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Autore: RuWeasley    20/10/2023    0 recensioni
ripenso che ogni 'come stai?' tu mi abbia chiesto sia servito solo a riuscire a legittimarti in un posto poco confortevole, come le mie gambe, come il divano di casa, come il sedile della mia macchina.
dodici racconti autoconclusivi di epiloghi imbarazzati, romanticismo abbozzato, cuti sfiorate, sguardi sommessi - un manifesto sulle emozioni lievi, su come non ci sia niente da imparare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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le unghie! mi ero dimenticato di tagliarmi le unghie. non avevo molte cose da fare prima che lei arrivasse, però non ho combinato in qualche modo. è che avevo questa sensazione di bidone domenicale che mi ha totalmente bloccato. dovevo lavarmi, mangiare, decidere cosa guardare. ah già e tagliarmi le unghie. quando lei ha suonato al citofono a malapena ero uscito dalla doccia, e le ho aperto coi capelli bagnati facendola aspettare sulla soglia. lei è divertente e con la frangetta, ci siamo presentati dietro il bar isabella ma poi non ci siamo più parlati per un po’. a casa ero spigliato e le ho offerto un bicchiere di vino e dell’insalata di riso venere terribile che ho preparato la sera prima. non gliel’ho descritta come terribile ma lei comunque ha rifiutato, aveva già mangiato. io ne ho mangiato due bocconi e mi sono versato un bicchiere di vino e l’ho invitata in camera, con una spigliatezza che da sobrio non mi sarebbe appartenuta. in camera abbiamo fatto le cose che fanno gli adolescenti. abbiamo bevuto il vino dei miei genitori, abbiamo ascoltato la musica, abbiamo guardato un anime. non ho mai smesso di essere in fissa con evangelion ma in quel periodo la cosa era particolarmente grave. lo iniziammo insieme giorni prima. in quella domenica abbiamo guardato gli episodi centrali, quelli dove c’è ancora spazio per le piccole sciocchezze preadolescenziali dei protagonisti, quando tutto ancora era calmo, tolte le terrificanti creature imponenti gigantesche e biblicamente quasi accurate. forse ci siamo baciati subito, forse dopo un po’. lei mi piaceva molto ma io non ne sapevo granché di queste cose. perchè non ci siamo mai messi insieme? con un’ingenuità analoga mi sono riempito un altro bicchiere di vino, e gliene ho versato uno anche a lei. a un certo punto lei ha smesso di bere ed io non ci ho fatto immediatamente caso. poi c’è stato un sorso preciso di un bicchiere preciso in cui ho realizzato: ho bevuto imbarazzantemente troppo. in casa siamo rimasti per un altro po’ e l’alcool ha lasciato ai posteri solo tre scene;

la prima: io e lei ci siamo stesi buttandoci di schiena sul letto dei miei genitori, la musica era altissima e io ricordo la prospettiva da dentro, avevamo le teste vicine e le gambe lontane, era quasi romantico, euforico in maniera alcolica, gasato e dolce; io ricordo la prospettiva da fuori ed ho immaginato sid e cassie che si stendono sul tappeto elastico. skins l’abbiamo guardato insieme settimane dopo, appena finito evangelion.

la seconda: la mia faccia tra le sue gambe, in maniera intima e quasi volgare e zozza - leccarsi da pischelli è una faccenda veramente imbranata. in quel periodo per me il sesso era ancora staccato dal mio desiderio ma l’eccitazione di quel momento stava funzionando anche se non ricordo benissimo come ci fossimo arrivati.

la terza: ho sbrattato l’anima nel bagno piccolo in veranda. amaramente. ho guardato il vomito magenta nel cesso realizzando che semplicemente non avevo mangiato. un’altra cosa che dovevo fare prima che lei arrivasse.

mi sono sciacquato la bocca e i genitali e sono tornato nudo in camera mia. chiudendo la porta ho cercato di ricordarmi quando mi fossi tolto i vestiti, senza successo. dopo poco ho iniziato ad andare in paranoia: i miei mancavano da troppo tempo, sicuramente stavano arrivando, erano da qualche parte ed io non mi sarei fatto trovare nudo da mia madre. dovevamo andarcene dovevamo scappare immediatamente. non ricordo il tragitto da casa al box, ma quando l’abbiamo aperto ci siamo seduti uno vicino all’altra sul divanetto verde e la testa mi scoppiava. periodicamente provavo a vomitare senza che iniziassi a sentirmi meglio. in una sbronza normale mi sarei ripreso al secondo sbratto, e invece la testa non finiva di martellarmi. non ricordo se ci siamo toccati nel box; ricordo che le ho chiesto di andarsene ma non ricordo come. con una faccia distrutta e venendo mangiato dalle paranoie e dal mal di testa siamo usciti e ho chiuso il box e le ho chiesto scusa. nei brevi momenti lucidi da lì al mio risalire a casa mi sono chiesto cosa ha pensato delle mie scuse, delle mie condizioni, di quella domenica pomeriggio.

salito a casa c’era il crepuscolo. luce senza l’arancione del tramonto, solo un cielo non buio e dei miei non c’era ancora traccia. bere l’acqua, dovevo bere l’acqua. ho mandato giù due bicchieri ed ho messo una bottiglia d’acqua in frigo. faceva caldo, caldissimo. poi sono andato a dormire. dieci minuti dopo mi sono alzato, la luce neutra del crepuscolo mi confondeva. ho cercato l’acqua inutilmente: nel frigo non c’era. forse sono stupido ho pensato. ho messo altre tre bottiglie d’acqua in frigo e sono tornato a dormire.

quando mi sono svegliato la luce era identica. c’era ancora il crepuscolo. le nozioni di tempo e spazio e scopo hanno perso di significato. devo bere l’acqua ho pensato. ho aperto il frigo solo per realizzarmi estremamente preso in giro. vuoto. non l’ombra di una bottiglia d’acqua. ma come è possibile. non ha senso. spaesato e quasi nel panico ho iniziato a girovagare per casa perché quelle bottiglie di certo non possono essere andate lontano. ma poi dove sono i miei genitori - i miei genitori! ero convinto di aver trovato i responsabili e corro per il corridoio e spalanco la porta e faccio

voi! avete preso voi l’acqua!

i miei genitori sono stati evidentemente colti in flagrante, o forse, realizzavo dopo, era solo mattina. mio padre mi ha guardato corrugando la fronte e mi ha detto a voce molto bassa

…no

ma poi che ci fai sveglio a quest’ora guarda che tra tre ore devi andare a scuola.

la scuola! improvvisamente l’isola priva di spazio tempo e scopo del crepuscolo e di quel cielo scuro e ceruleo collassa su se stessa e sono stato immediatamente catapultato nella schifosa realtà dei fatti: l’ultimo lunedì di giugno prima della fine dell’anno. *

lei l’ho vista qualche giorno dopo alla giornata dell’arte della sua scuola, dario! come stai? mi ha chiesto, ed io le volevo chiedere di nuovo scusa, e le ho detto che stavo meglio, e che mi dispiaceva per quella domenica. senza girarci troppo attorno lei mi ha detto

comunque da’ guarda che mi hai fatto malissimo quel pomeriggio

le unghie! le maledette unghie! ecco cosa dovevo fare prima che lei arrivasse! sono diventato rossissimo e le ho chiesto scusa tantissime volte e lei ha riso. ci siamo sentiti un po’ di meno dopo quella domenica pomeriggio, ma qualche giorno dopo ci siamo rivisti a casa mia, ma skins ancora non l’avevamo iniziato. questa volta ero sobrio, e spogliandoci pensavo alle mie unghie curate e i miei gesti erano attentissimi, cauti con gli avanzi dell’imbarazzo di qualche giorno prima. quando lei si è tolta la maglietta le ho guardato le tette e poi ho realizzato: è la prima volta che le guardo le tette.

ma come cazzo è possibile.

// chronos feasts on his children - unkown mortal orchestra: quando lei me li ha consigliati ho pensato che avevano un nome stupido. l’unico consiglio che non era trip-hop, quello che mi ha affascinato di meno, con cui poi sono andato in fissa di più.

 
   
 
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