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Autore: aelfgifu    10/11/2023    4 recensioni
4 luglio 2013: un incontro inatteso sul traghetto Newcastle-Ijmuiden pone Hans van Veldeke di fronte alle sue fragilità di uomo e di marito. Sequel di “Il mondo è piccolo ovvero la ragazza col mal di mare”
Genere: Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Brian Cruyfford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hier, in deze wereld'
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Se
 
Al termine dell’ultimo allenamento stagionale Brian quasi fuggì, salutò tutti di corsa. Mentre usciva di slancio dagli spogliatoi, quasi buttò a terra l’allenatore che stava entrando. 
“Piano” gli disse Veldeke.
“Scusi, mister” esclamò lui “Valerie mi aspetta, non vorrei far tardi!” 
Hans gli cedette il passo:
“Allora prego, passa pure…” 
“Grazie, mister! Buone vacanze!” Brian gli strinse frettolosamente la mano e corse via. 
Hans sorrise sotto i baffi. Se c’era qualcuno che poteva capire Brian, la trasformazione che aveva subito quando aveva incontrato quella ragazza buffa e dolcissima, quello era lui.
 
***
 
Il 4 luglio 2013 Hans aveva preso il traghetto Newcastle-Ijmuiden non perché il suo volo fosse stato cancellato, ma perché era stato lui a perderlo apposta, infuriato com’era con Ria, dopo l’ennesimo litigio: Ria lo aveva accusato di darsi alla bella vita e di fregarsene della sua famiglia dopo averlo visto in televisione mentre festeggiava la vittoria contro l’Everton in un pub con alcuni compagni di squadra e alcune amiche dei suddetti compagni di squadra. Lui si era così incollerito che aveva chiuso la videochiamata in faccia alla moglie e aveva lanciato lo smartphone contro il muro. Lo smartphone era sopravvissuto, ma Hans, furioso, aveva deciso di non tornare a casa, neanche per la festa dei gemellini. Da quando erano nati Johan e Jacob le cose andavano così, da una parte Ria stava attaccata ai bambini tutto il tempo e non si interessava a nient’altro, dall’altra parte era sempre pronta a dare addosso a Hans per la minima stupidaggine. Lui aveva pensato che forse c’era qualcosa che Ria rimpiangeva, che la faceva stare male: aver lasciato il lavoro, per esempio. O lo stress dei figli. Ma era una libera professionista, avrebbe potuto riprendere a lavorare quando voleva; una tata a tempo pieno la aiutava con Johan e Jacob. Con ciò, si era categoricamente rifiutata di andare a Newcastle con i bambini, lo aveva costretto a fare una vita da single a cinquecento chilometri di distanza e poi se la prendeva se lui usciva a farsi una birra e si ritrovava circondato di belle ragazze Facevi bianco e Ria voleva nero, facevi nero e Ria voleva bianco. Hans non capiva più se fosse per dispetto o per malessere.
“Ne ho abbastanza” aveva urlato alla moglie prima di chiuderle il telefono in faccia. Poi però, man mano che le ore passavano, si era sentito sempre più in colpa. Passi per quella pazza che aveva sposato, ma i gemellini? Non stare con Johan e Jacob nel giorno del loro compleanno per ripicca nei confronti della loro mamma? Si sentì uno stupido. Febbrilmente cercò tutti i voli disponibili per Amsterdam, e mentre digitava sul suo portatile gli comparve una finestra pubblicitaria della DFDS. Il traghetto del giovedì partiva alle 17.40 per arrivare a Ijmuiden alle otto di mattina del giorno successivo. Hans pensò che sarebbe stato bello per una volta non prendere aerei.
 
*** 
 
Quando bussò alla porta della cabina accanto alla sua per capire cosa stesse succedendo, e si trovò di fronte quella ragazza che somigliava a un uccellino d’inverno, la prima reazione che ebbe fu quella di ridere. Ridere come si ride quando vediamo un gatto inseguire una pallina, ridere perché il mondo è bello, è buffo, è allegro. E quella ragazzetta magrolina lo conquistò in un istante, avrebbe voluto prenderla tra le braccia e cullarla per farla stare meglio. Si limitò a confortarla con ripetuti colpetti sulla schiena, ma mentre lo faceva si sentiva così contento che avrebbe voluto piangere. La portò a passeggiare sul ponte, come se fosse stato suo padre, e si diede arie da uomo saggio. La colmò di attenzioni; Valerie sorrideva e ringraziava.
 
*** 
 
Se. 
Se non avessi undici anni più di te, se non avessi moglie e due figli piccoli… Quella notte, sdraiato per quant’era lungo sul letto, le mani incrociate sullo stomaco, l’orecchio teso ad ascoltare il rumore delle onde del Mar del Nord, aveva avuto più volte la tentazione di alzarsi, uscire, bussare alla porta di Valerie, ed era sicuro che Valerie gli avrebbe aperto.
La mattina era stato più volte sul punto di chiederle il numero di telefono, ed era sicuro che lei glielo avrebbe dato, e magari avrebbero cominciato a sentirsi, e poi tornati nel Regno Unito per lui sarebbe stato uno scherzo andare fino a Edimburgo, o per Valerie scendere a Newcastle. 
E Ria? E i bambini? Ecco perché non era bene che stessero separati, lui lo aveva previsto nonostante le proteste di Ria che “almeno finché i gemelli sono piccoli non è giusto sbatacchiarli a destra e sinistra”. Era un uomo di trentun anni che viveva solo in un paese straniero e faceva una vita che lo esponeva a ogni sorta di tentazioni. E tentazioni volevano dire instabilità emotiva, instabilità emotiva voleva dire meno affidabilità in campo. Per non parlare delle conseguenze della cattiva pubblicità, del gossip, e della cattiva coscienza. Avrebbe dovuto assolutamente insistere con Ria, le avrebbe chiesto ancora una volta di trasferirsi a Newcastle con Johan e Jacob. L’avrebbe minacciata se necessario.
Sulla strada per Amsterdam aveva guardato più volte con la coda dell’occhio la ragazza magrolina e buffa che gli sedeva accanto, e lo aveva colto una sensazione di smarrimento; non ricordava di essersi mai sentito così. Stare vicino a te, si era detto mentalmente, rivolto a Valerie, è come respirare aria pulita.
Avrebbe voluto abbracciarla, baciarla, accarezzarla dappertutto, farla sua. Immaginò come poteva essere Valerie mentre faceva l’amore: dolce e sincera, si rispose. È difficile trovare una donna che sia sincera mentre fa l’amore, quello di solito è il momento in cui sono più false. Millenni di storia hanno insegnato loro che da come si comportano in quel momento dipende la loro sopravvivenza, aveva pensato, ma una come lei difficilmente riuscirebbe a sopravvivere in questo mondo. Come tutte le cose sincere e pulite. 
Per tre volte aveva aperto la bocca ed era stato a un passo dal chiederle di lasciargli il suo numero, ma aveva resistito, non sapeva neppure lui come, digrignando i denti, stringendo le mani sul volante come se lo volesse polverizzare, guardando avanti con ferocia.
Dopo che ebbe lasciato Valerie al suo B&B proseguì verso casa, ma non aveva percorso neanche due chilometri che non ne poté più, accostò, spense il motore. Adagiò la testa indietro e chiuse gli occhi.
 
***
 
Quando arrivò a casa, del tutto inatteso, trovò Ria che stava decorando il salotto con festoni di carta colorati, mentre la tata faceva fatica a tenere ferme le due piccole pesti che correvano dappertutto, volevano mettere le mani su tutto, ficcare il naso in tutto. 
“Buongiorno bambini, guardate chi c’è!”
“Papààà!!!” esclamò Jacob prendendo la rincorsa con l’intenzione di tuffarglisi tra le braccia, ma il risultato fu che lo placcò come un giocatore di rugby. Nel frattempo Johan gli si era aggrappato ai pantaloni. Ria lo guardò storto. È gelosa anche dell’amore che i bambini hanno per me, si disse Hans amaramente. Cercò di non pensarci, si sistemò coi gemelli sul divano del salotto e tirò fuori i cagnolini di peluche.
“Ecco due piccoli amici che hanno fatto compagnia  al papà durante il viaggio e che ora faranno compagnia a Johan e Jacob! Ma non mi hanno voluto dire i loro nomi, come pensate che si chiamino?” 
La tata lo guardava adorante. Lui le fece cenno: “Vieni qui, Jasmine, giochiamo un po’ insieme ai nuovi amici dei gemellini!” 
“No, Jasmine deve andare a controllare la torta di mele che è nel forno” si frappose Ria. 
“Allora vieni tu a giocare, mamma” sorrise Hans tendendole la mano. Lei cercò di ritrarsi, ma Hans fu più veloce. La vide arrossire.
 
***
 
Quella sera Hans litigò di nuovo con la moglie riguardo al trasferimento nel Regno Unito, e solo di fronte alla prevedibile, inflessibile presa di posizione di lei, senza sapere più che fare, ricorse all’ultima carta. 
“Se tu e i bambini non venite con me, chiedo il divorzio” lasciò cadere. 
Ria rimase per qualche lungo secondo senza parole, poi domandò:
“È un ricatto, Hans?” 
Lui si passò una mano tra i capelli.
“Chiamalo come ti pare ma sì, è un ricatto”.
E incominciò il suo racconto. 
“Ieri sera, sul traghetto, ho soccorso una ragazza inglese che aveva avuto un attacco di mal di mare.  Una ragazzina. Pulita e indifesa. E mi sono trovato a fantasticare su di lei. Ho avuto la tentazione di bussare alla sua cabina, questa notte. Ero certo che mi avrebbe fatto entrare. Stamattina ho avuto la tentazione di chiederle il numero di telefono, ed ero certo che me lo avrebbe dato. Ci saremmo potuti vedere a Newcastle, tanto chi se ne frega, mia moglie è ad Amsterdam, occhio non vede e cuore non duole”. 
“Non ci posso credere”. 
“Credici, Ria. E sai perché mi sono fermato? Solo perché lei mi ha regalato quei due peluche per Johan e Jacob, le avevo detto che oggi era il loro compleanno. Mi ha ricordato che sono un uomo sposato, un padre di famiglia, che ho delle responsabilità”.
Ria lo fissava. 
“E se tu non mi sei vicina, non sono sicuro di potercela fare” terminò Hans alzando le spalle. “Perciò tanto vale”. 
“Non ho capito se sei incredibilmente onesto o incredibilmente stronzo, Hans”. 
“Sono soprattutto un grande egoista” disse lui. “Parla chiaro: vuoi che rompa il contratto col Newcastle? Vuoi che torni a casa?” 
“Dio mio, no!”
“E allora cosa vuoi?” 
Ria lo guardò sorpresa e poi esplose: 
“Non lo so cosa voglio!”
Hans le si avvicinò, la strinse per le braccia.
“Credi che ci farebbe bene vedere uno psicoterapeuta? Io non avrei nessun problema ad andarci, sai”. 
Ria si ritrasse, sembrava offesa. Gli voltò le spalle e andò nella stanza dei bambini. In realtà non aveva il coraggio di guardare in faccia il marito; rientrò in camera solo quando fu certa che lui stesse dormendo.
 
***
 
L’autunno seguente la signora Veldeke si trasferì a Newcastle insieme a Johan e Jacob. Quell’anno Hans fu eletto miglior difensore della Premier League.
 
  
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