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Autore: Tynuccia    13/11/2023    1 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Di tutta quella fastidiosa circostanza, almeno, l’unico aspetto positivo era che si era potuto ritagliare del tempo, che solitamente non aveva, da passare con lei.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dearka Elthman, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ramanzina
 
 
 
“Mannaggia a me e a quando ti ho raccomandata per questo lavoro”.
Yzak Joule tirò il freno a mano, dopo aver parcheggiato. Nell’auto si propagò la risata divertita di sua moglie, al telefono, e ciò contribuì a peggiorare il suo umore, già nero nonostante ci fosse di mezzo la sua famiglia. 
 
“Sei un vero brontolone”, lo rimproverò bonariamente Shiho. “Fidati, preferirei essere lì con te che a questa stupida conferenza”.
 
“Anche la mia riunione sarebbe stata di una noia pestifera, ma almeno avrei potuto mettere a posto un paio di teste calde personalmente”, le fece notare lui, appoggiandosi pesantemente contro il sedile di pelle della sua auto. 
 
Durante il caos di un normalissimo giovedì pomeriggio, sia lui che la moglie erano stati contattati dalla Direzione dell’asilo frequentato da loro figlia, con la richiesta di presentarsi il prima possibile, seppur tranquillizzandoli sul fatto che non era successo nulla di grave alla piccola. 
Shiho sarebbe andata volentieri, ma quel giorno era previsto un suo intervento in qualità di Direttrice del centro di sperimentazione e, volente o nolente, l’albino Coordinator aveva dovuto spedire il suo segretario del Consiglio a prendere appunti su quanto sarebbe uscito durante l'ennesimo briefing con il Presidente Clyne ed i colleghi. 
 
“Vedi di concentrarti, e informami appena finisci con la maestra di Shirley”, disse quindi Shiho, perentoria. “Mandami un messaggio, poi lo leggo”.
 
Yzak roteò gli occhi al cielo, sogghignando appena. La maternità aveva reso l’ex Maggiore Hahnenfuss decisamente irriverente, ma non glielo avrebbe fatto notare o lei avrebbe ritorto che i loro due bambini avevano trasformato il Terrore di ZAFT in un placido cagnolino che non conosceva la parola no. “Agli ordini”, borbottò, andando a sistemarsi il colletto slacciato della divisa. Salutò la moglie e si apprestò ad uscire dall’auto, dirigendosi verso l’entrata dell’istituto che, come ogni volta, gli sembrava impossibilmente minuscolo, dai soffitti alla mobilia a misura di bambino, sperando ardentemente di non doversi sedere su una piccola sedia come l’ultima volta. Quella scriteriata di Shiho gli aveva fatto una foto, che era diventata argomento di fastidiose chiacchiere durante la visita istituzionale di Athrun e Cagalli. 
 
“Papino!”.
 
La voce di sua figlia gli fece riacquisire immediatamente una parvenza di buonumore e il soldato si acquattò, sorridendole. Appena l’aveva visto si era staccata dalla gonna della sua maestra ed aveva iniziato a correre verso di lui, che la prese in braccio ben volentieri. Di tutta quella fastidiosa circostanza, almeno, l’unico aspetto positivo era che si era potuto ritagliare del tempo, che solitamente non aveva, da passare con lei. 
 
“Cosa ci fai qua?”, domandò Shirley, regalandogli un sorriso sdentato e stringendosi al suo collo. “E la mamma?”.
 
“Aveva un impegno lavorativo. Comunque vedi di non fare la finta tonta, principessa”, le disse lui, facendola saltellare tra le braccia. “Cos’hai combinato?”. 
 
“Niente!”, si indignò la bambina, arricciando il nasino in un’espressione così battagliera che, per un attimo, gli sembrò di essere davanti a uno specchio. “Sono gli altri che sono degli stupidi idioti”.
 
Yzak dovette mordersi il labbro per non scoppiare in una poco educativa risata. “E su questo non ci piove”, mormorò, ma si affrettò a tacere quando la maestra si avvicinò loro. Gli bastavano le filippiche genitoriali di sua madre, senza che un’insegnante rincarasse la dose. 
 
“Comandante Joule, la stavamo aspettando”, disse la giovane, ed i suoi modi accomodanti e rilassati gli fecero pensare che davvero, non era successo niente di grave, e che avrebbe potuto continuare tranquillamente a lavorare senza essere disturbato. “Venga pure, la Direttrice e l’altro papà sono già seduti”.
 
Yzak aggrottò la fronte, non avendo preventivato che sarebbero stati coinvolti altri genitori, ma tutto ciò che riuscì ad uscirgli di bocca, una volta entrato, fu una sonora imprecazione, che fece storcere le labbra alla Direttrice, ma che fece ridere sia sua figlia, che l’altro ospite: Dearka Elthman, comodamente seduto davanti alla scrivania con un braccio attorno allo schienale. 
 
“Guarda te se devo incontrare il mio capo anche fuori dal lavoro”, si lamentò il biondo, pur sghignazzando, quindi si rivolse alla Direttrice con fare affabile. “Oggi era pure uno di quei giorni di pacchia… aveva molti impegni in Consiglio, il signorino”.
 
La donna annuì, evidentemente poco interessata, e Yzak marciò verso di lui. “Chi c’è in ufficio?”, lo interrogò, belligerante. 
 
“Comandante Joule, prego”, lo interruppe la Direttrice, indicando l’altra sedia con il braccio. “So che siete entrambi molto impegnati, quindi vediamo di non farvi perdere ulteriore tempo”. 
 
Indignato, ma con una figlia da educare in braccio, Yzak non poté fare altro che lasciarsi cadere al fianco di Dearka, e solo allora si accorse del bambino sulle sue ginocchia. “Elthman junior”, lo salutò, facendo un cenno del capo.
 
“Bella zio”, rispose il piccolo, picchiando una manina stretta a pugno sul suo braccio.
 
“Dov’è la zia Miriallia?”, domandò Shirley, apparentemente scocciata per essere stata ignorata fino a quel momento dagli altri tre. 
 
“Doveva lavorare”, fu la risposta del bambino, che venne prontamente fulminato da un’occhiataccia.
 
“Non ho mica chiesto a te, Elthman!”, sbottò lei. “Parlavamo tra di noi adulti”.
 
La Direttrice si schiarì la gola con uno studiato colpetto di tosse, soffocando l'ennesimo battibecco. “Bimbi, per favore”, disse, con tono conciliante, ma severo, quindi tornò a guardare i due padri. “Vi abbiamo convocato perché quest’oggi ci sono stati un po’ di… tafferugli”, li informò, selezionando con cura le parole. “Bradley ha cercato di spiare sotto la gonna di Shirley”.
 
Un verso scandalizzato raspò la gola di Yzak, a quella novità, seguito da una nuova poderosa imprecazione, mentre Dearka sembrò sul punto di esplodere se non avesse riso. “Brad!”, esclamò con voce strozzata, incapace di dissimulare il divertimento. “Non ti avevo forse detto di aspettare di avere almeno sei anni?”.
 
“Ma mancano ancora dieci mesi”, si lamentò il piccolo. "E allora sarà freddo, e le bambine non avranno più le gonne".
 
“Non posso certo darti torto”, convenne l’altro, traboccante d’orgoglio.
 
“Brutto cazzone che non sei altro, non sei per niente educativo!”, abbaiò Yzak all’indirizzo del camerata, non rendendosi conto che lui stesso non stava facendo una gran figura genitoriale in quel momento.  
 
“La prego, Comandante. Moderi il linguaggio”, intervenne la Direttrice, esasperata. 
 
“Uso le cazzo di parole che più si addicono ad una situazione così incresciosa!”, le rispose l’albino, digrignando i denti. “Mi auguro che vengano presi seri provvedimenti, signora, a tutela di mia figlia!”.
 
La donna strinse le labbra in una linea sottile. “Guardi che se è stato convocato, è perché anche Shirley ha fatto qualcosa”, lo informò, sorvolando sulla risata tonante che finalmente si concesse il Capitano Elthman. 
 
La bambina si impettì tutta, sollevando gli occhi viola sul padre con un certo compiacimento di sé. “Ho fatto proprio come avevi detto tu, papino”, ci tenne a fargli sapere. “Ho mollato un bel pugno sulla bocca di Cazzone Junior!”.
 
A riprova di ciò, Bradley tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un dentino da latte da mostrare gli altri. “Almeno stasera la fatina mi sgancerà un bel bigliettone”. 
 
Dearka perse tutta la tracotanza e fulminò con lo sguardo entrambi i Joule, specialmente l’amico, che a differenza sua sembrava aver ritrovato il buonumore. “Brad, tesoro, chiederemo alla fatina dello zio Yzak, visto che alla fine è tutta colpa sua, come sempre”.
 
“Ti sembra il momento di fare il tirchio?!”, si indignò l'altro. "E comunque il dente gli sarebbe partito a prescindere, prima o poi!".
 
La Direttrice esalò un sospiro, osservando la scena. Aveva di fronte due veterani delle guerre, soldati eccezionali che facevano parte dell'élite che la Terra e i PLANT dovevano ringraziare profusamente per aver ristabilito la pace, ed eppure, in quell'istante, erano soltanto due trentenni, intenti a bisticciare come se fossero stati loro i marmocchi.
Mentalmente si annotò che, la volta seguente - perché, visti i soggetti, ci sarebbe stata di sicuro - avrebbe contattato direttamente le mamme.
 
Una volta usciti dalla Direzione, Dearka sogghignò malevolo. "Tu aspetta solo che dica a Shiho che istighi la sua preziosa bambina a menare le mani".
 
Yzak sgranò gli occhi, ma si riebbe in fretta. "Vogliamo scommettere che Miriallia si incazzerà molto di più per il fatto che consigli a tuo figlio di spiare i pannolini delle mocciose?".
 
I due amici si fissarono per un istante, evidentemente consapevoli entrambi che le loro mogli non avrebbero dovuto mai scoprire il vero motivo per cui erano stati convocati dalla scuola materna, quel giorno. 
 
"Diremo che non era niente di che", borbottò l'albino, sventolando con noncuranza una mano in aria. 
 
"Ordinaria amministrazione", convenne il biondo, annuendo vigorosamente. "Anche perché, se dovessero essere messe al corrente dei fatti, non faremmo più s-e-s-s-o con loro per un mese".
 
"Zio Dearka, devi partecipare a una gara di spelling?", cinguettò Shirley all'indirizzo del Capitano Elthman. 
 
"Sì, gioia", rispose lui, sorridendole nonostante l'occhiataccia di Yzak. "Anzi, bambini, vi andrebbe un gelato?". I due espressero assenso con un baccano assordante. "E allora che gelato sia, ma...". Dearka fece una pausa, accucciandosi di fronte a loro. "Non potrete dire alle vostre mamme di pugni e sbirciatine. L'incontro con la Direttrice è andato divinamente. Siamo d'accordo?".
 
Yzak sospirò, passandosi stancamente una mano sul volto. "Stiamo veramente corrompendo i nostri figli con un dessert?".
 
Dearka lo spiò dal basso, assumendo un atteggiamento solenne. "Per scampare il divano farei questo ed altro".
  
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