Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Spirit734    19/12/2023    1 recensioni
Il Torneo Tremaghi è sempre stato un evento eccezionale, alcuni dei nostri eroi dovranno destreggiarsi tra le sfide di magia per poter emergere, ma in questa storia l'evento non sarà come tutti se lo sarebbero aspettato: Una terribile tragedia sta colpendo le mura di Hogwarts, gli strani incubi di Anna non hanno fine e gli studenti si ritroveranno ad indagare su un male ben più grande.
[Hogwarts/AU - Crossover Disney/Dreamworks e altri film]
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Cap 70: Libera

 
  Frozen Photo: Elsa Frozen | Disney princess frozen, Elsa frozen, Disney  princess pictures
 
 
     

Il click della macchina fotografica attivò una luce talmente forte da intontire i due poveri ragazzi.
"Ecco fatto. Ancora complimenti per la vittoria, vi farò avere una copia della foto se volete" con un ultimo cenno la fotografa si allontanò, lasciando Elsa e Milo ancora con lo sguardo un po' frastornato.
Il ragazzo si tolse subito gli spessi occhiali per passarsi una mano sulla faccia "Ho chiuso gli occhi, vero?" chiese, voltandosi verso Elsa. La sua espressione gli diede la conferma "Ho chiuso gli occhi, di nuovo!" esclamò, imbronciato "Fantastico, dovevo aspettarmelo."
"Se lo sapevi, perché lo hai fatto?" chiese Elsa incuriosita.
"E' più forte di me, forse è un riflesso" si giustificò "Non ho una sola foto da piccolo in cui non ho gli occhi chiusi. Per anni i colleghi di mio nonno avevano dubitato del colore dei miei occhi" come finì il discorso, sentì la lieve risata di Elsa al suo fianco e si immobilizzò, ancora con gli occhiali in mano e un leggero sorriso sulle labbra.
Elsa se ne accorse e si fermò "Cosa c'e'?"
"Dovresti sorridere più spesso." 
Lei era arrossita e aveva distolto lo sguardo, iniziando a toccarsi la punta di uno dei suoi guanti. 
"S_scusa!" balbettò Milo, rendendosi conto di aver esagerato "Non intendevo che...Che tu..."
"No, hai ragione" lo fermò, senza distogliere lo sguardo dalle mani "Non sorrido molto, in verità. Forse è anche per questo che non piaccio molto alle persone."
Non era arrabbiata, era ben consapevole di non sorridere spesso, d'altra parte era sempre per conto suo.
"A me piaci."
Voltò il capo verso di lui, le sopracciglia sollevate e un'espressione sorpresa.
"I_intendevo il tuo sorriso!" disse ancora Milo, iniziando a sudare freddo per l'agitazione.
"Ehi voi!" 
Quel momento di interruzione fu la salvezza, visto che riprese finalmente a respirare come doveva. 
"Devo rifarvi la foto" continuò la ragazza, dando un lieve cenno col capo a Milo "Credo che il signorino qui abbia chiuso gli occhi."
"Lo sapevo!" Milo si risistemò velocemente gli occhiali che nel frattempo gli erano leggermente scivolati sul naso e rivolse uno sguardo complice ad Elsa "Visto? Che ti dicevo!"
Lei non disse nulla, ma sorrise e così fece anche per l'intera durata della foto.



Elsa aveva appena finito di scrivere i suoi pensieri nel diario che le aveva regalato Pitch e, nel sistemare la libreria, la foto appesa su di uno scaffale era scivolata sulla scrivania.
Quella foto era rimasta tra le cose più preziose che aveva, e che spesso, come quella sera, le capitava di fissarla e tornare con la mente a quei dolci ricordi, talmente lontani da sembrarle surreali. 
All'inizio lei e Milo non si conoscevano molto. Elsa lo teneva a debita distanza, così come gli altri compagni, ma in seguito, grazie anche alla perseveranza del ragazzo, riuscirono ad interagire e...Inaspettatamente, si ritrovarono più simili di quel che immaginava.
Metterli in coppia nei compiti in classe era risultato vincente per alzare ancora di più la media dei loro voti, il loro progetto su Rune Antiche aveva addirittura vinto il riconoscimento della scuola.
Elsa si lasciò andare a quei ricordi, avvertendone però un terribile magone.
Quanto avrebbe voluto che le cose fossero andate diversamente.
Le mancava così tanto.

Il lieve picchiettio della porta la distolse da quei pensieri.
Elsa drizzò subito il capo, ascoltando il bussare farsi leggermente più insistente.
Si chiese chi mai potesse essere, dal momento che non udiva alcuna parola. In un primo momento immaginò fosse Uberta, ricordandosi subito dopo che il suo bussare era sempre stato più insistente e frenetico, insolito inoltre per lei rimanere in silenzio durante tutto il procedimento.
Pensò ad Anna, magari voleva parlarle dopo quella discussione avuta a lezione. Forse l'aveva raggiunta per scusarsi.
Senza dire niente, alla fine si diresse verso la porta, aprendola leggermente per poter intravedere chi fosse a disturbarla a quell'orario e non appena vide Pitch Black alla soglia, sbiancò.
"C_Cosa ci fai qu..."
Ma lui la scavalcò senza troppe pretese, entrando in camera sua.
"Chiudi la porta." 
Elsa non se lo fece ripetere un'altra volta, diede solo una veloce occhiata al di fuori per controllare che nessuno fosse nei paraggi e poi chiuse tutto talmente veloce che il venticello le scompigliò i capelli, ancora legati, facendone cadere alcuni sul viso.
Solo quando sollevò il capo verso Pitch si rese conto nel guaio in cui si erano andati a cacciare.
Un insegnante era appena entrato in camera sua, di notte.
Se anche solo una persona si fosse accorta di questo avrebbe dato ancora più credito alla storia di Laurette, lei sarebbe stata espulsa e Pitch avrebbe sicuramente perso il lavoro.
Era furiosa. Cosa diamine gli stava passando per la testa?
Lui al contrario, non ne sembrava minimamente preoccupato. Stava dando un'occhiata attorno alla stanza  "Aspettavi qualcun altro?"
Elsa indicò se stessa, fissandolo con un cipiglio irritato "Certo che no!"
A quel punto gli occhi dell'uomo si concentrarono finalmente su di lei, sollevando di poco il sopracciglio "Bel pigiamino, comunque" e si sedette vicino alla scrivania, senza badare allo stato d'animo della ragazza.
Elsa era arrossita, l'ultima cosa che avrebbe voluto in quel momento era discutere con addosso la camicia da notte. Pitch nel frattempo aveva adocchiato la foto di lei e Milo e se la stava passando tra le mani con una certa curiosità.
"Questo è il tuo amico?"
Ma lei gliela sfilò via, avvertendo l'aria attorno farsi un po' più fredda.
"Cosa ci fai qui? Potevo avere una coinquilina per quel che ne sapevi!"
Pitch trattenne una risata, anche se con fatica "Una...Coinquilina. Tu?" prese poi a guardarsi attorno, il sorrisetto che si ostinava a non celare. Come se in fondo si stesse divertendo.
"Devi piacere proprio tanto alla preside per meritarti una stanza tutta tua."
"Non è stato facile. Le mie zie sono riuscite a convincerla" tagliò corto "Ora dimmi perché sei qui."
"Non parli mai di loro" la interruppe "Sono tue parenti di sangue?"
Elsa strinse il pugno libero, sentendo di star seriamente perdendo la pazienza.
A quel punto finalmente l'altro sembrò rendersene conto. Si rialzò dalla sedia, cercando di smorzare un po' quella tensione "Voglio solo conoscerti meglio."
La ragazza si portò la mano libera sulla fronte e prese un lungo respiro per calmarsi "A quest'ora? In camera mia?" chiese, spazientita "Perché sei qui. Davvero?"
Pitch si strinse le spalle "Ho saputo di un certo problema ad una studentessa di Beauxbatons...E ho pensato ci fosse il tuo zampino."
Elsa si girò di spalle, titubante nel rispondere. 
Era preoccupata. Temeva di aver esagerato e che forse il suo scherzo era stato più violento del dovuto.
"N_non è grave?" chiese con una notevole nota di speranza.
Sentì l'uomo ridere. L'unico che sembrava divertirsi per davvero in tutto questo "Le hanno staccato il rossetto, sta bene."
Lei tirò un lungo sospiro, rasserenata, anche se al tempo stesso non si sentiva completamente in colpa. E purtroppo quella consapevolezza la fece stare peggio. Non voleva essere quel tipo di persona, ma era così arrabbiata per quello che le aveva detto Laurette che in fondo...Un po' se lo meritava.
"Ora è il mio turno a fare le domande" iniziò Pitch, passandole vicino.
"Devo farti vedere una cosa!" senza nemmeno dargli il tempo di rispondere, Elsa raccolse dalla scrivania uno strano scrigno di colore argenteo. Estrasse la bacchetta che si trovava all'interno e la consegnò a lui, facendogli cenno di osservarla per bene.
Lui la controllò, in un primo momento non capì cosa stesse alludendo, ma una volta capito che si trattava della stessa bacchetta spezzata durante la seconda prova, il suo volto cambiò di colpo. La prese tra le mani, osservandola con una certa curiosità e ammirazione.
Vedendolo reagire in un modo che non si sarebbe mai aspettata, Elsa si sentì ancora più compiaciuta per quello che aveva fatto.
"E' stupefacente" disse Pitch in un sussurro "E' così simile..." ma si fermò ancora prima di concludere, lanciando uno sguardo furtivo ad Elsa.
"Come farai a spiegarlo alla preside?"
Lei sollevò le spalle "Mi inventerò qualcosa."
"Non finisci mai di sorprendermi."
Sentì le guance infiammarsi nuovamente.
"Ho imparato dal maestro."
Si sorrisero.
"Sei brava. Ma non pensare di raggirarmi così."
Di colpo l'espressione di Elsa cambiò.
Pitch si rigirò la bacchetta tra le mani, lanciandole un fugace sguardo "Tornando al discorso di prima, come mai hai reagito in quel modo?"
Lei non rispose.
"Elsa..." pronunciò quel nome con una strana dolcezza che le fece venire i brividi lungo la schiena "Ti puoi fidare di me."
Nonostante tutto, Pitch le era sempre rimasto accanto e se c'era una cosa che aveva imparato in tutto quel tempo, era di non tenersi tutto dentro, ma condividere quei dubbi.
Lui riusciva a capirla davvero.
"Laurette ce l'ha con me per quello che è successo a sua sorella e sta...Sta spargendo delle voci..." a quel punto finalmente si voltò per guardarlo negli occhi "Su di noi." 
Non si era resa conto di quanto Pitch si fosse avvicinato a lei, ricordandole inevitabilmente il giorno in cui si erano baciati per la prima, ed unica volta.
Forse aveva sbagliato qualcosa, non poteva saperlo.
Pitch non si era più fatto avanti e lei aveva accettato quel silenzio fatto di sguardi e sorrisi, sperando in cuor suo di non aver fatto un errore.
"E' convinta che sia stato tu a raccomandarmi per il Torneo" continuò, cercando di rimanere concentrata.
Pitch trattenne un risolino, passandosi una mano sul viso "E questo perché..."
"Perché pensa che abbiamo una storia!" esordì lei, ormai stufa di girarci intorno "E...E non so nemmeno come ha fatto ad accorgersene! Non ci siamo mai...N_non di fronte a lei per lo meno!" si fermò, le guance iniziarono ad arrossire "Forse...Non sono stata abbastanza attenta. Forse si è capito."
Si sentì poi sollevare il mento, incrociando nuovamente lo sguardo di Pitch.
Lui sorrideva, ma lo sguardo fermo di Elsa lo fece desistere dal fare un'altra battuta. Capì che era davvero di pessimo umore.
"Lasciala perdere. Lo hai detto tu, è solo una voce."
Allora lei iniziò a sorpassarlo "Una voce che si diffonderà" esitò poi, avvertendo uno strano moto di rabbia "Non mi è piaciuto il modo in cui mi guardavano. La gente non fa che giudicare ogni mia azione" disse, esasperata.
Sentiva questa furia emergere sempre di più e le lacrime tentare di rigarle il volto "Ed io dovrò sempre vivere in questo modo, perché se nemmeno mia sorella mi accetta, che speranza ho con loro?!" 
Pitch non disse una parola, la lasciò sfogare, impassibile, studiando ogni suo movimento.
"Abbiamo cambiato ancora argomento, vero?"
Elsa si portò le braccia attorno alle spalle, sentendo tutto quel peso farsi sempre più angosciante.
"Mi chiedo se sia ancora giusto rimanere in disparte. Posso sfruttare i miei poteri per fare cose...Che i maghi comuni non potrebbero mai fare senza l'uso della bacchetta. Mi chiedo se serva davvero a qualcosa. Se nonostante i progressi, dovrò solo stare in silenzio ed aspettare che le mie zie trovino una cura o...Magari..." le altre parole le morirono in gola, ma ci pensò Pitch a dirle.
"Affrontarli."
"Affrontarli?" sorrise amaramente Elsa "E credi che mi accetteranno senza problemi? Oggi ho ferito una ragazza!"
"Che drammatica, potevi fare ben di peggio!"
"Questo non mi giustifica!"
"Le hai solo attaccato il rossetto sulle labbra!" rise Pitch.
"Ma l'ho fatto volutamente!"
A quel punto la risata dell'uomo si fermò e prese a guardarla in maniera stranamente seria.
"Ti dispiace?"
"Io non so..."
"Ti dispiace?" ripeté ancora.
Elsa aveva appoggiato la schiena contro il muro, sentiva tutta l'adrenalina in corpo "All'inizio. volevo solo darle una lezione, sentivo che dovevo farlo." 
Non si era resa conto di avere ancora tra le mani la foto di lei e Milo.
Poi la guardò.
Era strano.
Temeva che dicendolo ad alta voce, si sarebbe data della sciocca. Invece si sentì incredibilmente leggera. Giusta.
"Questo fa di me...Cattiva?"
Non capì se la domanda fosse rivolta o meno a Pitch. Tuttavia lui la raggiunse, allungando una mano verso la foto.
"So che vorresti un mondo perfetto, ma non sarò io ad illuderti dicendo che sarà così. Bisogna lottare per far avverare ciò che si vuole. Ignorare...Prolungherà solo il tuo malessere" abbassò dunque la foto, costringendola ad incrociare nuovamente i suoi occhi "La vera domanda non è se loro accetteranno, ma quando."
"Mi stai consigliando di espormi a tutti?"
"Nord ti ha affidata a me perché ti aiutassi a mantenere il controllo. Il passo successivo sarebbe stato questo" con una mano le accarezzò una guancia e le sorrise "Nessuno deve rimanere rinchiuso tra le mura per sempre (*)" le sussurrò a fior di labbra.
"E quando dovrei farlo?"
"Quando ti sentirai pronta, a te la scelta."
Dopo un lungo momento, fatto solo di sguardi silenziosi tra loro, Elsa sembrò riprendere un briciolo di lucidità, strinse ancora tra le mani la foto e questa volta, la appoggiò su di uno scaffale.
"Al termine del Torneo Tremaghi, dopo la mia vittoria."
Stranamente Pitch non fece alcuna battuta. Era rimasto a fissarla con un lieve sorriso.
Cosa che le fece battere notevolmente il cuore.
"Non pensi sia troppo sicura?" chiese lei.
Il sorriso di Pitch si allargò "Sono più sorpreso sulla tua opinione del Torneo. All'inizio ne eri terrorizzata."
"E' vero" ammise, guardandosi le mani coperte ancora dai guanti, ormai rovinati "Ma partecipare ha dato una svolta alla mia vita. Forse non scoprirò mai chi ha messo il mio nome, ma se prima odiavo questa persona, in fondo mi ha aiutata a capire chi sono davvero. Con questi poteri sono in grado di fare cose grandiose... Buone...Per me...Per tutti" si tolse un guanto e questa volta, senza alcuna titubanza, accarezzò  il volto di Pitch.
"Non basta sentirmi libera. Devo essere libera."
Si guardarono profondamente negli occhi.
Non c'era bisogno di dirsi altro, Pitch lo prese come un invito ad agire e si chinò, raggiungendo le sue labbra e sfiorandole appena prima di guardarla per cercare consenso.
Elsa non si fece desiderare oltre e rispose al bacio, delicatamente. Ricordandole il primo che si erano dati quella sera.
Sapeva che così facendo avrebbe solo rischiato di incentivare le stupide voci di Laurette...
Ma in quel momento non le importava, se non continuare a lasciarsi andare, a farsi carico di tutte quelle emozioni.
Le fece battere il cuore all'impazzata. Sapeva che presto o tardi quei soli baci non sarebbero stati abbastanza.
Quando Pitch le posò una mano tra i capelli Elsa si staccò e per un breve momento il suo sguardo parve spaesato. 
Da quanto ricordava, li aveva sempre voluti tenere legati, per lei era più facile mantenerli in ordine, al sicuro.
Ma forse era giunto il momento di liberare anche loro.
Così si sfilò il fermaglio, lasciandoseli cadere sulle spalle, mentre Pitch le lasciava una scia di baci vicino all'orecchio.
"Sai, mi piacciono di più così."
Poi scese a baciarle il collo, ponendo fine a qualsiasi forma di dialogo. Con l'altra mano prese ad accarezzarle la schiena, fino ad insinuarsi nella camicia. 
Elsa sussultò, cingendogli il collo per approfondire quei baci sempre più appassionati. 
Pitch sorrise dalle labbra e la strinse a sé, questa volta con un impeto tale da spingerla all’indietro fino ad addossarla al muro. 
Quelle carezze fecero venire ad Elsa i brividi lungo tutto il corpo, e così anche i baci sul collo. 
Provava una frenesia indescrivibile, da farle tremare piacevolmente le ginocchia. 
"Non te ne andare" mormorò lei ad un soffio dalle sue labbra.
"Mai" le sussurrò Pitch nell’orecchio, riprendendola poi a baciare con ardore.



 
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NOTE AUTRICE:
 
Volevo concludere il 70esimo capitolo con una ship che mai avrei pensato di portare avanti per così tanto. Mi sta piacendo parecchio però scrivere di loro e spero che alla fine possa piacere anche a voi.
Qui che dire, Elsa sta prendendo sempre più confidenza con i suoi poteri e soprattutto, sta iniziando a prendere consapevolezza di voler agire, mostrarsi finalmente per quel che è, che gli altri lo accettino o no.
Chissà se le parole di Pitch avranno fatto effetto o se un'intervento di Anna potrebbe farle cambiare idea.

(*) E' una frase del Gobbo di Notre Dame che mi è sempre rimasta nel cuore. Ci tenevo a citarla prima o poi.





Alla prossima!
  
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