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Autore: amy_hime    04/11/2023    0 recensioni
Si voltò verso il muro, sferrando un pugno contro la parete in pietra, nel vano tentativo di sfogarsi. A quel colpo seguì un secondo, poi un terzo, mentre le nocche cominciavano a sanguinare. Thomas digrignò i denti, senza la minima intenzione di fermarsi, fino a quando delle dita sottili non si serrarono sul suo polso, senza fargli male, ma con fermezza.
-Thomas. Ti prego, smettila.
Negli occhi del suo compagno passò un lampo di dolore:-Sai bene che, se potessi, ti tirerei fuori di qui. Ma non posso. Non senza mettere a repentaglio la nostra vita.
-Marchiami. Sei l’unico a cui permetterei di farlo. Rendimi tuo, anima e corpo. Non potrò più sposare un Alfa qualunque.
Era una richiesta assurda, Thomas lo sapeva bene. Ma era la verità, voleva essere suo e di nessun altro. La mano dell’altro ragazzo gli sfiorò il volto, asciugando una lacrima di cui l’Omega non si era nemmeno accorto.
ATTENZIONE: NON-CON/DUB-CON, Victim Blaming, Mpreg
Genere: Fantasy, Omegaverse, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Byron Arclight/Tron, Michael Arclight/ Three, Sorpresa, Thomas Arclight/ Four
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incest, Mpreg, Tematiche delicate
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Da quanto tempo era segregato in quella cantina? Thomas non ne aveva idea. Era andato in calore almeno tre o quattro volte, il che corrispondeva all’incirca a due anni, da quel poco che ricordava. Anche se, considerato quanto gli era accaduto, non era sicuro di avere un ciclo regolare, non ancora, almeno. Chiuse gli occhi, stringendosi tra le dita la radice del naso, cercando di non pensare agli avvenimenti che lo avevano condotto in quella situazione, ma ormai i ricordi erano tornati, minacciando la sua stabilità mentale. Il calore improvviso, il primo della sua vita. Sebbene, così come Mihael, viveva letteralmente tappato in casa da quando aveva quindici anni, per evitare di essere aggredito dagli Alfa, qualcosa era andato storto. L’Omega non aveva immagini chiare della violenza che aveva subìto, e forse era meglio così. Preferiva credere di essere stato aggredito da un vagabondo a caso, ignorando quella vocina che gli ricordava che, nella residenza, gli Alfa si contavano sulle dita di una mano, e difficilmente le guardie avrebbero permesso ad una terza persona di avvicinarsi ai suoi appartamenti. Purtroppo, non riusciva a dimenticare lo sguardo gelido di suo padre, carico di disprezzo, quando, con voce tremante, aveva finalmente trovato il coraggio di confessare quanto gli era successo.

 

-Svergognato.

Thomas abbassò il capo, cercando le parole per difendersi. Non ne trovò. Avrebbe dovuto chiudersi in camera, anziché vagare per i corridoi alla ricerca dei farmaci. Chiedere a un servitore di andare al suo posto, o almeno di accompagnarlo. Portarsi dietro un’arma, lottare, era stato addestrato sommariamente durante l’infanzia. Oppure urlare di più. Batté le palpebre, nel tentativo di scacciare le lacrime:-Padre… io… io non…

-Taci. Sei un Omega, dovresti imparare a chiudere la bocca, quando sei con un Alfa. Cosa dice il tuo medico? Ti sarai fatto visitare, almeno.

Il ragazzo scosse il capo, non voleva più essere toccato, da chicchessia. Lo schiaffo fu tanto violento da fargli voltare la testa. Byron fece un cenno in direzione di due guardie, un Alfa e un Beta:-Portatelo di sotto. Fate in modo che non possa uscire… e chiamate dei medici.

 

Aveva urlato, mentre veniva visitato. Era troppo umiliante, venire toccato in quel modo, sotto lo sguardo impassibile del genitore. Dopo il responso del medico, l’Alfa si era allontanato, lasciando il giovane incatenato alla parete. Un paio di Beta si erano occupati della sua gravidanza, prendendolo a calci fino a quando tutto non era diventato nero. Con il respiro affannato, Thomas si strinse le braccia sull’addome, rannicchiato a terra fino a toccare il pavimento con la fronte. Se non era impazzito, in quei lunghi mesi passati nella penombra, era solo grazie a lui. Quel ragazzo che si ostinava a scendere nelle segrete, per fargli un po’ di compagnia, per aggiornarlo sugli avvenimenti recenti, per portargli dei farmaci durante il calore. Se fossero stati scoperti, le conseguenze sarebbero state tremende, per entrambi. Thomas non voleva pensarci. Voleva bene a quella persona, forse anche più di quanto fosse stato lecito… e i suoi sentimenti erano ricambiati. Lo sapeva, lo sentiva in quegli abbracci che cominciavano a durare un po’ di più del solito, nel tono di voce sempre più accorato, quando parlavano, in quei contatti all’apparenza casuali, ma che nessuno dei due accennava a voler interrompere. Sentì il suono dei suoi passi riecheggiare nei corridoi, e sorrise tra sé e sé.

 

-Molto probabilmente ti sposerai presto.

Thomas sgranò gli occhi, incredulo, mentre si riallacciava la camicia. Aveva impiegato molto tempo, ad abbandonare il terrore che aveva seguito lo stupro, ma quelle mani esili, coperte di calli, gli avevano insegnato, pazientemente, a considerare in maniera diversa il piacere. Del resto, il suo amante non si lamentava mai, quando gli chiedeva di fermarsi, quando, per un gesto di troppo, la realtà tornava a fondersi all’incubo.

-Io, sposarmi? Non essere sciocco. Non valgo nulla.

-Sei molto bello. Omega con un incarnato come il tuo sono rari, nelle nostre terre, lo sai. E soprattutto, sei fertile. È molto raro restare gravidi durante il primo calore.

L’Omega scoppiò in una risata aspra. Suo padre non vedeva l’ora di levarselo di torno, evidentemente. Gettò indietro la testa, senza troppe speranze per il futuro:-Che bel pensiero, passare la vita a sfornare figli. Non c’era cosa che desiderassi di più.

Si voltò verso il muro, sferrando un pugno contro la parete in pietra, nel vano tentativo di sfogarsi. A quel colpo seguì un secondo, poi un terzo, mentre le nocche cominciavano a sanguinare. Thomas digrignò i denti, senza la minima intenzione di fermarsi, fino a quando delle dita sottili non si serrarono sul suo polso, senza fargli male, ma con fermezza.

-Thomas. Ti prego, smettila.

Negli occhi del suo compagno passò un lampo di dolore:-Sai bene che, se potessi, ti tirerei fuori di qui. Ma non posso. Non senza mettere a repentaglio la nostra vita.

-Marchiami. Sei l’unico a cui permetterei di farlo. Rendimi tuo, anima e corpo. Non potrò più sposare un Alfa qualunque.

Era una richiesta assurda, Thomas lo sapeva bene. Ma era la verità, voleva essere suo e di nessun altro. La mano dell’altro ragazzo gli sfiorò il volto, asciugando una lacrima di cui l’Omega non si era nemmeno accorto.

-Thomas…

Uno scalpiccio riecheggiò nel corridoio buio, e Thomas si voltò, sentendosi un animale braccato. Non era possibile che i servitori fossero già lì, mancavano ancora alcune ore al momento del pasto… Sentì un brivido correre lungo la schiena, ogni tanto alcuni armigeri passavano davanti alla sua cella per deriderlo. Si voltò verso il suo amante:-Scappa. Vattene di qui. Ti puniranno.

Sul volto pallido dell’altro si dipinse un sorriso mesto:-Non ci sono vie d’uscita.

Thomas rimase ghiacciato sul posto. Il giovane gli si avvicinò, allacciandogli l’ultimo bottone della camicia.

-A quanto pare, non ci rivedremo per un po’. Mi dispiace, Thomas.

Dopo quel giorno, Thomas visse nell’inferno più nero.

 

 

-Avete ragione, non è male. Anzi.

Thomas aprì faticosamente gli occhi, disturbato da quella voce sconosciuta e dall’intenso odore di Alfa che stava ammorbando l’aria. Dall’altra parte delle sbarre si stagliavano tre sagome, illuminate dalla feroce luce della torcia retta da una delle tre figure. Era uno dei servitori Omega al servizio personale di suo padre, l’Omega lo riconobbe non senza una certa fatica. Non se l’aspettava così invecchiato. Con un grugnito, il giovane tornò a schermarsi il volto con il braccio, incapace di tollerare ancora il fulgore della fiaccola.

-Thomas. Alzati. Ti sembra questo il modo di comportarti davanti a un ospite? Un Alfa, per di più, che intende sposarti nonostante il tuo indecente passato.

Con un ghigno sprezzante, l’Omega obbedì, piegandosi in una grottesca parodia di riverenza verso il genitore: -Padre. Quale onore, vedervi di nuovo a farmi visita. Pensavo vi foste scordato di me.

L’Alfa aggrottò le sopracciglia, per nulla contento del suo comportamento. Senza dar segno di aver notato l’irritazione paterna, il giovane Omega dalla pelle scura si rivolse allo sconosciuto, un Alfa alto, elegantemente vestito di bianco:-Signore. Sono onorato di fare la vostra conoscenza. Vi guiderei, molto volentieri, alla scoperta dei miei dominii, ma, purtroppo, temo di non essere in possesso della chiave per aprire la porta; ad ogni modo, se aguzzate la vista, sicuramente potrete notare il mio pagliereccio, che condivido con una affettuosissima colonia di insetti, e la latrina, che ospita la mia guardia personale: si tratta di tre splendidi ratti, che hanno messo a repentaglio la loro vita per proteggermi da uno scarafaggio. Difficilmente avrei potuto trovare soldati più leali e meno costosi.

Sul volto del suo promesso sposo si dipinse un ghigno divertito:-Esilarante. Ora ho ancora più voglia di farti mio, ragazzo.

-Oh, quello. Ho una pessima notizia per voi, allora.- Thomas agitò la mano in aria, come a liquidare una questione di poca entità:-Ho già promesso il mio amore a qualcun altro, purtroppo. Sono Marchiato. Se il mio corpo non ne porta i segni, la mia anima sì.

Il viso affilato dell’Alfa si sporse verso le sbarre, con un sorriso crudele:-Ciò di cui parli, ragazzo, è solo una favoletta per bambini. Te lo dimostrerò prima di quanto immagini.

-Heartland. Perdonami, sono stato noncurante nell’educare mio figlio, ho fatto l’errore di dargli fiducia. Sta solo straparlando… Quando volevate celebrare le nozze, dicevate? Il mese prossimo?

L’Omega trasecolò:-Quando volevate informarmi, per caso? Il giorno prima della cerimonia?

-Non hai bisogno di essere messo a conoscenza di cose che non ti riguardano.

-Padre! Stiamo parlando del mio matrimonio!

Le sue parole caddero nel vuoto, mentre i due uomini si allontanavano parlottando, seguiti dal servitore. Thomas si lasciò scivolare contro il muro, ignorando il millepiedi che sfrecciò a tutta velocità accanto al suo piede.

 

 

C’era troppa luce, nei corridoi. Certo, nelle stanze del giovane Omega, le pesanti tende di velluto schermavano efficacemente la luce a cui gli occhi scarlatti di Thomas non erano più abituati, ma il resto della residenza era totalmente invaso da quel candore doloroso, che si rispecchiava sulle superfici lucide dei mobili, espandendosi anche lontano dalle finestre. Anche l’aria aveva un odore diverso. Non era solo il profumo dei feromoni Omega di Mihael, che il ragazzo dai capelli rosa tentava con scarso successo di tacitare, ma anche quello del cibo preparato nelle cucine (Thomas aveva sentito soprattutto la mancanza dello zucchero, e dei dolci in generale), quello di selvatico dei cani da caccia e dei cavalli di suo padre, e altri a cui il giovane non riusciva a dare un nome preciso, ma che appartenevano senza dubbio alla sua infanzia. Con un senso di crescente stupore, si rese conto, però, che mancava qualcosa. L’odore di freddo e di libri di Christopher si era affievolito. Come poteva essere? Suo padre non si sarebbe mai separato dal suo unico figlio Alfa, quello che avrebbe ereditato i suoi possedimenti. Senza perdere tempo, Thomas abbandonò la vasca da bagno, gettandosi addosso i primi abiti presentabili che riuscì a trovare, poi lasciò le sue stanze, asciugandosi i capelli con un asciugamano. Nessuno gli avrebbe impedito di scambiare due parole con suo fratello minore.

 

 

-Mi dispiace, signorino, suo fratello non può riceverla.

Thomas sostenne lo sguardo di Ryoga, l’attendente di Mihael. Un Beta non l’avrebbe fermato:-Fammi passare, se non vuoi che ti faccia cacciare da questa residenza.

Il Beta abbassò lo sguardo:-Mi piacerebbe, ma in quel caso sarebbe vostro padre a volere la mia testa. Non posso far entrare nessuno.

L’Omega incrociò le braccia sul petto, inclinando la testa di lato. Non se la sentiva di fare un torto del genere al povero Ryoga, che lavorava come uno schiavo per evitare che Rio, la sua gemella Omega, fosse costretta a vendere il suo corpo.

-Ryoga. Mi porteresti una tazza di tè, per favore?

La voce di Mihael giunse attutita da dietro la porta. Il Beta sorrise, inchinandosi verso l’uscio chiuso:-Come desideriate, signorino.

Thomas, ridacchiando tra sé e sé per l’astuzia del fratello, varcò la porta, trovandolo seduto sul letto, intento a lucidare la spada. Il giovanissimo Omega si alzò, infilando con cura l’arma nel fodero, avvicinandosi all’ospite. C’era qualcosa di diverso, in lui, Thomas non riusciva esattamente a dire cosa. Certo, era più alto, e aveva i capelli abbastanza lunghi da poterli legare in una coda bassa, ma… c’era anche dell’altro. La faccia, forse? Sembrava aver cambiato lineamenti, anche se di poco. Gli zigomi. La mandibola.

-Fratello? Qualcosa ti turba?

Il più grande inclinò la testa di lato:-Sei… diverso. Sembri più… Alfa, ecco.

Gli occhi verdi di Mihael brillarono di gioia. Sul volto pallido del giovane si aprì un ampio sorriso, che Thomas non vedeva da tanto tempo:-Dici davvero? Significa… molto, per me. Ryoga mi aveva spiegato come truccarmi per alterare le mie fattezze, ma non pensavo che…- si interruppe, chinando il capo:-Scusami. Tu stai per sposarti, e io sono qui a parlarti dei miei esperimenti con i cosmetici.

-Non è un problema, piccolo. Mi sei mancato.

Thomas scompigliò affettuosamente i morbidi capelli del fratello, poi accennò alla spada:-Da quanto hai smesso di tirare di scherma? Ti ho cercato nel cortile, ma, a quanto pare, è tanto che non ti fai più vedere in giro. Eri uno degli allievi più promettenti e tenaci, maestro Roku sente la tua mancanza.

Il giovane si incupì:-Ho dovuto smettere. Per nostro padre è un passatempo indecente, per un… Omega.

Pronunciò l’ultima parola come se fosse stata un insulto osceno. Thomas non commentò, sapeva che suo fratello avrebbe preferito mille volte essere nato Alfa. Un cupo silenzio calò sulla stanza, trascinando via quel debole barlume di speranza che si era acceso nel cuore dell’Omega. Per cambiare argomento, il giovane pose la domanda che lo aveva spinto a vagare per la residenza:-Mihael, che fine ha fatto Chris? Non l’ho visto in giro.

-Oh. Giusto, non potevi saperlo. Si è sposato, e ha preferito trasferirsi… il suo Omega è molto legato alla famiglia, a quanto pare.

-Chris sposato?

Era un pensiero assurdo. Non riusciva a immaginare il fratello legato stabilmente a qualcuno, insomma, non era quel genere di persona. Mihael scrollò le spalle:-Con un Omega della casa Tenjo. Uno basso, biondo e con le orecchie grandi.

-Tutto qua?

-… Dovrei sapere altro? L’ho visto di sfuggita, una volta sola. Cosa pretendi da me?

Nonostante l’espressione seccata, la voce di Mihael era divertita. Aveva un debole per gli Omega, e una capacità incredibile di raccogliere informazioni. Thomas inclinò la testa di lato:-Oh, andiamo, sto solo cercando di capire che faccia abbia il tizio che sfornerà i miei nipotini. È chiedere troppo?

-Ha le ciglia lunghe e gli occhi a mandorla. Sì, è basso, anche per essere un Omega, ma usa i tacchi per sembrare più alto. E… ha delle belle dita sottili. Purtroppo, le unghie sono squadrate, come quelle di Ryoga.

-Sei ancora alla ricerca della mano perfetta?

-Sempre.- Mihael accavallò le gambe:-Comunque, non preoccuparti, dovrebbero tornare in tempo per il tuo matrimonio.

Thomas sentì l’amaro in bocca, non aveva voglia di pensare al destino che lo attendeva. Molto probabilmente, avrebbe comunque passato buona parte della sua vita segregato o, peggio, marchiato da una persona per cui non provava nulla. La sua unica speranza era che lui fosse più veloce. Se fosse stato marchiato da quella persona, allora, il matrimonio sarebbe saltato. Certo, suo padre sarebbe andato su tutte le furie, ma non avrebbe avuto voce in capitolo. Con quella flebile speranza nel cuore, Thomas si dispose ad aspettare, pazientemente, il momento propizio per poter formulare la sua richiesta.

 

 

Angolo Autrice: in origine, questa fic era un unico blocco di tredici pagine, ma, essendoci grossomodo tre “arc” narrativi, ho deciso di separarla in altrettanti capitoli, che posterò a cadenza mensile. Sì, Heartland rimarrà a farci compagnia… chiedo scusa per le ship decisamente discutibili, vi assicuro che la situazione migliorerà con il tempo.

   
 
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