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Autore: _ilGamerXD_    07/12/2023    1 recensioni
Tratto dal libro:
«Non sono il Tobias inno-ocente e gentile che credevi. Io s-sono Ticci Toby, un killer che potrebbe ucci-iderti da un momento all'altro e che non p-prova dolore. E già, non provo d-dolore fisico, quindi non puoi f-far nulla per fermarmi. Puoi solo stare ai m-miei ordini, e pregare che la mia pazzia non t-ti porti alla morte. Ci siamo intesi b-bambolina?»
Legenda:
(T/n) = tuo nome
(C/o) = colore occhi
(C/c) = colore capelli
(L/c) = lunghezza capelli
(N/a)= nome amica
(C/p)= colore pelle
PS: Scritto volontariamente in prima persona.
Genere: Dark, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Slenderman, Ticci Toby
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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(T/N)'s pov

La mattina seguente, come al solito, presi l'autobus per andare a scuola. Quello di (N/a) era in ritardo, quindi, quando arrivai, decisi di aspettarla in una delle panchine del parco. Presi il mio album da disegno, la mia fidata matita e mi guardai intorno, alla ricerca di un soggetto da disegnare.
Il mio sguardo si spostò sugli alberi dietro di me, notando che alcuni cespugli si muovevano per via del vento, facendo cadere qualche foglia. Seguì quel movimento che man mano si allontanava da me, fino a fermarsi. Guardai tra gli alberi e vidi un ragazzo poggiato ad uno di essi, con addosso il cappuccio della felpa nera che indossava. Egli si voltò, rivelando il viso ferito di quello stesso ragazzo che mi salvò da Randy, ovvero Tobias.
Questa volta riuscì ad osservare meglio il suo sguardo, soffermandomi sui suoi grandi occhi castani circondati da evidenti occhiaie, che facevano intuire che non dormisse più di tanto. Anche i suoi occhi trasmettevano stanchezza, e non solo quella: aveva uno sguardo assente, triste, come quello di una persona malinconica a cui la vita non sta andando alla grande. Sembrava intento a osservare qualcosa, ma non capì cosa.

Mi distolsi da quei pensieri e decisi di provare a disegnarlo. Come al solito feci la base e tratteggiai i suoi occhi: più li guardavo, più sentivo in me la loro assenza dal mondo. Dopo di che, iniziai a bozzare i capelli. Erano tendenti al riccio e disordinati, come se quella mattina non si fosse pettinato. A guardarli però non sembrerebbero malcurati, anzi, danno la sensazione di essere soffici al tatto. Finì il mio sketch e conservai l'album nello zaino. Per l'arrivo di (N/a) dovevo attendere ancora dieci minuti circa. Continuai a guardare Tobias: la mia mente elaborò domande su di lui, dato il suo essere misterioso.
È la terza volta che lo vedo in questo parco. Chissà, magari aspetta qualcuno. Oppure semplicemente viene a rilassarsi per stare in tranquillità. Però è sempre solo e nascosto... forse è un tipo solitario che non ama la compagnia.
Ero talmente assorta a questi pensieri, che non vidi che si stava allontanando, andando verso la strada. Presi subito il mio zaino e lo raggiunsi.

«Ciao Tobias!» gli dissi sorridendo.
«C-Ciao.» si limitò a dire, con qualche tic e guardandomi confuso. Forse non si aspettava che qualcuno gli parlasse. «Come va?» dissi, per tentare di continuare la conversazione. Ci fu un attimo di silenzio, finché non rispose: «Abba-astanza bene... Tu?» disse guardando il mio livido nascosto dal cerotto «Tutto nella norma, il livido sta guarendo... che fai di bello?» «S-scusa, ma non posso r-risponderti. D-devo andare ade-esso.» disse voltandosi e andandosene. «Ciao allora...»sussurrai, ma non rispose.
Chissà cosa deve fare di tanto importante...

Poichè dovevo fare la stessa strada per raggiungere (N/a), provai a seguirlo.
Si fermò non poco distante dalla cartolibreria, e iniziò a fissarne l'interno. Per avere una miglior prospettiva della situazione, attraversai la strada, appostandomi sul marciapiede. Tobias, appena passava qualcuno, cambiava comportamento, come se non volesse essere notato. C'è sotto qualcosa, me lo sento... cosa combini Tobias?

«(T/N), ecco dov'eri!» (N/a) mi saltò addosso, facendomi sobbalzare dallo spavento. «(N/a) quante volte ti ho detto di non saltarmi addosso così?! Sai che mi spavento facilmente...» la rimproverai, mentre lei si scusò grattandosi la nuca «Dov'è finito Tobias» dissi cercando il ragazzo con lo sguardo, che ormai sembrava essersi dissolto nel nulla. «Tobias? Eri con lui?» mi domandò (N/a) guardandomi incuriosita. «Ci ho parlato al parco mentre ti aspettavo, solo che ha liquidato subito la conversazione. Ero curiosa di sapere dove stesse andando, così l'ho seguito, dato che avrei dovuto fare la stessa strada per aggiungerti. Solo che ora se n'è andato.» spiegai con un po' di tristezza. Ero curiosissima di capire perché stesse osservando la cartolibreria. «Che tipo strano... lo sai che non bisogna pedinare la gente vero? Se ti scoprisse potresti finire nei guai!» mi sgridò (N/a) dandomi un'occhiataccia «Hai ragione, non lo farò più, anche se la curiosità mi sta uccidendo.» «Allora dovrai tenerla a bada... forza, andiamo a scuola» mi rispose prendendomi sottobraccio e trascinandomi via da lì.
Spero di poterti parlare di nuovo Tobias.

Tobias's pov

Dopo aver finito di consultare gli orari della cartolibreria, me ne ritornai a casa. Avevo notato quella ragazza seguirmi, ma non credo che possa darmi troppi problemi, e, in caso contrario, potrei sempre farla fuori.
Avevo deciso di uccidere il cartolaio all'orario di chiusura del negozio, proprio nell'istante in cui la sua chiave chiuderà la serratura della porta. Certo, avrei potuto pedinarlo fino alla sua dimora, proprio come avevo fatto con Randy, ma avendo il parco e, di conseguenza, la foresta molto vicini, mi sembrava inutile non sfruttare questi fattori. Tra l'altro, in quell'ora, alle venti di sera, non c'è quasi mai nessuno nei dintorni.
Appena arrivai a casa, iniziai a pulire e affilare le mie armi, così da poter essere perfette per l'omicidio.

L'ora di andare, finalmente, giunse, e indossai i miei vestiti da lavoro. Mi diressi verso la mia meta, iniziando già ad assaporare quella bellissima sensazione sadica che verrà quando le mie adorate ed affilate accette, trafiggeranno il corpo di quell'uomo, ormai anziano oserei dire.
Guardai attraverso le finestre del negozio: il proprietario non era solo, era rimasto ancora un cliente.
Grandioso, dovrò restarmene qui nascosto finché non finirà gli acquisti...
Attesi continuando a spiarli e, dopo una buona manciata di minuti, quel cliente sembrò andarsene, seguito dall'uomo che stava chiudendo il negozio.
Mi iniziai ad avvicinare cautamente, cercando di trattenere le mie risate per rimanere in silenzio. Appena rimase solo, sbucai all'improvviso e, con la mia agilità sovrannaturale, lo colpì con un'accetta alla schiena, mentre con l'altra al cuore, in modo da farle combaciare l'una con l'altra. L'uomo si accasciò immediatamente a terra, in una pozza di sangue rossastro ormai abbondante: era rimasto con gli occhi e bocca spalancati dal dolore e dal terrore, emozioni che provava ogni mia vittima. Tolsi le accette da quel corpo morto, mentre le mie risate, i miei tic e il mio sadismo crescevano, controllando ogni mio minimo movimento ed emozione.

«Signor Smith, ha sbagliato a darmi il-» Sentì una voce femminile provenire da dietro di me. Mi voltai e vidi una ragazza, la stessa che oggi mi rivolse la parola. La stessa che aiutai contro quei bulli. Era terrorizzata, si vedeva nei suoi occhi spaventati. Continuava a fissare le mie accette e il corpo privo di vita del cartolibrario. La sua bocca era rimasta spalancata, come se volesse gridare aiuto, ma le sue corde vocali paralizzate da questo scenario probabilmente non l'aiutavano.

Posò lo sguardo su di me: il suo corpo tremava, continuando a fissarmi senza battere ciglio. Sentì in me una sensazione di superiorità nei suoi confronti. Essere temuto da qualcuno e provocargli una reazione del genere, sapere che molto probabilmente si piegherebbe a mio volere senza ribattere... Torturare fisicamente e psicologicamente qualcuno, fino a farlo disperare, chiedere pietà ed essere temuto da te più di qualunque altra cosa al mondo... tutti questi pensieri fecero crescere in me una grande eccitazione.

D'un tratto vidi la ragazza prendere il cellulare dalla tasca della sua felpa. Lo mise all'orecchio e iniziò a correre.
La inseguì: ovviamente non potevo lasciare in circolazione il testimone di un omicidio che avevo appena compiuto.
La raggiunsi in poco tempo, prendendola saldamente da un braccio e tenendola attaccata al mio petto.
«L-lasciami, non d-dirò nulla a n-nessuno, sarai libero d-di scappare» la ragazza provò a dimenarsi, dandomi qualche calcio e cercando di staccare la mia presa dal suo debole e tremante corpo, ma per sua sfortuna, oltre a essere molto più forte di lei, non provavo nessun dolore ai suoi attacchi.

Improvvisamente, sentì le sirene assordanti delle forze dell'ordine. Intuì che le auto stavano per raggiungere la nostra posizione. Presi un'accetta e la alzai al contrario «S-sarai un ot-timo ostag-gio» colpì rapidamente, col manico in legno dell'arma, la ragazza alla nuca, facendola svenire in pochi secondi. La caricai sulle spalle e iniziai a correre rapidamente verso la foresta, raggiungendo casa.

Posai il suo corpo privo di sensi in un'angolo della stanza. Presi delle corde e un nastro adesivo da metterle alla bocca, e le legai polsi e caviglie. Insomma, non voglio di certo che il mio ostaggio, o meglio dire, la mia vittima, scappi o vada a chiedere aiuto. Una volta immobilizzata, controllai lo zaino che aveva con sè: portava solo libri scolastici, una bottiglia d'acqua e un'album da disegno, nulla di rilevante. La privai del cellulare che portava in tasca, mettendolo in un cassetto che chiusi a chiave. Mi sedetti di fronte a lei, iniziando ad osservarla. Le altre volte non avevo fatto caso al suo aspetto: aveva i capelli (L/c) (C/c), che incorniciavano il suo viso dalla carnagione
(C/p). Anche il suo corpo non era male, per essere ancora una giovane studentessa. Era molto eccitante, o forse è solo il mio lato perverso insieme ai miei ormoni a farmelo credere?
Se mi va, potrei anche abusare di lei, tanto è completamente di mia proprietà ormai.
Affinché si risvegliasse, mancava ancora un bel po' di tempo, così andai nella foresta a controllare se Slenderman avesse qualcosa da dirmi.

(T/N)'s pov

Provai ad aprire gli occhi, con ancora un dolore allucinante alla testa. Attesi che la mia vista riuscisse a focalizzarsi per bene e cercai di orientarmi, per capire dove mi trovassi: sembrava una casa abbandonata. Nella stanza dove mi trovavo, c'era un piccolo tavolo con due sedie, un letto di media grandezza, qualche mensola, un mobile, una cucina mal ridotta, e due porte chiuse. Tentai ad alzarmi, ma non riuscì a muovere le gambe e ne tanto meno le braccia, che erano legate saldamente ai polsi da due corde. Mi accorsi anche di avere qualcosa di appiccicoso sulla bocca, che mi impediva di aprirla.
Suppongo di non poter fare nulla adesso...
Prima di farmi prendere dalla paura e dal panico, cercai di ricordare cosa fosse successo. Dopo un po' di tempo a pensarci, i ricordi mi riaffiorarono nella mente: ero andata in cartolibreria a comprare nuove matite da disegno. Una volta uscita, mi accorsi che il signor Smith aveva sbagliato a darmi il resto, così tornai indietro. Mi balzò alla mente la sua figura in una pozza di sangue e un ragazzo, il suo assassino, con due accette alle mani. Scappai ma era riuscito a prendermi. Non ricordai più nulla.

Sicuramente mi ha portata lui qui... e se volesse uccidermi? Se invece abbia altri scopi? Dov'è adesso? Sarà in qualche stanza o sarà uscito fuori? Mantieni la calma (T/N), e cerca un modo per liberarti di queste corde e per scappare da questa topaia.
Mi guardai meglio intorno, aguzzando la vista, e dall'altra parte della stanza notai una delle accette di quel ragazzo per terra.
Se riesco, grazie alla lama, a tagliare le corde ai polsi, successivamente slegare quelle alle caviglie dovrebbe essere semplice, e quindi potrei scappare. Ma devo fare in fretta, e soprattutto senza rumore.
Cercai di avvicinarmi, strisciando lentamente a terra, verso l'arma. Una volta raggiunta, mi misi di spalle ad essa, cercando di muovere le braccia in modo che la lama tagliasse la corda. Sentivo che la presa si stava allentando: il mio piano stava funzionando.

D'un tratto, sentì la porta spalancarsi, mostrando il mio rapitore. Portava un paio di occhialini arancioni, un paraventi nero a strisce grigie e nere, una felpa grigia a strisce bianche e marroni, con cappuccio blu. Era tutto sporco di sangue: anche se era distante da me, riuscivo a sentirne il cattivo odore.
«Ti sei sveg-gliata finalmente» disse ridacchiando e guardandomi. Si abbassò il cappuccio, mostrando i suoi capelli castani scompigliati e in disordine. Successivamente, levò il paraventi poggiandolo sul tavolo. Notai che il suo viso, dal lato destro, aveva un pezzo di guancia mancante che faceva intravedere i suoi denti. Questo particolare lo rese ai miei occhi molto più spaventoso di quanto non lo sia già. Infine, si abbasso gli occhialini: aveva occhi castani, con occhiaie accentuate.
Non può essere lui.
Tobias?

 

   
 
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