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Autore: quenya    16/01/2024    2 recensioni
Dopo la conclusione della bislacca convivenza tra Ukyo e Ryoga causata dalla bufera, Akane va a trovare l'amica. Tra una birra e una tazza di tè, riuscirà a farle confessare qualche dettaglio su quanto successo? Ma soprattutto, ce la farà a farle ammettere che qualcosa è davvero cambiato?
Piccola one-shot, cronologicamente successiva agli eventi di 'Snowed In", perché mai come negli affari di cuore si ha sempre bisogno di un'amica!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Snowed In Extra:

Chiacchiere tra amiche





 

Al tramonto di un umido giorno di metà Ottobre, la porta del ristorante si aprì di slancio e Ukyo alzò gli occhi dalla piastra che stava finendo di pulire. Il via vai serale era ormai finito ed erano rimasti soltanto pochi, affezionati avventori che si stavano godendo l’atmosfera tranquilla del locale.

“Ciao, Ucchan!”.

“Akane-chan! Finalmente!”.

“Lo so, scusami tanto… ci dovevamo vedere prima, ma dopo la pausa forzata della bufera si erano accumulate così tante cose da fare…”, disse sedendosi su uno degli sgabelli davanti alla piastra e poggiando la borsa accanto a lei.

“Tranquilla, lo immaginavo. Il solito?”, le chiese, mescolando l’impasto.

“Magari… vengo direttamente dalla biblioteca dell'Università e ho una fame che mangerei quanto Ranma!”.

“Wow, addirittura? Scommetto che ci saranno un sacco di locali dove mangiare da quelle parti…”

“Sì, ma nessuno fa gli okonomiyaki buoni come te!".

"Okay, solo per questo ti sei già meritata un extra!", rise la giovane chef, facendo fare un doppio salto sulla piastra all’okonomiyaki che stava cuocendo.

Nel frattempo che Akane mangiava, Ukyo finì di mettere via tutto e una volta salutati gli ultimi avventori e chiuso il locale, le due ragazze si spostarono al salottino al piano di sopra.

“Allora, che mi dici? Come siete stati tu e Ranma in questi giorni?”.

“Mah, ti dirò, influenza a parte sarebbe stata anche un’esperienza romantica. Stare abbracciati sotto una coperta a guardare la neve che cade… peccato solo che in una casa come la nostra il concetto di privacy sia fantascienza", mugugnò, sbuffando sulla tazza di tisana alle erbe che aveva in mano. “Ti lascio solo immaginare come può essere vivere tre giorni tappati in casa con un Happosai annoiato”. 

Ukyo sussultò, rabbrividendo al solo pensiero. “Dèi del cielo”.

“Già”, rispose l’amica. “Adoro mio padre e le mie sorelle, ma a volte non vedo l’ora di avere una casa tutta nostra”.

“Dai, ormai non manca molto. Come stanno andando i preparativi per il matrimonio?”.

“Siamo ancora in alto mare, ma questo era scontato. Però con Kasumi e la signora Nodoka abbiamo buttato giù un piano piuttosto dettagliato delle cose da fare”.

“Sono sicura che, in qualche modo, riuscirete a finire tutto in tempo per la data che avete fissato. Come sempre”.

“Speriamo. Invece tu come hai passato questi giorni? È andato tutto bene? Ti trovo veramente… radiosa”.

Ukyo roteò gli occhi al cielo.

“Akane-chan, lo sai che mi fa sempre molto piacere vederti, ma se provi a descrivermi di nuovo come una donna incinta di sette mesi, allora puoi pure tornare un’altra volta!”. 

Akane gonfiò le guance, seccata, ma subito dopo scoppiò a ridere.

“Scema, sto solo dicendo che ti trovo molto meglio rispetto a quando ci siamo sentite l’ultima volta! Dalla voce sembrava che ti fossi presa una bella influenza”.

“Nah, è stato un falso allarme. Alla fine mi è passata quasi subito”.

“Ah bene, sono sicura che la presenza di P-chan ti ha aiutato. Lo sai che ci sono un sacco di articoli scientifici sulla validità della pet therapy?".

Ukyo studiò l’amica per un breve momento. Non avrebbe voluto affrontare subito la cosa, ma visto che era stata lei a sollevare l’argomento… 

“Akane-chan… riguardo P-chan… c’è qualcosa che vorresti dirmi?”.

L’altra la guardò con aria sorpresa.

“No, perché? Ha fatto qualcosa che non doveva? Di solito si comporta molto bene in casa”.

La sua espressione era così pura, innocente e totalmente confusa che per un attimo Ukyo fu assalita dal dubbio. E se Ryoga le avesse mentito, facendole credere che Akane sapesse già tutto? A rigor di logica, sarebbe stato più coerente credere alla propria migliore amica, piuttosto che a qualcuno che avrebbe avuto tutto l’interesse ad alterare la verità pur di togliersi da una situazione scomoda, però…

Però Ryoga era anche il bugiardo meno credibile dell’intero pianeta e per quanto non le facesse piacere dubitare della sincerità di Akane, sentiva di dovergli concedere almeno il beneficio del dubbio.

“No, è stato bravo”, rispose, facendo finta di nulla ma facendo particolare attenzione ad alcuni dettagli. “Forse anche troppo”.

Ed eccolo lì, il segno che stava cercando… l’improvvisa contrazione delle mani sulla tazza. Una dimostrazione di nervosismo che, conoscendo l’amica come la conosceva, si dimostrava in quel caso piuttosto rivelatoria.

“Che vuoi dire?”, chiese l’altra con tono casuale, bevendo un altro sorso di tisana. Ukyo, a quel punto, decise di giocarsi il tutto per tutto.

“Dai, Akane, puoi anche piantarla di far finta di nulla. So tutto e so che anche tu lo sai”.

“E di cosa dovrei essere a conoscenza, in particolare?”, le rispose la minore delle Tendo, poggiando con cautela la tazza sul tavolino da caffè davanti a loro.

“Tutto quello che c’è da sapere su Ryoga e P-chan”.

La reazione di Akane a quelle parole fu istantanea. Gli occhi si dilatarono e per la sorpresa si coprì la bocca con entrambe le mani, rischiando di strozzarsi con il suo stesso respiro.

“Io… non riesco a credere che… te lo ha detto lui?”.

“Non proprio, l’ho scoperto per caso. Poi però mi ha raccontato tutto”, disse Ukyo, rilassandosi sullo schienale, soddisfatta per aver smascherato l’amica. Subito dopo si sporse di nuovo verso di lei. “Ma Akane-chan… davvero lo hai saputo per tutti questi anni? Senza dirlo a Ranchan, per giunta?".

L'altra alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

"Quello è stato l'ultimo dei miei problemi. Ranma è sempre stato troppo ambiguo con le sue fidanzate… farlo stare ogni tanto sulle spine non può avergli fatto che bene".

"Ma tu hai dormito con P-chan sapendo chi fosse in realtà…”.

Akane sorrise. “E lo rifarei mille volte ancora. Ryoga è l’uomo - o in questo caso il maialino - più gentile, educato e corretto che io conosca e non c’è stata una sola volta in cui l’abbia sorpreso a fare qualcosa di inappropriato nei miei confronti. Gli affiderei quanto ho di più caro al mondo senza pensarci un solo secondo”.

“Fantastico, ora mi stai facendo sentire uno schifo per averlo preso a palettate per conto tuo”.

“Oh, stai pure tranquilla… ha ricevuto la sua meritata dose di schiaffoni anche da me. Anche se in realtà erano superflui, vista la sua tendenza ad auto flagellarsi per ogni singola colpa commessa. Figurati quanto si potrà essere torturato per aver dovuto mentire per tutto questo tempo”.

“Sì, me lo ha detto”.

“Davvero? Allora ne avete parlato a lungo!”, Akane strinse le mani davanti a sé, con una palpabile eccitazione. “Cosa è successo dopo che Kasumi lo ha ritrasformato? Come e quando lo hai scoperto? Dai, racconta!”.

“Ehi, frena… cos’è questo interrogatorio?”.

Nonostante quel vago tentativo di sottrarsi, alla fine Ukyo passò quasi l’intera ora successiva a raccontare ad Akane quello che era accaduto in quei giorni. L’amica rise fino alle lacrime quando arrivò a descrivere il momento in cui si era ritrovata di colpo abbracciata ad un Ryoga mezzo nudo.

“Quanto avrei voluto vedere la vostra espressione”, ansimò Akane alla fine, quando riuscì a riprendere fiato. “Scommetto che lui sarà diventato di tutti i colori”.

“Non lo so, ero troppo impegnata a guardare da un’altra parte”.

“Mmh, il che è un vero peccato, perché Ryoga è un ragazzo molto carino. Sei sicura di non aver sbirciato almeno un po’?”.

“Ma dai, Akane-chan! Povero Ranchan, se sapesse che fai questo tipo di apprezzamenti su altri uomini…”.

“Oh, per favore… non mi pare di aver detto niente di così scandaloso. E poi Ryoga è sempre stato un caro amico per me, quasi una specie di fratello maggiore, quindi mi sento in assoluto libera di fargli qualche complimento”. E soprattutto di farti notare la sua avvenenza, aggiunse dentro di sé con un sorrisetto. “Comunque non mi hai ancora risposto”.

"Te l'ho detto, stavo guardando altrove. E poi ero troppo scioccata e arrabbiata per notare cose di questo genere".

“Sì, questo lo posso capire… anche se ormai con gli anni ci siamo un po’ abituati, è sempre strano avere a che fare con una maledizione. O con le sue conseguenze al livello di rapporti umani”.

“Soprattutto se uno mente per nasconderla agli altri”, sbuffò Ukyo, ancora un po’ irritata per quella faccenda. 

“È vero, per quanto mi dispiaccia dirlo, ingannare tutti per così tanto tempo non è stato bello da parte sua. Però Ukyo…”.

L’altra la interruppe, alzando le mani con un gesto dismissivo.

“Lo so, lo so… lo ha fatto solo per poterti stare vicino. Alla fine l’ho capito e l’ho anche perdonato per questo… è solo che avrebbe potuto ammetterlo prima! Tutti quanti abbiamo fatto un sacco di sciocchezze in questi anni, non sarebbe stato né il primo, né l'ultimo”.

“Ormai quello che fatto è fatto… ma sono davvero, davvero tanto felice che anche tu lo sappia e che ne abbiate parlato. Ryoga è sempre stato troppo solitario, gli farebbe molto bene trovare qualcuno con cui parlare, ogni tanto”.

“Me ne sono accorta. Mi ha fatto quasi sanguinare le orecchie da quanto ha chiacchierato”.

La mascella di Akane rischiò di cadere sul tavolino per la seconda volta della serata.

“Davvero?”.

“Pare di sì. Sembrava strano anche a me, perché di solito è di poche parole ma, con mia grande sorpresa, ho scoperto che quando riesce a sbloccarsi è una persona piuttosto interessante con cui parlare. Il racconto dei suoi viaggi è stato molto… che c’è?”.

Akane la stava guardando in silenzio con aria trasognata, quasi rapita da un’estasi romantica così intensa e vibrante da farle illuminare gli occhi.

“Oh… è solo che… è così tanto che speravo che voi due vi avvicinaste! Da quella volta, nella gita a quella caverna stregata… eravate così carini insieme!”.

Ukyo arrossì fino alla punta delle orecchie. “Io… e Ryoga?”, prese la tazza dal tavolino, bevendo un sorso di tisana per via della gola di colpo secca. “Che ti stai inventando, Akane-chan? Ha sempre avuto occhi solo per te! E poi c’era anche quella ragazza… la tipa dei maiali da sumo”.

“Ah sì, Akari”, mormorò l’altra, mordicchiandosi un labbro. “È tanto che non la vedo. Chissà come stanno andando le cose tra loro…”.

“Si sono lasciati”.

“EEH? E tu come lo sai?”.

Ukyo si grattò un braccio, imbarazzata, e guardò da un’altra parte. “Me lo ha detto lui”.

“Oooh, ma allora siete passati direttamente alle confidenze! Chi l’avrebbe mai detto che Ryoga fosse un tipo così risoluto in queste cose…”.

“S-stupida! Mi stava solo raccontando cosa avesse fatto negli ultimi tempi!”.

“Oh, quindi per caso ti sei informata sulla sua vita sentimentale?”. 

“E tu per caso sei diventata sorda? Ti ho già detto che è stato lui a dirmelo! E se lo vuoi sapere, probabilmente è stato perché non riesce ancora a dimenticarti”.

Ukyo si pentì all’istante di quelle parole dette di getto, che in un attimo rattristarono Akane talmente tanto da farle morire il sorriso malizioso sulle labbra. Un conto era difendersi da una bonaria presa in giro, tutt’altra cosa era invece toccare un tasto che sapeva essere dolente.

"Oh", mormorò l’amica, abbassando lo sguardo. "Speravo tanto che ormai lo avesse superato. Dopo tutti questi anni…".

"Lo ha fatto", le disse Ukyo, prendendole le mani. "Credimi, lo ha fatto. È solo troppo testardo per lasciare andare via il tuo ricordo".

Akane fece un debole sorriso. "Sì, questa sembra proprio una cosa tipica di lui".

Ukyo sospirò, chiudendo gli occhi.

“Mi dispiace, Akane-chan, non volevo insinuare che il fallimento della relazione di Ryoga fosse colpa tua…”, disse abbracciandola. “Da quel poco che ho capito, mi sembra che quei due fossero piuttosto diversi, quindi non dare ascolto alla mia boccaccia e soprattutto non farti venire i sensi di colpa, ok?”.

“Lo so, non ti preoccupare”, rispose l’amica, restituendole l’abbraccio. “Sono sempre stata felice per lui ma, se devo essere sincera, nutrivo forti dubbi anche io sulla possibilità che la cosa funzionasse”.

Rimasero per un momento così, abbracciate sul divano, finché Akane non si scostò, asciugandosi una lacrima furtiva e con un sorriso malizioso tornò alla carica.

“Però adesso, per farti perdonare, mi dovrai raccontare qualcosa di più succoso… non è possibile che siete stati tre interi giorni gomito a gomito e non sia successo assolutamente niente!”.

“Ancora? Ti ho già detto che…”.

“Nonono cara mia, da quel poco che hai lasciato trapelare si capisce benissimo che qualcosa sia cambiato! Altrimenti Ryoga non si sarebbe sbottonato in questo modo”.

“Uff… e va bene”, cedette alla fine Ukyo, con un grosso sospiro. “Come ti ho già detto, prima ho scoperto che, per qualche strano motivo, è piacevole parlare con lui, poi c’è stata la scoperta che lui è P-chan e, in qualche modo, ho finito per dargli consigli su come gestire meglio la situazione, cosa che a quanto pare ha apprezzato parecchio”.

“Ci credo, di solito si rivolge a Ranma. Non gli sarà sembrato vero di ricevere consigli normali”.

"In effetti ha detto la stessa cosa. Comunque… ad un certo punto il vento ha fatto sganciare i pannelli di copertura della porta a vetri del ristorante e lì ho scoperto che in effetti avere un uomo in casa a volte potrebbe non essere tanto male. Abbiamo un po' discusso per questo, perché non mi andava di contare troppo sul suo aiuto ma, per una volta, lui si è dimostrato molto… deciso e in pratica ha messo in sicurezza tutta casa quasi da solo".

Akane annuì. "È vero, Ryoga è fatto così: sembra sempre un po' distratto e pasticcione ma in realtà è una delle persone più affidabili che io conosca. Il che rende la sua improvvisa assertività molto attraente".

"Akane!".

"In senso affettuoso, ovviamente. Poi che è successo?".

"Niente, l'ho lasciato di sotto con il suo sacco a pelo e io mi sono ritirata nella mia camera. Poi, però, mentre mi stavo rilassando nella vasca, mi è venuto in mente che avrebbe potuto perdersi andando in bagno di notte, così l'ho trasformato in P-chan e l'ho fatto dormire con me".

"Mmh e lui avrà sicuramente fatto il bravo maialino educato dalla faccetta tirabaci".

"In effetti, sì".

"Hah! Lo vedi? Poi mi chiedi come ho fatto a dormire con lui… come si fa a NON farlo?".

"Ok, ok, hai vinto. Contenta?".

"Abbastanza. Però ancora non mi hai detto qualcosa di interessante".

"Perché sei così convinta che ci sia?".

"Perché sei troppo sulla difensiva. Eddai, Ucchan, lo sai che con me puoi parlare di tutto".

"Questo è un colpo basso, Akane-chan", mugugnò Ukyo con un sussulto. L'amica sapeva benissimo che lasciarle usare il soprannome che le aveva dato Ranma era stata una grandissima concessione da parte sua. Per questo lo faceva raramente e quando capitava era di solito per sottolineare il simbolo del nuovo legame di amicizia tra loro. In altre parole, la stava quasi spingendo a confidarle i suoi più intimi pensieri ma, alla fine, Ukyo cedette. Dopo anni passati a combatterla quasi senza tregua per l’attenzione di Ranma, era sempre strano potersi aprire in questo modo con lei; però, allo stesso tempo, era anche liberatorio e di sicuro positivo sia per sé stessa che per il loro rapporto di amicizia.

"Urgh… qui mi ci vuole qualcosa di più forte di una tisana… vuoi una birra?", disse, alzandosi e girandosi a guardarla. Il sorriso di Akane era radioso ma anche un filo troppo soddisfatto, come un gatto che avesse tra le zampe un grasso topolino.

"No, grazie", rispose, mettendosi comoda sui cuscini del piccolo divano. "Voglio restare sveglia per i dettagli".

Poco dopo, con una bottiglietta di birra in una mano, Ukyo sospirò.

"E va bene. Riavvolgiamo il nastro alla prima notte, quando ancora non sapevo della vera identità di P-chan. A quanto pare, l'influenza era molto più seria del previsto e durante la notte la caldaia aveva smesso di funzionare, così, con il crollo della temperatura, ho avuto un attacco di febbre alta. Ryoga se n'è accorto e mi ha fatto prendere una medicina. Poi, visto che non riuscivo a riprendermi…”.

“Sì?”.

“Mi ha… hum… mi ha…", tentò di dire, non riuscendo a superare il groppo in gola.

"Cosa ti ha fatto, Ucchan?", chiese l'amica con un filo di agitazione nella voce.

"Riscaldatoconilcaloredelsuocorpo”.

“Eh?”, fece Akane, sbattendo gli occhi con aria perplessa. “Potresti ripetere? Lentamente?”.

Ukyo sospirò. “Mi ha preso tra le sue braccia, riscaldandomi con il calore del suo corpo. Va meglio così?”.

Dopo un attimo di sbalordito silenzio, Akane si portò di colpo le mani alle guance, in un gesto di incontenibile felicità.

“Aww, che cosa romantica!”, trillò ad un volume tale che Ukyo fece quasi un salto sul divano per la sorpresa.

“Akane-chan, ti prego…”, bofonchiò, massaggiandosi un orecchio. “Da quando sei diventata una fangirl?”.

In un battito di ciglia il viso dell'amica si trasformò, passando da un'espressione di pura gioia ad una intimidatoria, mentre intorno a lei si addensava una cupa aura di minaccia. 

“Chiudi il becco, è una vita che stavo aspettando una cosa del genere!", le ringhiò, con aria torva. "Hai presente quando guardi cinque stagioni di una serie aspettando che uno dei protagonisti si decida una buona volta a fare un passo nella direzione dell'altro? Ecco, sono a quel livello di frustrazione", le disse, sbuffando. “Quindi ho tutto il diritto di esultare quanto mi pare!”.

Poi però, passato quel momento di furia, le sorrise ancora come se niente fosse.

"Dunque, vi siete svegliati insieme?", chiese, con le stelline negli occhi.

Ukyo, con aria stralunata, si portò una mano al petto per calmare il battito terrorizzato del proprio cuore. Visto che Akane era diventata molto affettuosa con lei, a volte tendeva a dimenticare che restava pur sempre una forza della natura che doveva essere sempre trattata con le dovute precauzioni.

"Ehm… no. In realtà l'ho scoperto un po' di tempo dopo. Quando mi sono svegliata pensavo solo di aver fatto… hum… un bel sogno", le rispose, decidendo che, a quel punto, fosse meglio sorvolare sul fatto che pensava di aver sognato Ranma. 

"Oh, certo. Allora come lo hai capito che era stato lui? Immagino che non sia stato Ryoga a dirtelo".

"No, infatti”, confermò Ukyo, quasi sovrappensiero, non sapendo bene come continuare il suo racconto. A giudicare dalla reazione entusiastica di prima forse era il caso di escludere la scena di quando lo aveva visto mezzo nudo in bagno. Akane non le avrebbe dato più pace se lo avesse saputo.

“Il giorno dopo, non sapendo cosa fare, abbiamo messo a posto la cucina e c'è stato un piccolo incidente mentre stavo tirando giù un vaso di salsa per okonomiyaki: per cercare di prenderlo al volo ci siamo impicciati e siamo finiti a terra tutti e due. Sono rimasta per un momento tra le sue braccia e… non so, qualcosa mi ha fatto accendere una lampadina nel cervello, così ho ricollegato tutto", disse alzando le spalle. "Naturalmente gli ho lanciato in testa tutte le padelle che avevo", aggiunse, incrociando le braccia e guardando l'amica con un fiero cipiglio, come a sfidarla a dire qualcosa.

Ma Akane sorrise e basta. "Naturalmente", le confermò, preferendo per il momento non sottolineare il fatto che fosse già la terza volta che in qualche modo finivano abbracciati. Tuttavia fece un balletto mentale di gioia.

"Però devi ammettere che è stato coraggioso da parte sua rischiare in questo modo di rivelare il suo segreto per il tuo bene…".

“Umpf. Quell'idiota non ha tentato nemmeno di negare la sua responsabilità".

"Doppiamente coraggioso, allora", rispose Akane scoppiando a ridere. "Non è buffo come Ryoga riesca ad essere timido e impacciato eppure allo stesso tempo risoluto?".

Ukyo fu sul punto di obiettare, ma alla fine ci ripensò. Si sentiva già un po’ in colpa per averle omesso alcune cose quindi, per questa volta, decise di essere sincera.

"Sì, è vero”, ammise con un sospiro. “È un curioso groviglio di vizi e virtù contrastanti: è ottuso, testardo e brontolone, però è sempre pronto ad aiutare e persino a riconoscere i propri errori. È anche negativo, rigido e permaloso, ma ha ascoltato senza fare una piega tutti i consigli che gli ho dato… mi ha addirittura promesso che ci avrebbe lavorato su".

"Wow. Certo che voi due avete legato sul serio in questi giorni… nemmeno io ho mai avuto una visione così chiara del suo carattere, né tantomeno ho avuto la possibilità di dargli qualche consiglio".

"È ovvio, Akane, tu eri il suo principale interesse sentimentale, è logico che non volesse farti vedere certi suoi lati meno gradevoli. E poi c’era sempre Ranma ad interferire nel vostro legame".

"Sì, immagino che sia stato inevitabile non riuscire ad approfondire troppo la nostra amicizia, c’erano troppe barriere. Poi che avete fatto?".

"Nel pomeriggio ci siamo visti un film e poi ci siamo allenati un po'".

"Ah bravi, anche noi abbiamo fatto lo stesso. Era l'unica cosa che si potesse fare, data la situazione. Avete fatto qualche combattimento?".

"No, c'era troppo poco spazio. Io ho lanciato qualche spatola e lui ha fatto dei kata".

"Oh. Ooohhh", il sorriso di Akane si allargò. "Adoro quando Ranma fa i kata. Non riesco mai a staccargli gli occhi di dosso, soprattutto quando li fa a petto nudo. Anche Ryoga li ha fatti così?". Ukyo non rispose e guardò da un'altra parte. "Direi proprio di sì. Stavolta lo avrai ammirato per bene, spero".

"Certo che n…".

L'espressione dell'amica diceva a chiare lettere che, qualunque cosa avesse provato a dire, non ci sarebbe stato verso di convincerla del contrario, così, ancora una volta, cedette.

"..nngh… e va bene sì, l'ho fatto. Non sono mica fatta di pietra e dopotutto Ryoga è un esemplare di maschio abbastanza passabile".

Akane alzò un sopracciglio. "Passabile?".

"Hmm, ok, ti concedo che ha una discreta forma fisica…".

"Ukyo, ti ricordo che stiamo parlando di uno che sbriciola piloni di cemento a mani nude".

La chef sbuffò e, roteando gli occhi, incrociò le braccia.

"D'accordo, è un gran pezzo di manzo e, per giunta, sexy da morire, contenta?".

"Ooh, finalmente ci siamo. Ci voleva tanto? E ora raccontami meglio come sei giunta a questa conclusione".

Rossa come un pomodoro, Ukyo rimase senza parole davanti alla persistenza dell'amica su quello specifico argomento. L'altra se ne accorse e, davanti al suo ostinato silenzio, alzò di nuovo un sopracciglio.

"Cosa?".

"Credo che tu abbia davvero bisogno di passare un po' di tempo da sola con il tuo fidanzato".

“Te l’ho detto che abbiamo problemi per quanto riguarda il rispetto della nostra intimità…”, rispose Akane sbuffando a sua volta. “Non sai quanto ti sto invidiando per aver avuto la possibilità di restare un po’ da sola con un esponente dell’altro sesso senza che nessuno venga a ficcare in naso in continuazione. Vivere gomito a gomito con il proprio fidanzato e con gli occhi di tutta la tua famiglia puntati addosso non è affatto piacevole, te lo assicuro, quindi fammi un favore e raccontami qualcosa di più".

"Cos’altro c'è da dire?”.

Avvertendo la resistenza dell’amica su quella questione, Akane sospirò e lasciò perdere. Non sapeva bene perché, ma l’istinto le diceva che qualcosa di più doveva essere successo per mettere Ukyo in uno stato di agitazione e totale negazione come quello.

 “Hmmm… e va bene, cosa è successo dopo?”.

“Beh, abbiamo iniziato a parlare delle varie tecniche di combattimento. Lui si è interessato al mio stile e io gli ho chiesto qualche suggerimento, soprattutto per la difesa”.

“Hai fatto bene, Ryoga è molto bravo nell’analizzare le abilità degli altri. In passato mi ha anche aiutato varie volte quando ho dovuto imparare delle nuove mosse… ed è sempre stato molto più paziente di Ranma”, borbottò alla fine.

“Con mia grande sorpresa, infatti, è stato molto utile: mi ha fatto notare un punto debole nella mia guardia, costringendomi ad elaborare una nuova tecnica per liberarmi”.

“Oh. Ha usato una presa su di te, quindi?”.

Il solo ricordo di quella stretta dominante e della sensazione di quei muscoli pressati contro la propria schiena fecero di nuovo arrossire Ukyo. Una cosa che di sicuro non sfuggì all’amica che però, questa volta, scelse di non commentare.

“Sì… hum… solo per farmi capire meglio il movimento, è ovvio”.

“Ma certo”.

Nel breve silenzio che seguì, tuttavia, la chef riuscì a percepire tutta la malcelata soddisfazione di Akane.

“E va bene… lo ammetto, è stato un momento incredibilmente eccitante”, confessò alla fine con un sospiro, portandosi le mani sulle guance bollenti. “Come dicevo prima, non sono fatta di pietra e dopo lo show dei kata ero già abbastanza su di giri di mio… diciamo che il contrasto fisico non ha contribuito ad abbassare la tensione”.

“Non lo fa mai”, sorrise Akane, con aria di chi la sa lunga. “Anzi, se possibile getta olio sul fuoco. Credo sia per questo che Ranma fa così pochi incontri di allenamento con me”.

“Akane-chan, lo sai che non voglio sapere cosa combinate voi due in privato…”.

“Ops, scusa, mi è sfuggito”, si giustificò l’amica, portandosi le mani alla bocca con un sorrisetto imbarazzato. “Ma quindi questo significa che…”.

“Alt. Stop. Non significa proprio niente”, la interruppe Ukyo. “È stata soltanto una banale reazione fisica; imbarazzante quanto vuoi, ma tutto sommato normale date le circostanze. E ci tengo a precisare che dopo non è successo proprio nulla: anzi, lui si è pure girato quando… hmm… la contromossa ha avuto conseguenze impreviste sui miei vestiti”.

Akane sospirò. “Ryoga a volte è decisamente troppo educato”.  

"Perché, cosa avrebbe dovuto fare, scusa, saltarmi addosso? Se solo ci avesse provato lo avrei spedito a calci nella neve".

"Sì, lo so… e anche io avrei fatto altrettanto, però… per come lo conosco io tutti i comportamenti che mi hai descritto finora sono piuttosto anomali per lui. Ryoga è sempre stato molto riservato ma, per quanto sia una persona altruista, non è tipo da fare delle carinerie del genere".

"Questo perché si è sentito in obbligo con me per averlo ospitato. Lo sai quanto è fissato con il suo senso dell’onore".

"Okay, questo te lo concedo", assentì l’amica. L’incorruttibile moralità di Ryoga era nota a tutti e non c’era dubbio che avrebbe fatto qualunque cosa pur di ripagare quello che sentiva come un debito. “Allora dopo questa scena molto suggestiva, cos’altro è successo?”, insistè.

Ukyo le lanciò un’occhiataccia.

“Niente di che. Dopo aver fatto una doccia, Ryoga ha preparato la cena e…”.

“Aspetta un attimo… fammi capire meglio. SA CUCINARE?”.

“Sconvolgente, vero? Non me lo sarei aspettato nemmeno io. Beh, magari, ‘saper cucinare’ è un po’ eccessivo, però il curry che ha fatto non era niente male…”.

Akane però ancora non riusciva a riprendersi dallo shock.

“Non ci posso credere: Ryoga sa cucinare… e tu gli hai permesso di usare la tua adorata cucina? Ad uno che non sapevi nemmeno se fosse in grado di bollire un uovo?”.

Messa con le spalle al muro da quell’inattaccabile obiezione, Ukyo tentò di giustificarsi.  

“Uhm… mi sono fidata di lui perché… avevo urgente bisogno di una doccia?”, rispose.

Poi, di fronte all’espressione poco convinta dell’amica, sospirò, massaggiandosi la fronte.

“Ho capito, devo elaborare meglio… non c’è bisogno che mi guardi così male”, mugugnò raccogliendo i pensieri. “Come dicevi tu, stando a stretto contatto con lui in questi giorni mi sono accorta di quanto Ryoga sia davvero tanto affidabile: non so come ci sia riuscito, ma in questo brevissimo periodo c’è stato sempre nel momento del bisogno, dalle cose più stupide come riparare una caldaia oppure offrirsi di cucinare per farmi riposare, a situazioni molto più intense, come prendersi cura di me mentre ero malata o proteggermi dall’impatto di un tegame. Forse sarà stato perché… beh, nessuno l’aveva mai fatto prima ma…”, l’aria estatica era ricomparsa negli occhi di Akane e Ukyo alzò gli occhi al cielo. “L’hai detto tu stessa poco fa che gli affideresti quanto hai di più caro senza battere ciglio, no? Beh, ho scoperto anche io di poter fare lo stesso”.

Per fortuna del suo povero udito, questa volta Akane riuscì a contenere il suo entusiasmo davanti quell’ammissione e non ci furono altri urli di gioia.

“Sono davvero felice che te ne sia accorta. Ryoga è una persona che ha tanto da dare, se solo gli si dà la possibilità di farlo”.

"Sì, se solo si riesce a farlo restare cinque minuti nello stesso posto senza che si perda!”.

Scoppiarono a ridere entrambe ed un po’ della tensione che Ukyo aveva accumulato durante quella conversazione sparì.

“Poverino… sembra proprio che abbia due maledizioni, anziché una!”, ridacchiò ancora Akane.
“Eh già, pare che quasi tutti i suoi parenti siano così”.

il sorriso dell’amica si allargò nuovamente, prendendo una connotazione sempre più maliziosa.

“Oh, quindi ti ha parlato anche della sua famiglia?”.

Ukyo sbuffò, incrociando le braccia.

“Dacci un taglio, Akane. Ti ho già detto che non la finiva più di chiacchierare…”.

L’altra ragazza però non si fece smontare da quella risposta.

“Insisto a dire che non è affatto scontato che uno come lui si confidi in questo modo. A parte un paio di volte che sono stata a casa sua, non ho mai saputo nulla della sua famiglia”.

“È solo perché vivere lontano dai nostri genitori è una cosa che abbiamo in comune, tutto qui. Secondo me stai sopravvalutando di gran lunga la sua attenzione nei miei confronti…”.

“Non direi”, affermò Akane, con una certa sicurezza. “Si è preso cura di te quando eri malata, ti ha riparato la caldaia, ti ha aiutato a mettere in sicurezza il ristorante nonché a fare dei lavoretti dentro casa, ti ha protetto - a quanto pare - da una caduta, ti ha aiutato ad elaborare una nuova mossa, ha cucinato per te, ti ha confidato cose molto personali…”, le elencò, contando ogni argomentazione sulle dita delle mani per sottolineare con più enfasi il suo punto di vista. “Che cosa manca a questo elenco per convincerti che devi aver ottenuto, in tutta evidenza, il suo interesse e la sua considerazione? Dormire insieme?”, le chiese alla fine, con uno sbuffo spazientito.

Un’espressione di intenso imbarazzo e vago senso di colpa si dipinse sul volto di Ukyo.

“Ehm… veramente…”.

La mascella di Akane rischiò di cadere sul tavolino per la terza volta della serata.

“CHE COSA?”.

Ukyo si massaggiò un orecchio, ancora una volta. Quella conversazione con Akane si stava rivelando davvero impegnativa per il proprio udito… chi l'avrebbe detto che l’amica fosse così vocale e, soprattutto, così tanto rumorosa?

“Non urlare in questo modo… è solo che dopo cena, mentre parlavamo, ci siamo bevuti qualche birra sul divano e abbiamo fatto un po’ tardi. L’alcool ci ha fatto venire sonno e siamo rimasti lì. Fine della storia”.

“Hmmm, quindi è successo SOLO questo? Tu sei rimasta da una parte e lui dall’altra? Tutta la notte?”, insistette l’altra, con un tono da vero interrogatorio.

“Cribbio, Akane, mi sembri la governante bacchettona di un collegio per signorine di buona famiglia…”, mugugnò Ukyo. “No, non so chi sia stato ad avvicinarsi per primo, ma la mattina dopo mi sono svegliata che stavo dormendo addosso a lui. Soddisfatta?”, chiese con una punta di fastidio.

Ma Akane era troppo sconvolta per fare caso a quella lieve nota polemica.

“E tu gli hai permesso… cioè, hai dormito con lui mentre era… umano?”.

“Dèi del cielo, detta così sembra una cosa molto più indecente di quello che è stata. Eravamo un po’ brilli e ci siamo addormentati, ok? Ti assicuro che non è successo niente altro”.

“Ma dovrai ammettere che lasciare che un ragazzo si avvicini così tanto non è una cosa che fai di solito!".

Questa volta l’osservazione fece centro e la giovane chef faticò a trovare una giustificazione per il proprio comportamento.

“Hum... è solo che… sì, ecco, è perché giudico Ryoga inoffensivo”.

“Ryoga non è inoffensivo, Ukyo”, la rimproverò Akane. “Ryoga è un gentiluomo. È molto diverso”.

“Ok, allora mettiamola così: come ti ho detto prima, mi sono fidata di lui, va bene? Non so come ma, in qualche modo, sapevo che potevo stare tranquilla”.

“Mmh. Sarà… ma secondo me un altro ragazzo, anche se fosse stato l’uomo più affidabile dell’universo, non l’avresti lasciato avvicinare di un centimetro a te. Per me ti sei presa proprio una bella cotta per Ryoga!”.

“Ma che diavolo dici? Non è vero!”, negò subito Ukyo, rossa come un pomodoro. “Solo perché non l’ho buttato a calci nella neve quando mi sono svegliata accanto a lui e lo trovo decente a livello fisico…”.

“...cioè sexy da morire”, le ricordò Akane, implacabile, citandole le sue stesse parole.  

“...non significa che lo stia considerando come un possibile candidato per una futura relazione”, concluse Ukyo, facendo finta di non sentire. “E poi chi accidenti vorrebbe un fidanzato che potrebbe sparire per mesi e mesi ogni volta che ti saluta dopo un appuntamento?”.

“Sì, questo è vero”, concesse Akane. “Ma sai che fuochi d’artificio ogni volta che vi rivedreste?”.

Il rossore di prima, lievemente scemato, tornò tre volte più potente sulle guance di Ukyo.

“Sei veramente impossibile”, mugugnò, coprendosi gli occhi con le mani.

“No, sono realista”, rispose l’amica, all’improvviso molto seria, facendole alzare il viso verso di lei. “Ascolta, ho passato anni della mia vita a negare l’esistenza di quello che provavo per Ranma soltanto perché avevo paura di ammetterlo. Non voglio che anche tu possa perdere tempo in questo modo inutile solo per una stupida questione di orgoglio”, le disse, prendendole le mani. “Non sto cercando di forzarti ad agire su una cosa che evidentemente non sei ancora pronta ad affrontare. Ti chiedo solo di pensarci, ok? Non escludere subito una possibilità a priori perché pensi che sia assurda”.

La sincerità e l’affetto dietro quelle parole commossero Ukyo nel profondo e un po’ della propria reticenza ad ammettere la portata di quello che era successo in quei giorni si dissolse come neve al sole.

“Non è poi così assurda”, mormorò, mordicchiandosi un labbro. “In questo breve periodo ho in effetti scoperto tanti lati di lui che non avevo mai nemmeno immaginato. A questo si è aggiunta un’affinità davvero inaspettata… e sì, perfino un’attrazione. Ma è stato tutto così improvviso che… non lo so, sembra solo suggestione”.

“Non secondo il mio punto di vista, però hai ragione: hai di sicuro bisogno di un momento di pausa per elaborare. Concediti del tempo e ripensa a quello che hai provato e vedrai che il tuo cuore ti saprà dare una giusta indicazione sulla direzione in cui proseguire. Che vi siete detti quando lui è andato via?”.

"Gli ho ricordato la promessa che mi ha fatto di lavare i piatti del ristorante, a compensazione degli anni passati a mentirmi".

"Romantica, come sempre", commentò asciutta Akane, vedendo sfumare in un secondo tutte le sue speranze su quel momento così delicato e sentimentale. 

"Ehi, l'ho pure ringraziato per l'aiuto che mi ha dato in questi giorni!”, si difese Ukyo. “E poi…".

Avvertendo un'esitazione da parte dell'amica, Akane capì subito che c'era stato davvero qualcosa di più significativo in quei saluti.

"E poi?".

"Quando Ryoga si è girato per andarsene… non so cosa mi sia preso ma…".

"MA?".

"Ecco, ho avuto come uno slancio verso di lui e… l’ho abbracciato”.

Seguì un attimo di profondo e sbigottito silenzio.

“Awww”, trillò ancora Akane a tutto volume, abbracciando l'amica a sua volta in un moto di pura gioia. "Ma questa è una notizia meravigliosa! Proprio tu, che hai sempre evitato qualunque contatto fisico con qualcuno che non fosse Ranma, ti sei finalmente avvicinata ad un altro uomo! Questo è un evento da festeggiare!”. 

"Dai, non esagerare. Non è mica tutta questa grande cosa…”.

“Non lo è? Un abbraccio presuppone contatto, intimità e fiducia: significa che sei così a tuo agio con una persona che vorresti annullare lo spazio tra di voi, anche solo per un momento. Ma quello che è più importante è che è volontario; non capita per caso o per una causa contingente… e quando viene iniziato da una persona che di solito è già molto schiva, beh, direi che sia piuttosto significativo. Vuol dire che ti sei fatta coraggio e sei entrata nella sua sfera personale. Lui come ha reagito?”.

Dopo un breve silenzio, Ukyo sospirò.

“Ha ricambiato l’abbraccio”.

“E cosa ti dice questo?”.

“Che si fida anche lui di me?”, rispose, con tono incerto, mordicchiandosi un labbro.

“Molto di più: che ti ha accettato senza riserve nel suo spazio più intimo. Finora ho visto soltanto Akari riuscire ad avvicinarsi a lui in questo modo e nei primi tempi Ryoga sveniva in continuazione. Non mi sembra che sia successo in questi giorni, o sbaglio?”.

“In effetti, no”, ammise Ukyo, sempre più pensierosa.

“Ok, diciamo pure che magari, negli anni, Ryoga sia riuscito a superare l’abissale timidezza che lo affliggeva da adolescente, io trovo comunque davvero emblematico e significativo che sia riuscito a farlo con te, dopo una frequentazione di soli tre giorni”.

“Beh, magari la sua esperienza con Akari potrebbe averlo sciolto un po’”, mugugnò Ukyo. 

Non voleva nemmeno pensare a cosa potevano aver fatto quei due durante quel mese soli soletti in una fattoria di campagna e decise, con fermezza, che non le importasse.

“Possibile”, commentò Akane. “Ma resta il fatto che uno riservato come lui non avrebbe mai permesso un contatto del genere se non lo avesse voluto”.

“Quindi? Cosa stai cercando di dirmi, Akane-chan? Mi sta venendo mal di testa con tutti questi discorsi”.

“Questo è perché bevi troppa birra”, tagliò corto l’amica. “Il punto è che credo che stia nascendo qualcosa tra di voi. Lo puoi negare quanto ti pare, ma i segnali ci sono tutti".

Dopo un attimo di silenzio, Ukyo lanciò ad Akane un'occhiata a metà tra lo scetticismo e l'indignazione.

“Oh, certo, suona veramente convincente detto da una che ha evitato di ammettere i propri sentimenti per anni”.

Akane alzò gli occhi al cielo. “E va bene, hai ragione, ma è proprio per questo che ti sto dicendo di non cadere nei miei stessi errori”.

Ukyo aprì bocca per negare ancora una volta l’esistenza di un qualunque sentimento tra lei e Ryoga e ancora di più la possibilità che questa fantomatica emozione potesse addirittura portare a qualcosa… ma poi, all’improvviso, si ricordò.

Si ricordò del proprio batticuore quando aveva visto Ryoga sorridere la prima volta, della sensazione di calore e protezione che aveva provato ogni momento in cui era stata nelle sue braccia, del suo cuore in subbuglio quando aveva cercato di baciarlo quella mattina e infine della sensazione ruvida ma piacevole del suo velo di barba contro le labbra. Allo stesso modo, le venne in mente il suo sorriso di ringraziamento quando gli aveva messo in testa il cappello e la sua risata, bassa, calda, avvolgente e profonda, quando l’aveva abbracciata.

Akane aveva ragione. Come poteva negare tutto quello? Come poteva pensare che fosse solo una coincidenza, quando era stata lei stessa a superare in modo intenzionale la soglia del contatto fisico perché voleva stare tra le sue braccia e respirare il suo profumo un’ultima volta, prima che lui andasse via per chissà quanto tempo? 

Ma ammetterlo a voce alta significava anche dare vita ad una pericolosa illusione. Era vero, Akane le aveva detto che secondo lei c’erano state chiare manifestazioni di interesse, ma Ukyo non aveva alcuna garanzia, alcuna certezza che le cose stessero davvero così: magari l’attrazione c’era stata, ma poteva benissimo essere solo un fuoco di paglia, qualcosa dettato da una semplice tempesta ormonale che aveva rivaleggiato con quella esterna e che sarebbe sparita come era sparita la neve di quei giorni, disciolta da un impietoso sole.

“E va bene, Akane-chan”, sospirò alla fine. “Ti prometto che ci penserò, ok? Al momento non posso dirti altro”.

Akane sorrise.

“Non chiedo di meglio”, le rispose. “E ora fammi capire meglio questa storia che Ryoga ti ha protetto da… un tegame?”.

Ukyo si portò le mani al viso in un chiaro gesto di sconforto e Akane scoppiò a ridere.

Sarebbe stata una notte molto, molto lunga.






 

Fine







 

Omake (bonus) 1:


In un punto imprecisato in mezzo ai boschi di Hokkaido, Ryoga fece un grosso starnuto.

"Hmm. Strano", borbottò, concedendosi una pausa nel montaggio della tenda per andare alla caccia di un fazzoletto di carta. Non era raffreddato - non lo era praticamente mai - e nemmeno allergico; in quel punto, inoltre, non c'era polvere o altre sostanze che avrebbero potuto irritargli il naso. 

"Dicono che quando starnutisci senza motivo è perché qualcuno sta parlando di te", ragionò a voce alta, mettendosi il fazzoletto in tasca. 

Poi si stiracchiò, stendendo le braccia verso l'alto e scrocchiando il collo.

"Nah, tutte chiacchiere da vecchie zie", sentenziò, rimettendosi a lavorare.





 

Omake (bonus) 2: 


“Ranma, ha funzionato!”.

Akane entrò nel dojo di slancio, ancora con il cappotto addosso. Sapeva che il fidanzato la stava aspettando alzato, perché ormai non cercava più di nascondere il senso di protezione che provava nei suoi confronti e, come aveva visto le luci della palestra accese, si era diretta senza indugio lì, per aggiornarlo il prima possibile sugli sviluppi del loro progetto.

Come sentì quelle parole, lui si fermò a metà del movimento che stava facendo e si girò a guardarla con aria entusiasta.

“Davvero? Dai, racconta!”.

Si sedettero sul pavimento, l'uno di fronte all'altra, mentre Akane si toglieva il cappotto.

"Il nostro piano è stato un vero successo! Tanto per cominciare, lei ha scoperto il segreto della sua trasformazione".

"Ah! E come l'ha presa?".

"Tutto sommato bene. Era più offesa che Ryoga non gliel'avesse detto prima".

"Heh. Tipico di Ucchan".

"Poi l'ha aiutata a fare dei lavoretti dentro casa e alla fine sembra che l'abbia anche presa al volo per evitare un incidente domestico. Lì Ukyo ha capito che era stato lui a scaldarla la notte e…".

"Whoa… frena! Ryoga mi aveva detto che Ukyo era stata male e che le aveva dato una medicina ma… cioè… è entrato nel suo letto? Da umano?".

"Pare di sì".

Ranma scoppiò in una fragorosa risata. 

"E chi se l'aspettava un’intraprendenza del genere? Maiale di nome e di fatto!", rise, battendosi una mano sul ginocchio. "Dovrei torcere il collo a quel cinghiale per riscattare l'onore di Ucchan, ma, dannazione, sono troppo fiero di lui!", disse scuotendo la testa. "E quindi hanno combinato, eh?".

Una botta in testa da parte della sua amorevole fidanzata gli fece spiaccicare il naso sul pavimento.

"Ovviamente NO, razza di idiota! Ryoga ha molto più cervello e buone maniere di così!".

"Sì, come no…", mugugnò lui, rialzandosi e massaggiandosi il naso. "Diciamo pure che non ha abbastanza pa…"

"Comunque", lo interruppe Akane, lanciandogli occhiataccia. "Il punto è che ormai la scintilla è accesa. Ora dobbiamo solo stare a guardare se si evolverà in un fuoco di paglia oppure diventerà un bel falò".

"O se si spegnerà miseramente sotto le insicurezze di quel cotechino lesso", fece Ranma, appoggiando il mento su una mano.

Akane sospirò. "Purtroppo c'è anche questa possibilità", ammise. "Ma a questo punto sta a te cercare di convincerlo a non farsi venire gli scompensi ancora prima di iniziare tutto".

"Stai scherzando? E come diavolo faccio a impedire a uno come lui di non farsi venire la tremarella?".

"Ryoga non è un codardo, Ranma. È esitante e di sicuro troppo timido, ma ha già fatto dei decisivi passi in avanti in questi giorni passati insieme a lei. Va solo incoraggiato", gli disse. "Con gentilezza", aggiunse poi, con enfasi, pensandoci meglio.

"Uff… ok. Devo trovare il momento giusto, però. Anzi, in realtà devo prima trovare lui".

"Sono sicura che ci riuscirai… a parlarci, intendo. Dopotutto, è un tuo amico".

"Sì", rispose lui, prendendole all’improvviso una mano. "Sì, lo è", confermò poi, sorridendole. "E stare insieme ad Ukyo potrebbe essere la cosa migliore che possa capitare ad entrambi. Se lo meritano, tutti e due", disse con un sospiro, abbracciandola.

Un rilassato silenzio scese tra loro, mentre i due fidanzati si godevano la reciproca vicinanza.

"Così magari potrebbe andare da lei ogni volta che deve ritrasformarsi… altrimenti, sai le risse se capitasse a casa nostra mentre stiamo facendo…".

"RANMA!".









 

Ed eccoci qui, al termine di questa breve One Shot che fa da ‘ponte’ tra la prima storia e il successivo seguito, che sto attualmente scrivendo.

In origine avrebbe dovuto essere questo il capitolo conclusivo di ‘Snowed In’, con tanto di cliffhanger finale in cui si capisce che era stato tutto un piano architettato da Ranma e Akane. Tuttavia, dopo aver scritto l’intensa scena di commiato tra loro, non sarebbe stato giusto togliere l’attenzione dovuta ad un evento così importante, che chiudeva idealmente il percorso di avvicinamento di quei giorni. Mi interessava però, affrontare il punto di vista di Ukyo riguardo quell’abbraccio e, in generale, quel breve periodo passato con lui… e chi, se non Akane, poteva costringere la nostra bella chef ad ammettere che ‘qualcosa’ era davvero cambiato?

Altra cosa che volevo fare era sottolineare maggiormente il rapporto di amicizia tra le due ex-rivali, per far comprendere ancora di più il cambiamento e la maturazione di Ukyo nel lasciar andare la sua ossessiva competizione con la più giovane delle sorelle Tendo: l’amicizia nata sulle ceneri di tanta animosità sarebbe stata, secondo me, una tematica molto valida per l’epilogo del fumetto, anzichè l’esasperata zuffa finale al matrimonio. 

Questa è solo la mia interpretazione, ovviamente, ma ho voluto dedicargli una parte della storia perché, a volte, è soltanto grazie agli amici che si possono superare con meno difficoltà certe fasi della vita: in questo caso, per esempio, Ukyo aveva disperatamente bisogno di qualcuno che la aiutasse ad aprire gli occhi ed essere più onesta con se stessa.

Per finire, un ultimo ringraziamento alla meravigliosa TigerEyes che, come sempre, mi ha pazientemente fornito il suo prezioso aiuto nel revisionare, correggere e sfoltire tutto questo… grazie ancora di cuore, cara!

Ringrazio anche tutti coloro che, con grande coraggio, hanno letto fin qui e vi dò appuntamento alla nuova storia con il proseguimento delle romantiche (dis)avventure di Ryoga e Ukyo, ‘Spring Melt - Disgelo di Primavera’.

Alla prossima!!

 

Quenya


 
  
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