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Autore: Alarnis    20/11/2023    0 recensioni
Lei era una principessa.
Lei era bellissima.
Lei era il centro di un mondo perfetto… o quasi.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia della principessa cattiva
 
Lei era una principessa.
Lei era bellissima.
Lei era il centro di un mondo perfetto… o quasi.
 
Lei amava circondarsi di cose preziose, perché appunto era una principessa.
Lei amava circondarsi di cose belle, perché lo era lei per prima: aggraziata, leggiadra e rigorosa.
Ma il mondo di cui lei era il centro era tutt’altro che perfetto e se ne accorse prima di un battito d’ali di un uccellino azzurro.
 
Si scoprì cattiva per necessità.
 
I primi avvisi c’erano stati tutti.
 
Lei amava il principe azzurro, ma lui non ricambiava il suo amore; perso com’era alla ricerca di se stesso prima e, spendendo, poi, le sue pigre giornate a cavallo, concedendo i suoi favori alla biancaneve di turno.
 
Al regno doveva pensarci lei.
Il re-padre era partito per la guerra oltre le loro terre e sua madre restava chiusa a rimirare il suo specchio tutto il giorno.
E così, come se non ci fosse null’altro che lei, doveva pensare alle udienze: bambini scomparsi nelle foreste in cui sciocchi genitori li avevano lasciati, pastorelli che avevano perso la loro scure, anatroccoli bullizzati e porcellini in cerca di casa.
 
A nulla serviva ricamare e suonare l’arpa in solitudine, perché quando l’ora era tarda, si sentiva così sola e oltremodo abbattuta se incrociava nei corridori chi si teneva per mano e si beava di un amore che sembrava più una tenera amicizia.
 
Salì lungo i camminamenti tra le merlature del castello. Le fiaccole percorrevano il castello come fuochi fatui.
Vide due guardie bere da una tazza fumante e non risparmiò loro un’occhiata sgradevole, anche se giustificati dal freddo pungente, dopo una veglia lunga ore, all’aperto.
Restò a fissare l’orizzonte disprezzando l’amore che la faceva soffrire: il suo principe non era ancora rincasato quella notte e non per impegni di regno, pensò incollerita.
 
Batté il pugno sul parapetto di pietra, poi si incamminò verso la sala grande. Là accanto al trono, su di un leggio, un vecchio tomo riposava chiuso.
L’aveva sfogliato da sempre, fin da quando era piccola e la barba del gran ciambellano era poco più lunga di un dito, mentre ora misurava diversi metri e le pieghe del suo smilzo viso erano divenute cedevoli d evidenti nella vecchiaia.
 
Lesse: «E vissero felici e contenti». Ci aveva sempre creduto.
Quelle parole valevano per lei?
Non si era mai punta con un fuso, non aveva sciolto fratelli da incantesimi o combattuto contro la regina delle nevi. Rifletté.
 
Lei era solo una fanciulla. Con una parte nella storia per nulla invidiabile.
Doveva essere cattiva. Punto. Bella, ricca e cattiva come volevano le favole.
 
Se proprio doveva usare la magia, l’avrebbe fatto!
Se proprio doveva essere cattiva, non avrebbe tradito il suo ruolo, si disse caparbia.
 
«Cerchiamo il principe!», annunciò a se stessa con fastidio e si voltò alla porta.
L’avrebbe trovato; di sicuro a bighellonare, alle prime luci dell’aurora. L’avrebbe colto in flagranza e riportarlo al suo dovere di scegliere…
 
Aprì l’uscio. Sembra impossibile ma le guardie non c’erano mai a vegliarlo.
Iniziava a piovere. Era una notte di tempesta con polvere ghiacciata che ti sferzava il viso.
Mentre calava il cappuccio sulla testa sbucò la solita sprovveduta che irrompeva in casa d’altri (scegliendo con cura un castello piuttosto che una bettola di campagna) dicendosi preda di briganti e pretendendo un letto di svariati metri di materassi.
Lei disse solo «Il principe non è in casa al momento» e, altera tornò sui propri passi, mentre la bella ragazza inzuppata dalla pioggia la guardava stranita, preferendo poi entrare, accolta amorevolmente dalla servitù, magicamente apparsa come non avesse altro incarico.
Avrebbe fatto compagnia al marchese e al suo gatto, si disse spazientita.
 
Tra Fulmine, Tuono e Saetta scelse quello pezzato e galoppò veloce attraverso il bosco, certa che il lupo non ci fosse: quella sera, dormiva della grossa dalla nonna.
 
«Ihaaaa!», incitò il suo cavallo. Sciogliendo con le briglie anche la propria tensione.
 
Nelle vicinanze di BuonVillaggio scese da cavallo. La pioggia era cessata. Tra le poche case individuò la locanda. Il tetto di fronda spiccava tra quelli di pagliericcio.
 
Ecco ci risiamo! Si portò la mano alla fronte.
Era caduta nell’infimo tranello di lui.
Era una stupida! Non si era trasformata in una vecchia, ma era scaduta a lasciare il suo bel castello per un biondino vanesio e svogliato.
 
«Stupido! Stupido!». Prese tra le mani un fuscello. Si corresse, «Stupida! Stupida! Sei una stupida!».
Frustò l’aria rabbiosa.
Il suo cuore era in subbuglio.
«Una strega dovrebbe trasformarlo in un rospo», disse a voce alta. «E io non lo bacerei neppure se riuscisse a parlare per chiedermelo!», mise in chiaro.
Continuò a frustare le erbe come una furia.
 
ahahah
 
«Chi osa ridere di me?», sbottò furiosa.
C’é qualcuno.
Di nuovo solo le voci della foresta.
E’ solo.
«Dai fastidio!», si sentì rimproverare.
Fiammeggio in viso.
Si girò a destra. A sinistra. Chi c’era?
Continuò con una ripetizione scattosa di quei gesti convulsi,  prima che un’ombra gli si parasse davanti.
Un giovane si rialzava dopo un salto giù dall’albero che gli stava di fronte e da in ginocchio si rialzava in piedi.
Era più alto di lei.
Il viso più glaciale del suo.
I colori scuri del bosco, nei vestiti, negli occhi e nei capelli.
 
«Mi hai svegliato», le disse lui.
Lei lo guardò o meglio lo fissò negli occhi. Girò il viso di scatto. Non le importava minimamente.
Ma si chiedeva: chi sei?
 
Lui la ignorò andando ad accarezzare il cavallo con cui era arrivata, che ne accettò l’attenzione. Ruffiano di un cavallo!
Le mancava il respiro. Chi sei?
Non sembrava un cacciatore e neppure un boscaiolo.
Lui diede un colpettino tra spalla e collo del cavallo che nitrì.
 
«Cosa ci fai nella foresta?», la stupì.
«Hai riso di me». Lei strisciò i denti in risposta.
 
Lui scrollò le spalle.
Una noncuranza che le dette su i nervi.
«Di certo non sei il mio principe azzurro?», puntualizzò arrogante, spostando veloce i lunghi capelli.
Lui fischiò. «Per mia fortuna». Si girò con un sorriso che la colpì come una secchiata d’acqua.
 
Si guardarono.
«Sai chi sono?», azzardò lei. Si scoprì il capo portando il cappuccio sulle spalle e aprì la mantella per evidenziare la preziosità delle vesti che indossava: un rosso broccato filigranato d’oro.
 
«E dovrebbe interessarmi?», la spiazzò con noncuranza lui.
«Dovrei votarmi al vostro servizio?», scherzò monello lui.
Era bellissimo. Alto. Il viso era dolce e allo stesso tempo deciso. L’aria scanzonata e allo stesso tempo seriosa.
Di certo non era il suo principe. Il suo principe non gli avrebbe tenuto testa.
Il suo cuore iniziò a palpitare, nello stesso momento in cui la prese per un braccio trascinandola sotto un albero.
Ssssst. Lui intimò il silenzio e lei scrollò solo il capo perché non capiva che cosa stava succedendo. Lui le tappò la bocca.
 
Un’ombra scura passò veloce sopra di loro e, i raggi del sole si spensero un istante, finché ritornarono a brillare.
In quel momento lui le scoprì la bocca, si allontanò da lei e dall’albero a cui l’aveva schiacciata contro.
«Cerca il tuo principe. Te lo meriti!», le sorrise prima di sparire tra gli alberi della foresta. Parole che le fecero male.
Si spostò verso la radura, di corsa, per guardare cose fosse quell’ombra che li aveva sovrastati.
Così lo rivide all’inseguimento: lui per primo nel cielo sopra un drago, che seguiva la scia di un altro.
Il suo cuore ebbe un balzo mai provato prima e con un tuffo capì di non essersi ingannata: era un cacciatore! Di Draghi!
 
Si portò le mani alle guance. Erano in fiamme.
Poteva fare solo una cosa!
«Presto al castello», disse al cavallo afferrando le briglie.
Avrebbe lasciato il principe alle sue moine.
Incrociò le dita, intrecciandole davanti a sé.
Doveva mettersi al lavoro.
Sono o non sono la cattiva?
I filtri d’amore erano la sua specialità e ora sapeva su chi li avrebbe usati! Perché sarebbero vissuti felici e contenti.
   
 
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