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Autore: Shainareth    20/11/2023    1 recensioni
[Alternate Universe] Era stato anche per questo che non ci aveva pensato due volte ad accorrere in suo aiuto, non appena aveva saputo del suo rapimento e della rivolta che aveva messo a soqquadro il suo regno. Un gesto disperato, forse, che tuttavia lo aveva finalmente allontanato per sempre da una vita piena di bugie, che aveva odiato sin dal primo istante. Ora, per la prima volta, si sentiva libero.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA
 
 
Quella che vi apprestate a leggere è una shot ispirata a una vecchia long-fic (non mia e scritta oltre dieci anni fa) ambientata in un universo alternativo, ispirato però al nostro Settecento. In questa versione, i nostri sono calati ovviamente in panni assai differenti e molti di loro appartengono alla nobiltà. Nello specifico, qui si parla di Athrun, sposo consorte della Regina di Francia Lacus, vittima (lui) dei pettegolezzi di corte e dei tradimenti di sua moglie con un altro uomo (Kira, ma qui non è importante). Nella storia principale di lui si parla appena (ha una sola battuta), così come viene soltanto accennato il personaggio di Cagalli, Principessa del lontano e alleato Regno di Orb. Nel momento in cui proprio lì scoppia una rivolta che porta all’uccisione del Re Uzumi e del rapimento di sua figlia, Re Athrun parte in suo aiuto. Viene ferito quasi a morte, in molti pensano che non ce l’abbia fatta e il suo esercito torna a casa portando questa notizia alla Regina Lacus.
Il testo che segue parte proprio da questo finale. L’idea di base non mi appartiene, ma posto comunque con il permesso di chi all’epoca scrisse la storia di partenza.
 







GIUSTIZIA
 
 
Nella stanza si soffocava per il caldo, quindi il contatto con il fazzoletto bagnato con cui lei gli deterse la fronte fu una manna dal cielo. Riaprì gli occhi e si soffermò sulla sua figura: portava i capelli biondi raccolti in una treccia che le ricadeva su una spalla e dalla quale sfuggivano alcune ciocche ribelli. A differenza delle dame di corte a cui era abituato, la Principessa Cagalli non aveva il vezzo di truccarsi troppo né di vestire abiti eccessivamente pomposi. Forse per la moda francese non spiccava in bellezza, ma per lui era la più graziosa delle fanciulle su cui avesse mai posato gli occhi.
   Non avrebbe saputo dire quando era successo, ma si era scoperto ad ammirare il suo sguardo sincero e il suo modo di parlare diretto, rivolgendosi al prossimo senza ostentazioni di sorta. Di sicuro, si disse il giovane, era rimasto colpito a tal punto da lei perché rispecchiava esattamente l’opposto di ciò che lui aveva sempre disprezzato nelle altre. Era stato anche per questo che non ci aveva pensato due volte ad accorrere in suo aiuto, non appena aveva saputo del suo rapimento e della rivolta che aveva messo a soqquadro il suo regno. Un gesto disperato, forse, che tuttavia lo aveva finalmente allontanato per sempre da una vita piena di bugie, che aveva odiato sin dal primo istante. Ora, per la prima volta, si sentiva libero.
   «Va meglio?»
   «Sì, grazie», rispose, rivolgendole un sorriso. La vide ricambiare e sentì parte delle forze tornare prepotentemente in lui. «Vi debbo molto.»
   «Questo dovrei dirlo io», gli garantì la ragazza, tornando a bagnare il fazzoletto nel bacile d’acqua fresca. «Avete mobilitato un intero esercito per me e per il mio popolo. Avete rischiato persino la vostra stessa vita. Non potrò mai ripagare il debito che ho con voi.»
   «Forse non vi siete resa conto di aver già fatto tanto», la contraddisse gentilmente il giovane, provando a raddrizzarsi sui cuscini contro cui giaceva. Cagalli si affrettò ad aiutarlo, alzandosi dalla sedia accanto al letto per sedersi vicino a lui. Probabilmente era indecoroso da parte sua non mantenere una certa distanza da un uomo che non fosse suo marito, soprattutto perché agli occhi del mondo Athrun aveva già una sposa.
   «Cercate di non sforzarvi troppo», gli raccomandò, sinceramente preoccupata per la sua salute. «Le ferite stanno guarendo, ma dovete rimanere ancora a riposo.»
   «Vorrei non dovervi disturbare così tanto.»
   «Non ditelo neanche per scherzo, Vostra Maestà.»
   Nella gola secca di lui risalì una risata roca e ben poco allegra. «Non chiamatemi in quel modo, ve ne prego. Ho deciso di lasciarmi tutto alle spalle. Nessuno dovrà sapere che sono ancora vivo.»
   Avevano già fatto quel discorso, ma ancora Cagalli provava delle remore al riguardo. «Vostra moglie ne sarà distrutta», azzardò.
   «Quale moglie?» Un sorriso sardonico accompagnò il tono sprezzante delle sue parole. «Non mi riesce di definire in quel modo una donna che, non solo non ha saputo essermi fedele, ma per di più ha procurato a voi seri problemi.» Sospirò, trovando paradossale il fatto che gli riuscisse molto più semplice confidarsi con quella ragazza piuttosto che con persone con le quali aveva convissuto per tanti anni. «Il matrimonio era una farsa. Mai perfezionato», si ritrovò ad ammettere senza provare vergogna. «Se solo avessi voluto, avrei potuto sciogliere quel vincolo in qualunque momento, persino con il permesso del Papa. Non era altro che maledetto accordo politico, niente di più. Come poteva essere altrimenti, dal momento che mio padre fu uno dei responsabili dell’assassinio del precedente re? Quale donna sana di mente deciderebbe di concedersi a queste condizioni? Non che io abbia mai desiderato lei...»
   Cagalli rimase in silenzio, avvertendo tutta la frustrazione di quel giovane dalla vita distrutta non dalla guerra appena conclusa né dallo scandalo che aveva investito il suo matrimonio, quanto dalle azioni del suo stesso padre.
   «Era ovvio che Lacus decidesse di cercare attenzioni e soddisfazioni altrove. Dispiace solo che abbia scelto la persona sbagliata, finendo per coinvolgere anche voi.»
   «Potremmo vederlo come un segno del destino», fu il modo diplomatico in cui lei decise di rispondergli. Athrun alzò gli occhi verdi sui suoi, di una tonalità così simile all’oro puro. «Nonostante tutto, anch’io ho tratto il mio bel vantaggio da questa maledetta situazione», gli confessò, aprendogli a sua volta il cuore. «Uno dei principali fautori della rivolta era l’uomo che probabilmente avrei dovuto sposare. Un essere alquanto riprovevole, non soltanto per i modi e per l’aspetto, quanto soprattutto per la rettitudine morale.»
   Senza che potesse impedirlo, il giovane provò un immediato senso di sollievo nel sentirla parlare in quel modo. «Dunque non è necessario che io vi chieda scusa per averlo ucciso in battaglia.»
   «Al contrario, siete il mio salvatore sotto ogni aspetto.»
   Rimasero a fissarsi per qualche istante ancora, poi la fanciulla chinò il capo. «Dovreste riposare», balbettò, rigirandosi nervosamente il fazzoletto bagnato fra le mani. Lui ne prese una nella propria, facendola sobbalzare e arrossire. «Rimanete, ve ne prego», le disse, deciso a vivere finalmente seguendo soltanto il proprio cuore.
   Cagalli si morse il labbro inferiore e Athrun desiderò farlo al posto suo. Si trattenne soltanto perché sapeva che non sarebbe stato un gesto da gentiluomo. Non voleva approfittarsi di lei, non voleva far leva sui suoi sensi di colpa. Voleva, almeno per una volta, sentirsi amato davvero. «Vorrei chiedervi il permesso di rimanere qui a Orb. Vorrei potervi essere d’aiuto a gestire una situazione che sicuramente è ancora in bilico.»
   Tornando a guardarlo in volto, la Principessa annuì, suo malgrado. «Al momento non ci sono segnali preoccupanti per una nuova, imminente rivolta, ma resta il fatto che qualcuno potrebbe di nuovo tentare di rovesciare il governo.»
   «Lasciate che vi offra ancora la mia spada.»
   «Non posso chiedervi tanto.»
   «E io non potrei rimanere a guardare, in caso qualcuno volesse farvi nuovamente del male.» Non aveva idea di che cosa fosse accaduto durante i giorni bui in cui la ragazza era rimasta prigioniera dei ribelli, né glielo avrebbe chiesto. Temeva tuttavia il peggio e quel dubbio, unito alla vista dei lividi che lei portava ancora sul viso, sui polsi e in chissà quali altre parti del corpo, alimentava in lui una rabbia che non sapeva di poter provare. «Il solo pensiero mi uccide», confessò in un sussurro, sfiorandole uno zigomo con la punta delle dita. La sentì fremere sotto al suo tocco, mentre gli occhi le diventavano lucidi per la commozione. Athrun non aveva più nulla, né aveva una ragione per tornare indietro. Cagalli lo capiva e, in cuor suo, sentiva tutto il peso di quelle parole. Tuttavia, aveva paura che un giorno lui avrebbe potuto rimpiangere quella decisione. Non si sentiva degna di un animo tanto nobile.
   «Orb sarà sempre lieta di avervi qui», riuscì a dire, nonostante tutto.
   Il giovane avrebbe voluto chiederle se valesse la stessa cosa per lei, ma non volle risultare insistente, preferendo, in quell’istante, accontentarsi di quelle parole e della sua vicinanza. Aveva capito sin da subito, già in Francia, di non esserle indifferente proprio come lui non lo era al suo fascino. Ciò nonostante, Athrun riteneva si aver già osato troppo, soprattutto se davvero quella fanciulla aveva passato il peggiore degli incubi.
   «Vostra Maestà...»
   «Non più, grazie al cielo», la corresse ancora una volta, con sollievo.
   «Monsieur?» riprovò lei.
   «Athrun, ve ne prego.»
   Abbozzò un sorriso. «Nella mia lingua, il vostro nome richiama l’alba», rifletté a mezza voce, «Un significato davvero poetico.»
   «E il vostro?»
   «Fuoco che brucia.»
   Proprio come i suoi occhi, pensò il giovane, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal suo. «Vi si addice.» La vide arrossire e di nuovo provò l’impulso di toccarla. Strinse la presa attorno alle coperte che aveva in grembo, impedendosi gesti che avrebbero potuto spaventarla o anche solo inibirla nei suoi confronti. «Cosa volevate dirmi?»
   «Temo che, per quanto vi sforzerete, non vi sarà facile nascondere la vostra presenza qui», fu l’onesto dubbio che si sentì porre.
   Athrun annuì. Aveva ragione lei. Non soltanto perché qualcuno dei suoi uomini - pochissimi, in realtà - sapevano che lui era sopravvissuto alla ferita che ancora lo costringeva a letto dopo tutte quelle settimane, quanto per via del suo forte accento. «Avrò bisogno del vostro aiuto per imparare al meglio la vostra lingua.»
   Gli occhi della fanciulla furono attraversati da una luce divertita. «In tal caso, dovrete anche sforzarvi di pronunciare le parole senza marcare tanto sulla vostra bella erre», gli fece notare, facendogli il verso. Anziché sentirsi oltraggiato, l’altro scoppiò a ridere, sentendosi veramente bene per la prima volta in vita sua. Cagalli si beò del suono della sua risata e si sporse nella sua direzione per scostargli i capelli scuri dal viso. In molti lo avevano deriso per la sua chioma, non immaginando minimamente che in realtà fosse molto più folta di quanto apparisse. Lo stress e le preoccupazioni costanti a Versailles ne avevano causato la perdita precoce, ma ora che lui era finalmente sereno, benché costretto momentaneamente a riposo forzato, la situazione stava tornando alla normalità e i risultati erano piuttosto evidenti.
   «Il vostro dio non si adirerà con voi per aver abbandonato la vostra sposa?»
   «Il dio dei cristiani ha fatto ben poco per me. Non gli debbo nulla. Né, come vi ho detto, ho mai avuto davvero dei doveri nei confronti di quella donna. Un matrimonio non perfezionato viene considerato nullo.»
   Lo disse guardandola dritta negli occhi, affinché capisse che era disposto a votarsi a lei anima e corpo, se solo Cagalli glielo avesse chiesto. «Anche se così non fosse», riprese allora la Principessa, indugiando con le dita fra i suoi capelli, «la nostra religione non avrebbe considerato la cosa», lo informò. «Nessuno qui potrebbe accusarvi di bigamia, in caso decideste di rifarvi una vita.»
   Era un invito a osare di più? Athrun sperò di sì e si protese verso di lei, tornando a cercarle la mano con la propria. «Non vi nascondo che la mia idea era quella sin dal principio», ammise infine, decidendo di giocare a carte scoperte e posando così le labbra sulle sue dita e sull’interno del polso, lì dove un maledetto livido le segnava la pelle profumata.
   «Siete uno sfacciato», lo accusò la ragazza, rabbrividendo e prendendolo di nuovo in giro.
   «E non avete ancora visto niente», le garantì lui, attirandola gentilmente verso di sé per baciarle il viso accaldato per l’imbarazzo. Cagalli non oppose resistenza e, anzi, si aggrappò a lui, cercandogli la bocca con la propria. Non avevano idea di cosa avrebbe riservato loro il futuro, ma di una cosa erano certi: lo avrebbero affrontato insieme, nel bene e nel male.
 


 
  
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