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Autore: ShawnSpenstar    15/12/2023    0 recensioni
Un nuovo campionato mondiale di Battle Spirits alle porte, il primo anno di liceo, strani eventi che accadono all'interno del piccolo mondo della sua cittadina, una sorellina da proteggere, una situazione familiare non più perfetta; tutto nella vita di Hajime Hinobori, studente e duellante di quindici anni sta cambiando. Inseguendo il sogno di diventare campione mondiale, si imbarcherà con gli amici di una vita in una grande avventura che forse potrà farne ben più che un duellante migliore.
Pronti per una nuova storia nel mondo di BS, tra sport, avventura e momenti di grande demenzialità?
Varco apriti, energia!
Genere: Avventura, Demenziale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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In che cosa credi?
 
 
 
Si alzò tardi Shizuku Himekawa, cosa già insolita per lei sempre così mattiniera, in un giorno che, a pensarci bene, nemmeno ricordava più quale fosse e in un letto che era certamente il suo ma che quasi non riusciva nemmeno a riconoscere.
Con estrema calma, la giovane si sollevò dal letto facendo per alzarsi in piedi ma la vista delle carte del suo mazzo sparse sul pavimento della camera la costrinsero a fermarsi un attimo per raccogliere una a una tutte le componenti del suo deck; le passo lentamente tra le dita, osservando con attenzione ciascuna di esse: tante di quelle non le aveva mai state usate, altre nemmeno ricordava di averle aggiunte.
 
-Questo spiega molto della cura con cui l’hai composto- la canzonò la sua voce interiore
 
Quel commento (suo peraltro) ebbe perlomeno l’effetto di irritarla a tal punto da farla tornare alla realtà e convincerla definitivamente ad abbandonare il letto; trascinandosi stancamente, la liceale si vestì e sistemo i capelli e poi, dopo una rapida doccia, scese al piano terra per fare colazione.
Al tavolo quella domenica c’era (più o meno) anche suo padre, tornato da poco dal turno di notte, che tentava disperatamente di tenersi dritto a suon di disgustosi caffè; incrociando con gli occhi quelli devastati del genitore, la ragazza alluse con lo sguardo alla rampa per il piano superiore: era il giorno libero dell’uomo, era giusto che si riposasse un po’.
 
“Aaaaaspetta… tu… yaawn… tu dove stai andando?” biascicò ritrovandosi un paio di volte ad un nulla dal crollare completamente sul tavolo
 
“Da nessuna parte papà” rispose la ragazza fingendo spudoratamente
 
“E allora… yaawn… allora perché hai fatto lo zaino”
 
-Diamine-
 
Aveva preparato tutto la sera prima apposta per evitare di confrontarsi col padre riguardo al fatto che avrebbe passato diverse notti fuori casa, forse settimane, peraltro in un luogo “sconosciuto”, peccato che poi si fosse dimenticata il borsone in cucina.
 
“Volevo andare da Kimari”
 
“E ti porti sacco a pelo, ricambi per due settimane e materiali di scuola?”
 
“Ma tu proprio non ce la fai a non fare il poliziotto?” chiese lei divertita “non dico per tanto, mi basterebbero cinque minuti”
 
“Ahh… s-smettila” sbadigliò l’uomo “so che v-vorresti le mie capacità deduttive”
 
“Ha assolutamente ragione detective, ora però deduci la posizione del primo gradino o alla mamma toccherà dedurre come sei morto”
 
Pur sbadigliando per l’ennesima volta, l’agente riuscì a fermarsi appena prima di impattare contro lo scalino iniziale e imboccare poi in tutta sicurezza la rampa per il piano superiore; si arrestò solo per un secondo, a metà della salita, per voltarsi e guardare la sua bambina pronta a lasciare casa.
 
“Ovunque tu debba andare, sappi che mi fido di te” le disse “comunque fai attenzione”
 
La liceale sorrise.
 
“E tu riposati invece che i cittadini, e soprattutto mamma, hanno bisogno di te”
 
Chiuso quel dialogo, la mora poté finalmente lasciare il domicilio per dirigersi verso il cuore della città e in particolare al club di Mika Kisaragi per chiedere alla gestrice di farle conoscere l’eremita di Battle Spirits; a dire la verità, la sua amica Kimari le aveva detto di cercare la donna in un altro posto, un chioschetto appena fuori dalla città, ma il perché non le era molto chiaro: non era più sensato cercarla nel suo luogo di lavoro?
 

 
Risposta: no, non lo era.
 
Pur essendo ancora ad una certa distanza, infatti, notò immediatamente come ci fosse qualcosa di strano nell’edificio: le vetrate erano scialbe e la luce dentro al locale non sembrava sortire alcun effetto, ok che era una giornata molto soleggiata, specie per essere alla fine di novembre, ma almeno un po’ di “calore” avrebbe dovuto esserci.
Perdipiù non aveva ancora visto la porta automatica aprirsi una volta… ed era li ormai da cinque minuti, solitamente in quel lasso di tempo si forma un tale ammasso di persone da non riuscire più ad entrare.
 
-No, cazzo!- imprecò mentalmente avvicinandosi ad ampie falcate alla porta-se mi tocca dare ragione a Kimari io giuro che…-
 
Il suo cervello non scoprì mai cosa avesse intenzione di “giurare che” ma dovette purtroppo (per lei) registrare il fatto che si, Kimari aveva ragione: sulla porta, appeso all’interno del locale, faceva bella vista di se il cartello indicante la chiusura del locale; anzi, a scanso di equivoci, era pure scritto in tre lingue diverse.
Sconsolata, la liceale si lasciò andare e abbassò la testa, puntando gli occhi verso l’asfalto ove, ancora una volta, trovò ad aspettarla una strana sorpresa, stavolta materializzatasi nella forma di una specie di freccia puntante alla sua destra dipinta (nemmeno troppo bene) con una vernice rosa shocking leggermente vistosa; seguì l’indicazione e trovò, appeso a lato della porta, un foglio di carta verde ripiegato a meta, appeso al muro con lo scotch e con scritto sopra in indelebile “per te, asina”.
 
Sorrise e prese la lettera.
 
“Siccome sapevo già che avresti fatto di testa tua, cara la mia scema del villaggio, ho deciso di darti le indicazioni” lesse “venendo dal club vai a sinistra e cammina fino a che non esci dal centro; da li devi andare verso la collina, per cui ancora sinistra e poi terza via a destra, entrerai in una strada in salita che conduce fuori città e, al termine di quella strada, troverai un piccolo chiosco; mostra il mazzo al proprietario e poco dopo una ragazza elegantemente vestita e un paio di occhiali da sole addosso (che è palesemente Mika ma tu fa finta di non riconoscerla, a lei piace così) ti indicherà la strada. P.S: la vernice me la devi ripagare, il colore era… ehm… l’unico che c’era, tu azzardati a prendermi in giro e io ti cambio i connotati che nemmeno gli amici di tuo padre alla scientifica riuscirebbero ad identificarti”
 
Molto divertita, la moretta si intascò quella lettera piena di amichevoli consigli (per gli standard di Kimari) e iniziò la scarpinata tenendo bene a mente le indicazioni; non fu un viaggio ne semplice ne piacevole, il suo zaino era pesante e, purtroppo per lei, non c’erano mezzi per arrivarci per cui dovette andarci a piedi; ci mise quasi un’ora e, quando arrivò a destinazione, aveva i piedi che bruciavano per cui si sedette immediatamente su uno degli sgabelli del chiosco e chiese una bibita, poi, come da invito di Kimari, pose il mazzo sul tavolo.
 
“Stai cercando qualcosa?” domandò una voce femminile alle sue spalle
 
Si voltò e vide esattamente quello che la sua amica le aveva detto: una giovane donna alta, con lunghi capelli biondi che spuntavano da sotto il cappello a tesa larga, un giaccone beige addosso e un paio di occhiali da sole ad occultarle lo sguardo; era palese che si trattasse di Mika ma, come da consiglio, decise di soprassedere.
 
“Si” affermò malinconica la ragazza “ai regionali ho duellato… cioè io… io non ho vinto nemmeno un duello”
 
“Può succedere, mia giovane amica” gli rispose l’altra “non c’è nulla di cui disperarsi”
 
“SI INVECE!!” esclamò quasi rabbiosa “i miei amici non si sono mai nemmeno accorti della mia presenza e io… i-io non voglio che sia così, no-non posso comportarmi a-allo stesso modo al torneo per acquisire il titolo di detentore del record di punteggio”
 
La proprietaria dei club Kisaragi prese in mano il mazzo che la liceale aveva appoggiato prima sul bancone e passò in rassegna le truppe.
 
Non le ci volle troppo per cogliere quale fosse il problema.
 
“Hai mai sentito parlare dell’eremita di Battle Spirits?” domandò all’altra restituendole il mazzo
 
“Vagamente” fece quella “una mia amica ha accennato qualcosa a riguardo ma nulla di troppo approfondito”
 
“Bene!” esclamo soddisfatta la donna in incognito “raccogli lo zaino e ti accompagno al tempio”
 
La ragazza dai capelli corvini non se lo fece ripetere due volte, si caricò il borsone sulle spalle e pagò la bibita, poi raggiunse la donna, che nel frattempo si era avvantaggiata, e prosegui con lei per una nuova e ancor meno piacevole scarpinata; poco prima di mezzogiorno arrivarono in cima alla collina fuori città e al termine del loro viaggio e Shizuku poté finalmente conoscere quella che, aveva deciso, sarebbe stata fino circa a natale la sua casa temporanea: da fuori appariva come un edificio visibilmente segnato dal tempo, con assi travi e pilastri pieni di scheggiature e tagli, ma ancora in grado di conservarsi dignitosamente, non esercitava la sua funzione da anni eppure il legno era lucido e profumato; dentro poi era uno spettacolo di eleganza e, al tempo stesso, di sacralità, ogni stanza, ambiente o cortile sembrava raccontare la storia di quel luogo.
 
“Posso chiederle come è diventata proprietaria di questo luogo?” domandò Himekawa voltandosi in direzione della sua guida
 
Non la trovò, era sparita abbandonando, nascosto (male) in un angolo, il giaccone beige; la giovane liceale si avvicinò per raccoglierlo e piegarlo ma una voce a lei sconosciuta alle sue spalle la spaventò, bloccandola.
 
“Ahhh, ma perché non può fare lo sforzo di nasconderlo meglio” borbottò affiancando la ragazza “già lei è tanto ridicola quanto pessima nei travestimenti, se poi non si impegna nemmeno a nascondersi… devo fare tutto io”
 
Il proprietario della voce si fece avanti, ignorando completamente la presenza della ragazza che così riuscì finalmente a vederlo: statura media e corporatura normale, quasi banale, ma anche lunghi capelli blu raccolti alla maniera dei samurai e un portamento fiero e altero ma privo di superbia.
Shizuku iniziò a tremare; lo conosceva, lo aveva visto in tantissime foto sui cellulari di Kimari e Hajime, oltre che sui giornali e in televisione: era Tegamaru del nobile casato dei Tanashi, la leggendaria famiglia di vassalli di Oda Nobunaga.
 
“Temo, Signorino Tanashi, che la padrona di casa fosse parecchio di fretta” precisò un altro personaggio, un uomo austero con corti capelli neri stavolta, a sua volta giunto accanto alla giovane “oh mi scusi signorina, non l’avevo vista”
 
La povera quindicenne divenne rossa come un pomodoro quasi fosse stata colta con le mani nel sacco durante un furto (notevole considerando che, al massimo, era stata degli altri, la scortesia) e per alcuni secondi sembrò quasi guardarsi intorno in cerca di un angolo dietro cui nascondersi; per sua fortuna, le venne in aiuto l’unico del team che la conoscesse.
 
“Tu sei quella ragazza del club” disse il terzo della compagnia “Hime… Himekawa se non sbaglio”
 
“Nigiri senpai?!” fece l’altra, totalmente sorpresa; le era stato detto che il robusto ex teppista era uno stretto amico di Tegamaru Tanashi, un membro del suo team, ma vederlo di persona era tutta un’altra cosa
 
“Wow, non sapevo che saresti venuta qui, immagino sia per un allenamento” commentò il maggiore
 
“S-si, ma loro…”
 
“Già, scusami” farfugliò, imbarazzato come spesso gli capitava “loro sono Fukuyama Osamu, segretario della famiglia Tanashi, e il mio leader, Tanashi Tegamaru”
 
“Piacere” dissero i due quasi all’unisono, tendendole le rispettive mani
 
“P-piacere?! I-il piacere è-è mio!” balbettò la ragazza entusiasta “no-non capita tutti i giorni di conoscere il leader di una famiglia di così grande e antico prestigio”
 
“Ma tu non hai già conosciuto Chihiro scusa?” le chiese Tanashi, incuriosito da quella reazione
 
“Certo” rispose quella “ma, senza voler offendere, la sua famiglia non è del suo stesso lignaggio; è ricca e nobile, certo, ma non è storica quanto la vostra”
 
“Tutto vero ma ti supplico: puoi evitare di darmi del lei? Mi sembra di essere mio nonno”
 
“Oh, s-si… scusi… cioè, scu-scusa”
 
Terminate le presentazioni, il maggiordomo e i due terzi del team Tegamaru la affiancarono nella perlustrazione del tempio; a differenza della ragazza, i due duellanti ci erano già stati e seppero quindi guidare il gruppetto con maggior sicurezza e precisione fino alla sala interna, quella in cui la padrona di casa aveva fatto installare il terreno di gioco tridimensionale.
 
Si guardarono attorno senza vedere nessuno, ma il finissimo udito del signor Fukuyama, migliorato da anni e anni di servizio, fu in grado di cogliere un rumore strano, una specie di cigolio, proveniente da uno dei corridoi e in costante avvicinamento.
Il più anziano fece prontamente voltare tutti i ragazzi in direzione di quel suono e, davanti ai loro occhi, si palesò una strana figura vestita (mascherone compreso) da panda a cavallo di uno scassatissimo triciclo.
 
Ai tre venne seriamente il dubbio di essere finiti in una (brutta) parodia di “Shining”.
 
“Signorina Mika?” domandò l’aspirante allieva
 
“No, io sono l’eremita di Battle Spirits” replicò secca l’altra, con la voce ovattata dalla maschera
 
Per quanto potesse sembrarle ridicolo, Shizuku ricordò l’indicazione datale da Mari riguardo il non contraddire i deliri della donna e stette al gioco mostrando “riverenza” all’eremita con un inchino; dietro di lei, i suoi due improvvisati compagni d’avventura stavano trattenendo le risate con tale sforzo da farli tremare mentre un, in realtà, altrettanto divertito Fukuyama provava timidamente a rimproverarli.
Sbuffò e lasciò correre, consapevole di come fossero loro a dover esserle grati: fosse successo qualche anno prima, quand’era ancora una bambina immatura, li avrebbe picchiati fino a farli piangere; a ripensarci, forse era migliorata più di quanto pensasse, almeno riguardo al carattere.
 
La donna mascherata si voltò verso il corridoio e si avviò verso chissà dove facendo cenno agli ospiti di seguirla.
 
“Sa signor eremita” fece l’erede dei Tanashi, andandole dietro divertito “non ricordavo il triciclo”
 
“Perché l’unica volta che hai ammirato il mio fido destriero la tua mente era già dominata dal pensiero di Amaterasu, mio giovane amico” spiegò ella “ma sono felice di sapere che ti sei risvegliato dalla tua ossessione”
 
“Come se non lo sapesse già” sussurrò Kobushi all’orecchio di Shizuku “anche lei ha assistito al grande duello finale vinto dal bendato”
 
“Ma allora è vero che Hajime ha sconfitto Amaterasu!” esclamò la corvina eccitata
 
“Oh yes” rispose il corpulento ragazzo “è stato un duello sensazionale, superiore a ognuno di quelli a cui mi sia capitato di assistere; davvero non lo sapevi?”
 
“Mari continua a ripetere che Hajime si è inventato tutto per poter dire di essere un grande campione”
 
“Ahahahah… i-il grande campione… si è i-inventa… ahahah” sghignazzò quello senza nemmeno riuscire a comporre la frase “ma-ma se… ma se ha fatto tutto lei”
 
“Prego?!”
 
“Non te l’ha detto?” chiese stupito il castano “nessuno ne sapeva niente; io e Chihiro avevamo chiesto alla tua amica se si potesse fare qualcosa, ma alla fin fine ha organizzato tutto da sola, all’insaputa anche di Tegamaru e Hajime”
 
Sul volto della giovane liceale si dipinse un sorriso ambiguo che mescolava una certa malizia a qualcosa di molto simile alla commozione; non aveva mai pensato alla sua amica, specie alla sua versione di due anni fa, come ad una persona capace di impegnarsi tanto per fare felice qualcun altro, senza alcun doppio fine di dominio mondiale. Questa non gliel’avrebbe certo lasciata passare; ma proprio mai.
 
Raggiunsero una stanza calda e accogliente in cui erano stati preparati quattro futon; salutando la combriccola, la loro guida annunciò loro che avevano la sera libera perché l’allenamento di Shizuku sarebbe iniziato solo il giorno seguente, dopodiché chiuse la porta scorrevole e si diresse verso la sua camera.
Illuminati dalla luce fioca delle candele, i quattro ospiti scelsero i rispettivi letti, abbandonando in testa ad essi i loro bagagli. I tre maschi uscirono dalla stanza per consentire alla ragazza di cambiarsi, favore che ella ebbe immediatamente possibilità di ricambiare, e poi presero posizione sui loro materassi pronti per passare la notte…
 
… solo che nessuno di loro aveva ancora voglia di dormire.
 
“Allora, vi va di raccontarmi cosa è successo dopo il mondiale?” domandò la ragazza, incuriosita dalle precedenti parole del Nigiri
 
“Oh, certo” rispose Tegamaru “non ci vedo nulla di male in tutto ciò”
 
“Già, se si esclude il fatto che non fai esattamente una bella figura in questa storia va tutto bene” precisò con ironia Kobushi
 
“Ah, quindi adesso i vassalli si permettono di prendersi gioco dei loro signori?” lo zittì il blu con un sorrisetto allusivamente maligno “oh, quanto sta cadendo in basso questa nazione; non ci sono più confini al degrado morale del…”
 
“Va bene, va bene, va bene ma ti prego, risparmiami l’imitazione di tuo nonno”
 
La liceale seguì divertita la schermaglia tra i due, spostandosi poi occasionalmente sul terzo del gruppo che sembrava in preda ad una serie di colpi di tosse o roba del genere: continuava a tenere la bocca chiusa e ad agitarsi, muovendo la testa su e giù.
 
“Guarda che puoi anche ridere” alluse il suo protetto voltandosi verso di lui “ti assicuro che il nonno non ha il dono dell’ubiquità; non verrà mai a sapere che ti sei divertito un po’ alle sue spalle”
 
“Dice così perché non ha avuto l’occasione di conoscere l’onorevole Miroku Tanashi a fondo” ribatté Osamu, in tono chiaramente scherzoso “sa, comincio a credere che abbia scelto specificamente di visitare quell’università mesi fa perché che vi avrebbe trovato gli annali di famiglia”
 
“Ne sarei molto sorpreso” concluse il blu “comunque, se voi due asini avete finito di prendermi in giro, avrei una bella storia da raccontare alla nostra nuova amica”
 
“Nuova per te” commentò Kobushi “io già la conoscevo”
 
“E va bene, nuova per me” replicò l’altro, piccato “ora possiamo iniziare?”
 
I due uomini fecero un cenno d’assenso e così il giovane leader dei Tanashi poté iniziare il suo racconto.
 
“Dopo il mondiale e il duello finale contro Arata ero… non la miglior versione di me stesso. Ero completamente soggiogato da quella mia missione di ripristinare l’onore della mia nobile stirpe e quasi ossessionato da quell’illusione di invincibilità in duello datami da Amaterasu, diventai scontroso e distante, mi trasferii in America per poter riprendere in mano la mia fortuna… e lasciai i miei amici alle mie spalle” narrò con tono sommesso, quasi sofferente “non fu tutto da buttare, questo è certo; riuscii ad esempio a rintracciare i membri della mia famiglia ancora in vita, in particolare trovai tracce di mio nonno che, sfinito, si era ritirato a vita privata e dell’uomo che si era occupato di lui, mio “zio” del ramo cadetto di famiglia Sengoku Tanashi”
 
“Bravo quello!” esclamò Kobushi con una certa malizia “meglio perderlo che trovarlo, quel tipo”
 
“Mi perdoni, signor Nigiri, ma non posso permetterle di parlare così del signor Tanashi” si inserì l’unico adulto “egli si è preso…”
 
“… ammirevolmente cura del mio signore in questi anni difficili” continuò il corpulento ragazzo “conosco bene la solfa signor Fukuyama, ce l’avrà ripetuta centinaia di volte”
 
Ignorando il suono delle lamentele del duellante verde e dei biasimi dell’uomo nei confronti delle amicizie scelte dal suo padrone, Shizuku si avvicinò con discrezione al nobile ragazzo decisamente (e visibilmente) esasperato da quel brusio di sottofondo.
 
“Ma è veramente come dice Nigiri senpai?” domandò ella
 
“Non saprei dirti sai; il nonno dice che è solo il suo carattere ma personalmente mi è sempre sembrato un po’ freddo, perlomeno con me” sottolineò il blu “comunque sia, fu la sola cosa intelligente che feci in tutto quel periodo; le giornate scorrevano lente, tutte uguali e tutte ugualmente vuote fino a quando non venne a parlarmi Tatsumi Kimari, che immagino tu conosca”
 
“È la mia migliore amica”
 
“Beh, hai davvero una migliore amica in gamba” commentò l’altro “Chihiro e Kobushi sono stati fortunati”
 
“Aspetta… come fortunati? Non sono stati proprio loro ad indirizzare Mari da te?”
 
“Si e no” rispose criptico quello “è vero che Kimari ha notato il disagio dei miei sottoposti e ha attuato il piano d’accordo con loro, ma tanto l’iniziativa quanto il piano sono entrambi farina unicamente del suo sacco su cui i miei due amici si sono limitati a concordare”
 
“E qual era questo piano?”
 
“Oh, a questo ci penso io” intervenne Kobushi, reinserendosi nella converTsazione dopo aver concluso la baruffa con Fukuyama “sempre che non ti dispiaccia”
 
Tegamaru sorrise e, avvicinatosi ad ampie falcate, diede il cinque al suo amico, quasi a volergli passare fisicamente il turno di narrazione; dopo ciò, andò a sedersi accanto ad Osamu in attesa che il suo corpulento amico chiarisse il suo punto di vista riguardo a quella storia.
 
“L’idea davvero geniale, per me, fu lo scambio” spiegò il maggiore “da ottima conoscitrice di persone e dinamiche interpersonali, la tua amica capì subito che se avessimo optato per la scelta più naturale (lei da Hajime e noi da Tegamaru) non avremmo ottenuto nulla dato che il qui presente nostro caro leader…”
 
Il grosso ragazzo sorrise e cinse la testa blu dell’amico col suo braccio destro, stringendolo in una morsa a tenaglia per poi strofinare con amichevole foga le nocche dell’altra sua mano, quella libera, tra i suoi capelli.
 
“E finiscila scemo!” gemette il nobile, divertito si ma anche intontito dal dolore
 
“La storia o la mossa di sottomissione?” chiese l’altro
 
“Direi entrambe” sentenziò il più basso dei due liberandosi dalla stretta “sei un vero idiota a volte, sai?”
 
“Eccome!” rispose soddisfatto “comunque, per tornare a noi… il nostro leader non voleva vederci per paura che una nostra visita lo distraesse da quello che, in quel momento, lui riteneva un impegno più urgente”
 
“Ricostruire il suo impero era più importante che trascorrere del tempo con suoi amici e fedeli seguaci?” commentò Shizuku, sorpresa per un comportamento che non le sembrava coerente col “profilo psicologico” del nobile ragazzo
 
“No… cioè si, ma solo in parte” farfugliò Kobushi “quello che intendo dire è che Tegamaru oltre a recuperare l’eredità di famiglia stava per l’appunto cercando i suoi parenti ancora in vita; purtroppo questo noi non lo sapevamo, così come non immaginavamo che i continui insuccessi fossero la ragione di un carattere sempre più intrattabile”
 
La ragazza, rinfrancata, si lasciò andare ad un sorriso e un sospiro di sollievo. Era sicura che, date le descrizioni e i racconti dei suoi amici, non le fosse possibile di essersi fatta un’idea così tanto sbagliata del giovane rivale di Hajime: un ragazzo intelligente votato alla logica e al pragmatismo e quindi conscio dell’importanza del denaro, ma non un avido figlio di papà capace di vedere le persone solo come strumenti da usare e poi abbandonare sulla via per il successo.
 
“Per di contro” proseguì Nigiri “il rapporto tra Hajime e Kimari all’epoca non era dei migliori… cioè, erano migliori amici certo, ma lei riteneva lui un infantile idiota, casinista e ossessionato, e lui vedeva lei come una piccola dittatrice piena di passioni incomprensibili… ok, a dirla tutta non è che le cose siano cambiate poi tanto”
 
“Azzarderei financo un “per niente” per quanto mi riguarda” precisò Tegamaru ilare
 
“Sia quel che sia, l’importante è che, se avessimo seguito l’idea mia e di Chihiro, non avremmo per l’appunto combinato un bel niente; per nostra fortuna però, la tua amica intuì che le cose sarebbero potute andare in maniera molto diversa facendo semplicemente un atto minimo: uno scambio di obiettivi”
 
“Kimari venne da me con una proposta di sfida da parte del bendato” si inserì l’erede dei Tanashi “sapeva benissimo che quel monologo che lui mi aveva rivolto al campionato mondiale aveva colpito nel segno e che, di conseguenza, non avrei mai rifiutato una sfida propostami da lui”
 
“E contemporaneamente invece tu e Chihiro andaste da Hajime per sommergerlo di sentimentalismi sul valore dell’amicizia, sull’importanza del team Tegamaru e sul significato di Battle Spirits, convincendolo con molta facilità” completò la ragazza “è geniale”
 
“Concordo appieno” annuì Tanashi “ci siamo ritrovati sul grande terreno di gioco di Kadode, nello stadio del campionato del mondo, quasi all’oscuro di tutto… il resto, come si suol dire, è storia”
 
“Una grande storia peraltro” precisò Kobushi “uno degli scontri più spettacolare a cui mi sia capitato di assistere, ricordo che Chihiro e io ci siamo perfino commossi quando il nostro leader ha utilizzato in battaglia i nostri spirit chiave; è stato tutto talmente bello che il fatto che Tegamaru in ultimo abbia perso non ci ha pesato nemmeno un po’”
 
“Oh, mi fa piacere che non vi sia importato della sconfitta del vostro leader” ironizzò il blu rivolgendosi poi alla ragazza “visto che bella razza di vassalli che mi sono scelto?”
 
Shizuku rise divertita di fronte al veloce battibecco che si scatenò tra leader e seguace e col medesimo umore trascorse anche i successivi venti minuti, passati a ascoltare i racconti degli altri due su tutti quei duelli disputati dai suoi amici a cui lei non aveva potuto assistere.
Quelle storie, narrate con dovizia di particolari, era come se riuscisse a vederle davanti ai suoi occhi: lacrime e sorrisi, gioie e dolori, mosse e contromosse; un eterno lotta tra due elementi sempre in opposizione, due lati di uno specchio.
L’essenza vera di Battle Spirits era tutta qui, nella sfida tra due strategie, due menti e due cuori, e i suoi amici di sempre si erano dimostrati tra i migliori al mondo in quello. Come si poteva non esserne orgogliosi, era come essere amici d’infanzia di Diego Armando Maradona o di Nadia Comaneci.
 
-E io, invece, chi sono? Cosa sono?-
 
Era una domanda strana ma non era la prima volta che si faceva largo nella sua mente e per quanto avesse sempre voluto rifilarle con sprezzo la risposta più ovvia e laconica, Shizuku Himekawa da Kadode, non era mai riuscita a replicarle con la dovuta chiarezza.
 
-Che voglia dire qualcosa?- si domandò dandosi poi, quasi per ripicca, immediata risposta -forse ma ci penserò domani-
 
Chiuse così quel monologo interiore e tornò a focalizzarsi totalmente sui suoi compagni di viaggio con i quali trascorse ancora una buona mezz’ora abbondante tra racconti, risate e aneddoti prima di augurarsi reciprocamente la buonanotte e dedicarsi ad un po’ di meritato riposo.
Chiusero gli occhi assieme ma soltanto due dei tre ragazzi riuscirono a sprofondare nel mondo dei sogni, la terza al contrario non ricevette tanta grazia e, non riuscendo in nessun modo a sfinirsi, decise di prendere una boccata di fresca aria invernale; uscì dalla camera e percorse i corridoi fino a raggiungere il cortile per riempirsi i polmoni con le sferzate gelide della notte ma, nel momento in cui arrivò al suo traguardo, la sua attenzione venne immediatamente catturata da una strana ombra che, dato il luogo, poteva essere solo una persona.
 
-E così la padrona di casa ama fare passeggiatine notturne- pensò -non si è nemmeno preoccupata di mettersi il suo ridicolo mascherone-
 
Divertita da quel suo ultimo pensiero, la ragazza sentì sorgere in se una voglia matta di tendere al “misterioso” eremita di Battle Spirits un’imboscata e si avvicinò furtiva alla porta pronta a prendere di sorpresa la smascherata Kisaragi, sperando ovviamente di non coglierla in situazioni imbarazzanti, ma, quando la porta si aprì, quello che trovò fu la giovane donna inginocchiata in meditazione e con addosso proprio quel ridicolo copricapo da panda.
La sorpresa l’aveva fatta lei.
 
“C’è qualcosa che ti affligge, giovane allieva?” esordì ella facendo sussultare l’altra
 
Shizuku non rispose affatto, era rimasta quasi scottata dal fatto di essere stata clamorosamente fregata dall’altra donna ed ora non riusciva nemmeno a pensare a qualcosa da dire; ad essere sinceri, forse era anche un po’ irritata dalla faccia tosta con cui le aveva posto quella domanda.
 
“Forza, parla pure; non mordo mica”
 
“N-no… no-non ho n-n-nessun p-problema” balbettò imbarazzata
 
“Sicura?” chiese con tono carezzevole “eppure l’eremita vede il turbinare di pensieri nella tua testa”
 
La ragazza sbuffò e abbassò lo sguardo a terra; era sconfortante che apparisse così leggibile a chiunque, come diavolo poteva pensare di diventare una valida duellante se il suo viso risultava un libro aperto per, neanche ogni giocatore, OGNI PERSONA che si trovasse ad incrociare lo sguardo con lei.
 
“La tua amica ha fatto davvero tanta strada dai giorni in cui si addestrava in queste stanze” commentò la bionda
 
“Anche Mari è sta… aspetta un attimo, come sai che stavo pensando a lei?” chiese la liceale ponendo in standby la sua altra domanda
 
“L’eremita conosce i pensieri di chiunque all’interno di questo tempio” rispose solennemente la donna facendo ogni sforzo possibile e immaginabile per non scoppiare a ridere lei stessa mentre recitava quelle sceneggiate criptiche
 
“Ci stava spiando!!” urlò la più giovane, dimentica sul momento dell’ora tarda “ecco perché era in giro! Non stava facendo una passeggiata, lei origliava i nostri discorsi!”
 
“Non ne hai le prove” replicò quella condendo il tutto con un’infantile pernacchia il cui suono fu attutito dalla maschera
 
“Ahhh, ma io perché sono qui a perdere tempo con lei a quest’ora di notte”
 
“Beh, immagino sia perché vuoi migliorare come duellante”
 
“E in che modo l’insonnia mi aiuterebbe a farlo?”
 
“Ah, ma non sono mica io che ti costringo a stare sveglia…”
 
Per un istante Shizuku pensò seriamente di dimenticarsi di tutte le storie sulla saggezza dei maestri e sull’onorare gli anziani e strozzare la sedicente eremita e farla ritrovare il giorno dopo morta con quella ridicola maschera ancora in volto; magari gli shinigami sarebbero stati tanto disgustati da una tale mancanza di dignità da non volersi nemmeno prendere la sua anima.
 
“… il perché tu non riesca a chiudere gli occhi è nella tua testa”
 
Ed eccola, la verità nascosta e, al tempo stesso, il motivo per cui i progetti omicidi della corvina non si realizzarono.
 
“Ora ti ripeto… c’è qualcosa che ti affligge, giovane allieva?”
 
La liceale sospirò ancora ma in modo del tutto differente rispetto a come aveva fatto prima: non c’era nessuna pesantezza, nessuno sconforto in quel gemito, solo un senso di liberazione e sollievo; in un certo senso era il suo esatto opposto.
 
“Quand’è che così tante persone hanno cominciato a capire veramente e ad apprezzare Kimari? Non ha cambiato una virgola di sé”
 
“Brava, bel tentativo!” esclamò l’altra, stavolta con tono veramente da maestra “se il mio mestiere non fosse quello di capire cosa pensano forse avrei potuto cascarci anch’io”
 
La più giovane la osservò con un’espressione mista tra dubbio e senso di colpa; odiava non poter vedere i suoi occhi in quel momento.
 
“La vera domanda che volevi pormi era… molto meno edificante” spiegò “era più un: “Come ha fatto Kimari a diventare così migliore di me? Quando ci siamo viste l’ultima volta non la sopportava nessuno”; come ti suona?”
 
La corvina abbassò colpevolmente lo sguardo e si strinse tra le spalle, sfregandosi pacatamente le mani come a fare credere di volersi scaldare quando, in realtà, il suo obiettivo era quello di farsi più piccola possibile; con grande prontezza di spirito, la maestra la rincuorò mettendo in chiaro come la sua amica non fosse migliore di lei ma avesse semplicemente trovato il modo di esprimere se stessa in modo migliore.
 
“E come?” domandò la ragazza
 
“Mi sorprendi ragazza!” squittì la castana con una voce stranamente squillante “proprio tu, una sportiva, non riesci a capirlo”
 
“Evidentemente no!” replicò ella stizzita
 
La donna si prese il tempo di un profondo respiro per ricollegare tutti i meravigliosi ricordi della sua vita e comporre con essi il suo discorso, dopodiché…
 
“È stata la più importante lezione datami dal mio maestro, oggi vostro preside, Saimon Keisuke” esordì la padrona di casa “quando incontrava me col mio gruppo di amiche fuori dalle lezioni mi ripeteva sempre “ricorda Kisaragi, poche cose al mondo permettono di conoscere ed esprimere se stessi quanto lo sport perché esso è una delle espressioni più pure del proprio io, unione di corpo e spirito” ed ho scelto di credere totalmente mia questa massima; per questo cerco in ogni modo di insegnare a te, ad Hajime o a chiunque si presenti al tempio con la giusta forza di volontà come si diventa un vero duellante, come il maestro a suo tempo ha fatto con me”
 
Nonostante potesse vedere gli occhi della maestra a causa della maschera, la liceale abbassò lo sguardo con aria contrita quasi a volersi sottrarre al confronto con l’altra; forse sperava che la donna non cogliesse i suoi pensieri ma, sfortunatamente per lei, Mika Kisaragi era sempre stata una persona particolarmente intuitiva.
 
“Mi insegnò che non esistono sport superiori o inferiori, che gli sport “fisici” non valgono più di quelli “mentali” e che Battle Spirits è esattamente quello: uno sport, come il calcio, il baseball, la ginnastica o, più similmente, gli scacchi e che come tale necessita di allenamento e preparazione”
 
Quella frase lasciò l’altra completamente di sasso; non le suonava nuovo, quel pensiero, e le riportava alla memoria qualcosa che era accaduto un paio di anni prima, il primo momento in cui aveva sentito qualcosa per il gioco.
 
“È sicura che siano parole del preside?” domandò
 
“Assolutamente certa, perché?”
 
“Perché, vede, sono quasi le stesse parole che lessi in un’intervista del campione europeo Anthony Starck un paio di anni fa”
 
“Ah si, davvero interessante” commentò la signora con l’aria di chi la sapeva lunga
 
“Sa i-io… i-i-io...” balbettò imbarazzata “… quando ormai un bel po’ di anni fa Hajime e Mari si appassionarono a Battle Spirits, io non riuscii li per li a provare per quel gioco le stesse sensazioni che provavano loro; già allora ero membra di una squadra di pallavolo e la cosa mi portava a ritenere sport non fisici meno… ehm, meno degni rispetto a quelli olimpici”
 
“Nulla di strano, succede a molti” osservò correttamente Mika cercando di mettere l’altra più a suo agio possibile
 
“Sarà, di certo il fatto diede il la al mio progressivo allontanamento da loro culminato poi col trasloco; credevo non avremmo mai più potuto legare ma, come scoprii alcuni anni più tardi, mi sbagliavo” prosegui, visibilmente rinvigorita “quando seppi che Haji e Mari erano qualificati per il torneo nazionale decisi di seguire la competizione e… e rimasi folgorata: il meraviglioso scontro di geniali strategie nel duello tra Kimari e il presidente e quello più “emotivo” tra Hajime e quel ragazzo, Isami Serizawa, mi conquistarono al punto che seguii con trepidazione anche il torneo mondiale e, al termine di esso, acquistai quasi d’istinto il mio primo pacchetto di carte… per poi rendermi conto che non sapevo cosa farne e ritrovarmi quindi di nuovo sommersa da dubbi e pregiudizi sul gioco”
 
“E qui, immagino, entrò in scena la famosa intervista” precisò l’adulta
 
La ragazza sospirò come se si stesse per liberare di un grande segreto.
 
“Decisi di informarmi sul gioco: studiai le carte e i profili dei duellanti, guardai le registrazioni degli incontri e lessi le riviste specializzate” riprese “su una di esse era riportata quest’intervista al campione europeo dove, in mezzo a vari commenti su duelli e avversari, il signor Starck si prese del tempo per raccontare anche la propria storia personale e, come in quel recente special, mise l’accento proprio sull’evoluzione del suo sogno, dal giocare a calcio nel suo amato Newcastle United, agli scacchi e infine a Battle Spirits. Fu la mia seconda illuminazione: prima di allora non avevo mai pensato che un appassionato di sport “veri” potesse approcciarsi con altrettanta passione a quel tipo di attività…”
 
Mika sorrise sotto la maschera.
 
“… quasi come se mi avesse letto nella mente, il passo successivo dell’intervista riportava, a grandi linee, proprio quella frase da lei pronunciata riguardo l’inesistenza di sport di principio superiori o inferiori e che ognuno dovesse seguire solo la strada della propria passione; era come sentire la sua voce che parlava proprio a me”
 
Un altro sospiro prima di un dolcissimo sorriso.
 
“Ho scelto il colore bianco anche in suo onore” sussurrò concludendo il suo discorso
 
La ragazza lasciò che il vento disperdesse le sue ultime parole per riportare l’aria del tempio all’austero silenzio della notte ma questo non avvenne mai perché nel cortile iniziò a diffondersi il suono di un applauso, prima tenue, quasi un eco, poi via via sempre più intenso e udibile; la giovane si voltò d’istinto verso la porta della sua camera e vide i suoi due compagni di stanza intenti a battere ritmicamente le mani con sulle labbra un sorriso soddisfatto.
Himekawa arrossì e, d’istinto, si raggomitolo in un maldestro tentativo di nascondersi ma nessuno dei suoi simpatici coinquilini aveva alcuna intenzione di lasciarla stare e la circondarono con un abbraccio.
 
“È stata una bella chiacchierata” commentò la padrona di casa “si è fatto molto tardi, credo sia il caso che vi riposiate in vista della giornata di domani”
 
“Già, lo credo anch’io” ribatté la studentessa
 
“Ottimo, buonanotte” dichiarò la donna facendo poi per andarsene “ah, un’ultima cosa”
 
“Si?” domandò Shizuku
 
“Ti dispiacerebbe consegnarmi il tuo mazzo?”
 
Non le dispiaceva; la ragazza recuperò il portamazzi dalla camera e porse il suo bel gruzzolo di carte alla signora del tempio.
 
“Complimenti Shizuku Himekawa, hai superato la prima prova!” esclamò Mika “a domani”
 
 
 
“Fase iniziale!” esclamò quasi gridando Shizuku, totalmente incapace di trattenere l’eccitazione; il suo cuore era in accelerazione continua e persino il semplice illuminarsi del tabellone alla dichiarazione di apertura del turno era in grado di farla sussultare; del resto era un momento speciale, allenamento o no era la sua prima volta in un terreno di gioco tridimensionale.
 
-Esatto, vedi di non fare altre figure di merda- la pressò la sua voce interiore che già da quella mattina aveva assunto questo atteggiamento non proprio collaborativo.
Il fatto che nemmeno lei stessa sembrasse credere in lei era una delle cose più, al tempo stesso, divertenti e deprimenti che le fossero mai capitate ma Shizuku, quel giorno, era sicura al cento per cento che avrebbe fatto rimangiare tutto a tutti: tra la notte precedente e quella mattina aveva avuto tutto il tempo per ripensare ai suoi duelli, ai suoi errori e al suo dialogo con la signorina Kisaragi.
 
Le carte che la sorte le aveva riservato non erano male ma dallo studio di tanti duelli e strategie aveva imparato che il primo turno, specie per un mazzo bianco, risulta più spesso un peso che non un vantaggio; i costi alti delle carte, spirit più basilari compresi, e il fatto di non poter attaccare e quindi mettere pressione all’altro costringendolo ad un atteggiamento aggressivo (una manna date le capacità degli spirit bianchi in fase di blocco) facevano, con tutta probabilità, dei diamanti i meno adatti per aprire le danze.
 
-Cosa farebbe Hajime?- pensò -forse ci sono-
 
“Fase principale” annunciò convintamente “evoco Tripede e Stella Marina a livello 1, dopodiché colloco un burst”
 
Le due gemme purissime si spezzarono per lasciare il posto alla coppia di creature marine che Shizuku, dalla postazione, non poté far altro che osservare estasiata: erano anche meglio di come le aveva immaginate.
 
“A lei la mossa, sommo eremita” sentenziò con voce un filo canzonatoria la giovane, passando poi ad osservare la sua avversaria.
 
“Ok” esordì quella “per prima cosa durante un duello bisogna cercare di lasciar trasparire al minimo le proprie emozioni; bluffare è possibile ma, a causa della possibilità dell’avversario di interferire con il proprio turno, molto rischioso e quindi generalmente lo sconsiglio ai neofiti”
 
La ragazza assorbì quelle istruzioni come una spugna, osservando nel mentre la sua maestra evocare a sua volta due spirit, uno spiritello dalle fattezze di cavallo chiamato Pooka e Charadrius, il volatile in camice bianco che aveva già visto più volte, mantenendoli entrambi a livello 1.
 
“Attivo il nexus Sorgente dei Poteri Magici” completò ella prima di passare all’offensiva con Pooka
 
“Ne rispondo con la vita!” ribatté la liceale sorprendendo tanto la sua avversaria quanto gli altri tre spettatori (Tegamaru, Kobushi e il signor Fukuyama) di quel duello “con la diminuzione delle mie vite posso attivare il burst ed evocare così a costo zero Lord-Bravan!”
 
Dalla carta precedentemente coperta scaturirono due scie, una bianca e una rossa, che andarono a mescolarsi sopra la terra dell’arena fino a formare un globo striato; da esso due ali affilate e delle fauci metalliche squarciarono la superficie e, con una rotazione completa, tagliarono la sfera rivelando il piccolo drago metallico.
 
-Ottimo- pensò la ragazza mentre dal mazzo sollevava (l’altra le aveva ceduto la mano appena prima) una carta che non perse nemmeno tempo ad aggiungere alle altre poiché finì immediatamente a faccia in giù nell’angolo in alto a sinistra del suo tabellone metallico “elevo i miei due spirit a livello due e attacco con Stella Marina
 
“Rispondo all’attacco con la vita” affermò la giovane donna sopportando con vigore l’impatto del nucleo
 
“Ho concluso” aggiunse la più giovane passando la mano alla maestra che, sinceramente, sembrava non aspettare altro
 
“Pronto, fase principale!” esclamò “a te che vieni da oltre l’arcobaleno seguendo un sentiero di mattoni gialli, ti prego di darmi la tua forza; evoco Dorothy Principessa di Quadri!”
 
Il topazio esplose e sulla terra dell’arena apparve il sopracitato sentiero, dalla postazione fino al centro dello schieramento di Mika; camminando su quelle pietre, una bella ragazza bionda con un paio di occhiali, un vestito principesco e, ai piedi, le celebri scarpette rosse fece il suo regale ingresso sul terreno di gioco, quasi risplendente di luce propria.
 
“Attivo l’effetto di Dorothy all’evocazione: scopro le prime sei carte del mio mazzo e, se tra esse vi sono spirit del genere “Mago” posso evocarne due a costo zero” esplicò la sacerdotessa rivelando il suddetto numero di carte “ne ho trovate ben tre; sacrifico quindi Pooka e Charadrius per evocare Paira Bestia Arcana e Oberon Principe Arcano, il primo a livello 1 e il secondo a livello 2”
 
Le due creature andarono a disporsi accanto alla ragazza pronti a partire all’attacco mentre, vedendo quella loro smania, Mika pensò di accontentarli e dare loro libero sfogo; in fondo non rischiava niente, grazie agli effetti di Oberon da un lato e di Tripede dall’altro i punti battaglia dei suoi due spirit e di quelli avversari abilitati al blocco erano perfettamente in pari, mal che andasse sarebbe stata doppia distruzione.
 
L’altra tuttavia reagì esattamente come prima.
 
“Ancora una volta il danneggiamento delle vite attiva il burst” fece rivelando un’altra volta la carta celata “Fortezza Esplosiva, carta magia che mi consente, prima, di recuperare una vita e, dopo, di costringerla a concludere il suo turno d’attacco”
 
“E sia” replicò l’altra “forza, tocca a te”
 
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e, quasi tremante, iniziò ad accumulare tutti i nuclei “superflui” nella riserva.
 
“Sono pronta! Evoco la bestia dalla bianca corazza che nuota negli abissi oceanici: Cima-Creek Drago Marino di livello 1!”
 
Il diamante purissimo si spaccò e dalla fenditura iniziarono a scorrere le incontrollabili acque dell’oceano compresse in una specie di infinito canalone d’acqua; al suo interno, un’ombra passò veloce percorrendo l’intera traiettoria e concludendo la sua corsa allo sbocco di quello strano fiume, ove rivelò il suo aspetto: era un gigantesco drago marino, una sorta di plesiosauro ricoperto da un carapace simile a quello di una tartaruga.
 
La padrona lo ammirò estasiata e appoggiò dolcemente la mano sulla carta ansiosa di inclinarla e vedere il suo guerriero partire all’offensiva ma, proprio in quell’istante, la voce della sua insegnante la riportò alla realtà; alzò il viso e incrociò il suo sguardo con quello dell’altra, non era soddisfatta e lo stesso valeva per Tegamaru e Kobushi sugli spalti.
 
“Shizuku ti rendi conto di quello che hai fatto?” chiese
 
Nessuna risposta e, anzi, una faccia dubbiosa che testimoniava quanto l’allieva non avesse ben chiaro il perché di quella domanda.
 
“Ok, sospensione temporanea” dichiarò la padrona del club, uscendo dal terreno di gioco e invitando la sua seguace a fare altrettanto “Bene, ora spiegami quale è stata la tua strategia durante il quarto turno”
 
“M-ma… il quarto turno era suo” balbettò titubante l’altra
 
“Vero, ma un duellante professionista non si affida mai all’avversario e ha pronta una strategia anche nei turni difensivi” fece l’altra “tu l’avevi, l’ho capito dai pochi secondi che hai impiegato per decidere come reagire alle mie azioni”
 
“I-in effetti io avevo pensato di rispondere agli attacchi con la vita per poter accumulare nuclei con la copertura della carta burst” provò a spiegare la corvina “i-i costi degli spirit bianchi sono piuttosto alti e con l’effetto del suo nexus…”
 
“Conosci l’effetto del mio nexus?”
 
“Si, lo ricordavo” rispose ancora la minore “in sostanza, avevo bisogno di nuclei per evocare Cima-Creek nel turno successivo e…”
 
“E impedire al tuo unico spirit in grado di attaccare di farlo”
 
La liceale osservò la maestra, stranita da quella improvvisa interruzione che non era sicura di aver compreso; quand’è che avrebbe fatto una cosa simile? Sapeva benissimo che Tripede non poteva portare un’offensiva e che il drago del mare non avrebbe potuto attaccare prima di essere elevato a livello 3 ma per il resto cos… oh.
 
“No… si-si sbaglia, c’era ancora Lord-Bravan che…”
 
Lord-Bravan non ha simbolo” la interruppe di nuovo la sacerdotessa “ma questo lo sai benissimo anche tu visto che nel contare i nuclei per la riduzione di costo di Cima-Creek non l’hai considerato”
 
La ragazzina abbassò la testa e strinse le spalle come tante volte le era capitato di fare anche la notte precedente ma non disse nulla; cosa avrebbe potuto dire del resto? Che era vero, lo sapeva? Certo che lo sapeva, erano le basi.
 
“Sai Shizuku Himekawa, tu sei… un caso strano” fece la donna “non è che non sai giocare; per esperienza so che chi non sa giocare di solito dimentica le fasi, sbaglia a contare i nuclei, evoca gli spirit in ordine sbagliato o altri errori simili mentre tu conosci addirittura l’effetto di una carta nexus della seconda generazione quando molti professionisti esperti non ricordano quelli di carte più recenti; questo significa che, anche se magari non sei un talento naturale, il tuo problema non è che non sei competente in duello…”
 
“E allora dove sbaglio?”
 
“Nel fatto che duelli come se le mosse ti venissero suggerite”
 
A volte, doveva ammetterlo, detestava quella strana mania, che la signorina Kisaragi assumeva quando interpretava l’eremita di Battle Spirits, di parlare sempre in modo sibillino e arzigogolato, mai una volta che riuscisse a capirla maledizione.
 
“Intendo dire…” proseguì la signora del tempio intuendo come l’allieva avesse bisogno di una traduzione “… che il tuo modo di duellare è strano, alle volte tracci una strategia anche per turni interi e poi la sconfessi con una mossa di segno opposto. È una cosa che ho notato anche nel tuo mazzo; è come diviso in due parti, da un lato una metà con una certa coerenza e dall’altro un’accozzaglia di carte che paiono aggiunte a caso”
 
“Esagera, ho solo…”
 
“Giovane Himekawa, il tuo mazzo ha come spirit chiave Hogale Balena Portaerei, un grandioso spirit per capacità difensive ma che non lega per niente ne con la penuria di nexus del tuo mazzo, necessari se si vuole iniziare una “guerra di posizione”, ne con la tua pletora di carte burst che, notoriamente, sono utili per accelerare il gioco”
 
“Io… mi sembrava di non migliorare mai, duellavo da sola e non riuscivo mai a concludere uno scontro” confessò la studentessa “Hajime e Kimari non mi avrebbero mai degnata della loro attenzione se…”
 
“Tu non devi copiare Hajime o Kimari, devi duellare per esprimere te stessa” sentenziò l’insegnante “noi umani non facciamo sport per poterci divertire con gli amici, per far contenti i genitori o per portare onori alla nostra nazione; o meglio si, lo facciamo anche per quello, ma prima di ognuna di queste cose lo facciamo per noi stessi, per superare i nostri limiti e vedere fino a dove il nostro corpo e la nostra mente possono arrivare”
 
Fece una breve pausa per prendere fiato e puntò quasi minacciosamente l’indice verso la sua protegé.
 
“Duella come ti senti Shizuku e se Kimari e Hajime continueranno ad ignorarti, beh vorrà dire che sono loro ad essere due infantili ragazzini bisognosi di crescere; dimmi, cos’è Battle Spirits per te?”
 
“In che…”
 
“Perché hai scelto di imparare a giocare a Battle Spirits?”
 
La giovane Himekawa chinò la testa e fece un respiro per poi montare l’espressione più ferma e determinata che le riuscisse.
 
“Io, Hajime e Mari siamo sempre stati inseparabili” raccontò “già dà molto piccola io praticavo sport agonistico e partecipavo a piccole competizioni locali che ovviamente mi prendevano sempre grandi lassi di tempo eppure loro, soprattutto Mari, sembravano trovare sempre modo di venirmi a vedere. Due anni fa, quando quasi per caso mi ritrovai sullo streaming di BSTV dei campionati nazionali e avrei voluto chiudere subito quel sito, mi tornarono in mente quei momenti: nei primi tempi quei due avrebbero voluto “cambiare canale” un milione di volte, lo vedevo nei loro sguardi impressi nella mia memoria, ma hanno sempre scelto di mettere da parte il loro divertimento personale per stare con me… avevano solo sette anni ed erano più maturi di me quando ne avevo tredici”
 
La donna le si accostò delicatamente e le porse un bicchiere per rinfrescarsi un po’ la gola la minore riprendeva fiato.
 
“Mi sono vergognata del mio comportamento e ho deciso di guardare, in fondo glielo dovevo, se loro avevano scelto di rinunciare a ciò che più gli piaceva per me allora anche io potevo farlo per loro… due giorni dopo ero appassionata, lo stesso “miracolo” che avevo fatto io almeno per Mari anni prima ora l’avevano fatto loro per me; avremmo potuto essere di nuovo uniti”
 
“E per questo hai confuso la gratitudine per i tuoi due amici con la voglia di piacergli ad ogni costo” concluse al suo posto la castana “è un errore comprensibile, specie per una duellante alle prime armi; ora però dobbiamo correggere la tua traiettoria ed aiutarti ad esprimere il tuo gioco, ripulire il tuo mazzo e ricostruire il tuo stile”
 
“Il mio stile?” rise la liceale “Come fa sapere che ho un mio stile? Nemmeno io sono sicura di averlo”
 
“Tutti ne abbiamo uno” ribatté la barista “è una cosa logica e al tempo stesso istintiva, una vera espressione di se”
 
“E io? Come faccio a sapere qual è il mio? Nemmeno mi ricordo da dove ho iniziato”
 
“Pensaci bene, osserva le due metà in cui è diviso il tuo mazzo e prova a ricordare quale sia la metà scelta da te” spiegò “quale è stata la prima carta che, alla sola vista, ti ha fatto pensare che l’avresti voluta usare su un terreno di gioco? Tu sei una vincente, Shizuku Himekawa, con quale carta vorresti vincere?”
 
La liceale scattò quasi d’istinto sull’attenti e sorrise, non aveva nemmeno bisogno di pensarci.
 
Breidhablic Drago Palazzo Lucente!”
 
Anche l’altra donna sorrise.
 
“Complimenti Shizuku Himekawa, hai passato la seconda prova!”
 
 
 
SPAZIO DELL’AUTORE
 
Ragazzi, sono ShawnSpenstar e vi do il benvenuto al capitolo d’esordio del terzo arco della storia, l’arco in cui alcuni dei nostri ragazzi dovranno capire bene il vero significato delle loro aspirazioni e, in particolar modo, questa saga avrà come deuteragonista Shizuku, come sicuramente avrete intuito dalla trama che avete letto prima di giungere fin qui.
 
Come sempre, ho qualche appunto per, spero, aiutarvi a capire alcune delle scelte che ho fatto per il capitolo e che magari potrebbero risultarvi poco chiare:
 
1) il gruppo che ho scelto è certamente abbastanza insolito ma voglio far interagire tra loro vari gruppi di personaggi per fare si che questi abbiano più “storie” da raccontare; le persone (o i personaggi in questo caso) portano influenze e consigli diversi a seconda di quella che è la loro indole e quindi far instaurare ai miei ragazzi più relazioni possibili mi sembra un buon modo per fargli avere diversi sviluppi caratteriali.
2) il discorso sullo sport come massima espressione del proprio io ovviamente non è farina del mio sacco; si tratta di un’idea che ha una lunga tradizione e che, in questo caso, io ho ripreso da una frase pronunciata da Julio Velasco, storico allenatore della nazionale italiana di pallavolo, durante la diretta della cerimonia d'apertura delle olimpiadi di Tokyo 2021 ma il motivo per cui l’ho voluta mettere è che io la credo vera; io non pratico sport ma sono un grande appassionato e ho potuto vedere più volte come il carattere di uno sportivo collimi con il suo modo di praticare il suo sport (ad esempio Maradona nel calcio, Kobe nel basket, Gimbo Tamberi nel salto in alto, ma potrei citarne altre migliaia) e siccome nella nostra storia Battle Spirits è esattamente questo, uno sport (del resto, mi ripeto, se lo sono scacchi e poker sportivo perché non BS?), ho pensato di prendere quell’idea come base del “problema” di Shizuku, del motivo per cui non riesce non solo a vincere ma neanche a duellare.
3) se alcuni di voi hanno visto la serie originale sicuramente avranno notato che anche questo terzo arco è una replica (quasi) del suo corrispettivo nell’anime. Non voglio accampare troppe scuse, di sicuro questo avviene soprattutto perché, non essendo uno scrittore particolarmente capace, ho bisogno di prendere fortemente spunto dalla base ma, se posso permettermi questa sincerità, questa è una scelta che, probabilmente, farei anche se fossi un autore più bravo ed esperto e questo perché ritengo la divisione ad archi di Battle Spirits Heroes la migliore mai realizzata in tutte le serie di Battle Spirits; stagioni come Gehika Dan, Brave, forse anche Shonen Toppa e Sword Eyes sono migliori di BSH (anche se, alla fin fine, sono gusti, io preferisco BSH a Sword Eyes e Shonen Toppa tutta la vita) per quanto riguarda il complessivo ma spesso si trovano ad avere episodi confusionari, archi troncati, casini vari per cui capita di non ricordare nemmeno più come si è arrivati a certe situazioni (Shonen Toppa in particolare è strapieno di casi simili) mentre al contrario la pulizia narrativa di BSH è fantastica anche se la serie in se non ha altre pretese se non quella di un’intelligente autoparodia (cosa che, a dirla tutta, forse ha aiutato ad avere questa schematizzazione così perfetta, BSH in fondo è praticamente uno spokon con intenti parodistici).
 
Ho concluso, spero che queste precisazioni siano servite a chi avesse avuto dubbi e, nel caso ne aveste ancora o voleste farmi notare errori o critiche, non esitate a recensire, solo col confronto reciproco si può migliorare; io dal canto mio non posso fare altro che darvi appuntamento al prossimo capitolo e salutarvi cordialmente: grazie della vostra attenzione, spero vi siate divertiti.
 
Alla prossima da ShawnSpenstar; vi avverto che qua sotto non troverete la turnazione del “duello” (ci vuole molto coraggio a definirlo tale) tra Shizuku e Mika ma solo le anticipazioni del prossimo capitolo.
 
Anche sul paese di Kadode è calato l’inverno con il suo freddo e le sue foglie morte, certo, ma anche con la sua attesa e la sua atmosfera sognante, così in linea con quella che è per definizione la città dei sogni; sotto la neve, che imbianca i tetti donando a tutto l’ambiente un’aria ancor più magica, due storie parallele stanno per dipingere a modo loro le due facce della medaglia natalizia: la gioia di un nuovo inizio da un lato e la malinconia di una fine dall’altro; questo, ladies and gentlemen, è il nostro regalo per voi… Eccola qua, una notte fra tante.
  
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