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Autore: Tynuccia    25/12/2023    1 recensioni
[Gundam SEED] Fosse stato qualsiasi altro membro dell’equipaggio, non avrebbe avuto remore, ma Yzak Joule sembrava funzionare al contrario di qualsiasi altro essere umano.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Desideri
 
 
08 agosto 71 C.E.
Vesalius
 
 
Se ne era accorta quasi per caso. Abbandonata sulla poltrona del cockpit del suo DEEP Arms, Shiho si stava godendo quell’improvviso momento di tranquillità scaglionando i dossier della squadra sul portatile, e come sempre si era soffermata su quello del loro Capitano, scrutando il viso privo di cicatrice e colmo di tracotanza sulla sua fotografia istituzionale. Quando era stata scattata ancora non si conoscevano, ma poteva dire senza remore che quell’espressione arrogante e fiera non esisteva più, sostituita da una stanca e sfiduciata. Si raccontava che all’epoca del team Le Klueze originario, Yzak fosse un vulcano in eruzione, dotato di un caratteraccio senza eguali; ora, però, di quell’energia era rimasto ben poco. Certo, era ancora famoso per esplodere e dire ciò che pensava senza filtri, ma lei vedeva come si trascinasse senza un obiettivo chiaro in mente, e al di là di urla sconnesse era soltanto un ragazzo ferito da situazioni ben più grandi di lui. 
I suoi occhi, poi, si posarono sulle generalità scritte sotto il suo nome, e per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Controllò il cellulare, confermando il suo dubbio, e per un attimo rimase immobile, indecisa sul da farsi: conoscendolo, quasi sicuramente non si era neppure accorto che fosse il giorno del suo compleanno, e non le dava l’impressione di essere il tipo di persona interessata a festeggiarlo. 
Si morse il labbro inferiore, e alla fine lasciò prevalere la parte meno militare del suo animo. Si diede una spinta fuori dall’abitacolo, decisa a cercare di risollevargli l’umore nero.
 
*
 
Lo trovò al solito posto, il lato della testa appoggiato contro la vetrata e le braccia conserte sul torace. Aveva lo sguardo spento, le labbra strette in una linea sottile. La sentì comunque avvicinarsi, e tanto bastò per fargli voltare il capo. “Hahnenfuss”, la salutò brevemente. 
 
Shiho, per una volta tanto, evitò di scattare sull’attenti. “La disturbo?”, chiese, tenendo le mani dietro la schiena. 
 
“No”, concesse Yzak, seppure senza troppo entusiasmo. 
 
Lei annuì e, per un istante, si chiese se fosse una pazza. Fosse stato qualsiasi altro membro dell’equipaggio, non avrebbe avuto remore, ma Yzak Joule sembrava funzionare al contrario di qualsiasi altro essere umano. Prese un respiro profondo e gli tese il budino al cioccolato che stringeva febbrilmente tra le mani. “So che non le piacciono i dolci”, cominciò a dire, distogliendo lo sguardo. “Ma su Aprilius è già l’otto agosto, e in mensa non avevano altro”.
 
Yzak sgranò gli occhi chiari, sorpreso. Si era completamente dimenticato che fosse il suo compleanno, ma non era stupito che la sua sottoposta se lo fosse ricordato. “Ho già mangiato”, disse comunque, incapace di darle soddisfazione. 
 
Shiho sospirò e scosse i lunghi capelli castani. “Non mi aspetto che se lo finisca, è un gesto simbolico”, spiegò pazientemente. “Buon compleanno, Capitano Joule”. 
 
Lui sentì la gola arsa e le guance calde. Agguantò il budino, che la ragazza ancora gli stava tendendo. “Grazie”, borbottò, preferendo concentrarsi sul dolce tra le sue mani che non sul sorriso di lei. “Quest’anno c’è ben poco da festeggiare, comunque”. 
 
Lieta che avesse accettato il gesto, seppure a modo suo, Shiho si limitò ad appoggiarsi alla vetrata ed annuire. “Almeno per cinque minuti, però, può concedersi il lusso di distrarsi”.
 
“Vero”, ammise Yzak, giocherellando con la linguetta del budino. “Sono sollevato di non essere obbligato a partecipare a una noiosa festa organizzata da mia madre per compiacere i suoi colleghi e tessere relazioni sociali”.
 
Shiho soffocò una risatina fuori luogo. “Questo è lo spirito giusto”, mormorò, sapendo perfettamente a cosa si riferisse. “Vuole che la lasci un po’ da solo?”.
 
“No, resta”, si affrettò a dire lui. “Anzi, accompagnami in mensa. Ho bisogno di un cucchiaio”. 
 
“Non ce n’è bisogno”. La ragazza sventolò la posata che si era premurata di prendere, assieme al budino, e per un attimo le sembrò che gli occhi del suo superiore fossero apparsi estremamente divertiti. “Visto che non si può accendere una candelina a bordo di una nave spaziale, ho pensato che potrebbe esprimere il suo desiderio piantando il cucchiaio direttamente nella linguetta”.
 
“Desiderio?”, ripeté Yzak, come se avesse appena sentito la cosa più stupida del mondo. “Quanti anni hai, cinque?”.
 
Shiho trovò molto semplice indispettirsi, sebbene solitamente fosse ligia al dovere e rispettosa. “Se si fa qualcosa, lo si fa per bene!”, protestò. “E poi che male c’è?”. 
 
L’albino rimase a fissare il cucchiaio per alcuni secondi, per poi limitarsi ad esalare un grosso sospiro. Glielo prese di mano e la guardò con gli occhi ridotti a due fessure. “Se lo dici a qualcuno ti sbatto a pulire i cessi”.
 
Lei si portò una mano al petto con fare solenne. “Non è mia intenzione ridicolizzarla, Capitano”, gli fece sapere. Lo guardò infilzare il budino senza remore e abbassare le palpebre, sul volto sfregiato un’espressione titubante ed imbarazzata. “Fatto?”, chiese poi, quando il soldato sembrò aver finito. 
 
Yzak sbuffò appena e tolse il cucchiaio, concedendosi finalmente il budino, su cui pensava di poter sfogare la sua frustrazione. “Mi sembra ovvio”, annunciò, piccato. 
 
Shiho sorrise, trattenendo un piccolo applauso. “Che desiderio ha espresso?”, si incuriosì, intrecciando le braccia dietro la schiena. “La risoluzione della guerra in breve tempo?”.
 
Scandalizzato, lui si cacciò una cucchiaiata colma di dolce tra le fauci. “Non si può dire”, abbaiò quando ebbe deglutito. “Pensavo che fossi esperta delle regole di certe cazzate”. 
 
“Solo se si tratta di cose personali”, rispose la ragazza, stringendosi nelle spalle. “E con un conflitto del genere in atto non è il momento di essere egoisti”. 
 
Yzak si appoggiò al muro, scavando nel budino pigramente. “Non sarà certo una tradizione a far finire la guerra”, valutò mestamente. La sentì mugugnare in assenso a sua volta, e come erano soliti fare, piombarono in un piacevole silenzio, interrotto soltanto dal rumore del cucchiaio di plastica contro le pareti del barattolino. “Grazie, Hahnenfuss”, disse poi, posando lo sguardo su di lei. “E speriamo non sia l’ultimo”.
 
Shiho sorrise e scosse il capo. “Sono certa che non sarà così”. 
 
*
 
08 agosto 72 C.E.
Aprilius One
 
 
Yzak si trascinò in cucina, valutando che aveva decisamente bisogno di una vacanza. Aveva dormito soltanto poche ore, e lo aspettava l’ennesima giornata infernale, divisa tra esercito e Consiglio. 
 
Soffocò uno sbadiglio, ma non una risata quando, sul tavolo, trovò un budino. Questa volta, però, nell’etichetta era piantata una candelina celeste, ancora spenta. 
 
“Ho preso quello più scrauso che sono riuscita a trovare”, annunciò con un certo orgoglio la sua fidanzata, già in uniforme e intenta a preparare il caffè. “Ma rigorosamente al cioccolato”.
 
“Me lo farò andare bene”, concesse Yzak, accomodandosi su uno sgabello e rivolgendole un sogghigno. 
 
“Mi sembra un po’ prematuro definirla una tradizione, ma non ho saputo resistere”. Shiho sospirò, allungandogli una tazza fumante. “Da qualche parte bisognerà pur cominciare”. 
 
L’albino preferì attaccarsi all’espresso, sentendo tornargli un briciolo di forze. “Se questa è la tua idea di regalo, sappi che sono un po’ più esigente di così”. 
 
Lei alzò gli occhi al cielo ed accostò un fiammifero allo stoppino. “Diciamo che è un gesto simbolico, più che altro”. Sospinse il budino in sua direzione e gli sorrise. “Sai cosa devi fare”.
 
Yzak imprecò sottovoce e appoggiò il mento al pugno chiuso. “Ti rendi conto, vero, che di anno in anno diventa una cosa sempre più ridicola? Hai intenzione di farmelo fare ogni volta?”.
 
Shiho incrociò le braccia sotto il seno e si imbronciò. “Certo che sì, fino a quando arriverai ad un’età per cui questo tuo essere così brontolone sarà qualcosa di giustificabile”. 
 
Suo malgrado, Yzak borbottò una risata. “Basta che tu non faccia la ficcanaso anche a questo giro, in merito al mio desiderio”. 
 
“Peccato, punzecchiarti è estremamente divertente”, rispose lei, e provò un nostalgico déjà-vu nel guardarlo soffiare sulla candelina. “Ora che le formalità sono state sbrigate, devo proprio scappare. Il mio capo è fin troppo rigoroso sull’orario di entrata”. 
 
“Se iniziassi ad arrivare in ritardo pure tu, la Voltaire piomberebbe nel caos”, si giustificò Yzak, come sempre divertito ed infastidito al contempo da quegli sfottò ai suoi danni. 
 
Shiho scosse il capo e si sporse per baciargli una guancia. “Buon compleanno”, mormorò, scostandogli una ciocca di capelli candidi dal viso. “Passi in ufficio nel pomeriggio appena finisci in Consiglio, giusto?”. 
 
Lui annuì leggermente, guardandola mentre si apprestava a radunare alcuni documenti su cui aveva lavorato la sera prima. La familiarità con cui si muoveva nel suo appartamento gli scatenò un certo calore alla bocca dello stomaco. “Shiho?”, la chiamò all’improvviso, rigirandosi tra le mani il budino. “Il mio desiderio dell’anno scorso si è avverato, comunque”.
 
La ragazza si voltò a guardarlo, con un sopracciglio alzato. “Pensavo non volessi parlarne”.
 
“Infatti è così, non scenderò nei dettagli”, replicò Yzak, e, come dodici mesi prima, preferì rivolgere la propria attenzione al dolce per non arrossire come uno scemo al pensiero che, preso in contropiede, l’unica cosa plausibile che gli era venuta in mente era stata proprio augurarsi che le cose tra lui e la sua sottoposta potessero migliorare sensibilmente. 
  
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