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Autore: Duchessa712    05/12/2023    0 recensioni
I primi giorni - settimane, mesi - Erik la guarda come è sicura guardasse Serena - come tutti guardano Serena: col fiato sospeso in attesa della prossima caduta, pronti a raccogliere i pezzi dopo l'ennesima follia.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dan Humphrey, Erik Van Der Woodsen, Jenny Humphrey, Serena Van Der Woodsen | Coppie: Blair Waldorf/Dan Humphrey, Dan Humphrey/Serena Van Der Woodsen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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(All that glitters) is not gold

Londra è una pagina bianca e Jenny Humphrey lo scopre così, di temere l'horro vacui e non sapersi gestire senza direzioni da seguire - l'Upper East Side e i suoi intrighi le hanno avvelenato il sangue, ma, dopo una vita ad aver fatto Blair Waldorf il centro del mondo in un modo o nell'altro, non averla più è come aver perso l'equilibrio.

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"Non sei venuta al matrimonio".
Non c'è critica nella voce di Serena, solo il sorriso troppo grande e brillante di chi alla felicità deve aggrapparsi con tutta se stessa per non affogare.
Jenny annuisce. "Troppe persone." mormora che non voleva vedere - fa la conta per indovinare chi temesse di più, chi odiasse di più, chi desiderasse di più: Blair. Chuck. Nate. (Nella trappola del Principe Azzurro ci finiscono tutte, a un certo punto; ci sono finite loro, c'è finita Blair - prima di decidere che la vita non è una favola e non si ha molto uso di un Principe senza cavallo e senza armatura che per salvare sa solo lasciar andare). Serena sorride e sorseggia il suo drink, il sole - uscito apposta per lei dopo giorni di pioggia e grigiore - scintilla sull'oro dei capelli e dell'anello. Jenny resiste a stento all'impulso di chiederle se è felice, se ne vale la pena.

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Londra all'inizio è un bar dopo l'altro, notti nei letti di estranei che hanno il solo compito di ancorarla al qui ed ora, quando lei si sente annaspare tra i castelli in aria volati via.
È che c'è una cosa che non dicono mai, sui sogni spezzati: i cocci brillano lo stesso, come residui di polvere di fata, e attraggono ancora di un'attrazzione morbosa e malinconica che sa di nostalgia.
Jenny certi giorni decide che è abbastanza e certi giorni decide che vuole di più, ma è sempre nuda e urbiaca che si trova all'alba e allora rimanda a domani che è già oggi.
Poi arriva Eric, che le toglie il bicchiere di mano, la porta a casa e la mette a letto e le dice che può essere più di una Serena in divenire dopo essere stata una Blair in potenziale, che tra i loro poli opposti ci sono milioni di sfaccettature e Jenny deve solo trovare la propria.

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"Sei felice?".
Dan alza gli occhi su di lei e sono carichi di tutte le mancanze e di tutti gli sbagli e di tutta la vergogna che gli sono piombati addosso. Jenny ricorda di odiarlo per averle rovinato la vita, per aver fomentato la sua caduta ed essere rimasto a guardare, per aver scritto un libro dove non l'ha capita neanche un po' (ma chi di loro ha capito, poi? Chi di loro ne esce salvato, dal suo maledetto romanzo, a parte Claire?), per aver scelto Manhattan quando l'aveva cacciata, per aver amato Blair Waldorf quando Jenny la odiava perchè è maledettamente vero che non bisogna incontrare i propri eroi da vicino senza prepararsi a rimanere delusi (e scottati e cancellati e in mille pezzi).
Erik si è sorbito i suoi monologhi e le sue lacrime, le sue recriminazioni e anche un paio di attacchi di panico quando, a romanzo concluso, l'ha guardato con gli occhi fuori dalle orbite e l'ha implorato: "Questa non sono io!".
"No. No, non sei tu".
Ma poi pensa che è suo fratello e che non può odiarlo più di quanto lo ami, non quando ci mette un secondo di troppo a sorridere e annuire.
"Non ti credo." ribatte, sedendosi accanto a lui sul divano, pronta ad ascoltare e a tirargli fuori la verità con le pinze, se necessario.
Erik ha portato Serena fuori e torneranno solo a sera: non ci crede nemmeno lui, a questa farsa del matrimonio perfetto, del lieto fine dopo i mille ostacoli (e se più di metà di questi problemi li ha creati Dan, non è scritto da nessuna parte che amare vuol dire perdonare).

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I primi giorni - settimane, mesi - Erik la guarda come è sicura guardasse Serena - come tutti guardano Serena: col fiato sospeso in attesa della prossima caduta, pronti a raccogliere i pezzi dopo l'ennesima follia.
È uno sguardo che rompe il cuore, apprensione e senso di colpa mescolati con l'affetto, e Jenny piange per lui e per se stessa e per i progetti sfumati che l'hanno lasciata senza una bussola. "So solo questo." ha ammesso candida e stanca: se lo chiede adesso per la prima volta cosa sarebbe successo se, al posto di macchinazioni e strategie, avesse voluto imparare a brillare e sorridere; se, al posto della corona avesse bramato la libertà (solo che non si brama ciò che non si sa di non avere); se al posto di Blair avesse erto a modello Serena.
Una catastrofe lo stesso, probabilmente: Serena non è fatta per essere onorata, l'unica devozione che conosce è quella delle persone che le spezzano il cuore - e Jenny non ha potuto fare a meno di chiedersi quand'è che Erik è diventato saggio.
"E non è vero che sai solo questo. La Jenny che è diventata mia amica questo non lo sapeva, ma conosceva tante altre cose".
Solo che la Jenny di adesso non è certa di poterle reimparare.
"Volere è potere." scrolla le spalle Erik e, con un sorriso divertito, aggiunge: "E tu sei testarda abbastanza da riuscirci."
"Tu dici?"
"A scuola non hai forse rovesciato un vasetto di yogurt in testa a Blair?".

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Il fatto è che l'Upper East Side è il regno delle favole e allora è giusto che la Regina si prenda il Cavaliere Oscuro Redento (Jenny brinda quando viene a sapere del matrimonio e si chiede se resisteranno almeno un anno prima di tornare a farsi la guerra e pugnalarsi alle spalle) e la sua ombra più luminosa il primo ragazzo che sembra averla vista per davvero (fa niente che nel solito stupido romanzo si dimostri il contrario).
"Tecnicamente non saremmo tutti fratellastri?" ha esordito Jenny al telefono quando Dan si è deciso a chiamarla. "Tecnicamente abbiamo anche tutti un fratello in comune." ha continuato, senza sapere nemmeno lei cosa cercasse di dimostrare - la fa sentire bambina, ripensare al passato, sporca e sbagliata e fuori controllo.
Dan non le ha risposto allora e non le risponde adesso. Le dice di amare Serena, di tenere a lei, di essere felice - Jenny pensa che due sono verità e una è una bugia, pensa che è facile perdersi in Serena, farne la tomba di amori appassiti. Perchè Serena conosce la leggerezza - la sola tra tutti loro ad averla imparata - e Jenny si chiede cosa sarebbe cambiato se le avesse chiesto di insegnarglielo.

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Blair all'inizio è nella sua testa, sulla sua spalla, nella sua anima; i suoi insegnamenti, i suoi colpi bassi, i suoi tradimenti e le sue mancanze - Jenny li conosce tutti, li ha assorbiti tutti: la trascinano a fondo come una zavorra e la mano di Erik stretta alla sua è la sola ancora per non affogare.
Serena è lì: la ragazza che poteva essere, la cometa più luminosa, la Regina a cui non serve la corona. Serena è brillante e Jenny la ricorda dolce, la ricorda gentile, la ricorda disposta a darle una chance.
Jenny sa che in Serena non si sarebbe persa, non le sarebbe entrata dentro allo stesso modo, non l'avrebbe ferita e delusa abbastanza da volerla ferire e riuscire a deluderla a sua volta.
Erik le ripete paziente che il mondo non è di bianco e di nero, di Blair e Serena; Jenny, allo specchio, si spoglia pian piano del nero e ritrova i colori e reimpara il calore.
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"Non se lo merita. Serena, dico, non se lo merita".
Dan non si muove, gli occhi al tappeto, il corpo in tensione, l'anello al dito come una catena.
"E non te lo meriti neanche tu." perchè Jenny non lo odia più di quanto lo ama e non sa perdonarlo, ma vuole ancora che sia felice. "Dan -"
"Ha scelto Chuck." la interrompe con voce rotta e stanca e Jenny - oh, Jenny si sente ancora la Piccola J. quando i peggiori sospetti si son fatti realtà e la caduta è stata rovinosa e illuminante (è solo togliendo tutto che l'Upper East Side insegna l'umiltà, è solo l'umiliazione che sa usare per insegnare la lezione) - beve l'acqua rimasta nel bicchiere tutta d'un sorso e desidera qualcosa di più forte.
Perchè non se lo merita, Serena, di continuare a combattere con Blair, e non se lo merita Jenny, di ascoltare la confessione di un bugiardo traditore che vuole assoluzione. Perchè lo capisce, Dan - anche se non vorrebbe, anche se lo odia e si odia e li vorrebbe, improvvisamente, via - e Serena è brillante e divertente e coinvolgente e perfetta, ma c'è qualcosa, nell'amore negli occhi di Blair - la addolcisce come Jenny ricorda l'addolciscono l'orgoglio e l'approvazione - che fa sentire caldi e unici come Serena non potrà mai (perchè Serena è generosa con il suo amore: non è da vincere in prove di lealtà).
"Lasciala andare, Dan. Ti prego. Per lei, per me, per te stesso: lasciala andare".
(Forse Nate ha avuto ragione tutti quegli anni fa: forse lasciare è salvare, soprattutto quando fa male).

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Jenny torna a cucire e la stanza degli ospiti a casa di Erik - la sua stanza a casa di Erik - diventa anche il suo studio. (Jenny ha una casa sua, ma Erik non si fida a lasciarla andare e Jenny ha lo stomaco attorcigliato quando vede guardarla nel modo in cui si guarda Serena e si chiede cosa racconterebbe lui, di sua sorella).
Jenny torna a disegnare bozzetti e a fare le ore piccole alla macchina da cucire, i manichini si vestono come si vestono lei e Erik.
È come tornare a casa, come respirare ancora. C'è un ritmo che aveva scordato nel grattare della matita sul foglio, una bellezza che aveva cercato nla corona nel creare qualcosa dal niente.
Jenny trova degli amici. Si trovano nei locali e al parco a passeggiare, le fanno fare la turista e si lasciano vestire come si vestono i manichini e lei e Erik.
È come tornare alla vita, come riscoprire il sole, come imparare daccapo che la vita non è il costante bisogno di tenere alta la guardia contro il prossimo tradimento.

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Dan non risponde. Crolla il capo contro il petto e Jenny si sente furiosa e disgustata ed esausta tutto insieme.
"Non ti prendevo per un egoista."
"Io-"
"Te ne pentirai." lo avvisa. "Spero solo che lei abbia il buonsenso di chiedere il divorzio prima di venire logorata dalla tua codardia."
"Jen-"
"Ti voglio bene" lo interrompe, l'improvviso bisogno di dirglielo "ma non ti perdono. Non questa e non tutto il resto".
E chi l'aveebbe mai detto, che, tra loro, lei si sarebbe salvata?
   
 
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