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Autore: Tynuccia    28/11/2023    1 recensioni
[Gundam SEED Destiny] L’albino sbatté un paio di volte le ciglia, totalmente stranito dalla piega che aveva preso quel pranzo; specie se si trattava di Dearka Elthman, così desideroso di revisionare scartoffie.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dearka Elthman, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dearka piantò gli occhi sul suo migliore amico, intento a mangiare il suo pasto. “Oi, non ti ho più chiesto come è andata la visita a tua madre dell’altro giorno”. 
 
Yzak lasciò perdere i documenti che stava revisionando ed esibì un’espressione neutrale. Per quanto di carattere difficile, quando il discorso era incentrato su Ezalia diventava automaticamente più pacato. “Non la vedevo da un po’ di tempo”, disse, stringendosi nelle spalle. “Certo, è stata inquietante con la storia delle cameriere”.
 
Subodorando dettagli succulenti, Dearka si sporse verso di lui con un ghigno interessato. “Non essere così ermetico”, lo rimproverò. “Se ci sono di mezzo delle cameriere, sarà sicuramente una storia pazzesca”.
 
Yzak lo fulminò con lo sguardo, perdendo immediatamente il fare conciliatorio. “Sono una fila di cazzi miei”, precisò, tornando a piluccare la sua insalata. 
 
“Sei ingiusto!”, esclamò il biondo, mugugnando un lamento. “Shiho, dammi manforte! Non sei curiosa anche tu?”.
 
La loro silenziosa collega sospirò. Aveva pregato di non venire coinvolta in quelle chiacchiere, che giudicava pericolose, ma ovviamente la boccaccia del Capitano Elthman, come al solito, non era collegata al cervello. Sempre che lo avesse. “Sono dell’idea che gli affari privati del Comandante debbano rimanere tali”, rispose, schioccando la lingua contro il palato. 
 
“E questo è il motivo per cui sei la mia sottoposta prediletta”, sottolineò Yzak, guardandola con occhi colmi di gratitudine. “Posso continuare a mangiare oppure hai altre domande stupide sulle cameriere-ologramma che mi sono ritrovato in casa?”.
 
Dearka allargò il sorriso. “Ologramma?”, ripeté, appoggiando il mento al palmo della mano. “La storia si fa sempre più intrigante”.
 
L’albino imprecò ed iniziò ad agitare la forchetta in aria, all’indirizzo del suo migliore amico. “Cosa cazzo devo dirti, mia madre dev’essere in piena demenza senile”, brontolò, sperando che una sommaria spiegazione potesse mettere una pietra sopra il discorso. “Ultimamente mi sta spedendo a svariati appuntamenti al buio perché vuole che mi sposi, e visto che non sono andati per niente bene, ha pensato di creare tre cameriere virtuali per capire che tipo di donna preferisca”.
 
Sul tavolo calò un attimo di silenzio, ma quando Dearka ebbe processato le parole del Comandante Joule, scoppiò in una risata fragorosa. “Devo farle un colpo di telefono”, ragionò, divertito. “Amico, hai proprio bisogno di scopare”.
 
Yzak gli lanciò un’occhiata torbida, ma prima che potesse fare qualcosa, Shiho si alzò dalla sua sedia. “Ho dimenticato alcuni documenti che devo riguardare prima della riunione”, annunciò, la voce piatta.
 
Ad un occhio più attento, il suo sorriso sarebbe sembrato tirato, ma lui si limitò ad annuire, quasi serafico. “Certo, ci mancherebbe”. 
 
“Ah, dannazione”, commentò Dearka, quando si fu allontanata a sufficienza. “Siamo proprio due cretini”. 
 
“Cosa ho fatto ora?”, si inasprì Yzak, assottigliando gli occhi in due fessure. 
 
Il biondo sospirò e si passò una mano tra i capelli. Non aveva neppure voglia di cercare di fargli entrare certe nozioni in quella testa bacata. “Lascia perdere”. Si alzò a sua volta, indicando l’uscita con il pollice. “Ti scoccia se do una mano a Shiho con il lavoro?”. 
 
L’albino sbatté un paio di volte le ciglia, totalmente stranito dalla piega che aveva preso quel pranzo; specie se si trattava di Dearka Elthman, così desideroso di revisionare scartoffie. “Vai pure”. 
 
L’altro non se lo fece ripetere e si diresse verso l’ufficio della loro collega a passo sostenuto, senza neppure fermarsi a intrattenere la nuova, deliziosa stagista del terzo piano.
 
Quando arrivò a destinazione, bussò esclusivamente per decenza, ma non attese una risposta prima di entrare. Come previsto, il Maggiore Hahnenfuss non stava minimamente controllando dei documenti, ma anzi era seduta per terra, la testa reclinata contro il muro e gli occhi chiusi. “Sei messa male”, decretò, andando ad accomodarsi vicino a lei. 
 
Shiho non si prese la briga di guardarlo e si strinse nelle spalle. “Cosa vuoi, Elthman?”, domandò con un tono di voce spazientito. “La tua pausa pranzo non è minimamente finita”.
 
“Manco la tua”, le fece notare lui, sorridendo appena. “Non è meglio trascorrerla insieme?”.
 
La ragazza sospirò e decise di sollevare le palpebre. “Preferirei stare da sola, ora come ora”, mormorò. “Sono in condizioni imbarazzanti”. 
 
Dearka rise e scosse il capo. “In barba a quello che ho detto prima, c’è di peggio. Ti ricordo la sceneggiata che ho tirato in piedi quando Miriallia si è presentata a quell’evento in compagnia di un collega”. 
 
Suo malgrado, Shiho sorrise ed annuì. “Non è stato uno dei tuoi momenti più alti”, convenne. Ricordava perfettamente quell’episodio, con Dearka ubriaco fradicio e lei, convocata dal Comandante Joule per cercare di farlo ragionare, aveva finito col fargli compagnia nel suo delirio alcolico. 
 
Lui si schiaffeggiò un ginocchio, teatrale. “Ecco, allora vedila come la restituzione di un favore”. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso quasi intenerito. “Anche perché ricordo benissimo che cosa mi hai confessato”.
 
Shiho sobbalzò e si voltò per guardarlo, paonazza. Credeva che il suo momento di sincerità si fosse perso nelle memorie annebbiate di quella serata, specie perché il suo collega non aveva più menzionato il fatto. “Santo cielo”, borbottò, andando a coprirsi il volto con le mani. Per quanto ai più potesse risultare evidente, l’unica persona a cui avesse mai detto ad alta voce di essere cotta del suo superiore era proprio Dearka. “Grazie per non avermi presa in giro”. 
 
Il biondo incrociò le braccia dietro alla nuca, lasciandosi andare ad un sospiro profondo. “Sarebbe stato estremamente comico, ma è una questione seria”, declamò. “A volte me lo dimentico, per via di quei pantaloni, ma rimani una delicata fanciulla dal cuore innamorato. E non esiste nulla al mondo che mi piaccia più delle donne”.
 
Shiho lo spiò attraverso le dita che ancora aveva poggiate contro il viso. “Se è tutto quello che ci vuole per far sì che mi tratti meglio, allora inizierò ad usare la versione femminile della divisa”.
 
“A Yzak verrebbe un coccolone”, ragionò Dearka, estremamente divertito dalla prospettiva. 
 
Lei ridacchiò, sapendo che non si sarebbe mai degradata al punto di presentarsi con una minigonna inguinale in ufficio. Men che meno se quel gesto avesse avuto il potere di far sclerare il Comandante. “Pensi che si voglia sposare?”, chiese dopo un attimo, abbracciandosi le ginocchia e nascondendoci il viso. 
 
Dearka si strofinò il mento, valutando la domanda. “Non penso proprio”, considerò infine. “Non è mai sceso nei dettagli con me, ma ha troppo da fare per mettersi ad organizzare un matrimonio; con una sconosciuta, per di più”. La vide voltarsi appena, guardandolo con un filo di gratitudine. “Non hai niente di cui preoccuparti”. 
 
Shiho sospirò, sentendosi davvero la fanciulla delicata di cui aveva parlato poco prima, quindi decise di alzarsi per riacquistare un minimo di dignità. “Forse sarebbe stato tutto più semplice se mi fossi presa una cotta per te”.
 
Lui scoppiò a ridere e la seguì, mettendosi in piedi e lisciandosi l’uniforme. “Oh, fidati: sarebbe una pessima idea. Conosco qualcuno che ti ucciderebbe, piuttosto che lasciarti tra le mie grinfie”. Le mise una mano sulla spalla, sperando di essere conciliante. “E comunque, Shiho, se vuoi un consiglio”, sussurrò, avvicinandosi. “Diglielo”.
 
La ragazza sgranò gli occhi e scosse violentemente il capo. “N-non potrei mai!”, esclamò, imbarazzata. “Sarebbe umiliante essere rifiutata dal mio capo!”.
 
Dearka inspirò a fondo, valutando che fossero proprio due bamboccioni senza speranza. “Forse non mi sono spiegato. Io, che sono il suo migliore amico, nonché il suo confidente alle volte, ti consiglio caldamente di confessare quello che provi a Yzak”, ripeté, con voce persuasiva. “Sono stanco di vedervi infelici solo perché siete dei fifoni di prima categoria”.
 
Shiho rimase in silenzio un attimo, poi le sue parole si concretizzarono nella sua mente e sentì la mascella cederle. “Davvero?!”, strillò, andando subito a coprirsi la bocca con una mano. 
 
Lui alzò lo sguardo al soffitto. “Sì, davvero. Avevo deciso di non intromettermi, ma questa situazione è insostenibile”. Inalberò un’espressione fintamente scocciata. “Quindi fammi il favore di ficcargli un metro di lingua in gola alla prima occasione utile, e liberami da questa costante tensione erotica, che mi spinge a dovermi rifare sulle povere stagiste con la minigonna”. 
 
“Dearka!”, lo riprese lei, scandalizzata soprattutto per quel consiglio così audace, di cui sicuramente non sarebbe stata capace. Il suo cuore si alleggerì all’istante quando lui tornò a sghignazzare. “Grazie”, aggiunse quindi. 
 
Il biondo si portò alle sue spalle e le diede una spinta leggera in direzione della porta. “Avanti, se proprio vuoi sdebitarti, almeno vammi a prendere due porzioni di dessert, signorina. Per colpa tua non ho mangiato niente”. 
  
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