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Autore: EleWar    20/01/2024    6 recensioni
Per Ryo e Kaori è sempre tutto complicato, altrimenti non sarebbero loro! Uno spaccato di vita, degli eroi più amati di sempre.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ed eccomi tornata alla ribalta, con l’ennesima fic “senza pretese”. Sentivate la mia mancanza??? XD XD  XD XD immagino!
Cmq ecco qua una shottina leggermente lunghina, che spero vi piacerà, e che dedico alle mie lettrici affezionate, a quelle che erano, sono, saranno.
Con affetto
Eleonora

 
 
 
GUARDAMI!
 
Kaori si era infilata sotto la doccia, con la segreta speranza che un bel bagno caldo le calmasse i nervi.
Solitamente, l’effetto terapeutico dell’acqua calda, che le scendeva sul capo e le attraversava tutto il corpo, l’aiutava a scacciare i cattivi pensieri, le delusioni e le tensioni; se poi si immaginava di essere lì con Ryo, poteva lasciarsi andare a fantasie proibite, che la consolavano della sua proverbiale freddezza.
 
Tuttavia, stavolta, nemmeno l’atto meccanico di insaponarsi e sfregarsi con la spugna, la distraeva dai pensieri che le turbinavano in testa: era arrivata al limite.
Sentiva di non riuscire a resistere ancora.
 
Tutti quegli anni a soffocare i suoi sentimenti, a mascherare l’amore che provava per lui, con quelle esagerate scenate di gelosia…
Si era annullata per Ryo, e conformata ai suoi desideri.
Non poteva farsi vedere innamorata, almeno non davanti al socio, e si era sforzata, in tutti i modi, di diventare quell’essere asessuato che lui voleva che fosse.
Ma, adesso, non era più disposta a tanto, voleva potersi esprimere liberamente, senza temere le possibili conseguenze, senza temere lui, perché lei, Kaori, era una donna adulta, ormai.
Faticosamente aveva raggiunto un briciolo di consapevolezza – anche grazie a quel poco di cambiamento che Ryo aveva avuto nei suoi confronti – era leggermente un po’ più sicura di sé.
 
D'altronde ciò che lei e il suo socio avevano passato negli ultimi tempi, aveva inevitabilmente lasciato il segno: dopo la fatidica notte prima dello scontro con Kaibara, la loro vita aveva, se possibile, accelerato il corso; si erano succedute altre e più complesse avventure, che li avevano avvicinati – e poi anche riallontanati tragicamente – e portati a scoprirsi, come non avevano fatto mai in tutta la loro decennale partnership.
La confessione nella radura, inoltre, era stata forse il culmine della loro relazione, e Kaori sentiva che ormai non si poteva più tornare indietro.
 
Non sarebbe servito continuare a fingere, né lei era più disposta a farlo.
 
In un certo senso, entrambi erano cresciuti, non erano più i due soci sgangherati che tutti conoscevano, almeno non al riparo delle loro quattro mura.
 
Pertanto, Kaori era convinta che non avrebbe potuto continuare ancora in quel modo, che era pronta ad aprirsi a Ryo, a dirgli la verità; non era sicura di come l’avrebbe presa il socio, però era arrivata ad un punto in cui, credeva, non fosse più così importante.
Magari lui l’avrebbe mandata via, avrebbe messo fine alla loro storia, l’avrebbe allontanata con la scusa che, nel loro mondo, un cambiamento di quel genere non era auspicabile né desiderabile.
Kaori, ovviamente, sperava che Ryo, invece, l’avrebbe presa bene, benissimo, che l’avrebbe accettata e protetta, che l’avrebbe stretta a sé e non l’avrebbe più lasciata, che l’avrebbe amata, ricambiando i suoi sentimenti, assumendosi le sue responsabilità.
Chissà cosa avrebbe detto Hideyuki?
Affidandola al suo miglior amico, era consapevole che poi sarebbe successo l’irreparabile?
O era proprio questo che lui si augurava?
Li avrebbe benedetti dall’alto del cielo?
Fratello, fa che lui mi accetti.” aveva mormorato sotto il getto caldo della doccia, mentre l’acqua le ruscellava sul viso.
 
Poi si riscosse, di colpo; non c’era più tempo da perdere.
Aveva preso la sua decisione, e non voleva più aspettare, e per impedirsi di cambiare idea, in un atto di viltà, abbassò energicamente il miscelatore, interrompendo all’istante il flusso dell’acqua.
 
Per un attimo restò immobile, in piedi al centro del piatto doccia; nuda, sentiva ancora correrle lungo il corpo, gli ultimi rivoletti di acqua, mentre i corti capelli, raccolti in ciocche grondanti, stillavano gocce sui candidi piedi.
Di nuovo si fece forza, e spalancò lo sportello della doccia; subito fu investita da una volata di aria fresca, più fredda del caldo vapore che l’avvolgeva, e rabbrividì; afferrò al volo l’accappatoio, e immediatamente prese a frizionarsi il corpo e i capelli.
 
 
 
 
Ryo, dal canto suo, mentre la socia si arrovellava il cervello, cercando il coraggio di parlargli, e rivelargli il suo segreto, al contrario, si godeva la pace e la tranquillità della sua casa.
 
Semi sdraiato sul divano del salotto, sonnecchiava beato, lasciandosi accarezzare dalla brezza tiepida che proveniva dalla porta finestra del balcone, lasciata aperta per far entrare il sole di primavera.
La tenda ondeggiava appena mossa dal vento, così come le riviste abbandonate sul tavolo e sul tappeto.
 
Ryo, assopito, sorrideva alla vita, alla sua vita, che non era mai stata così dolce, come in quel periodo.
Stranamente, i criminali avevano allentato la presa, e non c’erano più stati delitti o problemi gravi a complicare l’esistenza dei due sweepers.
I casi che avevano accettato, erano stati pura routine, e nemmeno le fatidiche belle clienti, avevano risvegliato in lui forti interessi: erano transitate bellamente nella sua vita, e non avevano lasciato nemmeno il più piccolo segno nel suo cuore.
 
Sospirò.
 
Ebbene sì, era veramente innamorato, e l’oggetto dei suoi sogni, il centro della sua anima, era proprio lì con lui, sotto lo stesso tetto, poche stanze più in là; se tendeva bene l’orecchio, poteva sentire ovattato il rumore della doccia, e per un attimo si chiese che effetto avrebbe fatto infilarcisi anche lui, sotto il getto caldo dell’acqua, insieme alla sua Kaori.
 
Il sorriso si allargò, e si mosse pigramente sul divano, quasi stirandosi; non era il solo a gradire la scena, e ridacchiò fra sé e sé.
 
Portando le braccia piegate sotto la testa, dovette ammettere che negli ultimi tempi tante, troppe cose, erano cambiate fra lui e la sua fantastica partner, eppure non era pentito di nulla; non rimpiangeva niente, né deplorava la piega che aveva preso la loro relazione.
 
Si era trattenuto per così tanto tempo, con Kaori, che adesso non aveva più voglia di combattere il suo sentimento per lei; voleva che gli eventi andassero come volevano andare, senza più opporsi.
Certo, se anche lui li avesse favoriti, piuttosto che viverli – e goderseli – in modo passivo, tutti ne avrebbero beneficiato, soprattutto lei, che aspettava, ad esempio, che lui si decidesse, e magari le dicesse, le due paroline magiche che tanto desiderava e sospirava.
 
Beh, che ci vuole?” si ripeté per l’ennesima volta, in quel momento.
 
Del resto, Ryo si sentiva bene, era tranquillo, in pace col mondo e con sé stesso, viveva in uno stato di grazia impensabile fino a pochi mesi prima, e Kaori era la donna della sua vita: non poteva nemmeno lontanamente immaginare di vivere senza di lei, e tutte le altre donne erano, ormai, un pallido, sbiadito ricordo; non aveva più bisogno di loro, voleva solo lei.
 
Però…
Però doveva ancora dirglielo, ed era giusto che lei sapesse.
 
Se l’uomo voleva che la loro relazione avanzasse in quella direzione, doveva essere chiaro, una volta per tutte.
Che problema c’era?
Lei non l’avrebbe respinto… almeno così sperava, e anche se lui non avesse trovato le giuste parole, lei avrebbe capito lo stesso… o no?
Ma sì, dai!” si ripeteva, “Lei mi conosce e sa come sono…. e mi ama lo stesso, anzi, malgrado tutto! Anche solo per questo, merita di essere non amata, ma adorata come una dea.
 
Nonostante la sua decisione, però, Ryo non aveva fretta di dichiararsi, tuttavia stavolta non era paura o pigrizia; solamente voleva continuare a godersi quello stato di abbandono sognante, e soprattutto gli piaceva starsene lì e sognare di lei, di loro.
Avrebbe trovato il momento giusto, sapeva che prima o poi sarebbe arrivato, se lo sentiva, e sarebbe stato perfetto, magico.
Ma non adesso.
 
E poi, Kaori era andata a farsi la doccia, e chissà di che umore era: in quegli ultimi giorni gli era sembrata leggermente cupa, come se ci fosse qualcosa che la disturbasse, infastidisse, eppure lui aveva rigato dritto, ne era certo, e non avevano litigato né lui l’aveva insultata, criticata, fatta arrabbiare.
Normalmente, dopo i bagni, tornava a sorridere, e ad essere quella di sempre; bella, luminosa, perfino affettuosa.
Era una gioia per gli occhi e per il cuore, e quando arrivava lei, illuminava la stanza.
Non appena lo avesse raggiunto, se il suo stato d’animo lo avesse ispirato, magari si sarebbe fatto coraggio, e le avrebbe confessato, una volta per tutte, che l’amava.
 
 
 
 
Benché Ryo si aspettasse il prossimo arrivo di Kaori, non appena avvertì la sua presenza, una nota stonata nella sua aura, lo fece irrigidire impercettibilmente.
Un pensiero gli attraversò la mente fulmineo: Kaori non era dell’umore, né lui, di conseguenza, quindi forse sarebbe stato meglio tacere.
 
Si mise in ascolto.
 
Il sospiro che sfuggì alla socia, lo mise in guardia.
 
“Ryo?” lo chiamò la ragazza, con un’ineffabile sfumatura della voce: l’uomo amava ogni singolo modo in cui lei lo chiamava, anche quando era arrabbiata, stanca o esasperata, perché era lui che nominava, e di sicuro in quel momento era al centro dei suoi pensieri.
E, comunque, sempre ci trovava un fondo di dolcezza, nella sua voce, un calore che lo scaldava fin nel profondo.
Eppure stavolta c’era una strana sfumatura nell’amata voce, come un’urgenza, mista a preoccupazione, che rendeva grave quel richiamo.
 
Si tirò su a sedere, e la guardò interrogativamente.
 
La socia sostava al limitare del suo campo visivo, sulla porta del salotto; indossava ancora l’accappatoio e i capelli bagnati, scompigliati e ribelli, le davano un tocco di eccitante sensualità: era bellissima come sempre.
 
Kaori provò a reggere il suo sguardo, e si sentì tremare le gambe: dannazione, quando Ryo la guardava così intensamente, perdeva la favella e la testa, e in quel momento risolutivo per lei, era quanto di peggio potesse capitarle.
 
Un moto di orgoglio la riscosse: non voleva soccombere alla sua proverbiale timidezza, doveva vincerla e farsi valere.
In fin dei conti quello che stava per dirgli non era poi così eccezionale, almeno paragonato alla vita normale del resto del mondo.
Solo perché lei era Kaori Makimura e lui Ryo Saeba, non voleva dire che il tutto fosse speciale; era solo questione di relatività.
Eppure, non riusciva ad emettere suoni, era come ammutolita e priva di volontà.
 
Ryo si sentì improvvisamente scomodo, seduto nel suo divano preferito: perché la socia lo guardava in quel modo?
Perché non apriva bocca dicendo, che so, anche un’altra parola soltanto?
Gli sarebbe andato bene anche un insulto qualsiasi, piuttosto che vederla lì immobile, con quell’espressione seria e grave.
 
In ogni caso, non era assolutamente preparato, alla scena che di lì a poco si sarebbe svolta sotto i suoi occhi, quando Kaori, con un unico, improvviso gesto elegante, si aprì l’accappatoio e lo lasciò cadere ai suoi piedi.
 
Riguadagnata la voce, la ragazza gli disse:
 
Guardami!” ed era più un ordine, che una preghiera.
 
Ryo non batté ciglio.
 
Per un attimo l’uomo restò lì, fisso, impalato, interdetto: la sua proverbiale freddezza aveva trasformato il bel viso in una maschera inespressiva, la stessa che terrorizzava i criminali, e che spesso era sufficiente per metterli in fuga.
 
Ciononostante, Kaori se lo era aspettato, e si fece forza per non cedere: fece ricorso a tutto il suo coraggio, e restò in piedi davanti a lui, senza muovere un solo muscolo; era però consapevole che il respiro affannoso le faceva alzare e abbassare vistosamente il seno, e che questo avrebbe attirato ulteriormente l’attenzione su di sé. Il suo cuore era sul punto di scoppiare.
 
Eppure la donna non vacillò, nemmeno quando finalmente Ryo si mosse, andandole incontro.
E più si avvicinava, più lei riusciva a vedere lo sguardo del socio che si addolciva, e si faceva tenero.
Per un attimo a Kaori parve che addirittura il socio arrossisse, lievemente; di certo gli occhi assunsero un brillio e una dolcezza che la ragazza raramente aveva visto passare su quelle iridi di pece, e ovviamente non sempre per lei.
Quando il socio le fu vicinissimo, infine, vide chiaramente del desiderio in quegli occhi tanto amati, e fu percorsa da un brivido elettrizzante lungo la schiena, mentre un’ondata di calore le si espandeva per tutto il corpo, e non era vergogna.
Si fece languida.
 
“Allora?” gli chiese, quasi con urgenza, esigendo una risposta alla tacita e criptica domanda, che Ryo, però, avrebbe dovuto conoscere.
 
“Kaori…” sussurrò l’uomo, sforzandosi di non darle a vedere che moriva dalla voglia di passarla ai raggi x, per tutto il corpo, anche se proprio lei gli aveva appena chiesto di guardarla.
 
Non era sicuro di cosa intendesse la sua storica socia: con che occhi avrebbe dovuto guardarla???
 
La partner, a quel punto, si mise le mani sui fianchi, e con un leggerissimo sbuffo spazientito, reiterò:
 
“Allora? Mi hai visto bene?”
 
Ryo sentiva che doveva dire qualcosa, ma non qualunque cosa, perché lui riusciva sempre a dire le parole sbagliate al momento sbagliato; di certo non poteva ricorrere ai soliti insulti o prese in giro: che non era un uomo o un travestito l’avrebbe visto anche un cieco.
Era la donna più bella che avesse mai incontrato, con un corpo perfetto e desiderabile, e solo perché non glielo aveva mai detto in passato, non significava che non lo fosse.
Ecco, si disse, poteva iniziare da lì e infatti cominciò dicendo:
 
“Sei bellissima!” e sorrise ingenuamente, come chi è convinto di aver detto tutto.
 
Kaori sbuffò ancora; evidentemente non era ciò che voleva sentirsi dire, e lo guardò intensamente; ci mancava che gli dicesse “Questo lo so già!” perché la faccia era quella.
Ryo inghiottì a vuoto; cosa diavolo voleva quella sirena ammaliatrice?
Ryo si sforzò di pensare, pensare serenamente e innocentemente, alla sua socia, cercando di trovare le parole e il modo di argomentare quel suo complimento.
 
“Uuummm dunque… cosa posso dirti?” cominciò, portandosi la mano al mento, in atteggiamento meditabondo “Che sei bellissima, già lo sai, perché te l’ho ripetuto almeno un milione di volte, solo nelle ultime ventiquattro ore. Hai un corpo tonico, atletico, snello e fresco, davvero desiderabile e infatti…” e subito allungò le mani per toccarla, con sguardo malizioso e voglioso; stava quasi per saltarle addosso.
 
“Fermo lì!” lo bloccò la ragazza, allontanandolo “Non è questo il momento!!!” lo redarguì.
 
“Ma-ma come?” protestò con aria smarrita l’uomo. Nondimeno, riprendendosi subito, e con aria offesa, le disse: “Ti presenti qui da me, in accappatoio, anzi ad un certo punto te lo togli come se fosse la cosa più naturale del mondo, e mi chiedi pure di guardarti! Ed io cosa faccio??? TI GUARDO! E ti dico anche come ti trovo. Beh, non mi stavi forse provocando? Cosa ti aspettavi da un giovane uomo di vent’anni, come me? Nel pieno della sua maturità sessuale? Lo sai che ti desidero, e cosa volevi che facessi, trovandoti qui davanti a me, splendidamente nuda? Che ti respingessi come facevo un tempo???” e nel dirlo mise il muso.
 
“Ryo…” Kaori stava quasi per rimproverarlo che la faceva troppa lunga, e che non era il momento di essere così melodrammatico, tuttavia, ciò che le aveva appena detto, l’aveva ricolmata di amore: non era forse quella una dichiarazione bella e buona?
E nemmeno la prima che le faceva.
Poteva ritenersi soddisfatta da quel punto di vista, ma… solo da quello, perché ancora lui non aveva capito.
 
Gli si avvicinò, e gli fece una carezza, sussurrandogli:
 
“Tesoro… grazie. Solo che…”
 
“Solo che…?” rispose lui, in parte riconquistato.
 
“Non noti nulla di diverso? In me, intendo?” e fece un passo indietro per farsi ammirare ulteriormente.
 
Ryo si prese del tempo per osservarla, con occhio clinico: a lui sembrava sempre uguale, al massimo le curve si erano leggermente arrotondate, ma solo perché era infine sbocciata, diventando una vera donna; aveva da tempo perso le forme della ragazzina acerba, quella che lui aveva conosciuto all’inizio della loro partnership, forme che, peraltro, gli erano sempre piaciute.
Però la sua donna pretendeva un suo parere, e Ryo stava sperimentando, per la prima volta in vita sua, come potesse essere pericoloso trovarsi invischiato in queste dinamiche di coppia, in cui la donna chiede consigli e pareri, o meglio conferme a convinzioni tutte sue, e che qualunque risposta darà il suo compagno, sarà comunque quella sbagliata!
 
Lo sweeper era sul punto di cedere, e non gli piaceva affatto quella situazione: lui ancora vestito, e la sua affascinante fidanzata completamente nuda di fronte a lui, praticamente intoccabile, almeno finché non avesse trovato la o le parole magiche.
 
“Sugar, mi arrendo! A me sembri sempre magnifica, come sempre!” capitolò il grande Ryo Saeba, facendo spallucce.
 
A quel punto, Kaori si portò una mano alla bocca, e prese a mordicchiarsi una pellicina del dito indice.
Per un attimo si dimenticò perfino di Ryo, e del fatto che stava lì, sulla porta del salotto, completamente nuda.
 
Ma allora…” pensò la ragazza “Eppure… se non si vede, dovrò dirglielo io!” poi tornando a guardare il suo amato socio, gli disse:
 
“Ryo, presto diventerai papà!”
 
Lì per lì l’uomo non si mosse, né accennò ad una risposta; sembrava che avesse pure smesso di respirare; Kaori gli diede tempo di digerire la notizia.
Infine il viso dello sweeper si deformò in una maschera di stupore misto ad incredulità, e riuscì solo ad emettere un “Eh?” ebete.
 
La ragazza era sulle spine, temeva la reazione del socio, quando avrebbe preso pienamente coscienza della rivelazione che lei aveva trovato il coraggio di fargli.
Si strinse le braccia al seno, per confortarsi.
Improvvisamente sentì freddo, e si chinò a raccogliere l’accappatoio per poterselo infilare; quei gesti prosaici e meccanici, almeno la sollevavano dalla penosa situazione di starsene lì impalata ad aspettare la risposta del socio.
 
Ad occhi bassi, Kaori iniziò a rivestirsi, mentre una vaga tristezza, ed un senso di spiacevole delusione, si facevano largo nel suo cuore, rischiando di prendere il sopravvento, ma ad un tratto si ritrovò più libera nei movimenti, e si accorse che Ryo la stava aiutando ad indossare, nuovamente, quell’abito da bagno, oramai umido e freddo.
 
La ragazza alzò lo sguardo ad incrociare quello del fidanzato, e i suoi grandi occhi speranzosi si riempirono di lacrime, che restarono lì, però, diligentemente sul limitare: cosa avrebbe detto Ryo, ora?
Come l’avrebbe presa?
 
Ma l’uomo la strinse forte a sé, in un caldo abbraccio avvolgente, e sfiorandole con le labbra l’orecchio, le sussurrò:
 
“Kaori… ti amo!”
   
 
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