Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: ambertwo    21/10/2023    0 recensioni
A buio quasi calato, arrivò l'ora di rientrare. Charlotte ed Amaryllis si salutarono; Charlotte smise immediatamente di badare a qualsiasi cosa, intenta a controllare se ci fossero nuove chiamate sul cellulare, mentre imboccava la via di casa; Amaryllis rimase semplicemente ferma a guardare l'altra allontanarsi, in silenzio, persa nei suoi pensieri. Si tolse qualcosa dalla tasca e lo guardò.
"Se fosse per me... lo realizzerei, il tuo desiderio. Però... però non me ne sono rimasti".

***
La storia del passato della strega Charlotte e delle persone a lei più care, ambientata durante la serie originale.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Charlotte, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non abbassare mai la guardia quando combatti contro una strega. Non è nell'interesse di nessuno dei due.
Non sentirti in colpa per le tue azioni. Uccidere una strega non ti rende colpevole di alcun peccato...
No... in realtà, questo
è il nostro obbligo.


Essere come te

La ragazza con i capelli arancioni stava ferma in mezzo ad un mucchio di famigli che giacevano inermi ai suoi piedi, feriti, uccisi dall'insolita arma che la ragazza teneva con una mano. Non erano stati eliminati tutti, ma lei non ci badava - quelli rimasti erano perlopiù attaccati alla strega; piccole creature simili a dei fiori con un singolo occhio al centro dei loro petali. La strega, nel contempo, guardava lei: chiunque avrebbe visto la forma della creatura come quella di un cervello, sostenuto da braccia con troppe articolazioni al posto di vene o arterie - agli occhi della ragazza, con quei famigli addosso, sembrava un bouquet di fiori. La barriera in cui si trovava, una libreria abbandonata coperta di vegetazione, sembrava aiutare quella percezione distorta. In un certo senso, l'immagine completa le faceva provare un po' di pietà per ciò che stava per accadere; sapeva tuttavia che esitare non era un'opzione. Il sangue le colava dalla fronte e ne poteva sentire il sapore nella bocca.
Si preparò, stringendo quella che pareva essere una gigantesca penna stilografica alta quanto lei, e spiccò un salto abbastanza alto da sovrastare la strega. Un singolo, gigantesco occhio la seguì con lo sguardo, protetto da quello che sembrava uno strato di vetro. La ragazza doveva concentrarsi e centrare il bersaglio; sbagliare mira avrebbe significato finire catturata dalle molteplici mani nella creatura, e con tutta probabilità finire dilaniata da esse.
Con un rapido movimento, si issò la penna al di sopra della testa; alla fine della caduta libera, la gettò in avanti, facendo cozzare la punta di metallo contro il vetro che proteggeva la strega. Occhiali, per un occhio, forse? Il vetro non oppose resistenza, frantumandosi immediatamente in mille pezzi: la ragazza non si scompose, e continuò nella sua direzione, infilzando il gigantesco occhio cercando di provocare una ferita profonda il più possibile.
La ragazza passò praticamente attraverso la strega mentre quest'ultima incominciava a decomporsi e svanire in un vortice di particelle scure; atterrò sui piedi, per poi cadere immediatamente in ginocchio, stremata, il vestito macchiato di sangue ora di origine incerta. Il Grief Seed lasciato dalla creatura cadde a pochi metri da lei, mentre cercava di riprendere fiato.
Anche questa era andata. Non era morta nemmeno questa volta.
Mentre il suo respiro incominciava a tornare regolare, una voce allegra sopraggiunse alle sue spalle.
"Forte! E' stato fortissimo, Amaryllis!"
Un'altra ragazza, con i capelli rosso ciliegia legati in due code voluminose ai lati della sua testa, le si avvicinò con un enorme sorriso.
"Non so cosa darei per essere come te."
Amaryllis ricambiò lo sguardo della ragazza senza sorridere, mentre il suo vestito da puella magi si trasformava, lasciando nuovamente il posto all'uniforme scolastica che la ragazza indossava normalmente; uguale a quella che indossava la nuova arrivata.
"Pensaci!" continuò quest'ultima, con un sorriso ancora più largo e gli occhi che praticamente brillavano. "Insomma, pensaci! Una supereroina con poteri magici, che combatte contro i mostri per proteggere la città... proprio come in un manga!"
L'altra continuò a fissarla con occhi vuoti, apparentemente incerta su come rispondere.
"Uh..." incominciò. "Charlotte, potresti... potresti tapparti la bocca, cretina?".
Charlotte parve ricevere quelle parole come una mazzata dritta in testa; fece un respiro profondo, portandosi una mano al petto in un gesto teatrale - chiaramente, ancora una volta, non prendendo la questione sul serio. Amaryllis, dal canto suo, si limitò a sospirare e a portarsi una mano al viso, per asciugare un po' del sangue che le colava nella bocca dalla fronte. Pur avendo imparato a tollerare l'odore, era ormai nauseata da quel sapore metallico.
"...Non posso credere che ancora devo sentirmi dire cretinate del genere da te" continuò la ragazza, lanciando all'altra la stessa occhiataccia con la quale l'aveva guardata poco prima, sempre con quei suoi occhi vuoti. "Mi vedi sul punto di schiattare un giorno si e l'altro pure... e ancora il tuo cervello continua a farti sembrare tutto quello che ti circonda come se fosse una stupida storia fantasy qualunque. Potresti... potresti prendere un po' più sul serio la mia vita?".
Charlotte, che aveva ascoltato le parole dell'amica in silenzio, parve colpita da quell'affermazione. Abbassò lo sguardo, con quello che sembrava essere un misto di rassegnazione e malinconia - pareva essere persa nei suoi pensieri.
Al vederla così, Amaryllis si ammorbidì un po', abbozzando un timido sorriso comprensivo; i suoi occhi ora apparentemente più luminosi.
"Eddai... ora non c'è bisogno di fare quella faccia. La prossima volta ricordati solo che-"
"Sai, alcuni di quei mostri che distruggi sono veramente carini! Potremmo fare dei peluche con i loro design!"
Amaryllis non riuscì neppure a finire la frase prima che Charlotte la interrompesse, con un sorriso smagliante nuovamente in volto. Non aveva ascoltato una singola parola di quello che l'altra le aveva detto, era rimasta pensierosa probabilmente solo riflettendo su quanto fossero carini i mostri. La ragazza con i capelli arancioni tacque per alcuni secondi, trattenendo a stento l'istinto di urlare o tirarle una manata su quella sua faccetta di bronzo.
"... ma che parlo a fare."

Una donna con lunghi capelli chiari era seduta nel letto, flebo al braccio; la camera illuminata dalla calda luce del tardo pomeriggio, diversi piatti pieni di cibo assortito erano disposti sul tavolo là vicino, insieme ad una singola caramella alla fragola. La donna era totalmente disinteressata a tutto ciò; teneva la testa abbassata ad oltranza, apparentemente fissando il vuoto.
"Mamma!"
Solo quel suono parve riportarla alla realtà, facendole alzare la testa di scatto. Charlotte stava sulla porta, il viso che spuntava da una lunga sciarpa legata attorno al suo collo; un sorriso incerto sul viso, mentre si rivolgeva alla donna.
"... come stai oggi?"
La donna la guardò senza parlare per un secondo, poi mise su un sorriso estramamente tirato, e forse non del tutto sincero.
"... ciao, tesoro".

Il parco non era certo il posto migliore per lavorare a qualcosa, con gente che andava e veniva - spesso parlando a voce troppo alta - e lo scrosciare continuo dell'acqua nella fontana; ma Amaryllis non ci badava, concentrata com'era sul suo quaderno. Sulle pagine erano disegnati in maniera molto cruda alcuni segni incomprensibili; la ragazza pareva star lavorando all'associare quegli strani scarabocchi a delle lettere dell'alfabeto.
'Questi simboli... li trovi ovunque nelle barriere delle streghe', pensava tra se e se. 'forse lei aveva ragione... ed è davvero una sorta di linguaggio'.
Dopo aver cancellato alcuni scarabocchi dal foglio, fissò la pagina pensando intensamente. C'erano due simboli uguali nella 'parola' che tentava di tradurre; possibilmente la stessa lettera? Una vocale, magari. Provò ad associarla alla A. Tornò indietro di diverse pagine, fino ad arrivare ad alcune che contenevano appunti scritti in una calligrafia molto più ordinata; lesse con attenzione quella che pareva una tabella incompleta, poi ritornò alla sua traduzione; le lettere associate ai simboli sembravano formare una parola - Savia.
'Se riesco a continuare il suo lavoro... potrei persino scoprire da dove vengono le streghe'.
La concentrazione di Amaryllis venne interrotta da una persona che, tutto ad un tratto, si sedette accanto a lei - mettendo le gambe sulla panchina e ranicchiandosi, senza fiatare.
"Oh, ehilà, Charlotte. Come sta tua mamma...?"
"Non bene".
Charlotte aveva un aria incredibilmente demoralizzata e le lacrime agli occhi. Sembrava una persona completamente diversa dalla ragazza che quella stessa mattina se la rideva spensierata alla vista delle sanguinose battaglie contro i mostri dell'amica.
"Sta mangiando sempre meno. Continua a dire che è per via dello schifo che le servono in ospedale... ma secondo me... secondo me sta solo peggiorando. So che le manca la sua cucina... ma non può essere la ragione per la quale si sta lasciando morire così".
Amaryllis rimase in silenzio per un po', incerta su cosa dire. Voleva consolare l'amica, ma lenta com'era, le parole non le venivano mai subito; si limitò a guardare in basso, verso il suo quaderno aperto, ma senza vederlo davvero.
Charlotte tirò su col naso, poi fece un mezzo sorriso voltandosi verso l'altra.
"Ehi, Amaryllis. Tu lo sai qual'è il piatto preferito di mia mamma?"
"La cheesecake".
Per una volta, almeno per una volta, Amaryllis aveva la risposta pronta.
"Proprio come te. Difficile dimenticarsene quando mi avete dato da mangiare tanta di quella roba che ora schifo il formaggio in generale".
Charlotte fece una buffa risatina al sentire quelle parole, chiamando alla mente ricordi d'infanzia passati con vari giochi e, soprattutto, pasti - probabilmente, gli stessi ricordi che stavano passando per la mente di Amaryllis.
"... in ogni caso, mi mancano quei tempi"
"Anche a me".
Charlotte continuò a sorridere quel suo triste sorriso, mentre le lacrime le scendevano sulle guance. Si appoggiò alla spalla dell'amica, come in cerca di supporto, o anche soltanto - letteralmente - di una spalla su cui piangere.
"Spero di riuscire il prima possibile a mangiare di nuovo insieme a mamma".

A buio quasi calato, arrivò l'ora di rientrare. Charlotte ed Amaryllis si salutarono; Charlotte smise immediatamente di badare a qualsiasi cosa, intenta a controllare se ci fossero nuove chiamate sul cellulare, mentre imboccava la via di casa; Amaryllis rimase semplicemente ferma a guardare l'altra allontanarsi, in silenzio, persa nei suoi pensieri. Si tolse qualcosa dalla tasca e lo guardò.
"Se fosse per me... lo realizzerei, il tuo desiderio. Però... però non me ne sono rimasti".
Qual'è il tuo desiderio?
Un flash le attraversò la mente mentre fissava il gioiello nella sua mano; una bambina, una creatura, una luce. La sua Soul Gem, la sua stessa anima nel palmo della sua mano, emetteva una flebile luce calda.
"Avrei voluto. Avrei voluto averne ancora."
  
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