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Autore: Icegirl592    06/12/2023    1 recensioni
AUBerlermo. E' Natale e Martìn Berrote si ritrova da solo, in una città fredda, a festeggiare in un piccolo appartamento ormai vuoto, dopo che Andrès è andato a convivere con la sua nuova fidanzata. Si sa, però, che a Natale tutto è possibile e che, forse, il miracolo lo attende dietro l'angolo, magari direttamente sui gradini di casa sua.
One-shot partecipante al "Calendario dell'Avvento 2023 by Fanwriter.it" su Facebook
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Berlino, Palermo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Home for the Night
★★ Calendario dell’Avvento 2023 by Fanwriter.it!
★ Data: 6 dicembre 2023
★ Warning: SlightAU! Fluff, Linguaggio volgare
★ Fandom: La casa de papel

HOME FOR THE NIGHT

L’aria fredda e sferzante che lo colpì quando uscì dal piccolo negozio di alimentari costrinse Martìn a incassare il mento nel cappotto nero e a tirare un po' su la sciarpa azzurra e grigia per provare a coprirsi almeno un po' il naso e la bocca. Odiava il freddo,  lo odiava con tutto se stesso. A Buenos Aires era davvero raro che la temperatura scendesse così in basso o che nevicasse, come stava accadendo in quel momento e come non smetteva di fare da ormai settimane in quella città e, nonostante lui abitasse ormai in Europa da tanti anni, non si era ancora abituato agli inverni duri e glaciali - forse stava facendo un po' il melodrammatico, d'altronde il termometro era andato solo pochi gradi sotto lo zero, ma, porca puttana, si stava congelando in ogni dove.

Il fatto poi che si fosse accorto all'ultimo della mancanza di alcuni ingredienti fondamentali per la sua cena di Natale, che aveva deciso di regalarsi in barba alla solitudine con cui avrebbe trascorso quella sera di Vigilia, ed era dovuto uscire, perché col cazzo che se la sarebbe fatta rovinare da alcune spezie e salse mancanti. Certo, forse stava un po' esagerando a preparare tutti i piatti a cui aveva pensato, ma perché avrebbe dovuto privarsi dei sapori della sua terra almeno per una volta? Solo per il fatto che non ci sarebbero stati altri commensali? Tsk, non ci pensava nemmeno.

In effetti, per qualche giorno, aveva pensato di sentire se Andrès avrebbe avuto piacere di passare da lui almeno il pomeriggio di Natale (diamine, gli avrebbe persino chiesto se voleva portarsi la sua nuova arp- fidanzata, giusto per avere qualche chance in più di vederlo arrivare), ma qualcosa lo aveva sempre trattenuto. Il pensiero lo fece sospirare e una lieve nuvoletta di condensa sfuggì dall'abbraccio della sciarpa e del cappotto. Lo sapeva cos'era quel qualcosa: il desiderio di provare a lasciarsi alle spalle i sentimenti che aveva cominciato a provare per l'altro ragazzo e che, lo sapeva bene, non sarebbero mai stati corrisposti, ma era stato tutto inutile. Andrès de Fonollosa era il ragazzo più affascinante che avesse mai conosciuto: spietato, spregiudicato, con un enorme carisma e la mente del più brillante dei sognatori. Quando si erano incontrati, si erano subito resi conto di avere un sacco di cose in comune: la passione per i piani elaborati ingegnosi, i gusti in fatto di arte o di pezzi rari, lo stesso senso dell'umorismo, un sarcasmo pungente... peccato che non condividessero anche gli stessi gusti dal punto di vista delle relazioni. Già, perché Andrès de Fonollosa era un grandissimo, romanticissimo, affascinantissimo eterosessuale e non sembravano esserci spiragli di cambiamento. Non che Martìn lo volesse diverso, per carità, però si era piazzato proprio in un bel casino, quando aveva ben pensato di innamorarsi di lui.

Aveva provato in ogni modo a scordarselo, a trovare qualcuno che lo aiutasse a dimenticarlo, ma non c'era stato niente da fare: quel ragazzo entrava e usciva dalla sua vita come gli pareva e piaceva. Le cose erano peggiorate quando, dopo un po', avevano deciso di cominciare a dividere un appartamento. In qualche modo, avevano trovato un equilibrio quasi domestico, nonostante le loro personalità molto "artistiche". Erano arrivati a condividere praticamente tutto, qualche volta anche il letto - purtroppo per lui in modo platonico, visto che semplicemente ci crollavano dopo aver discusso di qualche progetto per un furto futuro.

Sembrava tutto perfetto. Certo, mancava l'aspetto di una relazione vera e propria, ma l'argentino, dopo aver sperato invano per mesi, si era rassegnato, accettando di raccogliere le briciole di affetto che riusciva a ottenere da Andrès. A dirla tutta, per qualche tempo aveva quasi pensato di avere buona parte dell'affetto del ragazzo: stavano sempre insieme, scherzavano, ridevano... Andrès lo ascoltava sempre con grande attenzione, con gli occhi sognanti e lo sguardo rapito dai suoi conti e dalle sue spiegazioni. A volte gli era sembrato che persino il fratello di Andrès, Sergio, passasse in secondo piano quando lui interveniva nei discorsi, come se il più grande dei due non riuscisse a smettere di ascoltarlo. 

Sogni, tanti bei sogni, che si erano infranti circa due mesi prima, quando Andrès gli aveva comunicato che sarebbe andato a convivere con la sua nuova fidanzata, una certa Catalyn - un'oca giuliva con uno sguardo e dei modi di fare che a Martìn non era piaciuto per niente. Aveva provato a dissuaderlo - per amicizia, ovviamente, non per qualche secondo fine - ma quando lo aveva visto contento, con lo sguardo brillante che gli vedeva sempre negli occhi quando si innamorava, gli aveva rivolto un gran sorriso, gli aveva dato una bella pacca sulla spalla e, con il cuore in frantumi, si era congratulato.

Da allora, si erano sentiti sempre meno: era diventato difficile parlare dei colpi futuri, o anche solo trovarsi per prendere qualcosa da bere, perché quella ragazza seguiva il suo amico come una cozza, quasi come se avesse paura che le sparisse da sotto gli occhi. Durante i loro pochi incontri, gli era sembrato di vedere Andrès nervoso, stanco, stizzito, ma forse era stata solo l'impressione di un cuore che non riusciva a lasciar andare il suo amico. Gli incontri erano diventati telefonate, le telefonate messaggi sempre più corti e, nelle ultime settimane, non lo aveva più sentito. Beh, si era detto, era stata una bella parentesi da cui doveva cercare di uscire. Era felice di averla vissuta, ma la vita doveva andare avanti. Per questo aveva deciso di festeggiare quel Natale con tutti i crismi di un buon argentino. Certo, avrebbe dovuto rinunciare alla grigliata, ma la tradizione della sua terra offriva molte altre pietanze da poter cucinare.

Sì, poteva prenderlo come un nuovo inizio.

O almeno, avrebbe potuto farlo se, voltando l'angolo a pochi passi da casa sua, non si fosse trovato davanti una scena che lo fece bloccare in mezzo al marciapiede, con il sacchetto di carta dell'alimentari stretto tra le braccia.

Seduto sulle scale che conducevano al suo condominio, un broncio da bambino sulla faccia, le tre valigie con cui lo aveva visto partire sistemate con cura sui gradini, intabarrato in una specie di pelliccia che sarebbe stata benissimo addosso a un signorotto dell'Ottocento, con il mento posato sulle mani e i gomiti piantati sulle cosce, c'era Andrès. 

Che cazzo ci faceva Andrès davanti alla porta di casa sua? 

Con una teoria che diventava sempre più realtà nella sua testa e con il cuore che batteva a mille, l'argentino deglutì a vuoto e si avvicinò alla porta, fermandosi in piedi davanti al suo amico, che ancora non aveva sollevato lo sguardo su di lui, cercando qualcosa di sarcastico da dire.

"Che è successo? Babbo Natale ti ha assunto e ti fa portare i regali con i trolley?"

Poteva mai venirgli in mente qualcosa di più stupido? Eppure, quella cazzata sembrò sortire l'effetto desiderato, perché il broncio di Andrès si sciolse in un piccolo sorriso, poco prima che il ragazzo alzasse la testa per poterlo fissare.

"No, ma in compenso ho scoperto di avere in casa una specie di Befana e ho preferito cambiare aria"

L'argentino avrebbe voluto chiedere altri dettagli immediatamente, magari avrebbe anche voluto abbracciarlo, invece si limitò a ridere e a sistemarsi meglio la busta tra le mani, prima di prendere una delle valigie.

"Dai, andiamo su prima che diventi un pupazzo di neve. Oh, saresti una bella aggiunta alle decorazioni, ma poi chi lo sentirebbe tuo fratello?"

Gli disse, salendo i gradini con la valigia in mano e prendendo le chiavi di casa per aprire la porta, sentendo il fruscio di Andrès alle sue spalle, mentre il ragazzo si preparava a seguirlo all'interno.

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"Fammi capire: convivete da quattro mesi e quella voleva già un figlio?"

Dopo essersi sistemati in casa e dopo che Andrès aveva sistemato le sue cose nella sua vecchia stanza - Martìn non aveva nemmeno provato a cercare un nuovo coinquilino con cui dividere le spese - si erano messi in cucina, dove l'argentino aveva ricominciato a preparare la cena di Natale e lo spagnolo si era seduto per poterlo osservare e spiegargli cosa era successo con Catalyn.

"Già, riesci a crederci? Le ho dato tutto Martìn, tutto. Cene, appuntamenti galanti, vacanze, per non parlare di quando facevamo l'amore e..."

"Va bene, va bene, fermati qui. I dettagli delle tue performance con la tua iena non mi interessano, ma immagino che tu ritenga di essere stato bravo"

"Che io ritenga... Martìn, ma se ha sempre detto di essere rimasta soddisfatta"

"Andrès, mi duole dirtelo, ma le donne fingono più spesso di quanto tu non creda"

"... E tu che ne sai? Sei gay!"

"Perché con me pensano di potersi confessare apertamente finché non capiscono che sono un grandissimo stronzo"

Sì, erano decisamente tornati loro, con le loro conversazioni sarcastiche, i loro battibecchi, una bella cena a sfrigolare sul fuoco, Andrès che rideva delle sue battute... era tutto perfetto.

"E poi faceva schifo a cucinare" aggiunse lo spagnolo, socchiudendo gli occhi e inspirando. "Dio, quanto mi sei mancato, Martìn"

Al sentire quelle parole, l'argentino ebbe solo un attimo di esitazione mentre lasciava colare della salsa sulla carne che aveva appena cotto. Ecco che ci stava ricascando. Ecco che stava per accettare di nuovo quel compromesso. Ecco che ricominciava la tortura. Nonostante quei pensieri, riprese il suo lavoro con un sorriso sulle labbra.

"Ammetto che la casa è stata un po' silenziosa in questi mesi. Tutto sommato, mi sei mancato anche tu, anche se mi ha fatto comodo avere un po' di spazio in più per le mie planimetrie."

"Ah, ma cosa sono delle fredde planimetrie senza le magie dei piani che costruiamo?" Gli rispose prontamente Andrès, alzandosi per avvicinarsi a scrutare quello che Martìn stava finendo di preparare. "Sono ricette argentine?"

"Dalla prima all'ultima" rispose Martìn, senza staccare gli occhi dai piatti e cercando di ignorare la vicinanza dello spagnolo.

"Aspettavi forse qualcuno? Ti ho rovinato la serata?" chiese quest'ultimo, facendolo ridere.

"Tsk, nah. Non sono tipo da cene di Natale romantiche, dovresti saperlo. No, volevo solo prepararmi una degna cena argentina. Però non mi dispiace condividerla con chi so che potrebbe effettivamente apprezzare" Gli disse, voltandosi finalmente verso di lui e vedendo che aveva di nuovo stampato sul volto quel bel sorriso sghembo di cui si era innamorato. Gli dette un colpetto con la spalla, prima di guardare di nuovo il piatto. "Dai, apri il vino, che intanto porto i piatti in tavola, così possiamo dare inizio ai festeggiamenti"

Le ore che seguirono furono tra le più belle che l'argentino avesse mai passato nella sua vita: i suoi Natali, di solito, erano caldi, festosi, chiassosi, ma quello era di gran lunga il più bello che avesse mai passato. Le chiacchiere a tavola, il cibo, dell'ottimo vino, ma, soprattutto, Andrès di nuovo con lui.

"Non ho un regalo" gli disse a un certo punto lo spagnolo, rompendo un silenzio che era calato quando, finita la cena, si erano andati a mettere sulle poltrone nel loro piccolo salotto, di fronte al camino elettrico che Andrès aveva insistito per installare l'inverno precedente.

L'argentino, perso nei suoi pensieri e con la testa un po' pesante per l'alcool, non registrò subito le sue parole, ma, quando ci riuscì, gli rivolse una risata prima di voltarsi verso di lui.

"Il regalo più bello che potessi farmi è stato lasciare quella stronza". Gli rispose, facendo ridere a sua volta l'altro.

"E pensare che mi avevi avvertito. Avrei dovuto ascoltarti, forse ne capisci davvero più tu di donne"

"Oh, no no, l'esperto sei tu, è che..." Martìn si fermò per un momento, prendendo un respiro prima di continuare "è che non eri più tu. Nelle altre relazioni che hai avuto, prima che finissero, quanto meno, eri contento, soddisfatto. In questo caso, mi sembrava che ti stessi spegnendo a poco a poco. Non conosco le donne, conosco te"

Stavolta fu il turno di Andrès di sospirare.

"Ho avuto tante relazioni e, per un motivo o per l'altro, vanno sempre tutte male. Avevo deciso di impegnarmi per fare sì che funzionasse davvero, questa volta, ma immagino che, a un certo punto, non sarebbe stato più possibile. Diamine, se tu non fossi un uomo, quasi direi che la relazione migliore e più stabile che ho avuto è quella con te"

Un'altra staffilata, stavolta più pesante delle altre, che Martìn fu rapido a smorzare con una mezza risata.

"Beh, non tutte le relazioni devono finire in un letto" Gli rispose, prendendo un sorso dal suo bicchiere di vino, facendo ridacchiare lo spagnolo. 

"E' vero, ma tu, seriamente, ti accontenteresti di questo?"

Ore dopo, Martìn non avrebbe saputo dire se si fosse trattato dell'alcool o se fosse semplicemente arrivato al limite della sopportazione, fatto sta che in quel momento si girò per guardare Andrès, un sorriso forzato sulle labbra.

"Cos'è, una proposta? Perché sappi che potrei anche prenderla in considerazione" chiese, finendo il bicchiere e facendo ridere Andrès, che, a sua volta, si voltò a guardare le fiamme.

"Forse. Dio, in tutta onestà, non lo so. So che quando sono qui mi sento completo. Quando parlo con te, mi sento capito come mai da nessun altro prima, però..." sospirò, passandosi una mano sulla faccia. "Però non parliamone ora. Non quando siamo ubriachi, non quando io ho appena chiuso una relazione che credevo importante."

Si fermò per voltarsi a guardare l'argentino, a cui sembrava di non avere più un battito cardiaco, né aria dei polmoni.

"So che lo hai spesso pensato, quando ho chiuso una relazione e voglio dirtelo. Non sei un premio di consolazione, Martìn, non lo sei mai stato. Sei un porto sicuro dove so di potermi rifugiare quando le cose andranno male perché, per qualche motivo, vanno sempre male. Tu sei l'unico che mi accetta per lo stronzo che sono, l'unico. Anche Sergio non riesce sempre a stare al passo con quello che dico e... e non voglio che anche questa cosa vada male, perché..."

Andrès non riuscì a completare la frase perché, senza che se ne rendesse conto, Martìn si era alzato dalla sua poltrona, gli si era avvicinato e, dopo avergli preso il volto tra le mani, lo aveva baciato piano, ma con decisione, rimanendo poi fermo. Qualche attimo dopo, si era allontanato, sorridendo quando percepì Andrès cercare di inseguire le sue labbra.

"Non stanotte, querido." Gli disse, accarezzandogli gli zigomi con i pollici. "Come hai detto tu, abbiamo bevuto e nemmeno io voglio che possiamo avere anche solo il dubbio di poter imputare tutto questo al vino. Solo... stavi cominciando a parlare troppo e mi è sembrato il modo più rapido per farti smettere".

Andrès gli rivolse di nuovo un piccolo broncio, prima di sciogliersi in un sorriso e allungare una mano per posarla su una di quelle dell'argentino.

"Ti ringrazio. Forse, allora, dovremmo andare a dormire, che ne pensi?"

Quando poco più tardi la pendola batté la mezzanotte, dando ufficialmente inizio al giorno di Natale, Martìn si trovava steso nel suo letto, gli occhi aperti a fissare il soffitto. Per la vita disastrata che aveva passato, non aveva mai creduto al miracolo del Natale eppure, mentre Andrès russava piano con la testa appoggiata sul suo petto e un braccio stretto intorno alla sua vita, l'argentino si concesse un po' di fede in quella festa così inflazionata, eppure così poco vissuta. Con un ultimo sorriso, sentendosi gli occhi pesanti, si girò per posare un bacio tra i capelli corti del suo migliore amico e, prima di addormentarsi, sussurrò:

"Buonanotte, mi amor" 

NOTE DELL'AUTRICE: dal momento che a breve avremo di nuovo almeno Berlino sugli schermi, ho pensato di scrivere questa cosuccia, nella speranza che, presto, compaia anche un certo argentino a fargli compagnia. Dedico inoltre questa piccola shot al mio compagno di role preferito, a colui che dà vita a molti scenari Berlermo, uno più strano, assurdo, dolce e spettacolare dell'altro. Un caro augurio di buon Natale a Tobi e a tutti voi che state leggendo.

   
 
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