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Autore: pampa98    05/12/2023    4 recensioni
[Storia partecipante al "Calendario dell'avvento 2023" indetto da Sia e Cora sul forum Ferisce la penna]
Prompt: cioccolata calda.
«Ciao, secondogenito» lo salutò lei. «Mi sembri molto stanco ultimamente. Tieni, ho preparato per te qualcosa che potrà ridarti il buonumore» disse, allungandogli il thermos che teneva tra le mani.
Damian sbatté le palpebre. Di cosa stava parlando? L’effetto delle sue molte notti trascorse a studiare era così lampante sul suo aspetto, al punto che quella scema lo aveva notato e aveva deciso di… Be’, non sapeva esattamente cosa avesse deciso di fare, ma non era certo di volerlo scoprire.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anya Forger, Becky Blackbell, Damian Desmond
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mission: Cioccolata calda



 

Era un tipico sabato sera in casa Forger. 

Pa e Ma erano seduti sul divano, mentre Anya se ne stava accoccolata sul pavimento insieme a Bond, tutti quanti intenti a guardare il film consigliatole da Becky. Non era il suo genere preferito, perché non c’erano disegni né cattivi da sconfiggere, ma i suoi genitori avevano detto – pensato – che un film romantico avrebbe potuto aiutarli a capire meglio come svolgere i loro ruoli di marito e di moglie. Perciò, Anya, da eroina altruista quale era, aveva accettato di sorbirsi la storia di questi due che continuavano a farsi gli occhi dolci e a parlare d’amore. 

Una vera lagna. 

«Com’è andata la giornata, caro?» stava chiedendo la protagonista al ragazzo. 

Lui si buttò a sedere sul letto, massaggiandosi le tempie con le dita.

«Stressante. Oggi sono veramente esausto

Lei sorrise. Si avvicinò per dargli un bacio sui capelli, poi gli fece l’occhiolino e uscì dalla stanza, promettendo che sarebbe tornata presto con qualcosa che gli avrebbe migliorato l’umore. 

Ricomparve sullo schermo con una tazza fumante tra le mani. Quando lui la vide, il suo volto si illuminò.

«Cioccolata calda!»

Lo stomaco di Anya brontolò di riflesso. 

“Oh, no! Ho dimenticato di comprare il cacao in polvere!” esclamò la mente di Ma alle sue spalle. “Speriamo che Anya non voglia una cioccolata calda adesso. Ah!, sono veramente una madre terribile!” 

Anya sbuffò, incrociando le braccia sul petto. Di nuovo, doveva mostrarsi forte e non far preoccupare la mamma.

«Ti amo, tesoro mio!» proseguì il dialogo del film. «Questo gesto mi dimostra ancora una volta quanto tu sia speciale. Vorrei averti sempre vicino a me. Oh, Elly: vorresti trasferirti a casa mia?»

Anya scattò a sedere, improvvisamente interessata allo sviluppo della storia. 

Quella ragazza gli aveva preparato una cioccolata calda e lui, in risposta, l’aveva invitata a casa sua. 

Cosa le aveva detto Becky? 

“Mi raccomando, guarda quanti più film romantici puoi e ricordati di prendere appunti! Ti torneranno utili per conquistare il cuore della persona che ti piace.” Rivide la sua amica farle l’occhiolino mentre pronunciava quelle parole. Anya non era interessata al cuore di nessuno – ma c’era una persona la cui amicizia era di vitale importanza per la pace nel mondo.

“Secondogenito, sembri così stanco!” Immaginò di avvicinarsi a un Damian stremato dopo una lunga giornata di lezioni, che ciondolava sul posto con la bava alla bocca. “Tieni, bevi questa cioccolata calda, ti farà sentire meglio.”

“Oh, ma è buonissima! Sei un talento, Anya Forger. Ti prego, vieni a casa mia, così potrò presentarti ai miei genitori.”

«Eh eh.»

Il piano Cioccolata calda stava prendendo forma nella sua mente. 

Scattò in piedi, decisa a mettersi subito ai fornelli per esercitarsi a preparare la bevanda in prima persona – solo per ricordarsi che non avevano il cacao, quindi sarebbe stato inutile.

«Va tutto bene, Anya?» le chiese Pa.

«Sì, sì. Volevo solo muovere le gambe» rispose, rimettendosi a sedere. 

Non era un problema aspettare il giorno seguente, anzi forse la notte l’avrebbe aiutata a delineare un piano ancora più perfetto. Per esempio, si chiese se sarebbe stato possibile preparare la cioccolata direttamente a scuola. Forse era più sicuro portarla da casa – anche se questo avrebbe potuto compromettere il risultato, facendo raffreddare la bevanda. 

Bond strusciò la testa contro di lei. Anya gli accarezzò il soffice pelo bianco – e, in quel momento, vide un’immagine nella mente del cane: lei, con la divisa scolastica, che sventolava tra le mani uno di quei bicchieri con il tappo che, a volte, aveva visto in Spy Wars. Se ricordava bene, Bondman lo usava per mantenere caldo il caffé.

Il suo volto si illuminò e abbracciò Bond di slancio. Non sapeva se avessero già un bicchiere di quel tipo in casa, ma non aveva importanza: se lui l’aveva visto, di certo sarebbe stata in grado di trovarlo. 

Adesso niente avrebbe potuto impedirle di completare il suo piano e salvare la pace nel mondo!

 

~

 

La campanella dell’ultima ora lo sorprese con la testa ancora china sul libro, intento a leggere le pagine su cui il professore aveva spiegato, sperando di riuscire anche ad avvantaggiarsi un po’.

«Lord Damian, siete davvero incredibile» gli disse Emile, mentre suo malgrado erano stati costretti a lasciare l’aula. 

«P-Perché?» chiese, non capendo cosa, nella sua camminata mogia, avesse fatto scaturire quell’elogio.

«Perché siete un esempio per tutti noi, così ligio al dovere e allo studio» rispose Ewen, alla sua destra. «Io non vedo l’ora di buttarmi sul letto e dormire. Ho imparato abbastanza per oggi.»

«Sì, anch’io» commentò Emile con un sospiro.

Damian abbassò lo sguardo, stringendo la presa sulle cinghie dello zaino. Una parte di lui li invidiava, profondamente. Sarebbe stato bello potersi riposare, di tanto in tanto; ma lui era l’erede della famiglia Desmond e doveva dimostrare a suo padre di essere degno del nome che portava. Lo aveva deluso già troppe volte per potersi permettere altri fallimenti.

Doveva diventare Imperial Scholar, come suo fratello, e non avrebbe raggiunto quell’importante obiettivo dandosi all’ozio e alla pigrizia.

«Oh, no!» esclamò Emile. «Lord Damian, guardate chi c’è.»

Damian seguì lo sguardo dell’amico verso la fine del corridoio, incontrando le figure di Anya Forger e Becky Blackbell che, a giudicare dal modo in cui lo guardavano, stavano aspettando proprio lui. La piccoletta rosa, in particolare, lo stava fissando con un’intensità tale che gli fece arrossare il volto, mentre l’impulso di fuggire si fece largo nella sua mente. Ma lui era Damian Desmond e non si sarebbe mai tirato indietro – soprattutto davanti a una racchia che si permetteva di addormentarsi e russare durante le lezioni!

«Che ci fate lì impalate?» chiese, avvicinandosi a loro, seguito da Emile ed Ewen. 

«La mia amica vorrebbe darti una cosa» disse Becky, sfoggiando un’allarmante aria civettuola mentre, posando le mani sulle spalle di Anya, la spingeva in avanti.

Damian spostò lo sguardo su di lei, che sembrava molto rilassata e stava addirittura sorridendo – un sorriso normale, non una di quelle espressioni inquietanti che soleva rivolgergli. 

Il suo timore aumentò.

«Ciao, secondogenito» lo salutò lei. «Mi sembri molto stanco ultimamente. Tieni, ho preparato per te qualcosa che potrà ridarti il buonumore» disse, allungandogli il thermos che teneva tra le mani.

Damian sbatté le palpebre. Di cosa stava parlando? L’effetto delle sue molte notti trascorse a studiare era così lampante sul suo aspetto, al punto che quella scema lo aveva notato e aveva deciso di… Be’, non sapeva esattamente cosa avesse deciso di fare, ma non era certo di volerlo scoprire.

«Ehi, ma come ti permetti di insultare Lord Damian?»

«Già! Stanca ci sembrerai tu!»

«Ma che cafoni!» intervenne Becky. «Anya ha voluto semplicemente fare un gesto gentile per il vostro amico.»

«Non… Non era necessario» disse Damian, anche se gli uscì con meno fermezza di quanto avesse sperato. L’idea che Anya Forger avesse pensato a lui gli fece vibrare lo stomaco in una strana sensazione che non aveva mai sperimentato prima.

«Ci tenevo comunque» insistette lei. Gli si avvicinò fino a mettergli il thermos tra le mani, processo che vide le loro dita sfiorarsi e arrestò il suo cuore per qualche istante. «Dai, assaggiala. È cioccolata calda. L’ha fatta Anya, di persona personalmente.»

Damian deglutì a vuoto. Perché gli aveva preparato della cioccolata calda? A lui non piaceva nemmeno molto. 

Tuttavia, lo sguardo allegro e speranzoso di Anya lo costrinse a darle una possibilità. Dopotutto, sarebbe stato scortese rifiutare.

Svitò il tappo e fu subito avvolto da un rivolo di fumo che si innalzò dall’interno del thermos – anche se non fu accompagnato dal tipico profumo del cioccolato. Non sembrava un buon segno, ma Damian non era un esperto di quella bevanda, quindi forse era normale così.

Lentamente, si portò il thermos alle labbra e bevve un lungo sorso. Se ne pentì all’istante.

«Ma che roba è?» esclamò, mentre il suo palato veniva invaso dal sale e da uno strano pizzicore. «Stai cercando di avvelenarmi, per caso?»

Anya sbatté le palpebre e inclinò la testa di lato.

«No. Io volevo solo venire a casa tua» disse. Come se fosse una cosa normale.

«Anya, questo non me lo avevi detto!» esclamò Becky, portandosi le mani intorno al volto. «Quanto sei coraggiosa, amica mia.»

«Sì, ha un bel coraggio!» convenne Damian, passandosi una manica sulle labbra nel vano tentativo di rimuovere quel sapore che avrebbe perseguitato tutti i suoi incubi. «Darmi questo intruglio letale con l’assurda pretesa di entrare a casa mia è folle anche per una come lei.»

«Vuoi dire che il suo gesto non ti è piaciuto?» esclamò Becky.

«No che non mi è piaciuto! Questa roba fa schifo! Riprenditela!»

Quasi lanciò il thermos tra le mani di Anya, facendo rovesciare qualche goccia di liquido sul pavimento. Era lo scherzo più stupido e ridicolo che avesse mai visto in vita sua, e lui, da bravo idiota, c’era anche cascato.

Le superò, riprendendo a dirigersi verso l’uscita. Gli avevano solo fatto perdere tempo e lui non poteva permetterselo.

«Su, su, Anya. Non piangere.» La voce di Becky lo spinse a scrutare alle sue spalle, senza però smettere di camminare. Non era certo colpa sua se quella non sapeva preparare una cioccolata decente. 

«Ma io…» mormorò l’altra, e Damian notò che teneva il volto nascosto dietro i pugni mentre la sua schiena veniva scossa dai singhiozzi. Accidenti, l’aveva fatta stare così male? «Io ero seria. Volevo… Volevo davvero farci amicizia.» Tirò su col naso. «Di questo passo… sarò solo una d-delusione.»

Quelle parole fecero bloccare Damian. Si voltò del tutto, osservando Becky che accarezzava la schiena di Anya nel tentativo di consolarla. 

Tutti gli sforzi di quella strana bambina, la sua fissazione per lui e il continuo tentativo di farsi notare… Damian conosceva bene il desiderio di essere accettati da una persona che si ammirava o per cui- No, quell’ultima idea era assurda. Scosse la testa, sperando che il movimento eliminasse il pensiero e il rossore che aveva causato. 

«Va tutto bene, Lord Damian?» Emile ed Ewen si avvicinarono a lui, ognuno da un lato del suo corpo, e lo scrutarono in volto.

«Non dovete badare a quella là, è tutta scena» disse il primo, mentre l’altro annuiva in accordo.

Lui abbassò lo sguardo, incerto su cosa fare. 

«F-Forse… Potevo essere più gentile» ammise.

«Può darsi» disse Ewen, picchiettandosi sul mento con l’indice. «Però, se vi ha preparato una cioccolata schifosa, non eravate mica costretto ad accettarla in silenzio.»

Aveva ragione; ma non gli piaceva comunque che Anya piangesse, soprattutto se era a causa sua.

«Ehi, voi!» Il grido di Becky li fece sussultare tutti e tre. «Vi divertite a vedere i risultati della vostra cattiveria? Sparite da qui!»

Damian deglutì a vuoto. Anya non accennava a calmarsi e la cosa lo stava seriamente mettendo a disagio.

«Non volevo farla piangere» disse, muovendo un passo verso di loro.

«Ah, no? Be’, indovina: è esattamente ciò che hai fatto!»

«La… La cioccolata…» singhiozzò. «Anya cre-credeva… fosse buona.»

Sollevò i suoi grandi occhi verdi, colmi di lacrime, su di lui e quelle gocce perlacee, unite al dolore nella sua voce, raggiunsero il cuore di Damian, brandendo uno stiletto con cui lo pugnaralono dritto al centro.

Boccheggiò, in cerca delle parole giuste da dire, ma non gli sovvenne niente. Così, si fece coraggio e decise di agire.

«F-Forse non… non l’ho assaggiata bene» disse. «Mi… Mi faresti riprovare?»

Le tese una mano, guardando ovunque meno che verso il suo volto. Dopo qualche istante, sentì il thermos sul suo palmo – e le dita di Anya che lo sfioravano, ma a quello decise di non pensarci. 

Svitò il tappo e assaggiò nuovamente l’intruglio marrone. Che, di nuovo, non sapeva di cioccolata ed era, in una parola, disgustoso. 

«Sì, non… non è male» disse, mentre la sua gola ardeva. 

Era quasi certo che sarebbe morto entro fine giornata, per ciò che stava ingerendo oppure per la luminosità del sorriso di Anya: le lacrime avevano smesso di scorrere sul suo volto e lei sembrava essere tornata allegra. 

Obiettivo raggiunto, dunque.

«Davvero?» chiese lei, raggiante. «Allora posso venire a casa tua?»

Damian sbatté le palpebre. Ancora con quella storia?

«Ehi, Lord Damian si è già sacrificato abbastanza per oggi» intervenne Emile. «Adesso lascialo in pace.»

La bambina lo fulminò con lo sguardo, ma stavolta si intromise anche Becky, dicendole di fare un passo alla volta. Anya incrociò le braccia al petto, assottigliando le palpebre.

«Nel film, però, non era andata così» borbottò. «Manca qualcosa… Ah, ecco!» Batté il pugno sul palmo aperto, come se fosse appena stata colta da un’illuminazione. «Secondogenito, potresti abbassarti un momento?»

Damian inarcò un sopracciglio. 

«Perché?» chiese, preoccupato.

«Ho un’altra cosa da darti. Per favore. Non farmi piangere di nuovo» aggiunse, incurvando le labbra in un broncio che paventava un’altra crisi di pianto.

Damian eseguì all’istante.

«Così va bene?» Aveva piegato le ginocchia e adesso si trovava alla sua stessa altezza. 

Lei annuì. Poi gli si avvicinò, gli mise le mani intorno alla testa e si alzò sulle punte, sfiorandogli i capelli con le labbra.

Damian smise di respirare.

Anya. 

Gli. 

Aveva. 

Appena. 

Dato. 

Un bacio. 

 

~

 

Adesso era perfetto. Non aveva seguito l’ordine del film – tocco con la bocca sulla testa e poi cioccolata calda –, ma immaginava che sarebbe andato bene comunque. Anche se il colorito del secondogenito era virato a un’allarmente tonalità di rosso. Se avesse avuto i capelli verdi, sarebbe stato un perfetto pomodoro. Quell’immagine, tuttavia, la fece preoccupare: il ragazzo del film non aveva reagito così. 

Provò a percepire i suoi pensieri, ma anche quelli si erano fatti confusi, impedendole di decifrare delle frasi di senso compiuto nell’accozzaglia di suoni strani provenienti dalla sua mente.

«Anya~!» L’urlo di Becky le fece dolere le orecchie. «Questa sì che è stata una mossa audace!»

Anya sbatté le palpebre, perplessa.

«Lord Damian!» L’amico lungo del secondogenito lo stava scuotendo per le spalle. «Vi prego, tornate in voi.»

«Brutta racchia, ma cosa ti è venuto in mente?» gridò l’altro, rivolgendosi direttamente a lei.

Anya sentì una vena pulsarle sulla testa, ma, prima che potesse dargli un pugno, la sua attenzione venne catturata dal secondogenito. Sembrava essersi calmato, anche se, comunque, gli unici pensieri che riusciva a percepire erano baciobaciobacioAnyabacioAnyabaciobacio. Il fatto che stesse pensando a lei era positivo, anche se non sapeva cosa significasse il termine “baciobacio”. 

«Ehi, secondogenito.» 

Si avvicinò, ignorando i moniti dei suoi amici di stargli lontana, e gli picchiettò sul petto per attirare la sua attenzione. Ma era normale che fosse ancora così rosso?

Il flusso di pensieri del ragazzo si arrestò e i suoi occhi si fissarono su di lei. Anya sfoggiò il suo miglior sorriso.

«Allora, adesso posso venire a cas-»

«C-C-C-COME HAI OSATO?!» Anya venne sospinta indietro. «NO-NO-NON AVVICINARTI MAI PIÙ A ME, S-S-STUPIDA RACCHIA!»

E, senza lasciarle il tempo di aggiungere altro, ancora completamente rosso, corse via, seguito a ruota dai suoi amici.

Anya sbatté le palpebre. 

Era stato proprio cattivo. Lei aveva solo “osato” mostrarsi gentile e premurosa nei suoi confronti, cosa c’era di male?

«Mi sa che Anya ha fallito anche stavolta» mormorò, abbassando lo sguardo sulle sue mani – vuote.

Si voltò verso Becky.

«Argh!» esclamò. «Il secondogenito si è tenuto il bicchiere di Pa! Devo riprenderlo!»

«Aspetta.» Becky la trattenne per un braccio e si mise davanti a lei, bloccandole il passaggio. «Tutto sommato, oggi ti è andata benissimo, Anya.»

«Davvero?»

Lei annuì. «I maschi sono più deboli di noi ragazze e non sanno mai come reagire davanti a un gesto romantico.»

Anya inclinò la testa di lato. Quale gesto romantico?

«Lo hai visto, no?» continuò Becky. «Prima ha finto di odiare la cioccolata che gli avevi preparato e adesso se l’è addirittura portata a casa! Vedrai che è solo questione di tempo prima che ceda completamente alle tue avances.» Le fece l’occhiolino, poi la prese sottobraccio e la accompagnò verso l’uscita.

Anya rifletté sulle sue parole. In effetti, a volte il secondogenito si comportava in modo molto strano con lei. Ormai aveva capito che non era un ragazzo cattivo, ma non era ancora riuscita a comprenderlo fino in fondo. Forse, quando ci sarebbe riuscita…

Si fermò, registrando solo in quel momento le parole di Becky.

«Becky!» esclamò, soddisfatta. «Hai ragione! Il secondogenito ha portato il bicchiere di Anya a casa sua!»

Lei le rivolse un sorriso incerto.

«Già… Be’, sarai contenta che qualcosa di tuo sia entrato in quella casa.»

«Eh eh.»

Anya si sfregò le mani, mentre il piano Recuperiamo il bicchiere e salviamo la pace si faceva largo nella sua mente geniale.


 


 

Il giorno dopo

«Ehi, tu! Ieri mi era rimasto questo in mano. Riprenditelo – e non azzardarti a rivolgermi ancora la parola!»

Anya sbatté la testa sul banco: un altro piano andato in fumo.


 
   
 
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