Vai a prepararti. Sposerai Akane. Le nozze sono fissate per domani, al dojo. Ci vediamo all’ingresso della casa.”
Se ne andò, lasciando il povero dimezzato piegato su se stesso con la mano sul viso. 
“Ha scelto me, infine. Devo rispettare la sua decisione e onorare la promessa!”
Nabiki rientrò a casa: “Non temere sorellina” si disse “Ho tutto sotto controllo.”
Il mattino seguente Akane stava scendendo per la colazione. Non arrivò mai in cucina.

“È arrivato?” bisbigliò Kasumi.
“Sì. Un pezzo alla volta ma è arrivato. Andiamo a prenderlo”  sussurrò Nabiki.
Le due si diressero nei punti di ritrovo. Lo sposo aveva scelto l’alta uniforme dell’esercito imperiale giapponese: una metà aveva optato per il bianco, l’altra per il nero. La mantella, dello stesso colore del completo, copriva la parte mancante per entrambi, che si sorreggevano su una gruccia. 
Stava molto bene, osservarono le future cognate a distanza, ed era anche molto agitato. Almeno fino a che non arrivarono nello stesso momento all'ingresso del dojo. 
“Che ci fa lui qui?” esclamò uno, già sul piede di guerra.
“Sono felice di vedere che sei stato invitato” fece l’altro.
Ranma era pronto a colpirsi quando le sorelle Tendo spalancarono le porte scorrevoli della palestra: la musica di un biwa (1) gli arrivò alle orecchie, mista a singhiozzi.
Quando il ragazzo dimezzato si voltò, trovò il dojo pieno di gente. Riconobbe alcuni studenti dell’accademia, tra cui quell’impiastro di Hibiki che stringeva i pugni, con la fidanzata avvinghiata addosso e sorridente; il caporale Kuno che era stato legato e imbavagliato; il dottor Tofu, seduto vicino ad uno che aveva tutta l’aria di essere un altro dottore, con i capelli mezzi bianchi e mezzi neri, una katana in cintura e un piccolo assistente a fianco; erano presenti anche alcuni vicini del quartiere. 
Dal fondo della sala proveniva la fonte dei suoni che aveva sentito: da un lato Tendo che versava copiose lacrime, dall’altro suo padre che suonava il biwa.
Ranma però non ebbe più modo di prestare attenzione al contorno, perché al centro del dojo trovò ciò che gli faceva tornare il cuore a battere intero, ciò che gli uniformava il respiro e la vista. 
Akane era rivolta verso la platea, vestita con il bianco kimono nuziale, lo sguardo basso e il trucco appena accennato. Per un attimo Ranma smise di respirare e dimenticò l’altro suo mezzo. 
Stava per sposarla.
Avanzò con passo uniforme, si muoveva in maniera talmente simultanea che, se non fosse stato per quel mezzo metro di distanza tra i due pezzi, sembrava fosse tornato intero.
Ad un tratto Akane alzò lo sguardo, aprì gli occhi sbattendo le palpebre, come se si stesse svegliando, e li fissò su di lui.
“Ranma, ma che…?” 
Si mise una mano alla testa e si guardò attorno. “Che sta succedendo qui?”
Nabiki si fece avanti: “Hai detto che non preferisci nessuno dei due. Perché non vuoi sceglierne uno dei due, giusto? Quindi ecco qua: se li sposi entrambi è come sposare Ranma intero.”
Ranma si bloccò interdetto.
“Nabiki ma io…” disse uno.
“Mi hai ingannato vecchia strega.” ringhiò l’altro.
“Pensavo che Akane volesse sposare…”
“ME.”
“…me.”
I due si guardarono. Il Ranma in nero si tolse la mantella gettandola addosso all’altro e si mise in posizione di attacco.
“Ora basta. Risolviamola qui. Io e te. Chi sopravvive la sposa.”
“Ranma fermati!” La richiesta di Akane non venne ascoltata.
Anche il Ranma in bianco si mise in guardia, togliendosi la mantella e piegandola insieme all’altra. 
“Non mi sottrarrò alla sfida: che duello d’onore sia e che sia di spada.”
L’altro Ranma corse con l’aiuto della gruccia verso Hibiki, prendendogli la Kyuu guntou che quell’idiota aveva sempre con sé. La sua metà non fu da meno: corse verso quel dottore sconosciuto e gli sfilò dal fodero la katana che portava. Un brivido gli percorse le vene ma lo ignorò.
I due si sfidarono senza mezzi termini. Il pubblico spaventato lasciò la sala, nel panico Kuno venne trascinato via come una crisalide. Rimasero solo le famiglie degli sposi e i dottori con l’assistente per dovere di soccorso.
Ranma si avventò su se stesso con una spada per mano, pronto a tagliarsi in altri pezzi pur di estirpare la metà scomoda, la metà che causava infelicità all’altra. 
Trattandosi però dello stesso corpo, ognuno anticipava le mosse dell’altro, mancando ogni volta il bersaglio perché andava a colpire il punto dove non c’era nulla, o meglio dove avrebbe dovuto esserci lui stesso.
Nel frattempo Akane era spaventata, consapevole che se avesse perso uno dei due, avrebbe perso entrambi. Perché quello era Ranma, il Ranma di cui ormai non poteva più fare a meno, che non le usciva dalla testa, su cui fantasticava se mai fosse tornato intero. Ranma era sia uno sia l’altro. Dopo tutti quei mesi, sapeva che non sarebbe stato lui, senza un pezzo.
“Ti scongiuro, fermati! Razza di cretino!” urlò cominciando a correre verso i due Ranma mezzi.
Bastò questo a distrarli: per non ferirla lanciarono via le spade, le quali volarono in aria ricadendo su di loro. I due fendenti li colpirono di profilo, riaprendo di nuovo la vecchia ferita che era stata cucita in Cina. Caddero a terra svenuti. 
Akane si chinò sul ragazzo dimezzato: “Scemo! Non c’era bisogno di arrivare a tanto per…” 
Ranma non respirava.  Akane raggelò. 
“Oh cielo! Dottore… presto!” urlò la sorella maggiore.
Tofu si avvicinò. Kasumi si avvicinò. Troppo. Tofu non resse l’emozione.
L’altro dottore levò di torno il povero collega stordito e armeggiò con bende, unguenti, sigilli e maledizioni.
Ranma era tra la vita e la morte.




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(1) Liuto giapponese a manico corto

   
 
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