Fumetti/Cartoni europei > Sandokan
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Autore: Fiore di Giada    07/11/2023    0 recensioni
Scritto per la challenge "Fate spazio alle flash fic" indetta sul gruppo facebook "Prompts are the way".
Genderbender. Yanez, in questa fic, è una donna e si chiama Alexandra. (nome scelto da me in onore della coraggiosa Alexandra David Neel).
Dopo un attacco, la giovane avventuriera resta ferita e Sandokan la assiste.
In un momento di delirio di lei, il giovane principe scopre un aspetto insolito di lei. Come la prenderà?
(le colline sono quelle di Lisbona)
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La luce della luna rompeva l’oscurità della capanna, illuminandola d’un vivo riflesso dorato.
Sandokan, seduto a poca distanza dal letto, fissava la figura di Alexandra, ivi distesa. Da tanti, troppi giorni lei era tormentata da una febbre crudele.
E i momenti di lucidità si susseguivano al delirio.
La sua mano, leggera, si posò sulla fronte di lei, umida di sudore. Come aveva fatto a non accorgersi dei suoi problemi di salute?
‒ Mia stupida sorellina… Perché non mi hai detto niente? ‒ mormorò, gli occhi lucidi d’amarezza. Una banda di pirati privi di onore aveva attaccato Mompracem.
Erano stati respinti, ma l'assalto non era rimasto privo di conseguenze.
Con un gesto nervoso del braccio, il giovane asiatico allontanò le lacrime, che tremavano nei suoi occhi. Alexandra era stata ferita alla spalla destra.
La lesione, apparentemente banale, si era infettata e una forte febbre l'aveva colpita.
− Ti prego, non abbandonarmi… Non so come farei, senza di te. − mormorò. Con sollecitudine, in quei giorni, si era occupato di lei.
Ma le medicine sembravano non avere alcun effetto.
 
Ad un tratto, la giovane aprì gli occhi, fissando un punto indefinito davanti a sé.
Sandokan sbarrò gli occhi, sorpreso. Che cosa era successo?
− Le mie colline… Finalmente, ho rivisto le mie colline… − si disse, il tono sognante.
Il pirata aggrottò le sopracciglia, stupito. Non era un semplice delirio indotto dalla febbre, ne era certo.
Le lacrime, ad un tratto, stillarono sulle guance di Alexandra, mentre deboli singhiozzi sollevavano il suo petto.
− Amata terra mia… Vorrei rivederti... Ma non posso… Non posso… − sussurrò.
Perché non mi ha mai detto che stava così male?, si chiese Sandokan, dispiaciuto. Quando parlava del suo paese natio, il viso di Alexandra si induriva, come quello d'una statua.
Eppure, in quel momento, rivelava una dilaniante nostalgia della sua terra.
Con delicatezza, Sandokan le cinse le spalle con le braccia e le fece appoggiare la testa sul suo petto.
− Sorella mia… Dovevi dirmelo. Non ti avrei mai impedito di tornare nella tua terra. −
 
Qualche istante dopo, il corpo di Alexandra si accasciò tra le braccia di Sandokan, come un cadavere.
− No… − sussurrò il giovane. No, non poteva essere morte.
A fatica, le palpebre di lei si sollevarono e i suoi occhi cerulei si rifletterono nelle iridi ambrate dell'altro.
− Non… Non dovresti essere qui...  Sei stanchissimo. − mormorò la giovane, la voce flebile.
A quelle parole, il giovane uomo scoppiò in una risata rauca e le sfiorò il viso, allontanandole i capelli arruffati.
Un brivido percorse la schiena dell'europea. Quei gesti affettuosi la turbavano.
− E lasciarti sola? Alexandra, no… Sarei rimasto accanto a te, fino al tuo risveglio. − replicò lui, pacato. Quella ragazza portoghese, superati i primi contrasti, era diventata indispensabile per lui.
E le sarebbe rimasto accanto, se lei avesse voluto.
Lei sollevò la mano e, a fatica, la appoggiò sul braccio di Sandokan. L'angoscia palpitava nelle parole affettuose del suo fratellino.
Aveva detto qualcosa di sbagliato, nel suo delirio?
− Se ti ho offeso, perdonami… − si scusò lei.
Le labbra di lui si sollevarono in un sorriso. Quelle parole, così sentite, lo intenerivano.
Pur provata dalla febbre, non aveva mai cessato di preoccuparsi per lui.
− Non preoccuparti di nulla, sorellina. E pensa a riprenderti. −
   
 
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