Impenetrabile
dalla serenità,
me
ne sto qui ad aspettare,
senza
muovere un dito:
non
ne sono capace.
La
realtà noiosamente monocolore
mi
sbatte in faccia la mia inutilità.
Mi
lamento, mi dibatto
Come
un pesce fuor d’acqua,
ma
non so a chi lanciare il mio grido.
Vorrei
essere più viva,
dovrei
essere più forte,
vorrei
avere spalle forti su cui piangere,
e
ricominciare la mia esistenza.
Piccoli
petali ghiacciati fuoriescono,
ma
li reprimo, perché non voglio apparire
per
quella che sono.
La
vergogna per me stessa è la mia pena,
e
non so come fare per liberarmi
di
me stessa.
Chi
sa come fare?