Taglio. Affondo. I suoi pensieri gli giocano strani scherzi. Forse è solo la stanchezza accumulata nell’ennesima, infinita, torrida giornata lavorativa. Ricorda la lama della sua spada. Come rispondeva alle sue richieste. La sua grazia, la sua potenza. Il suo calore azzurro. Si chiede se avrà di nuovo la possibilità di brandirla.
Taglio. Affondo. Ora non c’è che un rozzo coltello nelle sue mani. Che seziona blocchi di carne che verranno confezionati e venduti. La carne è preziosa, su Tatooine. Una catena di montaggio, pochi crediti, occhi bassi e niente altro. Questa è la sua vita attuale.
I movimenti delle sue dita ormai sono automatici. Incisione. Affondo. Taglio. Cibo che non spetta a loro. Loro sono solo parte di una catena di montaggio. Intorno non c’è che il deserto. Nessuna speranza. La luce all’orizzonte è sterile. La stanchezza della sera è la sua sola compagna. E gli concederà solo un sonno teso, inquieto di poche ore, dopo uno sguardo da lontano al bambino che deve proteggere e un pasto frugale. Sognando un tempio sereno trasformato in un carnaio. Fontane, stanze, giardini. E poi un tappeto di corpi che avevano il volto dei suoi compagni.
Fino al mattino dopo e a un ciclo inutile che si ripete. Ad altra carne da ridurre in porzioni. Alla sua testa china sulla postazione di lavoro.
Incisione. Taglio. Affondo.