#15: Torturare una persona
Da quando Riben aveva visto Juliana nella sua accademia era ancora più accecato dalla voglia di combattere e di vincere. Non aveva di certo buttato sangue, sudore e lacrime per nulla. Andava a trovarla ogni volta, dopo che questa aveva battuto ogni Superquattro della LeMi per assicurarsi ogni sua vittoria.
Poteva quasi percepire l’angoscia che provava Juliana ogni volta che si scambiavano uno sguardo. E a Riben andava benissimo così.
Finché non fu il suo turno ad essere tormentato dopo aver subito l’ennesima sconfitta da Juliana, e la più fatale per la sua reputazione. Da colui che aveva sconfitto l’anno prima con facilità, Aris.
«O forse dovrei dire… ex-Campione?»
«Campione? Mi sa che si sono persi qualcosa.»
«E l’ex-Campione cosa vuole fare?»
Riben strinse i pugni. Non avrebbe perso di nuovo. Non dopo aver raggiunto l’Area Zero—no, il tesoro dell’Area Zero. Con quello ci sarebbe riuscito, sarebbe finalmente riuscito a battere Juliana.
«Cerca di ragionare, Riben! Se fosse stato così facile ci avrebbe pensato chiunque, tu sei forte a modo tuo!» tentò Juliana, mentre il suo Meowscarada davanti a lei attendeva ordini, «Potrò anche aver vinto tante volte e vinto la LeMi… ma il Campione sei sempre tu!»
Terapagos alternò lo sguardo tra i due Allenatori. Come ci era finito in quella situazione? Riben strinse i denti con rabbia, il volto tinto di un leggero rosso dal nervosismo.
«Mi stai prendendo in giro?! Ormai ho perso tutto, tanto vale che anche tu faccia la stessa fine!»
Ed in effetti, stavano davvero per perdere tutto all’interno del Grande Abisso Zero. Sicuramente, quell’esperienza ai confini della morte—soprattutto per Riben, che stava per essere attaccato per primo da Terapagos una volta Teracristallizzato—gli aveva fatto capire che torturare così una persona, la prima persona che aveva amato dal primo giorno a Nordivia, non sarebbe servito a niente.
Ma più di tutti, era stato lui a rimetterci per primo.
Aveva torturato sé stesso fino al limite.