Il fuoco ardeva nel cammino marmoreo e illuminava l’ampio salone di riflessi dorati.

Accanto, era collocato un albero di Natale, inghirlandato di luci policrome e sfere rosse, adorno d’un puntale giallo.

Sotto l’albero, c’erano dei pacchi di varie dimensioni e, sul camino, giganteggiava una ghirlanda di rami di pino, punteggiata di stelle di Natale.

Poco sopra il fuoco, erano collocate altre luci natalizie, scintillanti di vivi bagliori, e, al centro della sala, era collocato un grosso divano nero.

A poca distanza dal divano, c’era un tavolo ligneo quadrato, ricolmo di confezioni di dolci.

Ad un tratto, la porta della casa si aprì e Manon, accompagnata da Marisa, entrò.

‒ Finalmente! ‒ esclamò la lottatrice francese, togliendosi l’ampio mantello nero, leggermente imbiancato dalla neve.

Marisa, quasi sorpresa, fissava l’appartamento con occhi sgranati, come una bambina in un parco giochi.

La judoka francese aggrottò le sopracciglia, ma un sorriso divertito sollevò le sue labbra.

‒ Marisa, che ti succede? Non siamo certo andate a Versailles. ‒ osservò in tono bonariamente ironico. L’aspetto imponente della sua compagna era intimidatorio, ma lei celava un animo nobile e onorevole.

La pancraziaste italiana si scosse dai suoi pensieri e fissò i suoi occhi verdi nelle iridi cerulee della sua compagna.

‒ Sai, ho visitato diversi appartamenti lussuosi. Erano ricchi di materiali pregiati e costosi, ma le loro mura erano gelide. ‒ affermò.

A quelle parole, Manon abbassò un poco le palpebre e le lunghe ciglia velarono i suoi occhi.

‒ Mi sono sorpresa perché qui sto bene. E sono sicura che starò bene. ‒ dichiarò, la voce calma.

D’istinto, l’altra appoggiò la mano sul braccio nerboruto della sua compagna.

‒ Ti manca l’Italia? ‒ domandò. Le loro vite erano distinte, nonostante il loro legame d’amore, nato due anni prima.

E tale differenza rendeva il loro rapporto solido.

Marisa, però, le aveva detto che l’avrebbe raggiunta a Parigi e aveva mantenuto la parola.

Un mezzo sorriso sollevò le labbra dell’imponente italiana.

‒ Sì, mi manca l’Italia. Mi mancano Roma e la sua bellezza, in questi giorni. Mi manca tornare in Calabria dalla mia famiglia, per riscoprire le mie origini. Ma sono felice. ‒ affermò.

D’istinto, prese le mani di Manon e le strinse tra le proprie.

Un brivido caldo percorse il corpo della danzatrice. La forza gentile di Marisa quasi si irradia lungo le sue mani.

Lei le ha permesso di vedere se stessa da un altro punto di vista.

‒ Qualsiasi luogo può essere una famiglia, se trascorso con la persona che si ama. E io sono fortunata. Sarà un Natale bellissimo, ne sono sicura. ‒ concluse.

Manon si sollevò sulle punte dei piedi e Marisa la sollevò tra le braccia, come fosse un fuscello.

La danzatrice francese posò le labbra su quelle della compagna.

‒ E io sono fortunata ad avere conosciuto te, Marisa. ‒