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Autore: Jason_Trth Hrtz    23/12/2023    0 recensioni
Fin dal loro primo incontro, Sebastian aveva avuto lo straordinario potere curativo di calmarla con un solo scambio di attenzioni.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bloom Peters, Nuovo personaggio, Sebastian
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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[Modern!AU]

 

IL REGALO PIÙ BELLO

 

 

La prima volta che si erano incontrati, per pura destinata casualità, Bloom era ancora una studentessa.

Si era trasferita da pochi mesi in Irlanda, merito di quei giramondo dei suoi genitori adottivi, e aveva passato la notte del suo sedicesimo compleanno seduta su uno scomodo sedile sospeso nell’atmosfera. L’unico desiderio che aveva espresso, nella sua mente, era stato quello di non diventare mai un genitore egoista e disattento come lo erano i suoi genitori adottivi nei suoi confronti. Li aveva sempre mal sopportati. La trascinavano da una parte all’altra del globo terrestre, condannata a non mettere mai radici in alcun dove, ma, dopo quell’incontro fortuito con Sebastian, il suo modo di vedere la vita era cambiato. Non era più costantemente scazzata con chiunque le rivolgesse la parola e aveva imparato a fare spazio alle emozioni positive.

Fin dal loro primo incontro, Sebastian aveva avuto lo straordinario potere curativo di calmarla con un solo scambio di attenzioni.

 

—ooOoo—

 

Era entrata nella sua libreria per un regalo di Natale dell’ultimo minuto. Il negozio era addobbato ad opera d’arte con ghirlande, vischi appesi e fiocchi rossi annodati ovunque ci fosse un appiglio. Sentiva dei campanelli suonare per via degli spifferi delle finestre e porte, e il rumore delle palline di plastica appese sull’albero di Natale che ogni tanto si scontravano gelose. Della neve finta era stata spruzzata sull’abete vero posto in un angolo. Le lucine fisse avvolte intorno a ogni singolo ramo proiettavano sul pavimento in mattoni cotti la sagoma di un piccolo piedistallo rotondo al di sotto dell’albero, riuscendo di fatto ad elevarlo di statura.

L’uomo sepolto tra gli scaffali disorganizzati, invece, non aveva bisogno di trucchi per sembrare più alto. Bloom doveva alzare il mento per riuscire a guardarlo negli occhi e non cedere alla tentazione di fissargli le labbra che incorniciavano uno dei sorrisi più sinceri che avesse mai riconosciuto a qualcuno. La luce nei suoi occhi neri era talmente accecante e avvolgente, che Bloom dovette sbattere ripetutamente le palpebre durante la loro intera conversazione, per cercare di inumidire i suoi occhi chiari esposti a quei fari insoliti.

Quando la guardava, si sentiva posta al centro dell’universo.

«Non sei di qui, vero?» le chiese, nel mentre che le batteva lo scontrino.

«No, California» rispose.

«Ah, clima del tutto diverso, presumo» le disse sorridendo di nuovo; lo scontrino ancora tra l’indice e il medio, il dorso della mano poggiata sul bancone e gli occhi onice fissi nei suoi azzurri.

Bloom neanche si azzardò a prendere il pezzettino di carta termica dalle sue mani, seppur fosse curiosa di sentire il calore di quelle belle e grandi mani sfiorare le sue più piccole e rovinate dal freddo.

Avrebbe voluto continuare a parlare con lui per ore, del nulla più assoluto come della politica europea attuale sull’immigrazione—argomento di cui non conosceva un emerito cazzo, se non ciò che aveva carpito dai titoli clickbait degli articoli di giornali digitali che le arrivavano tramite le notifiche sull’iPhone ogni mattina—, ma una coppia di clienti annunciarono la loro presenza istigando il tintinnio del campanellino appeso sulla porta moderna a spinta, che tanto stonava con il resto del mobilio e decorazioni antiche.

Si voltò di scatto prima verso di loro e poi riportò la sua attenzione su Sebastian, così si era presentato a lei appena chiesto il suo aiuto per scegliere un regalo adatto per Aisha, la sua compagna di stanza nel dormitorio femminile della scuola cattolica.

Indossava ancora la divisa scolastica, coperta da un pesante cappotto, ma i colori e la fantasia della stessa si intravedevano dal colletto aperto e le calze, insieme alle orrende scarpe dalla punta arrotondata. Tuttavia, aveva deciso di dare retta al suo istinto e impulsivamente, come sempre, aveva tirato fuori la prima frase che le balenò in testa, timorosa di perdere la sua occasione per sempre:

«Hai già impegni per l’anno nuovo?» Dopo aver posto quella domanda, la faccia di Bloom diventò rossa come i suoi capelli.

«Dipende» rispose Sebastian.

«Da cosa?» le si aggrottarono le sopracciglia. La sua espressione, sicuramente buffa, le regalo una risata sommessa dell’altro, e lei potette solo deglutire la sua stessa saliva.

«Se l’invito è da parte tua o una qualche tua amica troppo timida per chiedermelo direttamente» le rivelò.

Intanto la coppia fingeva di guardare i libri esposti sugli scaffali per non disturbare la loro conversazione. Li ringraziò mentalmente, ma sapeva di non potersi trattenere oltre. Doveva ricevere una risposta, o non si sarebbe mai data pace.

«Se l’invito fosse da parte mia… accetteresti?» azzardò quindi sfrontata lei.

«In quel caso, per te sarei libero fin dal primo minuto del primo di Gennaio» le sorrise, guardandola con il capo leggermente piegato e gli occhi più dolci che un uomo le avesse mai rivolto.

Si stupì nel rendersi conto che avrebbe voluto baciarglielo quel sorriso, per condividere insieme uno più grande.

Sarà stata la magia del Natale, la ruota che finalmente girava dalla sua parte, qualche incantesimo della sua amica Flora, appassionata dell’amore dietro l’amore. Le possibili spiegazioni erano infinite, ma ciò che non era infinita, invece, era la pazienza di Bloom. Non era mai stata brava a tenere il gioco troppo a lungo, finiva sempre con il bruciare il terreno di gioco e pentirsene in un secondo momento. Non voleva assolutamente che accadesse anche quella volta.

Quel pomeriggio, oltre a uscire dalla libreria con un pacchetto regalo nella busta in carta dalla stampa natalizia, Bloom teneva con soddisfazione il suo telefono con l’altra mano e scriveva nella chat di gruppo con le sue amiche tutto ciò che le era appena accaduto.

Un’ora dopo, quando ormai era in compagnia delle sue amiche—sedute in cerchio intorno a un tavolino del bar scolastico—, le arrivò il suono riconoscibile di una notifica.

Sebastian aveva finalmente avuto il tempo di accettare la sua richiesta di seguirlo e gliene aveva inviata una a sua volta.

Ricambiò immediatamente il follow, per niente intenzionata a fare la snob preziosa, e cominciò a sfogliare i caroselli di foto sul profilo relativamente spoglio. Sembrava pubblicare poco, ma quando pubblicava qualcosa, le descrizioni erano ricche di pensieri sulle scene immortalate.

Le sue amiche presto si scocciarono di farle le stesse domande, domande a cui ancora non poteva rispondere perché conosceva relativamente poco di Sebastian per il momento, quindi passarono ad altri argomenti di interesse comune: dalla scuola, ai compiti, alla cotta di Stella per Beatrix—già fidanzata con Riven e Dane—, per giungere al temuto tema delle vacanze di Natale che avrebbero, purtroppo, passato lontane l’una dall’altra.

In un angolo della testa di Bloom, però, il ricordo di quei rilucenti occhi neri la facevano sentire osservata.

Bloom si mise entrambe le mani sul petto e percepì per la prima volta nella sua vita che il suo cuore non pompava agitato nella gabbia toracica.

Anzi, si sentiva… serena.

Per la prima volta nella sua vita, quella sera, tornando nella sua stanza e avvolgendosi nel piumone caldo, aveva capito come ci si sentiva a poter rilassare le spalle e non avere dolori al collo a fine giornata.

D’impulso, prese il telefono e pubblicò nelle storie di Instagram una foto di sé avvolta nelle coperte. La condivise tramite la funzione che le permetteva di far visionare la foto solo dagli “amici stretti” che aveva selezionato tra i suoi follower; Sebastian era ovviamente stato aggiunto nell’immediato. Non le importava di apparire disperata, perché quello è il suo modo di amare: o si sente di dare tutta se stessa, o quella persona è trascurabile e quindi per lei invisibile.

Sebastian non le sarebbe potuto essere invisibile neanche se Bloom fosse cieca. Si era completamente infatuata, per di più di un ragazzo ben più che maggiorenne, proprio come la ragazzina impulsiva e inesperta che in fondo era, sebbene si impegnasse a smentire quella voce invadente che compariva nella sua testa a notte inoltrata—quando non riusciva a prender sonno per i troppi pensieri.

Ma quella notte, sorprendendosi, riuscì a mettere a tacere la voce e dormì, dopo tanto tempo, come su un letto di piume.

 

Giorni più tardi, neanche il fatto di dover passare—controvoglia—il Natale in compagnia dei suoi genitori adottivi era riuscito a rovinarle l’umore; il che era tutto dire.

 

 

 

———— TRE ANNI DOPO ————

 

 

Bloom teneva in braccio la bambina avvolta nella coperta di lana. La nonna materna di Sebastian l’aveva realizzato a mano e regalata alla coppia di neo-genitori in tempo per i festeggiamenti Natalizi.

Avendo partorito da poco, tutti erano stati avvisati di non presentarsi alla loro porta. Il parto l’aveva stremata, e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era avere a che fare con altre organizzazioni e il caos tipico generato dai ritrovi famigliare durante le feste.

Quel Natale lo avrebbero passato da soli, è vero, ma Bloom sapeva che oltre a suo marito, e al piccolo raggio di sole che avevano accolto da pochi giorni al mondo, lì tra le loro braccia, non avevano bisogno di null’altro.

Era appoggiata con la nuca al petto ampio di Sebastian, padre di sua figlia, e quest’ultimo l’avvolgeva con le braccia intorno alla vita. L’aiutava a tenere in braccio la bambina, probabilmente intuendo il livello di stanchezza fisica a cui Bloom era sottoposta in quel periodo post-parto tanto delicato. Lo schermo della TV mostrava il fatidico conto alla rovescia che scandiva l’inizio di un nuovo anno, e, nel frattempo, tra un bacio d’incoraggiamento di Sebastian sulla testa e uno più dolce e complice sul collo, Bloom allattava già sfinita la piccola Grace al seno.

La mezzanotte arrivò per la loro parte di mondo, e, scambiandosi dei baci affettuosi a vicenda, tutti e tre sancirono un nuovo capitolo della loro vita.

Al solo pensiero, una lacrima calda calò sulla sua guancia già arrossata e Sebastian gliela baciò.

«Tu e Grace siete il regalo più bello che mi potesse capitare, Bloom. Grazie di cuore, amore» le disse, continuando a baciare tutte le nuove lacrime di commozione che le inondarono gli occhi.

Grace, ignara del momento di gioia che aveva permesso di far vivere ai suoi genitori con la sua nascita, continuò indisturbata a nutrirsi dell’amore con cui stava venendo alimentata.

 

 

   
 
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